
Ciò risulta, leggendo questo libro su Don Milani, è la demolizione di alcuni luoghi comuni, a cominciare dal preteso influsso sul suo carattere e sul suo pensiero di una parziale ascendenza ebraica, che di fatto non pare averlo condizionato in alcun modo. L'obbiettivo di Don Milani era quello di un cambiamento non tanto sociale quanto spirituale, a partire dall'"immensa frode" di un seminario ancorato a schemi ottocenteschi.
L'analisi fenomenologica della complessità e della specificità del mondo affettivo umano e del suo influsso sull'agire della persona guida l'autore di questo saggio ad una conclusione ponderata: il rapporto fra sentimento e razionalità non solo possiede una necessità ontica, ma è necessario anche a livello esistenziale, in cui la persona raggiunge un maggior o minor grado di unità attraverso le sue scelte e le sue azioni.