Nel 1978, all'arrivo di Carlo De Benedetti, la Olivetti è in grave difficoltà. Un'impresa senza imprenditore, nel declino seguito alla morte di Adriano. Sotto la guida dell'Ingegnere l'azienda vive un'intensa stagione di sviluppo, fondata sulla produzione di personal computer (l'M24 è il pc più venduto al mondo) e sull'ampliamento dei prodotti: fax, fotocopiatrici, stampanti. A cavallo fra anni Ottanta e Novanta, condivide con le altre imprese elettroniche europee di radice fordista la dura rimodulazione dell'informatica, ma sperimenta pure la felice metamorfosi nella telefonia con Omnitel. Un mutamento di natura, unico nel panorama internazionale: dalla crisi della fabbrica ai nuovi servizi. Il cerchio si chiude nel 1996, quando De Benedetti lascia la guida del gruppo. L'autore ha per primo consultato il Fondo Presidenza Carlo De Benedetti dell'Archivio Storico Olivetti e le Carte Private dell'imprenditore. Grazie a una documentazione ricca e inedita, ha ricostruito una vicenda esemplare del Novecento italiano che, con i suoi successi e i suoi limiti, ha avuto nella Olivetti uno snodo essenziale: industria e tecnologia, politica e cultura, storia e destino.
Che cosa rende unico l'essere umano differenziandolo da ogni altro animale? Il linguaggio? La capacità di fabbricare utensili? Le credenze religiose? È dal tempo di Darwin che si cerca di dare una risposta a questo interrogativo. Il libro suggerisce una nuova, affascinante soluzione all'enigma: la chiave della nostra unicità sta nella propensione tutta umana alla cooperazione sociale. Non diversamente dalle scimmie antropomorfe, come oranghi e scimpanzé, anche i nostri antenati erano esseri sociali capaci di risolvere problemi grazie al pensiero. Ma erano in competizione fra loro e miravano soltanto ai propri scopi individuali. Quando i cambiamenti ambientali li costrinsero a condizioni di vita più cooperative, dovettero imparare a coordinare menti e azioni per perseguire obiettivi condivisi, e a comunicare i propri pensieri ai partner della collaborazione. In definitiva l'esigenza di lavorare insieme è ciò che rende possibile il linguaggio, le forme di pensiero complesse, la cultura.
Queste pagine rievocano il sesto secolo, vale a dire il momento buio e drammatico che segna la definitiva dissoluzione della civiltà romana e l'avvio del Medioevo. Ci raccontano di un'Europa corsa dai barbari, di città abbandonate, del territorio che torna selvatico, di una popolazione in balia delle malattie e delle calamità, atterrita dai lupi oltre che dai mostri e demoni della sua stessa fantasia. Ma nel sapiente incastro di notizie, aneddoti, leggende che l'autore sa cavare dalle pieghe delle fonti antiche, poco a poco cominciano a intravedersi nuove figure, come gli eremiti, che nel silenzio e nella solitudine dei monasteri lavorano a porre le basi di una nuova epoca.
Nel libro "Quando il cielo s'oscura" l'autore descrive le credenze, i valori, i comportamenti collettivi che definiscono il complessivo atteggiarsi dell'uomo nei confronti del mondo naturale, del soprannaturale, del proprio stesso corpo. È un'umanità assediata da una natura ostile irta di pericoli veri e immaginari, perduta in un labirinto "gotico" di sofferenze e terrori, macerata nelle penitenze; eppure, insieme, è l'umanità che caparbiamente resiste agli urti delle calamità e dei barbari, che conquista nuovi spazi all'agricoltura, che ridà vita alle città decadute, l'umanità che con un lavorio secolare torna a imporre la propria regola su quella natura che, nel naufragio drammatico dell'età antica, pareva destinata a sommergere la civiltà stessa dell'uomo.
Un grande rinnovamento ha caratterizzato a livello internazionale lo studio della grande guerra soprattutto dal punto di vista della storia culturale; Marco Mondini guarda all'esperienza dell'Italia in guerra secondo questa nuova prospettiva. Facendo ricorso a un ventaglio vastissimo di fonti, dai giornali alla letteratura, dalla memorialistica alle cartoline illustrate, il volume mette a fuoco tre aspetti essenziali: l'attesa e la mobilitazione per la guerra nei mesi e anni precedenti il 1915; l'esperienza del fronte così come è stata raccontata dai soldati in memorie e diari e come è stata interpretata e reinventata da giornali, riviste, film; infine il peso della guerra sul dopo, dal culto dei caduti ai monumenti, alla costruzione del mito.
Significati e modi di essere donna o uomo mutano nel tempo. Che cosa voleva dire allora essere uomo, essere donna nel Medioevo? Lo racconta questo viaggio intorno all'identità di genere: innanzitutto come era definita dalla religione, poi come si esprimeva nella divisione sociale dei ruoli, nelle differenti possibilità (per esempio di educazione e di lavoro, o di accesso al sacerdozio), nelle relazioni sociali, nella sessualità, nella vita coniugale. L'immagine che ne viene è quella di un tempo in cui i ruoli progressivamente si differenziano e soprattutto, sul finire del Medioevo, viene sancita una gerarchia tra i sessi e si afferma un predominio dell'uomo sulla donna destinato nell'epoca successiva ad accentuarsi.
Istanbul, com'è stata chiamata fin dalla conquista ottomana del 1453, ma com'è denominata ufficialmente solo all'indomani della Prima guerra mondiale. "Nèa Ryme", Nuova Roma, secondo il suo nome ufficiale. Costantinopoli, il suo vero nome, da sempre e per sempre. Un nome che evoca immagini mirabili: il sogno dell'Oriente, le lontananze raggiungibili attraverso il Bosforo e l'Anatolia. Le moschee, gli harem, i sufi danzanti, gli aromi dei bazar. Da mezzo millennio l'Europa identifica in quella sola città il prezioso anello di congiunzione fra l'antichità perduta e la modernità mai davvero raggiunta, fra il Levante e l'Occidente. Ancor oggi, dietro la megalopoli brulicante di vita noi cerchiamo le tracce d'un passato che ci appartiene e che tuttavia inseguiamo nel sogno orientalistico attraverso il quale l'Occidente cerca da secoli di definire se stesso. Franco Cardini ci accompagna nella città incantata, aiutandoci a penetrare lo spirito di una cultura che ci sfugge forse perché anche profondamente ci appartiene.
Nei secoli passati l'Italia è stata meta di un incessante pellegrinaggio culturale. Il Grand Tour, consuetudine delle classi colte europee, trovava infatti il suo culmine nel Bel Paese, in omaggio al quale diventava il Viaggio in Italia. Come in concreto si svolgeva ce lo racconta la messe di diari, memorie, guide, epistolari a cui il libro attinge, restituendoci, grazie ad annotazioni ora sapide ora struggenti, l'esperienza viva di uomini e donne d'ingegno, di nobili, di artisti, di poeti, di studenti e di quanti si dettero con entusiasmo alla scoperta della penisola. Ripercorriamo così gli itinerari più battuti, sperimentiamo l'equipaggiamento e i mezzi di trasporto, riviviamo gli incidenti e le avventure, ma anche i sogni e a volte lo scoramento di quei primi turisti. Ma c'è dell'altro, perché attraverso lo sguardo degli stranieri, la letteratura di viaggio può insegnarci un modo diverso di guardare all'Italia. Potremo così fare l'unica, autentica esperienza di viaggio ancora possibile oggi: tornando sui passi di quegli antichi visitatori, in loro compagnia, fare nostre le loro mete favolose.
Pericolosamente basse nel confronto Internazionale, le competenze degli italiani appaiono certamente inadeguate allo status di paese avanzato dell'Italia. In un circolo vizioso, le imprese e la società puntano su altri fattori di successo, mentre una fiacca domanda di capitale umano e la precarietà del mercato del lavoro fanno venir meno gli stimoli ad investire in conoscenza. Come uscirne? Attraverso politiche del lavoro inclusive ma soprattutto con un forte investimento nel sistema educativo. Non bastano però più soldi: occorre ripensare in modo radicale le politiche educative, rilanciando la carriera degli insegnanti e puntando sull'autonomia degli istituti per innescare processi innovativi diffusi.
Il libro - qui presentato in una nuova edizione riveduta e ampliata, costituisce uno strumento per la comprensione dei meccanismi di produzione dei suoni e, insieme, dei principi e delle pratiche della trascrizione fonetica, che con quei meccanismi sono strettamente connessi. Si fornisce inoltre un'introduzione alla fonetica italiana, con particolare riferimento alla varietà standard, ma anche con ampi cenni alle principali varietà regionali. Per quanto riguarda le lingue straniere, viene presentata una descrizione delle varietà standard del francese, dell'inglese, del tedesco e dello spagnolo.