Il volume offre una ricostruzione sistematica del periodo della "Ostpolitik" vaticana: sotto il governo di Paolo VI, grazie alle intuizioni di Giovanni XXIII e all'impegno personale di Agostino Casaroli la Santa Sede ha dato vita a una coraggiosa politica di dialogo, che ha portato la Chiesa cattolica al confronto difficile e complesso con i sistemi politici fondati sul marxismo-leninismo. Gli obiettivi di tale politica, all'inizio essenzialmente pastorali, si sono poi ampliati collocando la Santa Sede nelle relazioni politiche internazionali segnate dalla "détente" e definite nell'Atto Finale di Helsinki. In questo contesto è emersa la figura di Casaroli quale negoziatore vaticano e autorevole protagonista. Il volume si chiude con riflessioni relative al pontificato di Giovanni Paolo II e al suo operato per la riunificazione del continente europeo.
Il "partito romano" ha una storia a cavallo tra la politica italiana, la Chiesa e la Curia romana. Per Alcide De Gasperi si tratta di una lobby ecclesiastica con cui fare i conti per la creazione e la conservazione del sistema politico da lui realizzato. La visione del "partito romano" è fortemente bipolare, critica verso il centrismo e il parlamentarismo degasperiano. In sostanza corrisponde a quella che è la geopolitica di una parte consistente della Curia romana, ben espressa dal card. Ottaviani: lo scontro epocale tra la Chiesa e l'"antichiesa", tra cristianità e comunismo. La storia del "partito romano" è la vicenda dell'opposizione alla politica degasperiana, ma anche dell'antagonismo con Giovanni Battista Montini, Sostituto della Segreteria di Stato con Pio XI e Pio XII e, dal 1954, arcivescovo di Milano, considerato il maggior sostegno in Vaticano del leader democristiano. Questo prelato rappresenta una visione riformista della Chiesa e milita per un rapporto meno conflittuale con il mondo contemporaneo. Non è l'avversario dei "romani" solo da un punto di vista politico, ma lo è principalmente nella vita della Chiesa. La prima edizione di questo volume, apparsa nel 1983, ricostruiva questa vicenda dalla fine della guerra mondiale sino al 1954, anno della morte di De Gasperi e del trasferimento di Montini a Milano.
Nel 1498 Vasco da Gama, dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza, approdò a Kappad, nei pressi di Calicut, sulla costa sud occidentale della penisola indiana (il Malabar). Da allora ebbe inizio la penetrazione portoghese in India e gli europei entrarono così in contatto con un tessuto sociale, culturale e religioso caratterizzato dalla coabitazione di tradizioni e gruppi etnico-religiosi diversi. A quel mondo religioso indiano appartenevano anche i Cristiani di San Tommaso, una comunità le cui radici cristiane risalivano all'antica tradizione assiro-caldea, presente in India da oltre mille anni e stabilmente inserita nella società del tempo.
"Sono raccolte in questo volume le lettere dirette da Luigia Tincani, fondatrice dell'Unione S. Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola, ad alcune delle prime sorelle e a talune aderenti esterne dell'Unione. Lettere della vigilia, o anche lettere di fondazione, possiamo chiamarle, dal momento che si riferiscono alle origini dell'Istituto, essendo datate fra il 1917 e il 1924, anno dell'approvazione diocesana della nuova famiglia religiosa. Lettere di un singolare livello spirituale, che rivelano una cultura, una maturità spirituale, una padronanza della psicologia religiosa, certamente non comuni da parte di una giovane professoressa appena trentenne, com'era in quegli anni la Tincani. Queste lettere, se costituiscono in primo luogo una storia singolare di anime avviate a una nuova e speciale consacrazione di vita religiosa e di testimonianza apostolica, non di meno mostrano anche la storia di quel risveglio spirituale e culturale che animava una parte del mondo cattolico d'inizio secolo, via via più consapevole di dover superare le posizioni organizzative e apologetiche del passato per nuovi modelli di spiritualità personale e di presenza nella società, specialmente nel campo della cultura e della scuola." (Dall'Introduzione di Nicola Raponi)
La storia degli ordini monastici e religiosi costituisce un capitolo essenziale della storia sociale e politica, oltre che naturalmente della storia ecclesiastica e spirituale, del Medioevo; basti pensare al ruolo centrale che monaci e religiosi hanno avuto nel definirsi della struttura della Chiesa, su cui hanno esercitato una profonda e durevole influenza. Fra i vari problemi storici che Pacaut contribuisce ad illuminare, il più controverso è senz'altro quello concernente il nodo psicologico della vocazione religiosa, alla quale, a seconda dei tempi e degli individui, è stato di volta in volta attribuito il significato di una "fuga mundi" o di una preparazione spirituale all'azione. Al di là della sfera propriamente religiosa, i monaci svolsero in tutti i campi una funzione importante, nel pensiero come nell'arte, nelle istituzioni come nell'economia e nell'affinarsi del "fare tecnico". Accanto alle grandi personalità (San Benedetto, San Colombano, San Francesco, San Domenico), le grandi organizzazioni, soprattutto i Benedettini e i Cluniacensi, furono determinanti, grazie alla loro capacità speculativa e alla loro forza di irradiamento, per l'evoluzione della cultura medievale.
Descrizione dell'opera
Tra arte e religioni il legame non è nuovo. Nella reciproca implicazione dell’una e dell’altra, lungo i secoli della storia umana si sono consumati tra loro diversi modelli di rapporto, non sempre rispettosi dell’autonomia delle singole sfere. Oggi tuttavia è possibile incrementare le connessioni senza generare subalternità, anzi, il rapporto tra estetica e teologie, arte e religioni sta conoscendo una nuova era di stimoli reciproci che espandono il campo di creatività nei rispettivi saperi.
Su questa ipotesi è stato pensato il convegno internazionale sul rapporto tra arte e religioni, estetica e teologie (Trento, 25-26.5.2005), di cui il volume presenta la documentazione. Esso ha privilegiato un’ottica interreligiosa, nella convinzione che nessuna tradizione religiosa possa appropriarsi in maniera esclusiva dell’esperienza estetica e del fatto artistico, ma che ciascuna possa invece testimoniare a proprio modo l’universalità del senso estetico e la sua adeguatezza a comunicare l’esperienza di fede.
Sommario
Prefazione (A. Autiero). I. Pratiche d’arte. Elogio della follia. Divagazioni intorno a un quadro che amo (R. Laffranchi). I sogni del giullare (S. Mair). II. Arte e religioni. La parola fatta immagine. Considerazioni sull’estetica nel pensiero ebraico antico (G. Veltri). Arte e visione alla luce dei Vangeli (A. De Santis). Poesia e mistica in Islam (G. Scattolin). III. Snodi, visioni, prospettive. L’arte della comunicazione cristiana della fede (P. Lia). Teologia e arte nella società mediatica. Nuove immagini di un antico rapporto (G. Larcher). Immagine e ombra: la dialettica dell’analogia alla base della capacità iconica (P. Giannoni). Arte, verità e vita. Sulla relazione tra l’estetica e la filosofia della religione (M. Eckert). IV. Estetica e teologie. Il bello - il vero - il sacro. Ricostruzioni filosofico-teologiche (W. Lesch). Sentire per credere: soggettività estetica, rivelazione, fede. Alcune riflessioni conclusive (D. Zordan).
Note sul curatore
Davide Zordan ha conseguito il dottorato in teologia sistematica presso l’Institut d’Études Théologiques di Bruxelles nel 2004. Attualmente è ricercatore presso il Centro per le Scienze Religiose dell’Istituto Trentino di Cultura, dove si occupa del rapporto tra la teologia fondamentale e l’estetica come teoria dell’esperienza. Tra i suoi interessi specifici, il legame tra la religione e il linguaggio cinematografico.