Accanto alla poesia altissima e senza tempo della Divina Commedia è stata riunita in questo volume l'intera produzione dantesca, dalla Vita nuova (1292-93), l'intimo memoriale in rime e prosa poetica dell'amore di Dante per Beatrice, alle Rime, mai raccolte da Dante in un corpus unitario; dal Convivio, scritto in volgare tra il 1304 e il 1307 per rendere accessibili anche al pubblico più vasto temi scientifici e filosofici, al trattato latino De vulgari eloquentia; dal Monarchia, trattato politico in tre libri, alle due Egloghe latine composte tra il 1319 e il 1320, fino alle 13 Epistole latine, scritte tra il 1304 e il 1319, e alla Quaestio de aqua et de terra, tesi filosofica letta a Verona nel 1320.
Sono raccolte in questo volume le opere di coloro che meglio seppero descrivere e interpretare le vicende della più grande potenza civile e militare del mondo antico nel momento del suo culmine. Il "De bello gallico" e il "De bello civile" di Gaio Giulio Cesare sono considerati oltre che testi fondamentali dal punto di vista storico, due gioielli di equilibrio e di eleganza letteraria; Cornelio Nepote, grande amico di Cicerone e Catullo, affidò alle biografie di re, condottieri, poeti greci e latini del "De viris illustribus" e agli altri suoi scritti la testimonianza dell'esaltazione del passato e lo sdegno per la decadenza degli arcaici e un tempo virtuosi costumi di Roma; il "De Coniuratione Catilinae" e il "Bellum Iugurthinum" di Gaio Sallustio Crispo, contemporaneo di Cesare, narrano le tragiche vicende di Catilina e Giugurta, che con diverse motivazioni scelsero di opporsi a Roma e pagarono duramente le conseguenze della loro sconfitta; con Gaio Svetonio Tranquillo, che fu segretario particolare dell'imperatore Adriano, entriamo in epoca imperiale, e gli imperatori delle dinastie Giulio-Claudia e Flavia, di cui a Svetonio interessa soprattutto l'aspetto umano e quotidiano, sono i protagonisti del "De vita Caesarum", opera che ebbe un enorme successo. L'affresco più poderoso dell'epoca imperiale si deve a Publio Cornelio Tacito, che scrisse durante il regno di Adriano.
Venticinque casi esemplari e significativi della criminalità romana, dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri. Storie vere di vittime e carnefici che rivelano un unico filo rosso di misfatti lungo le strade della Città Eterna, dalle borgate al centro. Protagonisti, spesso inconsapevoli, che si muovono dentro una metropoli sempre più caotica e "maledetta". Con le sue perversioni, le sue debolezze, i suoi sogni e le sue inquietanti vicende, come quella del brigante Gasparone - terrore di mezza Italia, che assaliva diligenze e carovane - fino agli ultimi episodi criminosi. Storie di violentatori, di giovani scomparse e donne decapitate, di omicidi eccellenti, di morti balorde. Come dimenticare la tragica storia di Cesare Serviatti che uccideva e tagliava a pezzi le sue vittime? E poi l'uxoricida seriale, il Barbablù di Centocelle, fino ad arrivare allo stupratore dei garage Luca Bianchini? Storie di vite spezzate per uno sguardo di troppo, di sodalizi politici e organizzazioni criminali, da quella dei Casaroli, alla Marranella, fino alle nuove realtà nate dalle ceneri della famigerata banda della Magliana.
Fino alle soglie dei tempi moderni, e in alcuni casi anche in seguito, qualunque generale che aspirasse a lasciare una traccia di sé nella storia si è posto come modello Alessandro Magno. Il sovrano macedone fu un conquistatore impareggiabile, in grado di costituire in soli otto anni un impero che andava dalla Grecia all'odierno Pakistan; uno stratega raffinato, capace di allestire campagne ed eserciti di un'efficienza straordinaria; un tattico lucido e brillante, sempre consapevole dei punti deboli del nemico; un generale imbattuto, determinato a superare ogni sfida e ogni prova, tanto più se essa era ritenuta un ostacolo insormontabile dagli altri; e, soprattutto, un condottiero di inarrivabile coraggio, sempre in prima fila in battaglia e sotto gli spalti di una roccaforte nemica, colpito, ferito e vicino alla morte decine di volte ma in grado, col suo esempio, di caricare i propri uomini come nessun altro comandante. Ma quanta parte ebbero nelle sue vittorie le innovazioni e le conquiste di suo padre, Filippo II di Macedonia, la debolezza di un impero in decadenza come quello persiano, e infine la fortuna, che gli permise di uscire vivo, seppur malconcio, da tutte le più temerarie azioni belliche? Questo libro racconta le imprese di Alessandro depurandole dall'incredibile mole di leggende fiorite sul suo conto dopo la prematura morte, analizzando, oltre agli strumenti e alle capacità che gli consentirono di diventare il più grande condottiero di tutti i tempi.
Sono passati più di nove secoli da quando papa Urbano II bandì la crociata che avrebbe riversato sulle strade d'Oriente decine di migliaia d'uomini giunti da ogni parte d'Europa. Il prezzo che la cristianità pagò per questa prima spedizione fu pesante, ma l'espansione turca fu arrestata, Costantinopoli liberata e il Santo Sepolcro sottratto agli infedeli. Da allora le crociate ebbero un altro obiettivo: la difesa di quegli Stati latini carichi di memorie bibliche, dove accorrevano i pellegrini d'Occidente. Le sconfitte non fecero vacillare l'attenzione per la Terra Santa e, attratti dalle indulgenze e dai privilegi spirituali legati alla liberazione dei luoghi santi, i cristiani continuarono a rispondere all'appello dei papi. Epopea esaltante d'autentica fede ed eroismo secondo alcuni, tempi di tenebre secondo altri, che videro in esse operazioni spregiudicate, frutto di ipocrisia, crudeltà e cinismo, le crociate furono uno degli episodi salienti della storia. Al di sopra di tutte le polemiche, Jean Richard ci offre una narrazione magistrale di questa avventura che per due secoli mise in contrasto Occidente e Oriente, offrendo loro anche l'opportunità di conoscere un mondo diverso.
Nelle "Novelle per un anno", che Pirandello iniziò a riunire in volume nel 1922, lo sguardo penetrante dello scrittore agrigentino si annida nel grigiore della normalità, nell'esistenza quotidiana, squarcia le cortine del perbenismo, frantuma le rigide maschere che nascondono i veri, incerti lineamenti, si muove in una varietà multiforme di ambienti, sonda le profondità della psiche, incrina le false certezze. E libero, imprevedibile come la vita, mosso dal suo particolare umorismo, trascrive, senza aderire a moduli esterni, la sofferenza dell'individuo destituito di ogni orgoglio, in confitto con se stesso e con gli altri, disorientato da una sorte sempre mutevole. Il volume riunisce le raccolte di novelle "Scialle nero", "La vita nuda", "La rallegrata", "L'uomo solo", "La mosca", "In silenzio", "Tutt'e tre", "Dal naso al cielo", "Donna Mimma", "II vecchio Dio", "La giara", "II viaggio", "Candelora", "Berecche e la guerra", "Una giornata".
Per la prima volta in un unico volume la trilogia che ha come protagonista il più grande condottiero di tutti i tempi: Giulio Cesare. Andrea Frediani ripercorre la vita e le gesta dell'eroe; ridisegna con impeccabile verosimiglianza storica, ma allo stesso tempo con una sorprendente potenza narrativa, le epiche battaglie che lo hanno reso leggendario, gli amori, le passioni. Dall'incontro d'infanzia con Labieno, che al fianco di Cesare combatterà fin dalle prime campagne militari, alla loro separazione; dal passaggio sul Rubicone, con cui il dittatore prenderà possesso della penisola, alla lotta contro Pompeo; dalla grande vittoria di Farsalo alla campagna africana; "Dictator" ripercorre le tappe principali che hanno portato alla soglia dell'Impero. Sullo sfondo, intrighi, tradimenti e intrecci amorosi, nel romanzo sul più grande uomo di Roma antica.
Pubblicato in forma anonima nel 1764, "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria rappresenta una tappa essenziale nell'evoluzione del diritto sostanziale e processuale penale, tanto da far considerare il suo autore uno dei fondatori della scienza della legislazione. Seguita in questa edizione dal famoso Commento di Voltaire, l'opera viene presentata da Roberto Rampioni, noto avvocato penalista italiano. Il merito di Beccaria consiste nell'aver condensato in modo organico e completo in questo piccolo rivoluzionario opuscolo tutte le critiche maturate nell'alveo del pensiero illuminista contro gli eccessi e gli orrori del pensiero inquisitorio del tempo, in particolare la tortura e la pena di morte. Le cronache giudiziarie dei nostri giorni ci rendono consapevoli della straordinaria attualità dell'insegnamento autenticamente "liberale" di Beccaria.
Motivo dominante delle poesie qui presentate è l'amarezza di un'incolmabile solitudine causata in Tagore dalla perdita prematura della moglie e di due figli. Il desiderio di una riunione con le persone amate in seno all'Eterno origina una lirica tutta tesa alla riproduzione di una realtà ultraterrena sentita come madre e conforto, riparo nei confronti di una dolorosa condizione esistenziale da fuggire. In un'epoca dominata da tragici conflitti il culto di Tagore per la poesia appare un'alternativa di fede, per recuperare una più profonda, sentimentale, infinita dimensione del vivere come amore.