La fuga, il desiderio, un paesaggio instabile nel continuo voltarsi. L’universo che attraversa il tempo breve, la voce duplice che dice il buio della nascita, che cerca il respiro di una solitudine generosa: nella poesia di Mariarita Stefanini c’è l’attesa e c’è la speranza che ancora nasce dal dolore, l’urlo del vento che sfascia le case di carte da gioco. E c’è una parola che disegna partiture, che cerca la nota di un canto come continuo presente, un canto con gli occhi spalancati, senza ripari, di chi chiede l’estremo e l’istante.
Questo volume è un estratto di due capitoli da Israele e l'umanità e spiega l'essenza e il significato del "noachismo". Un biblista di grande spessore ci commenta le vicende che precedettero e seguirono il diluvio, analizzando il grande dialogo fra Dio e Noè. «L’uomo sarebbe stato cancellato, e con lui anche gli animali, anche loro colpevoli, se Noè non avesse trovato grazia agli occhi del Signore (Gn 6,7-8). Egli era giusto e integro, e camminava con il Signore (Gn 6,9). Allora Dio disse a Noè di costruirsi una tevàh, un’arca. [...] dopo il mabùl, quando uscirà all’aperto e vedrà le immense rovine, Noè piangerà amaramente e dirà: "Signore del mondo, perché non hai avuto misericordia delle tue creature, Tu che sei chiamato il Misericordioso?" Il Signore lo rimprovererà per non averlo implorato prima: "Così ti ho parlato e ti ho detto quanto sarebbe accaduto, affinché tu potessi chiedere pietà per la terra; ma tu, appena hai udito che avresti trovato scampo sull’arca, non ti sei curato della rovina che stava per colpire la terra e hai pensato soltanto a costruire l’arca sulla quale ti sei salvato. Ora che la terra è devastata apri bocca per supplicare e pregare"» Dall'introduzione di Marco Morselli
GLI AUTORI
Elia Benamozegh (Livorno 1823-1900), biblista, talmudista, cabbalista, filosofo della religione, è stato il più importante rabbino italiano dell'Ottocento. Nato da una famiglia originaria di Fez (Marocco), trascorse per intero la sua vita a Livorno, esercitando l’ufficio di rabbino. Gran parte della sua opera, scritta in ebraico, italiano e francese, è ancora inedita e forse, almeno in parte, è andata smarrita. Marietti ha già pubblicato: Israele e l’umanità (1990), Morale ebraica e morale cristiana (1997), L'origine dei dogmi cristiani (2002), e Il Noachismo (2006).
Il mondo è cambiato; l’America Latina è cambiata. Il XX secolo si è chiuso con il collasso del comunismo, il XXI si è aperto all’insegna di una guerra al terrorismo che prefigura scenari inediti e assetti nuovi. Il senso del cambiamento, la direzione delle trasformazioni, le forme che assumono e assumeranno: questo è l’oggetto de L’America Latina del secolo XXI. Il volume è un affresco tematico del continente latinoamericano tracciato dagli autori nella convinzione che l’attualità, il presente, non si capiscono solo e soprattutto con l’analisi dell’attualità, con la frequentazione più assidua delle cronache del presente. Di qui il percorso seguito: dall’oggi dell’America Latina, al suo passato recente e anche più remoto, in un viaggio a ritroso verso le fonti da cui zampillano quei fenomeni di cui vediamo la manifestazione ai nostri giorni, per ritornare al presente con un accresciuto bagaglio di ipotesi esplicative con le quali partire di nuovo per scandagliare il futuro.
ALVER METALLI è di nazionalità italiana. Giornalista e inviato in America Latina, vi si stabilisce nel 1988. Vive a lungo in Argentina, quindi in Messico; attualmente risiede a Montevideo, in Uruguay, da dove realizza corrispondenze per la Rai. Ha scritto: Cronache centroamericane (1987), nato dalla frequentazione dei paesi dell'America Centrale in anni di grandi fermenti sociali e rivoluzionari; i romanzi L'eredità di Madama (2001), Lupo Siberiano (2006); il saggio L'America Latina del secolo XXI (2007) pubblicato in spagnolo e portoghese, con una edizione messicana.
L'ambito cronologico coperto dal Dizionario si estende dal I secolo d.C. fino al termine dell'età patristica e all'affermarsi del cristianesimo di epoca più propriamente medievale: per l'Occidente fino a Beda (ca. 673-735) e per l'Oriente greco fino a Giovanni Damasceno (ca. 675 - ca. 749). Per le altre aree cristiane (siriaca, copta, etiopica, georgiana e armena), in alcuni casi concreti, i criteri cronologici sono stati più elastici in ragione dell'evangelizzazione di tali aree e della particolare natura degli scritti e delle traduzioni in queste lingue. Le voci che compongono il Dizionario sono state scelte con la preoccupazione di riflettere nello spettro più ampio possibile la ricchezza e la varietà di aspetti dell'epoca patristica. Esse includono personaggi, dottrine, correnti culturali, vicende storiche e dati geografici, elementi liturgici e di spiritualità, realizzazioni artistiche e testimonianze archeologiche. I lemmi, disposti per ordine alfabetico, risultano facilmente reperibili. Argomenti e temi di maggior rilievo hanno richiesto una suddivisione interna delle singole voci, per permettere un approccio differenziato e una più celere utilizzazione.
A cura dell'Istituto Patristico Augustinianum di Roma
Il Dizionario è diviso in tre volumi: questo primo volume raccoglie i lemmi dalla A alla E. Tutti i lemmi hanno subìto interventi, sia di aggiornamento del testo, sia nella biografia, e come precisa la presentazione di questa nuova edizione, ne sono stati aggiunti circa 500.
È l’atmosfera magica di Samarcanda e di Bukhara a far da sfondo alle vicende variamente drammatiche di Sophie: difficoltà di coppia e intense passioni, un rapimento, una caduta da cavallo, una fuga senza una meta precisa. Ma, al di là degli eventi che la coinvolgono, Sophie è turbata dal confronto di culture in cui è immersa, e vede quanto le immagini che i due mondi hanno l’uno dell’altro finiscano per essere convenzionali e falsate, spesso semplicemente funzionali a imprese di cupidigia e di potere.
GLI AUTORI
Giuliana Morandini è nata a Udine e vive tra Venezia e Roma. Si è occupata del rapporto tra letteratura e psicoanalisi e di scrittura femminile con E allora mi hanno rinchiusa (1977) e La voce che in lei (1980). Ricordiamo poi i suoi romanzi di atmosfera mitteleuropea: I cristalli di Vienna (1978), Angelo a Berlino (1987), Sogno a Herrenberg (1991), Giocando a dama con la luna (1996); presso Marietti ha pubblicato Sospiri e palpiti (2001) Premio Speciale della Giuria -Premio Rapallo 2002.
Per la prima volta in italiano il Commento unanimemente considerato il più importante e autorevole di tutta la tradizione ebraica. Le interpretazioni tradizionali della Scrittura, in ambito sia ebraico che cristiano, pur nella diversità a volte radicale delle prospettive e soluzioni religiose, vedono tutte nella Bibbia il luogo in cui Dio rivela la sua volontà nell'hic et nunc dei singoli e dei popoli. La lettura della tradizione nasce perciò dall'ascolto, dall'obbedienza e dalla preghiera che la Scrittura stessa suscita all'interno di un'esperienza religiosa che si propone di plasmare e salvare l'esistenza storica. Proprio per questa dialettica fra ascolto-obbedienza nella fede e tensione a trasformare l'esistenza, il confronto con la Bibbia in alcuni momenti storici significativi ha dato luogo non solo a progetti religiosi, ma anche a mediazioni complesse e consapevoli con tutto il bagaglio culturale e scientifico di un'epoca. Almeno nei suoi frutti più maturi, l'esegesi tradizionale non è quindi solo metodo o meditazione spirituale o esercizio di erudizione, ma un'operazione culturale di ampio respiro umano che tende a riproporre il messaggio biblico nella sua essenzialità per l'oggi. «Ascolta, Israele!» vuole aiutare a riscoprire queste ricchezze presentando alcuni dei commenti più significativi ai libri biblici, dalla Genesi all'Apocalisse, espressione di molteplici esperienze, correnti e personalità religiose nei vari momenti storici dell'ebraismo e del cristianesimo. Accanto a testi dell'ebraismo antico, medievale e moderno si propongono qui commenti delle diverse chiese, orientale, greca, latina e dell'area della Riforma. Introduzione e traduzione di Luigi Cattani
GLI AUTORI
Il nome completo di Rashi di Troyes era Rabbi Shelomoh ben Yishaq. Nacque a Troyes, capitale del ducato di Champagne, fiorente centro agricolo e commerciale, intorno al 1040. Studiò nelle prestigiose scuole renane di Worms e Magonza dove aveva insegnato il famoso dottore del Talmud Gershom ben Yehudah. Tornato a Troyes, vi fondò una scuola e iniziò le compilazioni dei suoi commenti alla Bibbia e al Talmud. Morì nel 1105.
Romanzo che oscilla tra due mondi, lo storico e il mitico, Il fuoco nuovo prende l'avvio dalla più importante cerimonia religiosa dei Mexica, quando, dopo giorni di drammatica attesa, all'apparire delle Pleiadi un prigioniero di nobile sangue veniva immolato. Dal petto squarciato dal coltello di ossidiana, là dove per Dio padre e Madre natura aveva battuto il cuore, scaturiva la fiamma che ritornava a illuminare ogni angolo dell'impero. Questo avvenne per l'ultima volta nell'Anno del flauto, quando sul mare apparvero i templi galleggianti di Cortés, il conquistador o il dio falso e bugiardo. Incominciava così il principio della fine del mondo. La fine del mondo, il quinto secondo la cosmogonia dei Mexica, nel romanzo è vissuta con l'animo dei vinti. La comparsa dei conquistadores e la loro marcia verso il cuore dell'impero sono viste o immaginate con gli occhi di Montezuma. Stupito, attonito, dubbioso, incomprensibilmente arrendevole, il Signore dei Mexica e di altri popoli è forse più chiaroveggente dei suoi indovini. Se anche avesse distrutto Cortés dal principio, cosa sarebbe cambiato? Di quanto avrebbe potuto allungare l'agonia del suo mondo? Quali pensieri agitavano l'animo di Montezuma quando inviò a Cortés il copricapo e i paramenti sacri al Serpente Piumato? Chiuso nel suo mondo, nel suo palazzo, nel cuore di una città sull'acqua, tanto bella da farci pensare a una Venezia delle Indie, Montezuma emerge come figura solitaria e tragica, in tutta la nudità della condizione umana.
Vi è ordine civile quando si edifica uno spazio di pace, libertà, giustizia. Le sue radici stanno nei diritti umani: fondati nella natura dell’uomo, antecedono lo Stato, allontanano il totalitarismo, salvano le democrazie dalle tentazioni del relativismo e da uno stanco ripiegamento in loro stesse. Una laicità postsecolare in Occidente esige un nuovo rapporto tra democrazia e religione, in cui sia superato lo slogan “a più modernità corrisponde meno religione”. Nel collegare etica e politica occorre ripensare la cultura liberaldemocratica, rendendola estranea all’agnosticismo e capace di nominare rettamente la persona per sottrarla a nuove forme di dominio. Asse spirituale per il futuro dell’Occidente e fondamentale radice dell’ordine civile da promuovere è riannodare un’alleanza tra Socrate ed Abramo, tra pensiero filosofico e fede biblica.Nel volume i più scottanti problemi dell’ora sono affrontati in agili ma rigorosi capitoli.
GLI AUTORI
Vittorio Possenti è professore ordinario di Filosofia politica presso l’Università di Venezia, dove dirige il Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Diritti Umani. E’ autore di circa 20 volumi, alcuni dei quali tradotti in varie lingue. Fra i suoi scritti più significativi: La buona società, Vita e Pensiero 1983; Filosofia e società, Massimo 1983; Le società liberali al bivio, Marietti 1992; Razionalismo critico e metafisica, Morcelliana 1996, 2ed.; Approssimazioni all'essere, Il Poligrafo 1995; Terza navigazione. Nichilismo e metafisica, Armando 1998; Filosofia e Rivelazione Città Nuova 2000, 2ed; Religione e vita civile, Armando 2002; L’azione umana, Città Nuova 2003. E’ membro del Comitato Nazionale di Bioetica e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
Quando Hannah Arendt e Hermann Broch si incontrarono per la prima volta nel maggio del 1946, lui aveva sessant'anni, lei quaranta. La Arendt doveva ancora pubblicare i suoi libri più importanti, Broch invece con La morte di Virgilio aveva raggiunto l’apice della celebrità come scrittore. Le loro biografie si assomigliavano: entrambi appartenenti a famiglie ebree assimilate, in Germania quella di lei, in Austria quella di lui; entrambi subirono l’odio razziale nazista e infine trovarono in New York la prima tappa del loro esilio americano. Il carteggio, proposto nella traduzione di Vito Punzi, documenta una stretta amicizia. Broch era affascinato dal coraggio e dall’energia intellettuale della Arendt; lei valutò La morte di Virgilio una delle più importanti opere letterarie della modernità, la congiunzione tra i romanzi di Proust e di Kafka. La corrispondenza getta luce sulle condizioni dell'esilio nei primi anni del secondo dopoguerra e presenta dibattiti su Albert Camus e Arthur Koestler, sulla situazione nella Germania di allora, su filosofi come Martin Heidegger e Karl Jaspers, sul tema dei diritti umani, in quegli anni oggetto dell’attenzione sia della Arendt che di Broch. Il carteggio termina con la morte improvvisa di Broch, nel 1951. A cura e con un saggio introduttivo di Roberto Rizzo
È diffusa la convinzione che fra la teologia politica e l'anarchia non ci possa essere altro rapporto che di mera contrapposizione. E che anzi la teologia politica sia, a suo modo, una risposta all'istanza anrchica volta a preservare i fondamenti della società. Ad animare questo volume è il tentativo di far emergere l'istanza anarchica quale parte integrante di ogni gesto realmente teologico-politico.