Leo Gursky fa del suo meglio per sopravvivere; vive alla giornata, emarginato in una città enorme come New York, legge i libri del figlio, che è un famoso scrittore ma che non lo conosce, e ogni sera batte alcuni colpi sui tubi della caldaia di casa, per fare sapere al suo vicino che è ancora vivo. Ma la sua vita non è sempre stata così. Quando ancora era giovane, ebreo nella Polonia degli anni Trenta in cui era nato, Leo Gursky si era follemente innamorato di Alma e aveva scritto un libro in yiddish, "La storia dell'amore", racconto di quel suo impossibile sentimento. E Leo non sa che, nonostante le fughe e le persecuzioni subite dai suoi protagonisti, quel libro esiste ancora...
Cosa c'è di più bello di un cielo azzurro? Gavin Pretor-Pinney non ha dubbi: un cielo pieno di nuvole. Perché le nuvole sono movimento e teatralità, universo cangiante di forme e colori in continua evoluzione, scenografia sempre diversa, minaccia all'orizzonte ma anche rifugio e oggetto di fantasie infantili. E lui, maestro dei contemplatori di nuvole, ce le descrive con leggerezza e competenza, in tutto il loro fascino e la loro bellezza: spiegandone la genesi e la formazione, descrivendone le caratteristiche e le tipologie (dai cumuli agli strati, dai cumulonembi ai cirri), ma anche raccontando storie e aneddoti di uomini che le hanno amate o studiate o temute. Come il tenente colonnello William Rankin, che ha attraversato, precipitando dal suo aereo in avaria, il ventre oscuro di un cumulonembo in piena attività temporalesca; o come i grandi pittori del Rinascimento italiano, da Piero della Francesca al Mantegna, che nei loro dipinti hanno sempre ritratto sullo sfondo nuvole enigmatiche e suggestive. Alternando fotografie e disegni a una scrittura ricca e divertente, dal passo narrativo, Pretor-Pinney ci conduce nel mondo dei contemplatori di nuvole, un mondo che ha già un sito web tra i più popolari di tutta la rete e che è fatto da chi, come lui, non si è accontentato della "tirannia del cielo azzurro".
Ospedale di Edimburgo, rianimazione: Roy Strang giace in coma in seguito a un tentato suicidio, ma la sua mente è un continuo frullio di ricordi, sogni e deliri. Roy rivive l'infanzia e l'adolescenza in una famiglia di spostati, le botte prese, i traumi subiti; tutta la violenza incamerata esplode anni dopo, quando entra in una banda di hooligans e viene coinvolto in uno stupro di gruppo che lo lascia in preda a un vertiginoso senso di colpa. Alla rievocazione del terribile passato si intrecciano fantasie che sono proiezioni delle sue inquietudini.
La suggestione di paesaggi lontani e misteriosi, il fascino del mondo "alla fine del mondo", gli scenari desolati e rarefatti della Terra del Fuoco e della Patagonia, i ghiacci inesplorati dell'Antartico, le figure degli uomini che popolano queste terre. E insieme a loro, alcuni dei personaggi che i lettori avevano già conosciuto in altre opere dell'autore (da Antonio Pescetto e la sua goletta Orfelinda, all'inglese di Lockroy e i balenieri del Quintay); insieme ad altri, nuovi protagonisti.
Libri ricevuti, libri recensiti, libri comprati e mai letti, libri che prima o poi bisognerà leggere, libri letti davvero, finalmente: un labirinto di letture di tutti i generi, dai classici alle biografie degli sportivi, dalle raccolte di versi ai graphic novel, dai romanzi appena usciti a quelli imperdibili dell'800... Schiacciato dal mucchio delle letture a cui non si può rinunciare, Nick Hornby prova, con leggerezza e ironia, a trovare qualche criterio per orientarsi nel dedalo delle letture, racconta le sue preferenze e le sue antipatie e soprattutto restituisce una gioiosa voglia di leggere. Perché è vero che ogni tanto è meglio una partita di calcio... ma è anche vero che se il libro è bello, non c'è partita né concerto rock che tenga.
In una Londra autunnale, due tragici eventi concatenati imprimono una svolta improvvisa e radicale all'esistenza di Maryam Mazar, iraniana di nascita: la morte della sorella a Teheran e la dolorosa interruzione della gravidanza della figlia Sara aprono uno squarcio nell'apparente tranquillità della sua vita e del suo matrimonio. Rinnegata in gioventù dalla famiglia d'origine per un peccato non commesso, la donna decide di tornare nella terra che è stata costretta ad abbandonare per affrontare i fantasmi del passato e cercare così di ricomporre una trama le cui lacerazioni non possono essere rimarginate dalle premure dell'ignaro marito inglese. Sarà il piccolo paese in cui è cresciuta, incastonato fra i paesaggi montani che Maryam ha conservato, immutati, nella memoria, lo scenario del riavvicinamento alla figlia. Nel tentativo di riannodare i vincoli delle loro vite, di svelare le radici di tanta inquietudine e di riconciliare due culture profondamente diverse, Sara segue la madre in Iran e scopre quale terribile prezzo Maryam ha dovuto pagare per la libertà.
Libro d'esordio di una delle più grandi figure poetiche degli ultimi secoli in Italia rappresenta il vero e proprio apprendistato poetico dell'autore, una sorta di primo e provvisorio laboratorio da cui scaturiranno in seguito le grandi vette delle "Odi" neoclassiche. Una tappa insomma, in cui ancora riecheggiano suggestioni legate all'Arcadia o alla poesia del Berni, ma una tappa che comunque Parini non ripudiò mai del tutto, riconoscendovi molti pregi e soprattutto quell'urgenza di dire in versi che resterà sua caratteristica fondamentale anche nelle opere successive.
Isabel Dalhousie è una dilettante di filosofia, una detective a tempo perso, una cultrice di belle arti e di teatro. Ma è anche una donna, senza dubbio. E in certe occasioni sente chiaramente che tutto il suo universo morale, così faticosamente costruito, potrebbe crollare sotto i semplici colpi del fascino maschile. Quando, per esempio, incontra l'uomo che avrebbe dovuto sposare sua nipote Cat, anche lei, che pure ha appena finito di stroncare in una recensione un po' stizzita un "Elogio del peccato", cede davanti alla sua bellezza e si trova in una situazione di imprevista e conturbante difficoltà. Ma altre ben più inquietanti prove attendono la simpatica Isabel in questo nuovo libro di McCall Smith: l'incontro con un uomo che ha appena subito un trapianto di cuore e che le confida di essere da quel momento tormentato da ricordi inspiegabili, che sicuramente non gli appartengono, rendono la vicenda davvero complicata e intrigante. E Isabel, come al solito, non si tira indietro: accompagnata dalla fedele Grace, percorre le strade e i salotti più curiosi di una Edimburgo quasi magica, addentrandosi in un'indagine pericolosa e imprevedibile, in cui emergono di nuovo tutta la sua umanità e simpatia, insieme alla capacità di riflettere con semplicità sugli ingredienti essenziali della vita, l'amore, l'amicizia e naturalmente anche la tentazione, che non sempre si presenta sotto forma di cioccolata...
Da una festa a un'altra festa, da una cena a un'altra cena, da Londra a Madrid e poi a Milano, da un amore a un altro, senza mai esserne convinti, senza che mai nulla incrini il guscio sottile della vanità e della ritualità mondana. E la jet society degli anni Sessanta, sono le sue manie e idiosincrasie, inquadrate e raccontate da Ottiero Ottieri con amara curiosità e con la minuta precisione di un entomologo. C'è un protagonista, Orazio, industriale che produce sanitari e cerca il modo di introdurre l'uso del bidet in Gran Bretagna; ci sono le sue battute di caccia e le avventure erotiche, con donne sempre occasionali che spesso sono semplicemente il suo specchio, come Mildred o Pamela; ma più di tutto ci sono dialoghi brillanti, quasi surreali nell'essere annoiati o smaccatamente seduttivi, battute fulminanti e situazioni farsesche che l'autore trascrive sulla pagina con umorismo tagliente e raffinatissima satira, mentre intorno l'Italia si prepara a tutt'altra catastrofe, alla contestazione studentesca e agli anni di piombo del dopo, mentre gli scioperi in atto nelle fabbriche alludono a ben altri possibili scontri. Ma il mondo dei "divini mondani", imprigionato tra elicotteri privati e liste di invitati esclusivi a feste esclusive, prosegue la sua scelta di vita ossessivamente effimera, del tutto incapace di riconoscere i propri privilegi e arroccato dentro la circolarità dei suoi stessi riti.
Alain de Botton affronta un aspetto centrale dell'esistenza di tutti gli esseri umani: le case, le città, la geografia dei luoghi che abitiamo e in cui ci muoviamo, la necessità che abbiamo di sentirli belli e accoglienti. E lo fa partendo da alcune semplici domande: Che cosa rende una casa bella? E perché ciò che per alcuni è bello, per altri è invece inguardabile? Ed è ragionevole passare parte del proprio tempo a cercare di rendere più belli i luoghi in cui viviamo? E, soprattutto, i luoghi, gli edifici, le stanze e gli uffici possono renderci più o meno felici?