L'appuntamento con la saga Berlusconi è giunto al terzo episodio. Quest'ultimo volume coincide con la fine della legislatura - e con le imminenti elezioni e come nelle 'comiche finali' offre ai lettori, nonostante la triste realtà dei fatti, una lettura in chiave satirica cercando di strappare un sorriso anche a chi alla fine del mese ci arriva con il borsellino vuoto. Nico Pillinini è irriverente e pungente come sempre e, con il suo stile inconfondibile e le sue fulminanti battute, rappresenta anche la barricata satirica del Sud, contro un Nord-Est bossiano e disfattista.
Il testo intende rendere omaggio a Carlo Ferdinando Russo che nel maggio 2002 ha compiuto ottant'anni. Russo ha lasciato una traccia durevole negli studi di greco: soprattutto Aristofane, Giuliano, Omero. Perciò in questo piccolo libro sono raccolti tre studi esemplari, che riguardano appunto quegli autori. Uno, quello giulianeo, è dello stesso Russo. Si è voluto così significare quanto il suo lavoro sia stato innovativo, e anche rimettere in circolazione un saggio di spiccata finezza logico-stilistica, "nascosto" da quasi quarant'anni in «Belfagor».
Il volume propone un'analisi della complessa fenomenologia del terzo settore che esamina le dinamiche di contaminazione e colonizzazione tra impresa profit ed esperienze di auto-organizzazione sociale.
La decisione dell'Unione di dotarsi di una vera e propria costituzione evoca chiaramente il bisogno dell'Europa di pensarsi finalmente come una compiuta entità geopolitica, geoeconomica e geoculturale. Eppure fortemente diffusa è la sensazione che il progetto di Trattato costituzionale che la Convenzione di Bruxelles si accinge a licenziare sia assai debole quanto a contenuto politico, forza simbolica, legittimità democratica. Il processo costituzionale in corso appare inadeguato rispetto alle grandi sfide che l'Europa ha di fronte. La tesi di questo volume è che oggi, ancor più di ieri, l'ostacolo maggiore all'edificazione di un'Europa autorevole protagonista della scena internazionale sia l'Europa stessa.
In che modo una religione basata sull'amore per il prossimo ha integrato la guerra nella sua visione del mondo? Sin dalle sue origini la Chiesa cattolica ha risposto in maniera più o meno felice a questa difficile coesistenza. Privilegiando il combattimento spirituale e la la "pace di Dio", essa si è lasciata coinvolgere nell'avventura della guerra santa nel Medioevo e in seguito in quella della "guerra giusta" all'epoca delle monarchie e degli Stati nazionali. L'età atomica pone alla Chiesa una nuova sfida. La sua riflessione è tuttavia lungi dall'essere unanime: se Giovanni Paolo II ha proclamato che non vi possono essere guerre sante, il "Catechismo della Chiesa cattolica" riafferma il principio della guerra giusta.
Il Rapporto comprende una parte monografica e quattro rubriche. La monografia verte sul ruolo e le potenzialità dell'euro sul piano globale. Vengono presi in esame i rapporti della moneta europea con il dollaro, le possibilità d'ingresso nell'unione monetaria della Gran Bretagna, i risvolti dell'adozione dell'euro sull'occupazione e il suo intreccio con la strategia di Lisbona volta a fare dell'Unione europea la più avanzata economia basata sulla conoscenza. Viene inoltre affrontata la questione delle conseguenze dell'introduzione dell'euro nel nostro paese, con un esame approfondito della politica economica del governo Berlusconi.
Perrone evidenzia il ruolo positivo della DC per il nostro Paese, sostenendo che il partito, attraverso una politica di difesa degli interessi nazionali, ebbe la capacità di ritagliare all'Italia rilevanti margini di autonomia, nonostante la subordinazione agli Stati Uniti. Agendo in modo duttile e intelligente nella situazione che la realtà dava, la DC costruì l'ascesa dell'Italia a quinta potenza industriale del mondo.
Secondo un ricorrente adagio la storia è finita; chi propugna questa tesi vede nell'accelerarsi degli eventi, nel contrarsi delle epoche come spazi unitari di senso e nel prevalere della dimensione della simultaneità sulla sequenzialità, altrettanti argomenti a favore di essa. Alla fine del mondo storico si accompagna inesorabilmente la fine dell'uomo come centro di imputazione di scelte e come donatore di senso, le azioni dei singoli non veicolando più alcuna sintesi o incarnando alcun universale, ma riducendosi a puro medium di un operare sistematico anonimo e reticolare. Anche il fondamento della democrazia muta.
La storia dei bambini che attraversa nei secoli soprattutto la società occidentale e in particolare quella ispanica, ci obbliga a rivedere, assieme all'autore, la storia della cultura dal punto di vista dell'infanzia. Buenaventura Delgado basa la sua ricerca sull'esame della legislazione civile ed ecclesiastica, delle fonti mediche scientifiche e popolari, della tradizione letteraria orale e scritta, della documentazione iconografica e archeologica e di ogni sorta di materiale utile ad esplorare le rappresentazioni sociali dell'infanzia.