Descrizione dell'opera
Il vangelo secondo Marco è uno dei testi più ricopiati e letti di tutta l’umanità.
Destinato a un uditorio poco colto e scarsamente incline alla lingua greca – nonostante l’educazione retorica del suo autore – potrebbe essere stato concepito per accompagnare il conferimento del bagno battesimale e del pasto eucaristico oppure per essere letto interamente in occasione della veglia di Pasqua.
La disposizione delle parti mette in luce la questione cristologica del secondo vangelo e lo studio dei motivi pasquali rivela un vero canovaccio catechetico che conduce il destinatario a riconoscere, per tappe successive, l’identità di Gesù. Questa presentazione viene drammatizzata nell’episodio di Cesarea di Filippo, in cui Pietro, pur riconoscendo la vera identità di Gesù, inciampa sullo scandalo delle sofferenze del Messia. Tutta l’articolazione della parte centrale del testo riposa su questa forte antitesi: Gesù è veramente il Messia, ma il suo destino è sofferente e terminerà con la morte ignominiosa sulla croce, prima di passare alla gloria del Padre. L’adesione alla fede cristiana non è solo la confessione di un credo cristologico, ma l’esigenza di entrare nella pratica del Regno, che è abbandono, servizio e morte «per la moltitudine».
Sommario
Prefazione. Introduzione. I.Studio della composizione. 1. La composizione nell’antichità. 2. La composizione del Vangelo di Marco. Studio dell’insieme. 3. Analisi di due ricorrenti procedimenti di composizione. 4. La composizione delle tre grandi parti del vangelo. II.Verso la determinazione del genere letterario. 1. Racconto, discorso e dramma nella letteratura contemporanea di Marco. 2. Marco, un «dramma apocalittico»? 3. Marco e la biografia ellenistica. 4. Marco e la testimonianza di Papia. 5. Il Vangelo di Marco e i suoi destinatari. III. Marco e la liturgia.
Note sull'autore
Benoît Standaert osb (1945), monaco benedettino dell’abbazia di Saint-André di Bruges (Belgio), ha insegnato Sacra Scrittura e Cristologia dal 1973 al 1996 all’Istituto pastorale Gaudium et Spes dello stesso monastero; per tre anni è stato docente di Nuovo Testamento a Sant’Anselmo (Roma); dal 1976 partecipa ai Colloqui ecumenici paolini di Roma; ha diretto dal 1978 al 2003 la rivista di spiritualità Heiliging. È attualmente uno dei massimi esegeti del Nuovo Testamento. Unisce grande acume spirituale a una profonda conoscenza delle lingue e degli ambienti biblici. Tra le sue pubblicazioni tradotte in italiano:Il Vangelo secondo Marco (Borla 1984); Le tre colonne del mondo (Qiqajon 1992); Lo spirito dell’apostolo (con C.M. Martini e G. Danneels, Àncora 2002); Lo «spazio Gesù». Esperienza, relazione, consegna (Àncora 2004). Per EDB ha pubblicato Marco: Vangelo di una notte vangelo per la vita (ed. in tre voll. 2011; vol. unico 2012).
Prefazione di mons. Domenico Sigalini.
Descrizione dell'opera
Nei seminari e nella letteratura che riguarda la vita spirituale dei presbiteri diocesani, i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza non sono oggetto di particolari approfondimenti e vengono evocati prevalentemente nel loro aspetto moralistico o riservati alla vita religiosa dei consacrati.
Il volume si propone di esaminare i tre impegni nella loro ricchezza dottrinale, spirituale, ascetica e pastorale, considerandoli come un unico consiglio visto da tre prospettive diverse. Il punto di riferimento è infatti unico – Cristo – la finalità è identica, cioè vivere l’amore a Dio e al prossimo secondo il carisma della vocazione presbiterale, e la prospettiva è diversa in base al contenuto specifico. L’obiettivo è mostrare come i consigli non siano qualcosa di secondario o accessorio all’identità sacerdotale, ma una parte integrante tanto da coinvolgere la dimensione spirituale e apostolica del presbitero.
La prospettiva del testo è pedagogica, perché i destinatari sono soprattutto i seminaristi che stanno compiendo il loro cammino formativo e i presbiteri già impegnati nell’attività pastorale.
Sommario
Premessa. Abbreviazioni e sigle. I consigli evangelici. Poveri per amare Dio e il prossimo. Casti per amare Dio e il prossimo. Obbedienti per amare Dio e il prossimo. Nei consigli il riflesso della vita trinitaria.
Note sull'autore
Giuseppe Fossati, docente di Teologia spirituale e di Teologia della vita religiosa, è sacerdote della Congregazione di San Giuseppe. È autore di numerose pubblicazioni, tradotte anche in spagnolo, portoghese e inglese, su san Leonardo Murialdo e sulla storia dei Giuseppini.
Descrizione dell'opera
Per don Primo Mazzolari, nato in una famiglia povera e vissuto tra gente povera, la carità non è assistenzialismo paternalistico né tranquillante per le coscienze, ma un modo di essere, una scelta di vita, una dichiarazione di fede, una sintonia con l’umanità di Cristo presente nei più deboli. Testimone di due guerre mondiali portatrici di tanta miseria materiale, morale e spirituale, il parroco di Bozzolo ritiene che l’annuncio cristiano non abbia nulla di intellettuale, di devozionale o di innocuo perché la proposta di Cristo prospetta nuovi orizzonti di solidarietà, stringe legami autentici, contribuisce a generare una società secondo il progetto originario di Dio e quindi rende la vita più vivibile.
Il tema dell’amore ai poveri è trasversale negli scritti di don Mazzolari, che anticipa tante intuizioni del concilio Vaticano II e delle recenti encicliche sociali dei pontefici. Per il sacerdote, che dal pulpito e nelle piazze ha contrastato la disumanità delle ideologie e la comoda indifferenza, la giustizia non è estranea, alternativa o parallela alla carità, ma intrinseca ad essa e sua misura minima.
Sommario
Prefazione. Abbreviazioni. 1. Il Signore ci ama. Lasciamoci amare! 2. Cristo e la dignità di ogni uomo. 3. Ciò che conta è amare. L’amore è tutto. 4. Tentazioni, peccati e limiti. 5. L’impegno di fare fraternità. 6. Di fronte ai problemi sociali. 7. Consacrati, testimoni dell’amore. Appendice.
Note sui curatori
Luigi Guglielmoni è parroco, collabora a riviste di catechesi e pastorale e ha pubblicato una cinquantina di libri, alcuni dei quali tradotti in varie lingue.
Fausto Negri, padre di famiglia, è stato insegnante di religione cattolica ed è impegnato nella pastorale giovanile e familiare.
Insieme per EDB hanno scritto numerosi sussidi educativi – Effonda ovunque il tuo profumo. Via Crucis col Vangelo di Marco (2012), Una grande gioia. Novena di Natale con il Vangelo di Luca (2012), Come colui che serve. Via Crucis per le famiglie col Vangelo di Luca (2013), La gioia del vangelo in famiglia. Esortazioni e princìpi di Papa Francesco (2014) – e hanno curato testi di don Primo Mazzolari:«Un altro vedere». Don Primo Mazzolari e la fede (EDB 2012), «La Chiesa fa casa con l’uomo». Don Primo Mazzolari per la famiglia (EDB 2011), «Per noi era come il pane». Don Primo Mazzolari e l’Eucaristia (EDB 2011), Seminatori della Parola. Don Primo Mazzolari ai catechisti e agli operatori pastorali (EDB 32011).
Le versioni dell'episodio di Gesù che cammina sulle acque, la parabola del samaritano, la guarigione dello storpio e quella del cieco di Betsàida consentono di vedere all'opera il "punto di vista" di un autore e di diagnosticare la regia narrativa anche di un testo biblico. In un racconto, infatti, gli avvenimenti della storia non sono mai presentati in una prospettiva neutrale, ma sempre da un'angolazione particolare. Non c'è dunque storia senza "punto di vista", come non c'è immagine senza che la cinepresa o l'apparecchio fotografico siano stati posizionati in un punto specifico che determina il campo di visione. Il punto di vista dell'autore non è solo costituito da un luogo scelto, ma anche da una temporalità, da una descrizione dell'interiorità dei personaggi, da una scelta di linguaggio, da un sistema di valori. È dunque il frutto di una sapiente costruzione e di un programma di lettura che il narratore si aspetta dal suo lettore.
È realistico pensare che, nella Palestina del I secolo, delle donne si unissero a un profeta itinerante e al suo gruppo di discepoli maschi? Anche se la società dell'epoca non era del tutto estranea a fenomeni di itineranza femminile e il movimento di Gesù era più vicino a Giovanni il Battista che a gruppi discepolari rabbinici, gli indizi sono molto pochi. Tuttavia, il Vangelo di Marco sottolinea che sotto la croce e, più tardi, al sepolcro ci sono, a parte un autorevole membro del sinedrio come Giuseppe d'Arimatea, unicamente donne, che hanno fatto parte del seguito di Gesù e lo hanno servito per tutto il tempo che egli ha operato in Galilea. La riflessione sul passaggio tra il primo e il secondo secolo cristiano e sulla marginalizzazione femminile dall'ecclesia costituisce ancora oggi uno stimolo per restituire pienamente alle donne i testi biblici e ai testi biblici le donne.
Canzonato come un sovrano da burla, vestito di un mantello di porpora, con la corona di spine in testa, un facsimile di scettro in mano e infine crocifisso da preteso re. Gesù, ebreo di Galilea, viene giustiziato come pretendente giudaico al trono e ribelle al dominio di Roma. Due fattori convergenti lo rendono pericoloso: i riflessi politici e istituzionali della sua azione carismatica, che mette in discussione gerarchie e privilegi, e il timore di disordini e sollevazioni popolari. I racconti evangelici della passione costruiti attorno ai punti fermi della vicenda: arresto, interrogatorio giudaico e processo romano, condanna alla croce ed esecuzione della sentenza sono pagine di forte impronta liturgica che presentano direttamente la prassi eucaristica delle Chiese dei primi anni. Da Marco si evince inoltre che Gesù venne deposto in una tomba non sua, senza i riti abituali dell'unzione del corpo e del lamento dei parenti: se tutto fosse frutto della fantasia dei primi cristiani, leggeremmo il racconto di un funerale "di prima classe" e di una sepoltura regale, non quella di un condannato alla croce.
"Abele e Caino si incontrarono dopo la morte di Abele. Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano. Sedettero in terra, accesero il fuoco e mangiarono. Tacevano, come fa la gente stanca, quando declina il giorno? Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e, lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca, chiese che gli fosse perdonato il suo delitto. Abele rispose: Sei tu che mi hai ucciso o io ho ucciso te? Non ricordo più" (Jorge Luis Borges). La consapevolezza che il perdono è una realtà complessa e delicata, non riducibile a una codificazione giuridico-sociale, appare già in un curioso dato statistico: nell'ebraico biblico, che è una lingua di soli 5750 vocaboli, sono ben otto i verbi a disposizione per coprire semanticamente un'esperienza dallo spettro tematico variegato e carico di sfumature, iridescenze e sfaccettature. Perdonare fa parte di quella particolare "economia" dell'amore che non calcola ma dona e spezza la catena rigida del dare-avere, creando un nuovo regime nei rapporti umani.
In un'epoca in cui le autostrade dell'informazione attraversano il pianeta, le sofferenze degli altri, trasmesse in una forma vivida e facilmente leggibile, sono disponibili all'istante quasi ovunque. La cosa ha conseguenze che pongono due dilemmi etici. In primo luogo, «essere spettatori» non è più la condizione eccezionale di poche persone perché tutti siamo testimoni dell'afflizione, del dolore e della sofferenza. In secondo luogo, abbiamo tutti bisogno di discolparci e di giustificarci. E tutti, o quasi tutti, ci troviamo a dover ricorrere, una volta o l'altra, all'espediente della negazione della colpa.
Perché dovrei fidarmi di uno sconosciuto? A questa domanda fondamentale di ogni economia di mercato si potrebbe rispondere che la storia degli scambi e dei commerci ha lungamente beneficiato della fiducia e della giustizia e che nel tempo delle crisi anche tutte le altre virtù - dalla speranza alla prudenza, dalla fortezza alla temperanza - hanno svolto e svolgono un ruolo importante. La spersonalizzazione delle relazioni economiche dipende in larga parte da un sistema finanziario lontanissimo e indipendente dai rapporti umani di fiducia, retto sulla ricerca del massimo tornaconto dei proprietari delle grandi banche, delle assicurazioni e delle imprese multinazionali. Per superare questo modello di sviluppo, de-mercantizzare la società, sottrarsi alla logica esclusiva delle merci, dei prezzi e del consumo, ridare valore alle cose oltre il calcolo utilitaristico servirebbero un coraggio civile e una forza di pensiero pari almeno a quelli che generarono il movimento cooperativo europeo. All'alba del capitalismo esso aveva tentato un'altra via al mercato e all'impresa, e per questo metteva in discussione i diritti di proprietà, la distribuzione del reddito (un tema ormai uscito dai libri di economia), il potere, l'uguaglianza delle opportunità tra i soggetti economici, senza negare né la libertà né il mercato.