Le idee sbagliate sono sempre pericolose, ma ne esistono due che sembrano resistere nel tempo e, se combinate, costituiscono una miscela deflagrante. Sono la convinzione che esistano lingue migliori di altre, lingue banali e lingue geniali, lingue musicali e lingue stonate, e quella che la realtà si veda in modo diverso secondo la lingua che si parla, come se potesse condizionare i nostri sensi e i nostri ragionamenti. Andrea Moro affronta questi pregiudizi, e ne scopre i limiti, con ogni arma a disposizione: dalla filosofia, alla linguistica, alle neuroscienze. Spiega in modo semplice come si è arrivati alla conclusione sorprendente che tutte le lingue sono variazioni possibili su un unico tema: da un punto di vista biologico, parliamo tutti la stessa lingua, da sempre. Non si tratta solo di una questione accademica, Moro ricostruisce anche il momento storico in cui la pretesa di una lingua migliore di tutte, di una lingua pura, di una lingua cioè ariana, fu utilizzata in funzione del più colossale delitto della storia. Un viaggio nell'evoluzione del pensiero - tra eulinguistica, scoperte sulle grammatiche ed esperimenti decisivi sul cervello - per guardare al futuro e imparare a riconoscere, dentro e intorno a noi, il razzismo più radicale e subdolo.
L'agenda 2020 è un viaggio dentro la radice più intima della vita e dei libri di Paulo Coelho: fra citazioni, frasi, suggestioni e pensieri, scritti e selezionati da Coelho, l'autore racconta di sé, dell'amore, della passione e del sentimento.
Patricia Westerford - "Patty-la-Pianta" - comincia a parlare all'età di tre anni. Quando finalmente le parole iniziano a fluire, assomigliano piuttosto a un farfugliare incomprensibile. L'unico che sembra capire il mondo di Patricia, sin da piccola innamorata di qualsiasi cosa avesse dei ramoscelli, è suo padre - "la sua aria e la sua acqua" - che la porta con sé nei viaggi attraverso i boschi e le foreste d'America, a scoprire la misteriosa e stupefacente varietà di alberi. Cresciuta, dottorata ribelle in botanica, Patty-la-Pianta fa una scoperta sensazionale che potrebbe rappresentare l'alfa e l'omega della natura, il disvelamento del mistero del mondo: il compimento di una vita spesa ad ascoltare e guardare gli alberi, sin dalla nascita. Ma in realtà questo è solo l'inizio. Intorno a Patty-la-Pianta si intrecciano i destini di nove indimenticabili personaggi che a poco a poco convergono in California dove una sequoia gigante rischia di essere abbattuta da uomini sordi e ciechi. Il sussurro del mondo è un'opera immensa, un appassionato atto di resistenza e impegno, un inno d'amore alla letteratura, al potere delle storie, alla grandiosità della natura.
Il silenzio del sabato ci conduce in un’esplorazione lirica e commovente dell’identità femminile e disegna lo straordinario ritratto laico di Maria nei momenti che la storia non ci ha raccontato, per donarci, oltre l’eccezionalità della sua esperienza, la cifra universale di cosa significa essere donna, madre.
Una madre compie un lungo viaggio per arrivare al giorno in cui suo figlio sarà ucciso. Sa da sempre – da quando il segreto della sua gravidanza le è stato svelato e ha scoperto che avrebbe dato alla luce un uomo destinato a mutare le sorti di tutti gli altri – che questo momento sarebbe giunto: seppur ineludibile, rimane il viaggio più duro, verso cui mai avrebbe voluto incamminarsi. Il figlio le chiede di stargli accanto e di dargli coraggio anche in quest’ultimo passo. Lui, che più di tutti gli altri può, chiede aiuto a lei per portare a compimento la missione del Padre. Così la donna, ai piedi della croce, accompagna il lungo addio dell’uomo; è con lui mentre viene portato nella tomba, è lì mentre viene chiusa: si ostina a ricordare tutto ciò che è avvenuto, mentre nel ricordo si mischiano le sensazioni del suo essere stata prima bambina, poi giovane e sposa, con in grembo la gioia più grande. Quaranta ore passano tra la morte e il momento in cui suo figlio risorgerà, quaranta ore in cui respiriamo accanto, dentro, le emozioni di una madre dalla forza inesauribile, che saprà credere fino in fondo e in questa fede trovare le ragioni della sua perdita e la guarigione dal suo dolore.
"Il mare Mediterraneo si sta riempiendo di morti. Barche inadeguate e stipate all'inverosimile navigano a vista, provando a raggiungere le nostre coste. Alcune ci riescono, altre vengono riacciuffate e riportate indietro, in Libia. Altre ancora, moltissime, affondano. Ho deciso di andare a vedere. Angosciata dall'irrazionalità e dalla ferocia che spinge ministri e politici a considerare i morti un buon esempio, un deterrente per gli altri migranti pronti a partire, mi sono imbarcata con chi invece vuole salvarli. 'Venne alla spiaggia un assassino' è il racconto del tempo trascorso sulle barche delle famigerate ONG, trasformate in pochi mesi da alleate della guardia costiera italiana in colpevoli di ogni nefandezza. Donne e uomini che dedicano la propria vita al soccorso in mare e meriterebbero il Nobel per la pace e invece vengono insultati. Ma è anche una specie di romanzo d'avventura, la cui protagonista è convinta di fare la cosa sbagliata per lei, ma decisa a farla fino in fondo. Ci sono libri che si raccontano al ritorno, dopo essersi allontanati molto da se stessi, facendo i conti con un po' di nostalgia, i ricordi e molta incredulità: abbiamo ceduto la nostra misericordia, la pietà, in cambio di niente. Stiamo facendo una terribile confusione tra colpevoli e innocenti. A volte è difficile capire da che parte stare, altre è facilissimo." (L'autrice)
"La storia dei sentimenti umani ci può aiutare a capire che l'economia, la politica e le altre forme di organizzazione umana che paiono vivere di leggi, algoritmi e regole, in realtà sono figlie dei nostri sentimenti. Ve ne sono stati di meravigliosi nel corso della storia. Studiamoli, copiamoli e vivremo più felici." Dalla scoperta del fuoco alla rivoluzione industriale, dalla democrazia ateniese all'intelligenza artificiale, lo spirito di ogni grande salto della storia dell'uomo si può racchiudere in un sentimento prevalente, in un'emozione collettiva che ha mosso i nostri antenati verso nuove invenzioni. Oscar Farinetti intreccia le storie del passato con l'Italia e il mondo di oggi per invitarci a guardare alle energie positive chiuse dentro di noi, un potenziale enorme di cui abbiamo un grande bisogno, e che aspetta di essere liberato.
"La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato". Come si racconta una vita se non esplorandone i luoghi simbolici e geografici, ricostruendo una mappa di sé e del mondo vissuto? Tra la Basilicata e Brooklyn, da Roma a Londra, dall'infanzia al futuro, il nuovo libro dell'autrice di "Cleopatra va in prigione" è un'avventura che unisce vecchie e nuove migrazioni. Figlia di due genitori sordi che al senso di isolamento oppongono un rapporto passionale e iroso, emigrata in un paesino lucano da New York ancora bambina per farvi ritorno periodicamente, la protagonista della "Straniera" vive un'infanzia febbrile, fragile eppure capace, come una pianta ostinata, di generare radici ovunque. La bambina divenuta adulta non smette di disegnare ancora nuove rotte migratorie: per studio, per emancipazione, per irrimediabile amore. Per intenzione o per destino, perlustra la memoria e ne asseconda gli smottamenti e le oscurità. Non solo memoir, non solo romanzo, in questo libro dalla definizione mobile come un paesaggio e con un linguaggio così ampio da contenere la geografia e il tempo, Claudia Durastanti indaga il sentirsi sempre stranieri e ubiqui. "La straniera" è il racconto di un'educazione sentimentale contemporanea, disorientata da un passato magnetico e incontenibile, dalla cognizione della diversità fisica e di distinzioni sociali irriducibili, e dimostra che la storia di una famiglia, delle sue voci e delle sue traiettorie, è prima di tutto una storia del corpo e delle parole, in cui, a un certo punto, misurare la distanza da casa diventa impossibile.
"Oggi il ministro, con mia sorpresa, mi ha comunicato la revoca dell'incarico di presidente ASI. È il primo spoils system di ente di ricerca. Grazie alle migliaia di persone con cui ho condiviso quattro anni fantastici di spazio italiano." Con questo messaggio, il 6 novembre 2018, Roberto Battiston annuncia il suo allontanamento dall'Agenzia spaziale italiana. Un cambio improvviso, imposto dalla politica, diventa per l'autore l'occasione di raccontare per la prima volta dall'interno il mondo dello spazio italiano. Una grande avventura che parte dai laboratori e dai centri ricerca sparsi lungo lo Stivale e arriva a centinaia di chilometri sopra le nostre teste, dando un contributo essenziale alle missioni degli astronauti, agli esperimenti in orbita destinati a migliorare la nostra vita, alla rete di satelliti che osserva la Terra e aiuta a prevenire e gestire i disastri naturali. L'Agenzia spaziale è anche un importante strumento di diplomazia, capace di condurre da protagonista progetti internazionali che hanno ricadute economiche e geopolitiche importanti per l'Italia, una vera e propria space economy in cui possiamo essere protagonisti. Dei "segreti" dello spazio italiano, Roberto Battiston compone un racconto appassionato, che è insieme guida competente e atto d'amore verso una missione compiuta guardando alle stelle coi piedi per terra.
"I volumi del Tesoro d'Italia, e in particolare i due tomi dedicati al Novecento, sono fortemente carsici, pur dando conto di una storia dell'arte del Novecento che tutti conoscete. In questo secondo volume, come nel precedente, io indico molte vite eccitate dalla comunicazione, a fianco di artisti straordinari invece abbandonati e dimenticati. Non ho seguito ideologie, sentimenti, emozioni e passioni personali, ma ho cercato di garantire a ogni artista lo spazio che merita. La notorietà spesso non indica il valore e il mio compito è stato quello di far emergere in questo secolo così complesso, così breve e così ricco, una quantità di autori dimenticati, che rappresentano la parte più suggestiva di questo percorso. Vi esorto a leggere il mio Novecento come qualcosa che sarà per voi rivelazione di percorsi segreti, di sentieri interrotti e di meravigliosi artisti sconosciuti." (Dall'introduzione di Vittorio Sgarbi). Prefazione di Angelo Guglielmi e Italo Zannier.
“Io non ho mai scritto di me, ho in odio l’autobiografia ritenendola il male degli ultimi trent’anni della narrativa italiana, ma sento il bisogno di esternare alcuni ricordi della mia vita di bambino e di adolescente, che per la loro diciamo singolarità sono decisivi per dare il giusto significato alla performance, le incertezze e i fallimenti della mia vita di adulto. Giacché molte cose non tornano nella mia vita, e ciò che pare certo diventa pericolante né impedisce esiti finali indesiderati. Forse il contenuto di quei ricordi ci fornisce qualche luce di chiarimento. Dunque un piccolo breviario laico, da prendere e abbandonare all’occasione, costituito di ricordi autobiografici, giudizi e considerazioni sulla letteratura italiana da metà del secolo scorso a oggi, sulla televisione, sul cinema, sulla politica (che sono i quattro ambiti in cui mi sono impegnato nella mia lunga carriera di lavoro).” Angelo Guglielmi
“Caro Angelo, le tue pagine non hanno nulla di nostalgico (come sempre accade nei memoir), ci sei pienamente con il tuo carattere che tanto mi ti fa sentire prossimo: ironico fino alla autoironia, orgoglioso senza mai essere vanitoso, ma senza mai neppure essere remissivo. Rivendichi errori e intuizioni ‘storiche’, con pari dignità. Leggerti è una ventata di aria di mare in una stanza chiusa. Un piacere autentico.” Elisabetta Sgarbi