
"Il bosco di nessuno di voi" non è propriamente un luogo ma un'altra parte che ciascuno può interpretare e sentire come crede. Il libro - inconcluso per definizione perché il girotondo degli animali che lo popolano è infinito racconta di un incanto senza tempo dove lo spirito di osservazione sulla natura si mescola, nell'autore e nel lettore, con la voglia e la determinazione di dimenticare la civiltà, di buttar via l'orologio e di qui, in definitiva, tutto il resto. Un gatto che gira randagio per il bosco, un pipistrello che si cruccia di non saper cantare, un cuculo che quel problema non ha, un riccio che non vuole esserlo, un'upupa tutta di un pezzo, un frassino che litiga con un faggio e l'immancabile ghiro innamorato. Così le scene del bosco di Federico Pagliai non hanno memoria né coscienza della nostra realtà, ma più entriamo in quelle maglie invisibili più ci diventa insopportabile la vita che siamo costretti o abbiamo scelto di vivere. Il paese Italia, corrotto, indebitato, offeso dal cemento ci pare una mostruosità rispetto a quel mondo antico che ci raccontano le stagioni, le montagne, le piante e la vita nei campi e l'allevamento del bestiame. Pagliai è un uomo che dedica tutta la sua vita alla montagna e ce la riporta con la sua dolcezza e la sua crudeltà. Così il "mondo che gira" male viene sommerso dalle voci degli animali, da miliardi di alberi che respirano e, finalmente, dalla libertà.
Per la prima volta viene raccolta in volume la produzione umoristica di uno dei fondatori della comicità italiana: come giornalista prima e come autore radiofonico e televisivo poi, Marcello Marchesi ha fatto ridere due generazioni di italiani con le sue battute fulminanti. Un umorismo dissacrante e mai volgare, che ha animato mezzo secolo di spettacolo e continua a strappare risate ironizzando sui vizi dei famosi e sulle manie della gente comune. Una scrittura sferzante, capace di attraversare con il sorriso ricchezza e povertà, vecchiaia e giovinezza, sacro e profano. Le battute di Marchesi - piccole storie, filastrocche, aforismi - raccontano un mondo surreale in cui non possiamo fare a meno di riconoscere il meglio e il peggio di noi stessi.
Non è vero - neanche in tempi di crisi - che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono, nelle democrazie mercantili, saperi ritenuti "inutili" che invece si rivelano di una straordinaria utilità. In questo saggio, Nuccio Ordine attira la nostra attenzione sull'utilità dell'inutile e sull'inutilità dell'utile. Attraverso le riflessioni di grandi filosofi (Platone, Aristotele, Zhuang-zi, Pico della Mirandola, Montaigne, Bruno, Kant, Tocqueville, Newman, Heidegger) e di grandi scrittori (Ovidio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Cervantes, Lessing, Dickens, Gautiér, Kakuzo Okakura, Garcia Lorca, Garcia Màrquez, Ionesco, Calvino), Nuccio Ordine mostra come l'ossessione del possesso e il culto dell'utilità finiscono per inaridire lo spirito, mettendo in pericolo non solo le scuole e le università, l'arte e la creatività, ma anche alcuni valori fondamentali come la dignità, l'amore e la verità. Con un saggio di Abraham Flexner.
È il 1987. Georges Simenon vecchio e malato decide di tornare per l'ultima volta nella sua isola preferita, Porquerolles in Costa Azzurra, per trascorrere qualche settimana in una piccola villetta dentro la macchia mediterranea. Sulla stessa isola compare una giovane donna, molto bella, con uno sguardo strano, che si fa chiamare Betty, come il personaggio di un celebre romanzo di Simenon, anche se non è il suo vero nome. Poco tempo dopo l'improvvisa apparizione, Betty viene trovata in mare. Non è un suicidio. È stata assassinata. Da chi, e perché? Simenon deve improvvisarsi Maigret, e decide di scrivere in prima persona questa storia. E attraverso questo caso giudiziario, quello di una donna ossessionata dai suoi romanzi, riapre vecchie ferite, come il suicidio della figlia Marie-Jo, e indaga fino in fondo le contraddizioni della sua vita. Ci fa entrare in quel mondo di perdenti che ha descritto nei suoi libri più belli. Fino all'epilogo, davvero sconvolgente, che è un modo crudele per tirare le fila di tutto, e chiudere i conti di un'esistenza segnata da un tarlo, da una ferita che nessuno potrà mai guarire. E che non gli dà pace.
Una traduzione di tutti gli scritti socratici di Senofonte con testo greco a fronte in volume unico e con relativi apparati mancava in Italia. La studiosa Livia De Martinis ha curato un lavoro completo in tutte le sue parti: chiara traduzione, ricche prefazioni, note per le singole opere, bibliografia e indici analitici. Questo si imponeva come necessario, proprio per le complesse informazioni che la comprensione storico-ermeneutica di questi scritti richiedono. Inoltre, dal momento che, per lo più, Senofonte in queste opere presenta ciò che dice in forma dialogica, era necessario cercare di evidenziare tale procedimento strutturale anche formalmente, ossia scandire con gli «a capo» domande e risposte, e quindi rispettare il metodo dialettico socratico in modo conveniente, come spesso si è invece trascurato di fare, presentando il testo tutto di seguito con l’introduzione di titoli che aiutano la lettura e la comprensione dei testi. Giovanni Reale ha ritenuto opportuno presentare un esauriente Saggio introduttivo, seguendo una linea metodologica fondata soprattutto sulla interpretazione analitica dei testi. Senofonte si impone come un testimone storicamente credibile per intendere Socrate su alcuni concetti essenziali, come già in passato Reale ha dimostrato in altri suoi scritti, in particolare nel volume Socrate, alla ricerca della sapienza umana, opera che ha avuto molta fortuna (pubblicata dapprima dalla Rizzoli, Milano 2000 e poi dalla Bur con varie riedizioni 2001; 20135 e tradotto in lingua greca), e dalla quale ha ripreso alcuni punti-chiave, con ampliamenti e approfondimenti. Senofonte ha intenso in modo perfetto la figura morale di Socrate come un “modello” da imitare e come un uomo che ha saputo vivere una “vita felice” come nessun altro. Malgrado i limiti filosofici, Senofonte offre significativi contributi per l’interpretazione del pensiero di Socrate, in particolare per quanto riguarda alcuni concetti morali e teologici. Insieme ai dialoghi di Platone, gli scritti socratici di Senofonte, soprattutto i Memorabili, si impongono come un punto di riferimento paradigmatico, irrinunciabile per intendere uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi.
La parola di Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, illumina la questione sociale. Riflettere sul destino di una comunità significa partire dalla visione consapevole di un mondo animato da tensioni e disuguaglianze. Nulla si può fare contro questo stato di cose senza una salda memoria delle proprie radici, perché il viandante deve sempre verificare dove si trova, da dove arriva e dove si sta dirigendo. Si tratta, ci dice il Papa, di “creare il cammino”. Per fare questo dobbiamo, in uno sforzo comune, superare lo sradicamento, recuperare le certezze e soprattutto avere coraggio di fronte al futuro. Quella che ci propone Papa Francesco è una “cultura dell’incontro”, un progetto da vivere e sentire insieme. Una grande idea di solidarietà anima la voce di questo Papa. Umilmente, come mai è stato fatto prima di lui, egli ci invita a prendere coscienza del senso originario della spiritualità cristiana, e a capire che “se vogliamo provare a dare un contributo alla nostra patria non possiamo perdere di vista nessuno dei due poli: quello utopico e quello realistico, perché sono entrambi parte integrante della creatività storica”.
Questo libro è un intervento coraggioso di Papa Francesco per invitare tutti i lettori a intraprendere un percorso di crescita, a compiere una “azione collettiva di creazione storica”: il primo passo per diventare “uomini nuovi” che sappiano percorrere la strada della vita avendo ben in mente la mèta. La creatività, infatti, non nasce per Papa Francesco dal nulla, ma è una tensione costante fra novità e continuità. L’utopia allora (ed è una parola centrale nel pensiero di questo Papa) diventa la speranza stessa all’opera, nel vivo della quotidianità. Nel libro sono presenti anche una serie di proposte sul lavoro personale e di gruppo, richiami precisi alla storia e alla tradizione cristiana attraverso il pensiero di Sant’Agostino e le Scritture stesse. Tutto si armonizza intorno a un assunto coraggioso che è poi l’invito essenziale rivoltoci: “Ciò che vedi non è tutto ciò che c’è.” La storia di oggi e di domani siamo noi, e Papa Francesco torna a dircelo con chiarezza e semplicità profetica.
Questo è un libro rivolto ai giovani – e a chi con loro dialoga ogni giorno: i genitori, gli insegnanti – per invitarli ad affrontare le sfide della nostra cultura dominata dall’indifferenza e dalla superficialità causate da una errata visione dello sviluppo tecnico di oggi. Un libro per orientarsi nella vita quotidiana, suggerendo ai giovani, e non solo a loro, nuove possibilità, nuovi valori e nuovi modi di vivere. Le idee di Papa Francesco sono sempre più mirate, precise, e colgono l’essenziale. Qui si parla di speranza, di solidarietà, di tolleranza: non parole vuote, ma realtà di vita intersoggettiva da calare nella pratica educativa, nella preghiera comune e individuale. Per essere, evangelicamente, operatori di pace, bisogna cominciare a rinnovare se stessi, e poi volgersi fuori di sé, alla scoperta dell’altro. Qualunque progetto educativo parte da qui, spiega Papa Francesco. Questa è la sfida del momento. Da raccogliere nello spirito della sequela di Gesù, ossia di colui che osò per tutti.
Nel torrido agosto del 1963 viene trovata, barbaramente uccisa nel suo laboratorio tessile, Clelia Santi, una nota maglierista di Alessandria. Il commissario Piazzi è tra i primi a giungere sul luogo dell'efferato delitto, che scuote la provincia piemontese. Ma, come è suo costume, inizia a indagare con calma, forte di un antico e inesorabile intuito. Piazzi sa che la pista da seguire porta alla numerosissima e complicatissima famiglia dei Santi, ma il lavoro è tutt'altro che semplice: la famiglia gli appare sin da subito come un bel guazzabuglio di sentimenti repressi, gretti interessi e odi incrociati. Tutti, al suo interno, potrebbero essere colpevoli; tutti avrebbero un movente per uccidere Clelia Santi; e solo in pochi hanno un alibi di ferro. E tutto pare ruotare intorno a una favolosa eredità lasciata ai Santi da un parente emigrato in America. Soldi che fanno gola a parecchi.
Nel 1897 vede la luce la quinta edizione dell'Uomo delinquente" di Cesare Lombroso. In quest'opera l'analisi dei caratteri somatici criminali attraverso le immagini si fa sempre più dettagliata e Lombroso cerca di stabilire le caratteristiche dei tipi criminali, differenziandole in base alle anomalie proprie della categoria cui appartengono. "