Questo libro, a un primo sguardo, sembra rientrare nella categoria, teologicamente e pastoralmente utile, delle opere di catechetica. Si tratta infatti di un esperimento nuovo, innovativo, di catechetica. Il libro non si rivolge unicamente ai cattolici che intendono approfondire alcuni aspetti della loro fede, e neppure soltanto ai cristiani delle varie confessioni, ma elabora una serie di pensieri che possono essere letti da tutti, credenti e non: da tutti coloro che sentono interesse, oggi, per il tema del rapporto fra l'essere umano e ciò che lo oltrepassa e, insieme, lo interpella. Ma, non solo: anche se fosse considerato in special modo la testimonianza di un'attività che, in Mons. Ablondi, ha occupato l'intera vita, il libro non sarebbe pienamente compreso. Perché esso è un libro che regala anzitutto occasioni di meditazione. Esso è da meditare nelle parti in cui l'autore riflette, con sensibilità e spiritualità profonde, sulle cose della vita. Nei beni e nei mali della vita: perché in tutto è possibile cogliere, senza paura, un segno di Dio.
In questo numero: Bertoletti I., Sul caso Boffo. Il potere, l'informazione e la democrazia liberale. Franz Overbeck, a cura di Antonia Pellegrino. Introduzione - Sommera U., Genealogia di comunanze e divergenze. Franz Overbeck e Friedrich Nietzsche - Henry M., È possibile un futuro per la teologia nel mondo moderno? - Peter N., L'epistolario di Franz Overbeck e la sua teoria della lettera come genere - Wilson J.E., Il senso dell'autobiografia in Franz Overbeck - Bestebreurtje F., Leggere o interpretare? Alcune osservazioni sul significato dell'esegesi secondo Franz Overbeck - Emmelius J. CH., Osservazioni sull'uso overbeckiano del concetto di "storia profana della Chiesa" - Pellegrino A., Scrivere per un "pubblico limitato". Le strategie di pubblicazione di Franz Overbeck - Stahmann CH., Occidentalismo teologico. Franz Overbeck sull'Oriente e l'Islam - Leghissa G., "Il giubilo più tremendo deve essere il morire di un dio". Franz Overbeck e la filosofia del Novecento
ontemporanei (da D’Annunzio a Montale, da Ungaretti a Calvino, Luzi, Pasolini...). Se in larga parte della cultura giudaica e poi cristiana è prevalso il moto verticale ascendente, uno sguardo levato verso l’Altissimo, l’Oltre, il Mistero insondabile, qui il moto sembra piuttosto discendente, teso a calare il divino nell’umano, a cercare il disvelamento del Dio nascosto dentro le pieghe dell’anima, a trovare il Cristo nel volto sofferente del prossimo. Si supplica il Dio misericordioso, più che il Dio giusto, perché guardi all’umanità, e più spesso si chiedono all’umanità sentimenti di misericordia e gesti di giustizia che vincano il fondo ferino dell’uomo, ne liberino la scintilla divina che possa riscattarci dalla disperazione, dall’insensatezza di un vivere puramente biologico, utilitario. Un moto verticale che s’incrocia con quello orizzontale della comprensione, della tolleranza, della carità.
COMMENTO: Da D’Annunzio a Montale, da Ungaretti a Calvino, Luzi, Pasolini fino agli scrittori dei giorni nostri, un'analisi originalissima della presenza della Bibbia negli autori del Novecento italiano.
PIETRO GIBELLINI insegna Letteratura italiana all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Filologo e critico, ha curato vari classici italiani (fra cui l’edizione critica dell’Alcyone di D’Annunzio (Mondadori 1988); fra i suoi volumi critici ricordiamo Logos e mythos (Olschki 1985) e Il calamaio di Dioniso (Garzanti 2001). Per la Morcelliana ha pubblicato La parabola di Renzo e Lucia (1994) e ha diretto Il mito nella letteratura italiana (5 voll. 2003-2009).
NICOLA DI NINO collabora con i Dipartimenti di Italianistica di Ca’ Foscari e della Columbia University. Oltre a scrittori dell’Otto e del Novecento, ha studiato la letteratura romanesca, pubblicando il poema di Giuseppe Carletti, L’incendio di Tordinona (Il poligrafo 2005), la monografia Giuseppe Gioachino Belli poeta-linguista e il Glossario dei Sonetti di G.G. Belli e della letteratura romanesca (ivi 2008).
De Maistre ci mostra l’altra faccia della luna, quella che non vediamo con i nostri ragionamenti corretti. I Cinque paradossi – dedicati al duello, alle donne, al gioco, al bello, ai libri – furono scritti nel 1795, in un anno che lo trova intento a comporre altri pamphlets: Jean-Claude Têtu, Bienfaits de la révolution française; subito dopo l’incompiuto Studio sulla sovranità (che è del 1794), prima delle anonime Considerazioni sulla Francia (escono nel 1796). Ma i Cinque paradossi, al di là della fascinosa scrittura e dell’ironia che li permea, sono una presentazione accattivante delle idee di de Maistre: infatti, il paradosso - andando contro l'opinione comune - è il suo strumento di conoscenza. Anche se ci sentiamo distanti e riteniamo che talune sue osservazioni abbiano soltanto sostegni nel passato, merita di essere riletto. L’attualità è nella sua intelligenza, ancora viva, sorprendente; la sua prosa ci insegna a sbugiardare, a demolire, a ridere ma anche – e soprattutto – a non perdere mai di vista i riferimenti fondamentali. De Maistre è l’inattuale più raffinato della filosofia moderna e nella sua ricerca dei principi è un contemporaneo. Le domande che si pone sulla società ci interessano, o cominciano a interessarci.
"Quanto più seriamente si prende in considerazione Dio, tanto più seriamente si prende in considerazione l'uomo". In questa lapidaria espressione si potrebbe sintetizzare l'itinerario teologico di Emil Brunner (1880-1966), il teologo riformato svizzero che ha segnato i passaggi cruciali della teologia protestante del '900. Dopo un avvio nel movimento della teologia dialettica, Brunner si lascia gradualmente pervadere dalla preoccupazione di parlare di Dio all'uomo contemporaneo. Si prefigge pertanto l'obiettivo "missionario" di attualizzare la rivelazione nel momento storico contingente, facendo interagire la parola di Dio con la realtà vissuta: la teologia, infatti, non può ignorare le domande dell'uomo contemporaneo. Da tale intento nasce la comprensione del duplice compito della teologia: quello apologetico (il nome scelto è eristica per richiamare la caratteristica dialogica di questa "nuova" apologetica) e quello dogmatico. Se il secondo si impegna a presentare la dottrina cristiana all'interno della comunità cristiana, il primo si occupa delle questioni di fede che si pongono al di fuori della medesima comunità e tende ad agganciare l'uomo offrendogli le risposte di senso che vengono dalla fede.(Giacomo Canobbio)
Dal maggio all’agosto del 1829 Hegel tenne sedici Lezioni sulle prove dell’esistenza di Dio. Una decisione che lasciò sconcertati non pochi contemporanei, ad esempio Goethe, ma che portava a compimento la vocazione profonda del pensiero hegeliano. Infatti, fin dagli anni giovanili lo sforzo di Hegel era stato di coniugare la scoperta del mondo moderno, la soggettività nel porsi come fondamento della libertà, e i contenuti propri della religione cristiana. Un problema che in quegli anni aveva avuto soluzioni diverse – in Jacobi, Schelling e Schleiermacher – e che in Hegel diviene l’occasione per mostrare come il movimento di Dio, in quanto estrinsecarsi dello Spirito nella storia, fosse lo stesso del movimento logico del concetto. Di qui il soffermarsi sulla prova ontologica di Anselmo, come se in essa si fosse mostrato nella sua purezza l’essenza del cristianesimo. È religione della libertà perché è manifestazione nel pensiero della potenza di Dio. Dio è pensiero in quanto è l’essere: un’identità che ancor oggi dà a pensare, fosse anche solo per cercare di smentire questa affermazione. Non solo: in queste lezioni il lettore scopre il fascino del filosofare hegeliano – della sua dialettica – nell’unire scientificità e ricchezza dell’argomentazione.
AUTORE: Hubert Jedin
TITOLO: Il concilio di Trento. Volume II
Il primo periodo 1545-1547
DESCRIZIONE: Il noto storico della Chiesa prosegue in questo secondo volume della grande opera dedicata al Concilio di Trento la narrazione criticamente documentata delle vicende attraverso cui si svolse l’assise più ricca di conseguenze per la vita della cristianità nell’epoca moderna. In queste pagine sono affrontati i lavori conciliari del primo periodo (1545-1547) di sessioni a Trento, prima della traslazione a Bologna: anni di altissima importanza, perché, determinato il programma del Concilio, vi si dibattono i temi teologici cruciali del peccato originale e della giustificazione, e vi si affronta il problema dell’essenza e del numero settenario dei sacramenti, di sommo rilievo liturgico e pastorale, mentre l’esigenza della «riforma cattolica» vi si afferma con la discussione sull’obbligo di residenza dei vescovi. L’esposizione di Jedin – che vi rivela sempre meglio le sue qualità di storico di razza, abile e profondo nelle sintesi – è come sempre scientificamente ineccepibile: vi confluiscono, oltre alle fonti principali edite dalla Görres-Gesellschaft, ampie e minute ricerche dell’Autore in numerosi archivi. Il vasto e circostanziato indice aiuta inoltre la lettura e l’approfondimento.
Piano dell'opera STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO di H. Jedin:
- Vol. I: Concilio e riforma del concilio di Basilea al quinto concilio Lateranense. Perchè così tardi? La storia precedente al concilio di Trento dal 1517 al 1545
- Vol. II: Il primo periodo 1517-1545
- Vol. III: Il periodo bolognese (1547-58). Il secondo periodo trentino (1551-52)
- Vol. IV*: La Francia e il nuovo inizio a Trento fino alla morte dei legati Gonzaga e Seripando
- Vol. IV**: Il terzo periodo e la conclusione. Superamento della crisi per opera di Morone, chiusura e conferma.
COMMENTO: Il noto storico della Chiesa prosegue, in questo secondo volume della grande opera dedicata al Concilio di Trento, la narrazione criticamente documentata delle vicende attraverso cui si svolse l'assise più ricca di conseguenze per la vita della cristianità nell'epoca moderna. In questo volume sono affrontati i valori conciliari a Trento del primo periodo (1545-1547).
HUBERT JEDIN è nato nel 1900 a Grossbriesen (Germania) e ha studiato teologia nelle Università di Breslavia, Monaco e Friburgo. Perfezionatosi negli studi storici all’Archivio vaticano dal 1926 al 1930, ha insegnato successivamente Storia della Chiesa nell’Università di Breslavia tornando in Italia nel 1933 come Bibliotecario al Campo Santo Teutonico, con una breve parentesi di tre anni, dal 1936 al 1939, a Breslavia come Archivista dell’Arcidiocesi, dando inizio anche alla sua opera più famosa: Storia del Concilio di Trento. Dal 1949 è stato Professore all’Università di Bonn; ha diretto la grande Storia della Chiesa (Jaca Book). È morto nel 1980.
La Morcelliana ha pubblicato inoltre di Hubert Jedin: Introduzione alla storia della Chiesa; Riforma cattolica o controriforma?; Il tipo ideale di Vescovo secondo la Riforma cattolica (con G. Alberigo); Chiesa della fede – Chiesa della storia; Il matrimonio (con K. Reinhardt); Storia della mia vita; Breve storia dei Concili. I ventuno Concili ecumenici nel quadro della storia della Chiesa.
SEZIONE MONOGRAFICA: I. Origene ed Evagrio nella cultura siriaca: storia, dottrina e testi, a cura di A. CAMPLANI e E. FIORI:- Encore une fois: Hénade ou Monade? Au sujet de deux notions-clés de la terminologie technique d'Évagre le Pontique (G. BUNGE)- "È lui che mi ha donato la conoscenza senza menzogna" (Sap 7,17): Origene, Evagrio, Dionigi e la figura del maestro nel Discorso sulla vita spirituale di Sergio di Resh'ayna (E. FIORI)- Discerning the Evagrian in the writings of Isaac of Nineveh: a preliminary investigation (S. BROCK)- Evagrio il Pontico negli scritti di Isacco di Ninive (S. CHIALÀ)Antoine Guillaumont (1915-2000) et Claire Guillaumont (1916-2005): Cinquante ans de recherches sur le monachisme ancien et Évagre le Pontique (P. GÉHIN).II. L'eredità di Origene in età medievale e moderna, a cura di F. COCCHINI:- Introduzione (F. COCCHINI)- Gregorio Magno e Origene sul Cantico dei Cantici (M. SIMONETTI)- Tommaso d'Aquino lettore di Origene: un'introduzione (G. BENDINELLI)- Il prologo di Giovanni in Origene e in Tommaso d'Aquino (D. PAZZINI)- Una nota sulla diffusione della tradizione origeniana in epoca medievale: Rodolfo di Biberach (M. RIZZI)- "In toto Origene non est verbum unum de Christo": Lutero e Origene (G. PANI)
DESCRIZIONE: Isidoro di Siviglia è una figura che non manca di sorprendere: fu celebre dai suoi tempi fino a tutto il Medio Evo (immortalato da Dante nel cielo dei sapienti, Par. X, 130-131), e di lui non abbiamo una biografia; fu originale nel nucleo del suo proposito di fornire un’affidabile e pronta enciclopedia dello scibile a popolazioni che non avevano altra fonte accessibile e nei suoi scritti singoli attinse dalle più varie parti senza apportare contributi personali specifici; fondò il genere letterario della Summa, e le Etimologie costituiscono un insigne monumento al suo merito.
È una personalità che giova quindi conoscere nella sua fisionomia esatta, con precisione di analisi e obiettività di valutazione. La presente Introduzione mira appunto a soddisfare questa esigenza. Ne illustra pertanto l’attività sociale e l’opera letteraria, esaminate quale proiezione del suo carattere e della sua mentalità.
COMMENTO: Un ritratto (la vita, il pensiero, la recezione nella posterità) del grande Padre della Chiesa, celebre per le sue Etimologie e Sentenze, che compendiano il meglio della cultura patristica.
FRANCESCO TRISOGLIO ha insegnato Storia bizantina e Storia della civiltà e della tradizione classica presso la Facoltà di Lettere, indirizzo classico, dell’Università di Torino. Della sua bibliografia – un centinaio di articoli e volumi – ricordiamo gli studi concernenti la letteratura greca (specialmente i tragici e gli storici) e latina (Cicerone e Plinio il Giovane), quella cristiana greca (Gregorio di Nazianzo, il Christus Patiens e Basilio) e latina (Cipriano, Ambrogio, Girolamo, Massimo di Torino) e quella bizantina (Procopio di Cesarea). Per Morcelliana ha curato Gregorio di Nazianzo, Autobiografia. Carmen de vita sua (2005); Isidoro di Siviglia, Le sentenze (2008).