Quando la vecchiaia non prende le movenze della saggezza, ma devasta le capacità mentali, psichiche o corporali dell'individuo, bisogna leggere questo declino come una semplice distruzione delle facoltà e delle acquisizioni di tutta un'esistenza? Non è questa spoliazione invece l'occasione di una lenta e ultima trasformazione? È la scommessa che fa l'autrice, dando relazione degli ultimi sei anni di vita di sua madre e dell'accompagnamento di cui ha goduto fino alla morte. Il racconto riempie un vuoto nella conoscenza che possiamo avere della vecchiaia: la pratica psicanalitica e la spiritualità cristiana concorrono in maniera feconda a capire in che modo la regressione può diventare uno dei cardini della "guarigione".
Con una coerenza e metodicità di dimostrazione che non si smentiscono mai, e insieme con una strumentazione esegetica tanto ricca quanto scaltrita, Pelagio sostiene l'incompatibilità ultima tra condizione di ricchezza e testimonianza cristiana. La penetrazione e il rigore logico del testo si prestano singolarmente anche oggi come un'interessante esercizio per la coscienza che voglia improntarsi alla sincerità e autenticità più limpide rispetto al tema e alla pratica della ricerca e del possesso dei beni.
Il "distacco dal mondo" è espressione della tradizione spirituale, ascetica, cui spesso è stata data una connotazione negativa. Bobin ne recupera in questo libretto tutta l'essenzialità vitale, liberatoria e costruttiva per l'uomo. Il distacco infatti è vera azione amorosa. "L'amore è distacco, oblio di sé. Non possiamo arrivarci con le nostre forze, perché tutte le nostre forze sono costantemente impiegate nell'ammassare il mondo alla superficie del nostro "io"."
Anni addietro mons. Crispino Valenziano ebbe l'intuizione del "museo diffuso" come tipologia museale che rispondesse alle specifiche esigenze di valorizzazione e di godimento dei beni culturali ecclesiali. Il "museo diffuso" consente, appunto, che le comunità locali non siano depauperate del loro patrimonio culturale ecclesiale, con il rischio di perdere le proprie radici storiche e l'identità culturale e religiosa.
"Ha fatto un lungo viaggio Maria da quella casa di Nazaret alla casa di Gerusalemme. Anche lei, come tutti noi, al momento non capiva, anche lei ci ha messo tempo per capire". Poche righe per dire il fascino di una scrittura limpida, intrecciata a poesia, con cui la penna di don Angelo Casati percorre "il viaggio di Maria" dentro l'avventura del Figlio di Dio sulla terra, evidenziandone stupore, fatiche e presenze, rappresentandone, quasi iconograficamente, quei significati che confortano la fede e aprono gli occhi alla rivelazione.
Mentre si va instaurando un efficace dialogo tra ebrei e cristiani, come può essere inteso il legame che unisce il "Nuovo" all'"Antico" testamento? Per la de Souzenelle il mistero di questa relazione si deve intendere come quello dell'unica parola di Dio, nella quale la "buona novella" risuona in piena armonia con la prima alleanza: ne compie le promesse e ne svela il segreto; il suo messaggio, di rimando, si illumina delle mille correlazioni che la legano alla Torah.
È noto il "debito" che David M. Turoldo sentiva per le radici culturali e spirituali che gli provenivano dalla tradizione dell'Ordine cui apparteneva: i frati Servi di santa Maria. Radici che si sposavano con la sua natura, ma che hanno alimentato la sua genialità, la sua poesia e la sua avventura umana.