
L'Ad Donatum è un affascinante testo di Cipriano di Cartagine rivolto all'amico Donato che ha ricevuto da poco il battesimo. Sembra composto a breve distanza anche dal battesimo di Cipriano stesso, che solitamente si ritiene avvenuto nel giugno 245 o 246. Attraverso uno scritto coinvolgente, il retore Cipriano vuole trasmettere l'entusiasmo per la fede cristiana: racconta il proprio passaggio da "una notte cieca" alla luce, non nascondendo le proprie esitazioni e spiegando la sicurezza e la libertà guadagnate. Questo narrare la propria genuina esperienza è un tentativo del tutto nuovo che dà inizio a un genere letterario: lo scritto autobiografico con valore storico.
Nei venti secoli della sua storia il cristianesimo ha conosciuto mistici e pensatori per i quali le immagini tradizionali del Divino costituiscono un muro più che ponte: celebre il "Prego Dio che mi liberi da Dio" di Maestro Eckart. Anche il gesuita belga Roger Lenaers si inserisce in questo filone di "atei" per amor di Dio: credenti e teologi per i quali le costruzioni teologiche - umane, troppo umane - annebbiano l'esperienza religiosa accessibile a ogni uomo e a ogni donna della Terra, indipendentemente dalla "religione" di appartenenza. In queste pagine egli espone - sia pur con tono mite, quasi sommesso - dei contenuti esplosivi: non solo per destrutturare, ma anche e soprattutto per aprire orizzonti nuovi fondati su una rilettura esegeticamente corretta dei testi biblici.
La nascita e lo sviluppo delle feste cristiane, lentamente, ha creato una nuova scansione del tempo degli uomini. Ancora oggi esse (la domenica, il Natale, la Pasqua, ecc.) scandiscono il tempo festivo e lavorativo delle società occidentali. Le principali feste cristiane sono nate nei primi secoli della nostra era nell'ambito della pratica cultuale di una società pagana. L'esposizione, basata sulle fonti, riguarda le origini, lo sviluppo e significato di esse. Sia il cristiano - di ogni confessione - e sia il cittadino può chiedersi il perché osserviamo queste feste. Cosa celebriamo e perché. Il volume intende dare delle risposte a queste semplici domande. Tutto il volume ha una visione ecumenica. Non si limita solo alle chiese occidentali, ma accenna a quanto avviene in tutte le chiese cristiane. Inoltre, ha lo scopo di far conoscere la grande varietà dell'organizzazione dell'anno liturgico nelle diverse cristianità.
Dopo un'introduzione relativa al rapporto che intercorre tra "riforma della Chiesa" e "sinodalità", vengono affrontati due importanti snodi teoretici: la costruzione del consenso e le conseguenti prassi deliberative ("ciò che tutti riguarda da tutti è deliberato"); il rapporto costitutivo tra l'assemblea eucaristica e la sinodalità della Chiesa ("sinodo è il suo nome"). In questione è la soggettualità reale del popolo di Dio. Il volume fa poi spazio ad alcune concrete esperienze sinodali, già vissute nell'ultimo decennio, ovvero in corso o in elaborazione in Europa come in altri Continenti. Non manca il confronto con la sinodalità esperita presso altre Chiese cristiane e altre tradizioni religiose (l'Ebraismo, l'Islam), senza tralasciare la questione aperta della democrazia e delle sue forme e la loro prossimità/distanza rispetto a una prassi sinodale ecclesiale. La conclusione apre a forme utopiche di riforma sinodale a partire dall'immagine proposta in Evangelii gaudium 236: «Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità».
Non perdiamo la speranza! Tutti siamo fermamente e fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustizia e operare per la pace. Sì, quest'ultima è dono di Dio e opera degli uomini. La pace è dono di Dio, ma affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne, che sono chiamati a realizzarlo.
La sintesi perfetta del magistero di Benedetto XVI. Il papa emerito è presente nella memoria e nella considerazione di tantissimi fedeli anzitutto come maestro di fede. Teologo già attivo e ascoltato al Concilio Vaticano II non ha mai interrotto il suo instancabile servizio di insegnamento, predicazione, esposizione della bellezza e delle ragioni della fede. Un uomo capace di tenere ben chiari ed efficaci i "punti fermi" della dottrina, della morale e della speranza cristiana in un mondo sempre più incerto e diviso. Il libro presenta due parti che si illuminano vicendevolmente: 1. I fondamenti della fede: dal Dio creatore alla missione di Gesù, al dono dello Spirito che anima la Chiesa fino alla speranza cristiana per il futuro di ciascuno di noi. 2. Una risposta concreta alla fede: cosa vuol dire credere, amare, costruire la città dell’uomo, lavorare per la pace e la giustizia nel mondo attuale. Dare ragione della propria fede.
Il rapporto tra liturgia e pietà popolare è venuto alla ribalta della riflessione teologico-liturgica e pastorale in seguito alla riforma liturgica, che nella sua attuazione ha ridimensionato le varie espressioni di pietà popolare. La problematica è stata esasperata dal fenomeno della secolarizzazione che in nome della scienza e della tecnica ha fatto piazza pulita di tutte le forme della pietà popolare. Negli ultimi decenni si è fatta strada una riflessione che studia la pietà popolare in se stessa come universale e ineliminabile dato antropologico che rivendica la sua autonomia e il suo valore catechetico, spirituale, teologico e missionario e si interroga sulle legittime istanze che essa pone alla liturgia.
Questo volume è dedicato agli scritti del primo cristianesimo che sono stati considerati apocrifi, cioè non entrati a far parte del canone del Nuovo Testamento e che sono stati a lungo considerati di scarso valore o addirittura eretici. La prima parte del volume è dedicata ai «testi recuperati», in particolare a quelli trovati a Nag Hammadi. I saggi che se ne occupano restituiscono da una parte figure di donne destinatarie della rivelazione e interlocutrici di Gesù; dall’altra, nei testi gnostici, figure femminili portatrici della conoscenza divina agli esseri umani. I saggi della seconda parte si occupano di testi che hanno goduto di una trasmissione continua, come il Protovangelo di Giacomo, in cui è centrale la figura di Maria la madre. I saggi sugli Atti degli apostoli apocrifi offrono una riflessione sul concetto di autorità apostolica e sull’ideale ascetico e le sue conseguenze nella vita delle donne. L'ultima parte di questo volume raccoglie testi cristiani scritti probabilmente da donne, fra cui il racconto del martirio di Perpetua, la poesia centonaria di Proba ed Eudocia, il Diario di viaggio di Egeria e altri. Alcuni esempi di iscrizioni funerarie di e per diaconesse testimoniano inedite strategie di ricezione dei testi più noti del Nuovo Testamento.
Le omelie di Salvatore Resca scelgono di partire non dai testi ma dalla vita. Se la vita, i nostri problemi, le nostre ansie, le nostre domande non trovano una risposta concreta nella Parola di Cristo, nei suoi gesti, nei suoi comportamenti, il cristianesimo è solo una religione, la messa è solo un rito, i sacramenti incomprensibili residui di un lontano passato, l'incidenza dei credenti sulla realtà un'illusione. Spesso le omelie si riducono ad una parafrasi della lettura evangelica, infarcita da strafalcioni interpretativi e da scontati, melensi e generici esortazione moralistiche. È necessaria invece una lettura interpretativa del testo, che distrugga i luoghi comuni, per scoprirne il senso profondo attraverso una attenta comprensione di ogni parola. Con linguaggio caustico e talvolta irriverente, queste riflessioni cercano di coniugare vangelo e vita, fede e realtà, Dio e il mondo.
Al tempo di Agostino la sinodalità era la forma ordinaria di Chiesa. Le sue stimolanti testimonianze esprimono una prassi che nel tempo è diventata la modalità usuale di affrontare i nodi disciplinari, pastorali, liturgici e teologici. Gli scritti di Agostino svelano che la prassi sinodale andava oltre le riunioni periodiche dei vescovi; era un modus operandi che traspare dai frequenti scambi di lettere fra i vescovi oppure fra i vescovi e il Vescovo di Roma. Lo spaccato storico analizzato mostra che la sinodalità non è la democrazia bensì la carità che si sparge e si dispiega fra i vari membri della Chiesa; tutti sono in ascolto della voce dello Spirito Santo e del Successore di Pietro, che ne conferma l'autorità. Papa Francesco chiede oggi una ritrovata mentalità sinodale, fatta di ascolto partecipativo e dialogo costruttivo come antidoto per combattere la mentalità clericale, ancora dominante nella Chiesa.