Tutta la realtà umana e sociale appare oggi costruita sulla comunicazione. La politica, il mercato, l'intimità stessa delle persone si presentano come una rete sterminata e infinitamente complessa di messaggi, codici, atti linguistici che si incrociano, si sovrappongono, si determinano a vicenda. L'idea di comunicazione oscilla tra lo scambio di informazione e la seduzione, fra il dialogo e la manipolazione, tra un dominio assoluto del comunicatore e una libertà altrettanto assoluta del destinatario. La ricerca e la riflessione scientifica hanno prodotto un'imponente mole di studi specialistici e settoriali in guesto ambito: di qui l'esigenza di una comprensione unitaria e sistematica del fenomeno.
Dotato di una ricca formazione culturale e affascinato dalla musica polifonica rinascimentale, per tutta la vita l'autore ha esplorato nuove forme tecniche ed espressive (approdando anche all'elettronica) in cerca del veicolo idoneo a suscitare una riflessione sul tema della guerra, dello sfruttamento, della tirannide. Di Nono rimangono memorabili i concerti degli anni sessanta eseguiti nelle fabbriche e nei circoli studenteschi. Viaggiò e lavorò molto all'estero: in Germania, Francia, Unione Sovietica, Spagna, Cuba e America Latina. Nel 1967 fu arrestato ed espulso dal Perù per ragioni politiche. Gli scritti eterogenei di questo volume ne rispecchiano la riflessione artistica e la sensibilità ai problemi sociali.
Per la critica tradizionale, a partire dal Rinascimento l'opera pittorica è stata concepita per essere guardata a distanza. Dalla distanza "ragionevole" si vede, e si apprezza, compiutamente la bellezza e l'armonia dell'insieme. Arasse ha smontato il principio della distanza classica in pittura. Ha dimostrato che dentro l'ordine generale di ogni quadro, dentro l'insieme della composizione, s'annidano dettagli che sfuggono a quest'ordine, e che arrivano a sovvertirlo e ad annullarlo. Queste piccole parti del quadro vengono percepite soltanto se si guarda da vicino. Dalla distanza ravvicinata si colgono gli elementi "segreti" del quadro, quelli a cui il pittore ha affidato il suo messaggio, quelli che riservano le "vere" occasioni di godimento della pittura. Attraverso la visione ravvicinata di Arasse, molti capolavori a tutti noti, e da tutti ripetutamente visti, si scoprono come "inediti", visti per la prima volta. Improvvisamente, attraverso un dettaglio, spunta una nota ironica, o un'allusione erotica, in un dipinto d'argomento sacro. Oppure affiora l'intento di forte critica politica, o la testimonianza umana ed esistenziale, in un quadro apparentemente convenzionale, a destinazione "ufficiale". O, infine, mediante il trattamento del dettaglio, il pittore può rivelare le sue più autentiche scelte stilistiche, la sua "idea" dell'arte.
L'avventura spirituale e religiosa di Ziauddin Sardar ha inizio nel 1972 in Inghilterra, quando, studente universitario, si vede piombare in casa due "fratelli" musulmani decisi a riportare sulla retta via i fedeli che non praticano in modo ortodosso. Alle proteste del giovane Zia che deve preparare un esame i due uomini di fede rispondono, implacabili: "Vuoi andare in paradiso? Sei sicuro di essere pronto per l'Esame Finale?". Inizia quindi un lungo viaggio in terra britannica per partecipare ad alcuni raduni islamici, fermandosi regolarmente a pregare anche in caso di pioggia torrenziale. Il libro, scritto in prima persona, racconta con sguardo profondo, partecipe e ironico le contraddizioni della rivoluzione iraniana, i viaggi in Pakistan, Cina e Nigeria (dove vivono gruppi desiderosi di essere governati dalla rigida legge della "shariah") e uno sconcertante pellegrinaggio alla Mecca, dove la famiglia Bin Laden ha fatto abbattere la città antica per costruire orrendi edifici in cemento.
Fotografare un trattato, accompagnare con immagini verità altissime, secondo il metodo di un maestro della storia. Fare riaffiorare quesiti profondi, quelli che l'uomo porta con sé da sempre, e cercare risposte in grado di spingere oltre il proprio sguardo, per superare l'indifferenza e il torpore del mondo di oggi. Un fotografo e un frate filosofo hanno scelto un percorso singolare, organizzato attraverso l'opus di san Tommaso d'Aquino. Toccando i massimi temi della filosofia e della fede, rendono partecipi il lettore di un "pellegrinaggio intellettuale" profondo, nella convinzione che come l'immagine anche la parola rimanga nella memoria.
Dopo aver assistito al crollo delle torri gemelle nel 2001 e un anno prima della morte, Edward Said rivendica la possibilità di "criticare l'umanesimo in nome dell'umanesimo". In contrapposizione a un cosmopolitismo elitario e a una deriva nazionalistica chiusa su se stessa, Said rilancia un nuovo umanesimo che recupera la precisione filologica, l'interpretazione critica delle fonti, la sensibilità storica della tradizione umanistica europea, aprendosi al dialogo con culture distanti. Ripercorrere la storia della cultura con lo sguardo filologico significa per l'autore ricostruire gli intrecci e le condivisioni che caratterizzano i rapporti tra tradizioni diverse, sia pure nella conflittualità, come i rapporti tra mondo arabo, ebraico e cristiano. La filologia, come scienza critica della lettura, risulta quindi fondamentale per una conoscenza umanistica, in quanto antidoto contro lo stravolgimento dei testi sacri e profani quotidianamente operato dal linguaggio del potere e dei media. Inizialmente concepiti per il pubblico accademico, destinatario privilegiato di tutta la sua vita e principale referente del suo insegnamento umanistico, questi scritti presentano un viaggio affascinante fra i testi e le parole. Insieme ad alcune delle voci più autorevoli del dibattito critico-filologico del Novecento - Auerbach, Spitzer, Poirier - Said definisce i tratti di un nuovo umanesimo militante adeguato a una visione autenticamente universalistica.
Rapidi e invisibili, i sommergibili hanno solcato le acque turbolente del Novecento, lasciando dietro le proprie eliche una scia di drammi, tragedie, eroismi e passioni. Hanno attraversato le maggiori guerre del secolo modificandone sia i destini sia le tecniche di combattimento. Ma soprattutto sono penetrati in profondità nel nostro immaginario. Non è difficile capire perché: le condizioni estreme della vita di bordo, il fascino inquietante degli abissi, la morte terribile a cui spesso sono andati incontro gli equipaggi. Le storie sui sommergibili non finiscono mai. In questo libro ne vengono raccontate otto, tra l'unità d'Italia e la fine della Seconda guerra mondiale, distanti tra loro ma con un forte filo conduttore: tutte coinvolgono imbarcazioni italiane o si sono svolte sotto i mari che bagnano la Penisola. Assistiamo, in ordine rigorosamente cronologico, all'invenzione del siluro a opera di un ingegnere inglese illuminato e pacifista emigrato a Fiume, al misterioso "furto" di un sommergibile della Regia marina da parte di un uomo che aveva deciso di sfidare l'Austria da solo; leggiamo delle imprese dell'U-12, affondato allargo del Lido di Venezia, e di quelle "passionali" del suo comandante, Egon Lercb, del mancato appoggio dei sommergibilisti al "Comandante" D'Annunzio nell'impresa di Fiume, e dell'avventura dei "pirati del Mediterraneo" che affondavano le navi della flotta repubblicana durante la guerra civile spagnola. Otto storie, con stili e approcci diversi.
Lo scrittore è il "sospetto", l'esule per eccellenza: ebreo, espatriato, vigile e inquieto, Norman Manea vive a New York da quasi vent'anni e continua a scrivere in romeno. Il romeno è molto più della sua lingua d'origine: attraverso di essa l'autore può conquistare la propria patria perduta, ricreare la propria "placenta". Segnato a soli cinque anni dal dramma della deportazione e dell"'estraneazione", il suo lento e inesorabile avvicinamento alla letteratura gli ha permesso di costruirsi un'identità ricca e poliedrica, con la vasta visione del mondo tipica degli esuli. In questi contributi e nelle interviste in cui dialoga con Marco Cugno, Philip Roth e Claudio Magris, Manea approfondisce temi come l'ebraismo europeo prima dell'Olocausto, la situazione dell'Europa dell'Est dopo il crollo del comunismo, la dissidenza intellettuale e la censura nei regimi assolutisti. Ma anche il caso Rushdie, la cronaca del suo 11 settembre newyorkese, i grandi incontri con il Nobel Kertész o Cioran, una sospirata, fugace visita da "evaso" a Venezia nel 1979.
L'universo racchiude numerosi segreti e potrebbe perfino nascondere dimensioni inimmaginabili: universi paralleli, geometrie curve e inghiottitoi tridimensionali sono alcuni degli straordinari concetti che di recente sono divenuti protagonisti della ricerca scientifica. Oggi, delle leggi del cosmo capiamo molto più di qualche anno fa, eppure abbiamo molte meno certezze sulla sua vera natura. Nel suo percorso di ricerca nel campo della cosmologia e della fisica, Lisa Randall ha dovuto abbattere alcuni paletti della scienza ufficiale e postulare l'inevitabile esistenza, nell'universo, di dimensioni che sfuggono alla nostra percezione. Muovendo dalle grandi scoperte del Novecento, in questo libro Randall spiega ai non addetti ai lavori la sua concezione dell'universo come membrana dotata di quattro dimensioni spazio-temporali immersa in uno spazio multidimensionale, e come questa sia dimostrabile dal punto di vista scientifico.
Trasgressiva, colta, androgina e bellissima, Annemarie Schwarzenbach ha attraversato la sua epoca come una meteora, la cui scia infuocata è visibile ancora oggi. Scrittrice eclettica di romanzi e racconti, reportage e articoli politici, fotografa di talento e archeologa, è nata a Zurigo nel 1908 da una famiglia dell'alta borghesia conservatrice. Ha passato l'infanzia all'ombra di una madre possessiva e non ha mai smesso di fuggire da un ambiente in contraddizione totale con la sua aspirazione a una libertà senza compromessi, fino alla morte, a soli trentaquattro anni, per una caduta in bicicletta. Dalla Russia alla Persia, dagli Stati Uniti al Congo, la sua esistenza è stata segnata anche dalla morfina, da diversi internamenti, ma soprattutto da una lotta accanita contro il nazismo e ogni ingiustizia sociale, e da un'amicizia tumultuosa con Klaus ed Erika Mann, gli enfants terribles del maestro Thomas Mann. Grazie alla scoperta di carteggi e manoscritti inediti, in questa nuova biografia Dominique Miermont è riuscita a portare alla luce aspetti del carattere di Annemarie Schwarzenbach finora rimasti in chiaroscuro, mettendo a fuoco una volta per tutte il suo sguardo così impregnato di umanità e umanismo.