
"Contro-romanzo", "cronaca di una follia", "il buco nero di un enorme imbuto", "un grido di allerta", "una specie di bomba atomica", "un appello al disordine necessario": con queste e altre espressioni venne salutato al suo apparire, nel 1963, "Rayuela", uno dei capolavori del Novecento che ha cambiato la storia del romanzo e la vita delle persone che lo hanno letto. In una Parigi popolata da affittacamere xenofobe, intellettuali male in arnese, pianiste patetiche, scrittori distratti, facili vittime di incidenti stradali, l'eterno studente argentino Horacio Oliveira si muove attraverso la città e l'esistenza come attraverso le caselle del "gioco del mondo". Un percorso dalla terra al cielo, da Parigi a una Buenos Aires grottesca alla ricerca del Centro, della vera vita e soprattutto di Lucia, "la Maga", inconsapevole depositaria di ogni mistero e pienezza, l'unica che non dimentica che, in fondo, "per arrivare al Cielo servono solo un sassolino e la punta di una scarpa". A cinquant'anni dalla prima pubblicazione "Rayuelo. Il gioco del mondo" è accompagnato da un'appendice in cui Cortázar stesso racconta la storia del libro. Con un'intervista di Omar Prego a Cortázar e una selezione di frammenti di lettere.
Un palazzo scrostato nel centro di Budapest, una famiglia in frantumi, una scuola che nega ai ragazzi il diritto al futuro: questa è la sua vita, ma Sándor non ci sta. Non esiste forse un mondo dove la meschinità è messa al bando e il coraggio è premiato? Un mondo dove è possibile vendicare i torti, sconfiggere il crimine, punire i cattivi, difendere la libertà? Si che esiste, ma per Sándor e i suoi amici, nell'Ungheria schiacciata dagli ultimi colpi di coda del regime, è un mondo proibito: è quello dei supereroi, Batman, Spider-Man, i Fantastici Quattro, Freccia Nera... E allora Sándor decide: seminerà briciole di libertà e di giustizia intorno a sé, costi quel che costi. Spaccerà fumetti, e si metterà al passo con i supereroi che da sempre camminano al suo fianco, sentinelle invisibili della sua fantasia. Vivrà un'altra vita, segreta e spericolata, fino al giorno in cui un vento nuovo inizierà finalmente a soffiare. Età di lettura: da 12 anni.
Numeri e calcoli, figure geometriche e dati statistici sono i protagonisti indiretti di queste quindici storie nelle quali problemi e concetti matematici sono raccontati attraverso esperienze di vita quotidiana. Come scoprire qual è il piatto preferito dagli alunni della scuola? Quante sono le combinazioni possibili di tre diversi colori per confezionare degli abiti di carnevale? Come si può capire la differenza tra incasso e guadagno confezionando delle uova di cioccolato artigianali? La straordinaria inventiva del Maestro Per farà sperimentare ai suoi alunni concetti di matematica e geometria anche assai complessi, con l’ausilio di bizzarri marchingegni e attraverso l’osservazione di oggetti presenti nella vita quotidiana. Saranno quindi le intuizioni e le abilità matematiche dei diversi protagonisti di queste quindici divertenti esperienze a far appassionare sin dalle prime pagine i lettori allo straordinario mondo della matematica.
"Considerate se questo è un uomo / Che lavora nel fango / Che non conosce pace / Che lotta per mezzo pane / Che muore per un si o per un no". Sono i versi che aprono "Se questo è un uomo", il libro che consacra Primo Levi all'attenzione del mondo. Ma chi è Levi, oltre che un grande protagonista della letteratura e un testimone sopravvissuto all'Olocausto? È un bambino con gli occhi attenti, un appassionato di montagna, un giovane innamorato, uno scienziato rigoroso. Un uomo dal corpo fragile e dallo spirito tenace. Cosi tenace da sfidare la logica del campo di concentramento: privare l'uomo della propria umanità. Alla brutalità nazista Levi oppone la conoscenza, la luce della ragione. Una luce che rischiara ancora il passato, e ancora illumina le minacce del futuro. Età di lettura: da 11 anni.
Nocedicocco è un draghetto sputafuoco curioso, avventuroso e coraggioso. Con i suoi inseparabili amici, l'istrice Leopoldo e il draghetto mangione Oscar, è sempre a caccia di avventure, ogni volta appassionanti. Perché dove c'è Nocedicocco succedono cose incredibili... Capita di avere a che fare con una strega capace di scatenare tempeste, di inoltrarsi in una piramide in cerca di mummie e tesori, o anche di incontrare un vampiro! Un vampiro? Ma i vampiri non esistono! A Nocedicocco non resta che indagare... Età di lettura: da 5 anni.
Oliver è un piccolo gatto che si fa grandi domande, alle quali il babbo risponde con saggezza. Col babbo, la mamma e il vecchio Lolo vive su una collina, accanto alla fabbrica del pesce. È una vita spensierata, finché il biondo, al termine della giornata di lavoro, li nutre tutti con gli scarti di pesce. Un giorno, però, la fabbrica, inspiegabilmente, chiude, e i mici restano senza cibo. Oliver è arrabbiato e si chiede come sia possibile soffrire la fame quando in mare ci sono tanti pesci! Ma grazie a due nuovi amici, uno dal lungo becco e uno dal lungo naso, arriverà inaspettata una... pioggia di pesci. Età di lettura: da 6 anni.
Duong è un ragazzino orientale che vive in Italia. Carlotta la sua amica tartaruga. Gigante. Insieme compiono un viaggio quasi impossibile, attraverso l'oceano Atlantico e poi a zonzo per il Sudamerica, dalle Ande alle spiagge del Pacifico. A complicare la loro fuga, un poliziotto un po' folle, ECB, un tipo aggressivo, autoritario, maleducato, ma soprattutto un tipo che detesta i bambini e gli animali. La salvezza è un luogo dentro di noi, che spesso è incredibilmente lontano da raggiungere. Età di lettura: da 10 anni.
I versi di Roberta Dapunt, che alternano parole e silenzi in modo così semplice e così sapiente, sono sempre un dialogo col sacro, un sacro che si manifesta nei misteri del quotidiano. E il primo mistero di cui si tratta in questo libro è la demenza, il malato di Alzheimer, una forma di Altro inconoscibile, sospeso in un luogo apparentemente metafisico, ma nello stesso tempo persona, corpo, snodo di concentrazioni affettive. Ecco dunque il continuo dialogo con Uma, che in ladino significa madre ma che l'autrice usa come nome universale, una chiamata, una sorta di tu che sintetizza esperienze diverse, sue e di tanti. E questo incontro, questo accudimento diventa percorso di conoscenza di qualcosa che non si può conoscere. Un percorso difficile e doloroso che non manca di "beatitudini", una forma di misticismo riflesso dove il vero mistico è il malato, che si può soltanto interrogare senza avere risposte, che si può soltanto accostare con amorosa ritualità.
Dirsi o sentirsi di un luogo e insieme dell'Italia non è un'operazione semplice e definitiva. E diventa sempre più complicato nel momento in cui Nord e Sud, quasi come destra e sinistra, perdono gli antichi significati e vanno collocati in un mondo più vasto, globale. Una riflessione, quella sul Sud, che incontra sempre la potenza degli stereotipi, il senso di noi che è stato costruito nei secoli grazie anche a sguardi ostili e miopi. Forse liberarsi dalla "maledizione" di un'identità angusta, spesso inventata (come quella che oppone Nord a Sud) può spingere a trasformare il conflitto in benedizione, il risentimento in riconoscenza, l'autoassoluzione in consapevolezza dei propri errori.
Fernande e André sono una giovane coppia in fuga dai nazisti, che insieme ad alcuni amici ebrei trascorre il periodo della guerra in un beato ma angoscioso isolamento durante il quale il tempo sembra sospeso. La promessa che si fanno è quella di poter tornare un giorno alla casa del sogno: una villa a picco sul mare nel sud della Francia, sotto un enorme faro bianco. E se molti loro amici e conoscenti sono destinati agli atroci viaggi nei treni piombati, alla diaspora degli affetti e alla perdita dell'identità - prima ancora che della vita -, loro due invece ce la faranno. Dopo la guerra Fernande vive intensamente, fra Parigi e la casa del sogno. Ma il matrimonio con André diventa un rapporto di confidenza e intimità simili a quelle che si riservano agli amici. Nel frattempo Fernande incontra il Poeta, che la eleggerà a musa ispiratrice della sua arte, regalandole una trasgressione venata di dolcezza. Il passato però resta sempre li. Non è neanche un'eco, piuttosto una presenza costante, incancellabile, terribilmente dolorosa. Qualcosa che "non passa, non passa, non passa per nessuno di noi". Perché ciò che è accaduto è inestirpabile: tutti i personaggi in qualche modo lo incarnano, lo rivivono anche se non ne parlano mai. "La lenta nevicata dei giorni" - che deve il titolo a un verso di Primo Levi - è un romanzo capace di ricomporre lo specchio infranto che è la memoria di chi sopravvive.