
Il racconto in prima persona di un protagonista che ha vissuto sin dalle origini la riflessione sulla bioetica all’interno della Chiesa cattolica ed è stato interlocutore di tutte le più importanti realtà nazionali e internazionali, confrontandosi con le diverse posizioni culturali ed etiche. Uno sguardo dall’interno ricco di particolari inediti.
Perché un libro intitolato "Al di qua del bene e del male"? Perché nella mia vita ho maturato la convinzione che la nostra esistenza è stata programmata dall'Altissimo non per farci pagare debiti accumulati da altri, né per farci crocifiggere dai malvagi e dai prepotenti, ma per imparare a risorgere qui ed ora e a rialzarci sempre e dovunque. Inoltre, ad aprire gli occhi quotidianamente e gioiosamente alla vita con l'impegno a non smentire il reale, a non chiamare bene il male e viceversa, e soprattutto a non agire in nome del proprio tornaconto, ma, piuttosto, in nome dei principi etici. Perché la vera trasformazione può avvenire solo se le nostre esistenze si aprono all'inedito, se nelle nostre menti inizia il cammino della conversione personale e se nelle nostre parole, finalmente, torna a rifiorire la speranza. E questo può avvenire solo se ci innamoriamo dell'etica.
Giovanni Battista de La Salle ha contribuito, in maniera determinante, a dare risposte alla carenza di educazione «per i figli degli artigiani e dei poveri» in Francia, tra la fine del ‘600 e l’inizio del ’700, acquisendo un posto indiscusso nella storia dell’educazione cristiana. La persona e l’opera del de La Salle possono rappresentare anche per gli educatori di oggi, spesso demotivati e scoraggiati, un punto di riferimento dal quale ripartire per una risposta orientata cristianamente, di fronte all’allarme educativo che si leva da più parti nella società contemporanea. Di qui la proposta “Opzione” de La Salle rivolta agli insegnanti e ai genitori del nostro tempo.
San Giovanni Battista de La Salle, dichiarato Patrono speciale degli educatori cristiani da Papa Pio XII il 15 maggio 1950, rappresenta per gli educatori del nostro tempo un orientamento sicuro.
Ad arricchire la Chiesa piemontese nel medioevo furono soprattutto i monaci, nei loro vari ordini religiosi: i Benedettini nella valle di Susa, nei luoghi di Novalesa e di San Michele della Chiusa, i Cistercensi nei monasteri maschili e femminili sparsi un po' ovunque, i Vallombrosani alla periferia di Torino e nella valle della Stura di Lanzo con il loro slancio religioso, ed infine i Templari disseminati in piccoli nuclei sulla collina torinese e nel Chierese. Per l'organizzazione diocesana la loro presenza fu sicuramente un bene che assicurò nuovo slancio alla religiosità del tempo, ma anche alla vita sociale con la loro presenza attiva nei territori soggetti alla loro giurisdizione monastica. È questo il quadro dentro il quale si sviluppa il presente volume: alcune abbazie sono ampiamente studiate come la Sacra di San Michele, altre sono appena toccate come la Novalesa. Di queste ed altre abbazie nel volume si sottolineano l'ambiente in cui sono nate e vissute e soprattutto la rete delle loro dipendenze costituite da beni e chiese.
La Curia: in ogni diocesi del mondo, è al servizio del vescovo per aiutarlo a governare la Chiesa locale. Una simpatica «visita guidata» che cominciando dalla portineria, attraversando i vari uffici e arrivando a sbirciare nella stanza del vescovo, aiuta ad abbandonare i pregiudizi e a vedere una realtà ecclesiale colorata e viva come poche altre.
La Guida silente che si trova in ognuno di noi, in quel punto misterioso in cui sentiamo battere il nostro cuore, è invisibile dagli occhi umani, e ci chiede di sentire la sua Presenza senza bisogno di parole. Entrare in comunicazione con essa è frutto di volontà e di costanza, e del ritorno a una consapevolezza innata, che molti di noi preferiscono disconoscere, pur di non essere costretti ad affrontare risposte scomode. Solo ai coraggiosi, dunque, sarà dato di sperimentare che inevitabilmente a chi busserà, verrà aperto. No, l'uomo non può essere solo.
Questo testo vuole stuzzicare il desiderio della preghiera a partire dalle fibre del cuore di un uomo e di un maestro che ha fatto della preghiera la sua vita: sant'Agostino. Perché pregare? Per essere buoni nella condotta e nelle opere, per sintonizzare i propri desideri con quelli di Dio.
Quando diventiamo criticoni sporchiamo il mondo e l'immagine bella di Dio che c'è in ogni persona.
A vent’anni dalla celebrazione liturgica al Colosseo della «Passione di Cristo» di Mario Luzi (1999-2019), l’Associazione Centro Culturale Cassiodoro ripropone il testo poetico dello scrittore, illustrato dal maestro Alberto Schiavi. È un omaggio a questi due grandissimi artisti italiani e anche un invito a meditare e rivivere il martirio del Figlio di Dio, che prima di riconfermarsi nella gloria ha voluto scendere (per il nostro riscatto) nell’abisso del dolore sfidando e vincendo la morte.
Perché sempre più persone non riescono a credere in Dio quando lo vorrebbero?