In una notte di dicembre del 1999, un'incredibile tempesta soffia sul nord Europa. Un uomo esce da una piccola casa bianca nel parco di Versailles per assistere impotente al terribile spettacolo di 18.000 alberi sradicati come canne e boschetti schiacciati dalla forza del vento. Quell'uomo è Alain Baraton, il direttore del parco di Versailles. Per oltre vent'anni anni ha lavorato in uno dei giardini più celebri del mondo, studiandone la storia sia sul campo sia negli archivi. Nessuno meglio di lui conosce e sa raccontare le storie, gli aneddoti, le curiosità relativi al giardino e alle sue vicende, da Luigi XIV ai nostri giorni.
Per la prima volta in italiano, viene qui pubblicato il reportage sugli ultimi giorni del Processo di Norimberga scritto nel 1946 dalla giornalista e romanziera Rebecca West, acclamata l'anno dopo "migliore scrittrice al mondo" da "Time". Con il suo stile asciutto, sarcastico e ricco di immagini paradossali, l'autrice ci permette di "sfiorare" i leader del Nazismo in attesa di una sentenza ineluttabile e di toccare con mano una Germania certamente prostrata dalla guerra ma impegnata con tutte le proprie forze a trovare una catarsi. Rebecca West tornerà altre due volte in Germania, tra il 1949 e il 1954, descrivendone vividamente l'incredibile ripresa economica, nonostante le pesanti costrizioni imposte dai paesi vincitori, i conflitti interni fra gli alleati, i 10 milioni di esuli che si sono riversati sulle sue terre... Emblematicamente, allora, l'anziano giardiniere con una gamba sola, tutto preso dalla sua serra e dalla coltivazione di ciclamini da mettere in commercio, diventa per West il simbolo di questa ripresa: "Era fuggito in un'altra dimensione, in cui il dolore non aveva potere su di lui. Era fuggito nel suo lavoro". Una rilettura del passato fondamentale per capire la Germania di oggi.
Leonardo da Vinci, uomo poliedrico e d'ingegno, talento assoluto del Rinascimento italiano, incarnò in pieno lo spirito universalista della sua epoca. Pittore, scultore, ingegnere, anatomista, musicista e inventore, fu attivo nei più disparati campi dell'arte e della scienza, ed è oggi considerato il più noto tra i protagonisti della cultura, non solo del Rinascimento, ma di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Realizzata in occasione della più completa mostra dedicata al genio vinciano, promossa dal Comune di Milano e ideata e prodotta da Palazzo Reale e Skira, questa monografia propone in una visione d'insieme la straordinaria complessità di questa figura come artista, pittore e disegnatore, e, in parte, la sua attività di scienziato e tecnologo, mai considerata nelle mostre sinora realizzate. Dodici sezioni accompagnano il lettore a scoprire l'attività poliedrica di Leonardo, attraverso i dipinti, i codici originali, i disegni autografi (oltre centro, di cui circa trenta dal celeberrimo "Codice Atlantico") e un formidabile numero di opere d'arte: dipinti, disegni, manoscritti, sculture, incunaboli e cinquecentine provenienti dai più celebri musei e biblioteche del mondo, tra cui capolavori di Antonello da Messina, Botticelli, Filippino Lippi, Paolo Uccello, Ghirlandaio, Verrocchio, Lorenzo di Credi, Della Robbia e Bramante.
Il Barocco a Roma rientra nella categoria di quei felici momenti artistici e culturali della città che la videro all'apice della sua parabola storica. Non solo nel corso del secolo XVII si impose sullo scacchiere europeo dal punto di vista politico, artistico e culturale, ma grazie all'azione di proselitismo cattolico dell'Istituto di Propaganda Fide, l'estetica barocca si diffuse in Europa, nonché nelle terre lontane d'America e d'Oriente, dando vita per la prima volta a un movimento di respiro mondiale. Roma, infatti, divenne il modello da seguire in ambito urbanistico ed architettonico, grazie a monumenti inarrivabili, ma comunque da imitare, quali erano i capolavori di Bernini (si pensi al colonnato di San Pietro) e Borromini (San Carlino), mentre dal punto di vista pittorico le opere di Caravaggio, Pietro da Cortona e Baciccio fecero scuola per tutto il secolo. Infine, la scultura ebbe un punto di riferimento irrinunciabile ancora una volta nel genio di Giovan Lorenzo Bernini, della sua bottega e dei suoi seguaci. Articolato in sei sezioni (La nascita del "Barocco"; L'estetica Barocca; Teatralità e scenografia nell'arte di metà secolo; Paesaggio e il grande spettacolo della natura; Le feste; Gli arredi), il volume documenta questo percorso artistico e intellettuale che, partendo proprio da Roma, ha finito per rendere la poetica Barocca più vicina a una categoria dello spirito umano che al semplice valore estetico di un movimento artistico.
Nel 1941, a 72 anni, convalescente dopo una complessa operazione chirurgica, Henri Matisse rilasciò una lunga intervista al critico Pierre Courthion. Numerosi e appassionanti gli argomenti trattati dal maestro: i suoi primi anni a Parigi come allievo di Gustave Moreau; i suoi rapporti con Renoir, Cézanne e Pissarro; le sue collaborazioni con Diaghilev e i Balletti russi; i viaggi; le riflessioni sulla sua opera e sul suo modo di concepire e vivere l'arte. Tuttavia, davanti alle bozze che Courthion e l'editore Albert Skira infine gli sottoposero, Matisse ritirò il suo consenso alla pubblicazione, giudicando i contenuti troppo privati; l'intervista andò così smarrita per oltre settant'anni. Grazie agli eredi Matisse e al J.P. Getty Trust, viene oggi pubblicata per la prima volta in traduzione italiana presso lo stesso editore che l'aveva commissionata: una sorta di testamento spirituale di Matisse, una confessione informale nella quale il grande artista racconta in prima persona la sua idea di pittura, la sua estetica del colore, le tappe del suo itinerario nell'arte.
Pittore, incisore, illustratore e scultore,Matisse è uno dei più noti artisti del XX secolo, esponente di maggior spicco della corrente fauvista.
Attraverso il rimando a oggetti di ricche e fastose culture figurative, tra motivi di ibridazione e commistioni di generi e stili, Arabesque documenta come il motivo della decorazione e dell'orientalismo diventi per l'artista francese la ragione prima di una radicale indagine sulla pittura. Di un'estetica fondata sulla sublimazione del colore, della linea, sull'idea stessa di superficie. Sull'identificazione di una purezza attraverso la semplificazione della forma, intuita nella sintesi cromatico- lineare dei crespi giapponesi che rivelano inizialmente aMatisse la forza espressiva degli elementi della pittura.
Facendo rivivere il fasto e insieme la delicatezza di un mondo antico e semplice, esaltato dallo sguardo profondo di Matisse volto a riportare l'emozione a un'essenzialità e a una sensibilità primitiva, Arabesque mostra la potenza creativa di un'idea che allude a una visione concettuale, cioè alla maniera di interpretare la superficie pittorica e al richiamo di tradizioni culturali che nell'ornamentazione racchiudono il senso stesso di una simbologia basata sugli archetipi di natura e cosmo.
Charlotte Salomon, giovane artista ebrea berlinese, prima di essere travolta dall’uragano nazista fece in tempo a raccontare in pittura la propria vita.
Nata nel 1917 in una famiglia segnata da numerosi suicidi e vittima della follia razziale hitleriana, morirà a soli ventisei anni, incinta di quattro mesi, in una camera a gas di Auschwitz.
È al suo capolavoro autobiografico Vita? o Teatro? (un’opera pittorica, teatrale e musicale) che si ispira Bruno Pedretti, rintracciando nell’esperienza di Charlotte i segni di un dramma che travalica la storia e precipita come tragedia inappellabile. Carica del peso di un dramma familiare che va oltre il suo personale destino, Charlotte sfidò gli estremi del dolore e dell’offesa riscattandoli con l’arte, per lasciarci in eredità uno dei canti più alti del nostro tempo.
Bruno Pedretti è nato a Bienno (Brescia) nel 1953. Da molti anni vive a Milano e attualmente insegna all’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana, a Mendrisio.
Autore di saggi su temi di arte, architettura ed estetica, in ambito letterario ha pubblicato, oltre alla prima versione di Charlotte. La morte e la fanciulla (Giuntina, 1998), i romanzi Patmos (Marinotti, 2008) e La sinfonia delle cose mute (Mondadori, 2012).
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Decenni vissuti tutti d’un fiato. Dagli anni sessanta alla fine degli ottanta, la discografia italiana ha vissuto una golden era esaltante, che ha inciso profondamente sui gusti e i costumi non solo giovanili.
Dalle melodie sanremesi alla rivoluzione dei cantautori, dall’irriverenza di Battiato a Battisti che sbanca il tavolo del pop italiano, agli scimmiottamenti prima rock poi punk, alla mistica delle primedonne: un susseguirsi di personaggi, canzoni e avvenimenti che hanno segnato la storia personale e pubblica di almeno tre generazioni.
Lucio Salvini, che di quest’epoca è stato un protagonista alla guida delle più importanti aziende discografiche italiane, ha vissuto in prima persona la scoperta e il lancio di tanti artisti, i successi e qualche errore: un’epopea fantastica, che ci racconta rievocando accadimenti sconosciuti, bizzarrie, astuzie e curiosità appassionanti e divertenti.
Da Sassi di Gino Paoli al Cane con i capelli di Jannacci, dai dervisci in Genesi di Franco Battiato all’orata al sale di De André, alla dieta truffaldina dell’Equipe 84, è una galoppata che si legge d’un fiato con la musica nella mente e negli occhi la nostalgia di un mondo che non c’è più.
Lucio Salvini è nato a Milano. Dopo studi ed esperienze a Londra, Parigi e Francoforte è stato giornalista e autore televisivo.
Entrato alla Ricordi come responsabile dell’ufficio stampa, ne è stato direttore generale per diciassette anni, per poi passare un decennio come amministratore delegato alla Fonit Cetra. Con Franco Franchi e Tinin Mantegazza ha pubblicato Filibusta (Milano 1974).
Giovanni Choukhadarian è nato a Sanremo. Giornalista, ha scritto e scrive su “la Repubblica”, “il Giornale”, “Il Foglio”, “L’Indice dei libri del mese”. Ha pubblicato numerosi studi sulla storia della canzone italiana.
Questo volume offre una vasta e ragionata iconografia del Made in Italy dal dopoguerra al XXI secolo e, insieme, spunti di riflessione, curiosità e ricordi: dalle storiche creazioni delle Sorelle Fontana, di Emilio Pucci, Guccio Gucci, Salvatore Ferragamo, Roberto Capucci ed Emilio Schuberth negli anni Cinquanta, all'alta moda degli anni Sessanta con i grandi sarti Forquet e Valentino; dagli anni Settanta con le collezioni di Missoni, Krizia, Lancetti, Mila Schön ai grandi stilisti degli anni Ottanta e Novanta Armani, Versace, Ferré, Fendi, Coveri, Moschino, al passaggio al nuovo millennio e alle ultime novità dei nostri giorni.
Discendente della dinastia tessile degli Amman, Luisa Casati Stampa (1881-1957) rimase presto orfana e si ritrovò con un enorme patrimonio da dilapidare. Milano, sua città natale, Roma, Venezia, Parigi - dove prese dimora nell'enorme e ingestibile Palais Rose - e infine Londra furono i suoi palcoscenici. Attratta da ogni eccesso, dalle droghe all'occulto, fu modella di tutti i protagonisti delle avanguardie, avendo al suo fianco una corte di iconografi intenti a celebrare le sue gesta in maschera. Leggendaria, sprezzante, chimerica, fu compagna di D'Annunzio e finì i suoi giorni in miseria. Cecil Beaton la inseguì nei suoi ultimi anni per ritrarre la sua decadenza, ma lei si schermì, preferendo affidarsi al ricordo. Una memoria che ha ispirato artisti, scrittori, creatori di moda e performer, affascinati dal suo "vivere inimitabile".