L'autore di questo libro non condivide l'illusione, oggi così diffusa, secondo la quale è sufficiente stabilire alcuni supremi principi (democrazia, autonomia, non maleficenza, equità, ecc.) per elaborare le fondamenta di una biopolitica compatta e coerente. Non è così: la biopolitica ha certamente una sua logica e ha comunque bisogno di essere argomentata con ragionamenti rigorosi e coerenti; ma ha soprattutto un cuore, nell'idea che la vita sia nel medesimo tempo l'orizzonte della nostra esperienza e l'orizzonte della nostra percezione del bene. Da questa idea, nella quale ontologia e assiologia si fondono e si confondono, deriva l'unica possibilità di scrivere parole di biopolitica non votate alla tristezza, ma aperte piuttosto alla speranza e provviste di senso, come quelle che sono affidate a questo libro.
La prospettiva seguita nella lettura del Portrait jamesiano è quella di rintracciare il codice che presiede all'idea del romanzo, ne determina la narrazione e in essa identifica il discorso sull'arte. La figura, idea germinale del testo, si costruisce come un tutt'uno con la forma stessa del racconto quella del ritratto - già enunciata nel titolo e il cui oggetto, a livello metanarrativo, è il suo rapporto con lo scrittore. Se le Prefazioni per la New York Edition rappresentano nell'insieme un'estesa esplorazione sulla forma del romanzo, quella a The Portrait of a Lady, la più indicativa della poetica dell'autore, individua nell'unità compositiva iniziale (la sua figura) la potenzialità di molti sviluppi possibili: molti possibili romanzi, in uno spazio che, da paesaggio e sfondo del quadro, diventa lo spazio della scrittura, luogo della creazione artistica.
Quella di Sorokin è una delle storie più singolari della sociologia. Egli ha contribuito alla fondazione della sociologia nordamericana e di essa è stato un controverso protagonista per oltre un trentennio. Ha organizzato e diretto per quindici anni il Dipartimento di Sociologia di Harvard ed è stato presidente dell'American Sociological Association. Tuttavia, forse a motivo del taglio originale e a tratti eccentrico della sua opera, sembra essere scattata nei suoi riguardi una sorta di rimozione collettiva. Straniero e pariah della sociologia, Sorokin è entrato a far parte nella paradossale categoria dei "classici dimenticati". La sua si pone come una figura immensa e scomoda, geniale e spiazzante. Eppure il suo pensiero, a una rilettura attenta e lontana dalle polemiche accademiche dell'epoca, appare ancora oggi utile alla riflessione sulla società attuale e sulle sue traiettorie di sviluppo.
Il testo che si presenta è di un noto della "Prima Repubblica": Guido Gonella.
Questo lavoro è rivolto a chi deve, per motivi di studio o professionali, cimentarsi con l'apprendimento della terminologia medica inglese. Antonella Distante è docente di inglese specialistico e traduzione tecnico-scientifica presso l'Università di Roma "La Sapienza" e di inglese medico-scientifico presso il Dipartimento di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia del medesimo Ateneo.
Quattro saggi che indagano l'aspetto misterioso della comunicazione umana/umanante in quattro opere: un luogo dell'insegnare, un diario soggettivo, un film, la trascrizione delle lezioni di un filosofo.