"Sono persuaso che l'intera crisi della sessualità sia profondamente legata al potere e al modo in cui il potere funziona nella Chiesa, a tutti i livelli, dal Vaticano al sagrestano della parrocchia. Non è il potere di Gesù, che era mite e umile di cuore. Ogni istituzione umana ruota intorno all'uso del potere […]La Chiesa purtroppo è spesso stata contagiata dalla medesima cultura del controllo […]. Quella cultura del potere che si ritrova alla radice della crisi delle violenze sessuali, la violenza del potere esercitata ai danni dei piccoli e dei vulnerabili. Non avremo una Chiesa sicura per i giovani finchè non impareremo da Cristo e diventeremo di nuovo una Chiesa umile, in cui siamo tutti pari, figli dello stesso Padre. E' allora che daremo ristoro alle nostre anime".
(Timothy Radcliffe)
“Deir Mar Musa. Il nome mi chiamava come una fata morgana, come la nostalgia di qualcosa di antico, qualcosa che avevo dimenticato ma continuava ad agitarsi nel fondo dell’anima. Quella fortezza della fede, arroccata sugli ultimi precipizi del Monte Libano davanti al deserto siriano, era una tappa ineludibile del mio viaggio verso la Terra Santa. Cercavo i cristiani d’oriente, eppure a parlarmi per primo del monastero retto dal gesuita Paolo Dall’Oglio non era stato un prete ma un musulmano d’Italia. ‘Vai a vedere – aveva detto – un luogo dove la tua fede ha imparato a convivere con l’Islam’.”
Così lo scrittore e giornalista Paolo Rumiz introduce con la sua Prefazione all’incontro con questo coraggioso testimone di un insopprimibile (e spesso incompreso) desiderio di dialogo con il mondo musulmano, un dialogo fatto anzitutto di vita condivisa.
Come in un diario, frutto della collaborazione con il mensile internazionale dei gesuiti “Popoli”, Paolo Dall’Oglio ci consegna le sue preziose riflessioni sull’attualità e su quanto sperimentano nel quotidiano l’autore e la comunità che con lui vive nel monastero siriano di Deir Mar Musa. È la condivisione della “sete di Ismaele”, il figlio primogenito di Abramo avuto con Agar, la serva di Sara, che è la sete degli esclusi della terra, di quanti, oggi, piangono e gridano, a volte in modo scomposto e terrificante, per essere riconosciuti.
Il libro è così un invito a riconoscere in questo grido un segno pertinente della storia della salvezza, che è per tutti, perché solo il cammino lungo il crinale del dialogo, pur stretto e scivoloso, può aprire a orizzonti sconfinati di pace e speranza.
Carlos Bravo Gallardo, gesuita, teologo messicano, mettendosi nei panni dell’evangelista Marco, scrive una lettera alle donne e agli uomini del XXI secolo allo scopo di spiegare ed attualizzare il racconto evangelico. Al centro del libro è il concetto che è possibile riconoscere il Gesù risorto solo tornando in Galilea, camminando dietro di lui e continuando la sua missione. Questo è il motivo per cui Bravo Gallardo interrompe il racconto finale senza citare le apparizioni: perché non basta la narrazione della tomba vuota né delle apparizioni per convincere che la forza di Dio ha riscattato Gesù dalla morte. In realtà, solo chi Lo segue sperimenterà la forza della sua resurrezione.
Il libro evidenzia, all'interno del pensiero teologico di Clément, il percorso umano con le sue esperienze fondamentali, in particolare l'esperienza della morte e dell'amore, alla luce del messaggio evangelico e della dimensione pasquale (kenosis-risurrezione). Il libro è stato redatto sulla base del dialogo personale dell'autrice con Olivier Clément e su una ricchissima consultazione bibliografica. Dopo un'introduzione alla personalità dell'autore, alla sua formazione e al suo pensiero, in particolare per quanto attiene la dimensione antropologica, il volume affronta i temi centrali della riflessione di Clément: il rapporto diversificato della persona umana con le Persone della Trinità (dimensione del corpo, la persona di Cristo e la morte, la sinergia tra Spirito Santo e libertà umana); l'ecclesiologia, il rapporto tra crescita umana e religiosa e comunità; l'apertura alla conoscenza delle culture non cristiane al fine di individuare le radici comuni e nuove prospettive di interrelazione.
In una famiglia il passaggio dei figli all’età adolescenziale segna l’inizio di una fase nuova in cui mutano in modo radicale gli equilibri. Per tutti è l’inizio di un viaggio alla scoperta di una rinnovata identità.
Antonella Rossi affronta il delicato tema dell’adolescenza prendendo in considerazione il sistema che circonda i ragazzi. Ci sono i genitori, con le loro paure e debolezze, con la loro storia passata, le aspettative e i desideri. Ma questi genitori sono prima di tutto coppie, partner, che devono essere in grado di affrontare quella che viene definita la “sindrome del nido vuoto”, il momento del distacco, il momento in cui si ritrovano faccia a faccia senza la presenza constante di un figlio che riempie le giornate. Coppie che devono sempre ricordarsi di avere cura della qualità della loro relazione. Ci sono gli insegnanti, che a volte si ritrovano ingabbiati in un sistema scolastico ostile al cambiamento e all’evoluzione. Altre volte, invece, sono le loro convinzioni a tenerli bloccati e a limitarli nell’azione.
Prima di tutto, però, ci sono i ragazzi. Con le loro storie quotidiane, i loro mondi che spesso sembrano sconosciuti e lontani, con le loro solitudini e i loro strani modi per dire “Ehi, ci sono anch’io!”. Ragazzi che spesso non riescono ad amarsi, perché l’amore va insegnato e non sempre si riesce in questo compito; che spesso non riescono ad essere felici, perché noi adulti siamo i primi a non sapere cosa significa.
Felicità, una parola che compare molte volte nel testo. L’invito è quello di ritrovare la capacità di godere di ogni momento, perché la felicità può essere scoperta in un semplice granello di sabbia.
Il libro, quindi, offre la possibilità di un ponte tra due generazioni che si toccano e che cercano risposte: è un saggio-romanzo, il diario di una persona che ogni giorno lavora con genitori e adolescenti e che fa della sua vita un incontro con se stessa e con gli altri.
Il movimento beghinale è stato soprattutto un movimento di donne, comunemente conosciute con il nome di beghine.
Per il loro carattere d’indipendenza verso l’autorità maschile potrebbe essere anche considerato il primo movimento femminista. Ma perché il termine “beghina” è oggi usato come sinonimo di bigotteria o d’ipocrisia?
La grande ricchezza spirituale scaturita dal movimento beghinale ha nutrito i trattati teologici di nomi celebri, come Meister Eckart o l’ammirabile Ruysbroeck, ma gli scritti delle beghine sono quasi inesistenti. Perché? E come mai, benché siano state le prime infermiere d’Europa, non esiste traccia di questa loro missione nei libri di storia della medicina?
Queste ed altre domande troveranno risposta nella prsente pubblicazione il cui scopo è riabilitare una lunga, feconda e spiritualmente ricca storia di donne che hanno cercato la santificazione nella libertà e che tanto avrebbero ancora da dire a noi donne e uomini del XXI secolo.
Il libro presenta una breve quanto articolata storia della musica russa con i suoi autori più importanti: da Glinka a Rachmaninoff, da Glazunov a Kabalevskij, da Cajkovskij a Prokof'ev, con intenti di alta divulgazione rivolgendosi a un lettore curioso e attento, non necessariamente musicista. "Russia porta dell'Oriente" muove dalla XV edizione di "Musica in Villa" (2009), rassegna che vuole contribuire alla crescita interculturale attraverso ideali viaggi musicali che danno voce ai compositori e ai popoli di cui sono espressione. Il testo è corredato da foto in b/n e colori e da opportune guide alle migliori incisioni per ciascun compositore trattato. Introduzione di Alberto Cantù.
Chiamati a dare testimonianza e a costruire la casa comune con tutti gli uomini di buona volontà, i laici cristiani si trovano oggi di fronte a interrogativi difficili, come: è possibile, nell'attuale contesto culturale, sociale e politico, agire nello stesso tempo da cittadini leali dello Stato e da figli della Chiesa, da sinceri democratici e da cristiani coerenti? Per p. Sorge oggi esiste effettivamente la possibilità di rinnovare la presenza e il servizio dei laici cristiani al Paese, intraprendendo la via di una "cittadinanza responsabile e attiva", sulla quale ha insistito l'ultima Settimana sociale dei cattolici italiani (ottobre 2007), a partire da una coscienza più matura e positiva di laicità e di bene comune.
Qual è il ruolo dei cristiani laici nel contesto pluralistico e secolarizzato di un mondo che si va globalizzando e unificando?
Chiamati a dare testimonianza e a costruire la casa comune con tutti gli uomini di buona volontà, i laici cristiani si trovano oggi di fronte a interrogativi difficili: come essere coerenti con valori e con principi «non negoziabili» in un contesto culturale, sociale e politico che non li condivide?
È possibile, nell’attuale contesto culturale, sociale e politico, agire nello stesso tempo da cittadini leali dello Stato e da figli della Chiesa, da sinceri democratici e da cristiani coerenti? Fino a che punto è possibile il dialogo e l’incontro leale con gli «altri»? Come realizzare una presenza responsabile del cristiano nella società e nella Chiesa di oggi?
È necessario rispondere con coraggio al messaggio lanciato da Benedetto XVI a Cagliari, il 7 settembre 2008, quando ha detto che il mondo del lavoro, il mondo dell’economia, il mondo della politica italiana «necessita di una nuova stagione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibili».
Che cosa significano in concreto queste parole?
La realtà è che oggi esiste effettivamente la possibilità di rinnovare la presenza e il servizio dei laici cristiani al Paese, intraprendendo la via di una «cittadinanza responsabile e attiva», sulla quale ha insistito l’ultima Settimana sociale dei cattolici italiani (ottobre 2007), a partire da u na coscienza più matura e positiva di laicità e di bene comune.
Le riflessioni di p. Bartolomeo Sorge – che raccolgono tre interventi tra il 2008 e il 2010 – possono aiutare a costruire un’agenda di speranza per il futuro del paese.
Il testo affronta in modo completo e secondo il noto approccio interconfessionale del centro Studi triestino tutti gli aspetti del pensiero di Albert Schweitzer nei temi e nella complessità della sua evoluzione. Vengono trattati così: il tema delle famose Vite di Gesù, il tema escatologico, la mistica di Paolo e l'etica, ed infine il pensiero sul rispetto della vita che ha guidato l'Autore nei suoi 14 soggiorni in Africa dove ha operato a favore dei poveri e degli ammalati, a Lambaréné. Contributi di: Dario Fiorensoli, Enrico Colombo, Erich Noffke, Gianfranco Hofer, Ernesto Borghi, Luciano Valle, Alberto Guglielmi, Alessandro Tenagli