Di solito chi scrive il diario spirituale è una persona che vive il rapporto con Dio in modo esclusivo. Molti semi di luce però sono disseminati in tanti cuori e, pur nella fragilità della natura umana, agiscono in modo nascosto, permettendo anche alle persone comuni di sperimentare una vita piena, solare, gioiosa e soprattutto ricca di tanti frutti. Questo "diario" vuole testimoniare la storia della grande luce dello Spirito Santo versata nel cuore di una persona fragile, come tante altre, ma estremamente riconoscente per tutto l'amore e la cura vissuta.
«Mi chiese una volta un bambino: «Ma Gesù avrebbe perdonato Giuda?». Risposi senza esitazione: «Gesù era prontissimo e felicissimo di perdonare: Giuda non l'ha voluto». Non accada così anche a noi! Anche Pietro tradì Gesù rinnegandolo tre volte, ma Pietro ebbe l'umiltà di piangere, l'umiltà di chiedere il perdono e di gettarsi nell'abbraccio della Misericordia di Dio. Don Antonio Fiozzo, nelle pagine che seguono, ci invita a credere nel perdono. E ci presenta il sacramento del perdono avvalendosi degli insegnamenti che l'amato Papa San Giovanni Paolo II ci ha lasciato come sua viva eredità spirituale la cui preziosità è simile ad una perla il cui splendore non conosce limiti, così come senza limiti è la Misericordia di Dio Padre. Da queste pagine, vibranti e luminose, esce l'invito a seguire l'umiltà di Pietro, l'invito a chiedere perdono per sentire la bellezza dell'abbraccio di Dio che ci restituisce la pace del cuore, di cui tutti abbiamo bisogno». (Dalla Prefazione di Sua Em. Angelo Card. Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, Presidente della Fabbrica di San Pietro)
Finalmente il Vangelo spiegato con parole semplici. Dopo Cento Giorni con Gesù esce questo nuovo libro in cui l'autore accompagna il lettore in un percorso fatto di cento piccoli incontri con Gesù, ciascuno dei quali permette di svelare un pezzetto del mistero di Dio. Cento passi per scoprire che Gesù è vivo più che mai e che, anche oggi, interviene nella nostra vita. Un libro scritto con un linguaggio chiaro e diretto, capace di raccontare Dio a chi non lo conosce ed anche coinvolgere chi già lo conosce un un'esperienza ancora più intima ed intensa con il divino.
Alessandro Ginotta, giornalista e scrittore, classe 1970, collabora con La Voce e Il Tempo, il settimanale della Diocesi di Torino, scrive per Zenit, Rivista Maria Ausiliatrice ed altri periodici cattolici. Impegnato nel campo dell’associazionismo, cura l’ufficio stampa della Società di San Vincenzo De Paoli e si occupa della formazione dei volontari che operano sul territorio nazionale. Il suo blog è www.labuonaparola.it
In una stagione in cui troppi si affrettano a dipingere scenari da guerra, a svendere il proprio corpo e la propria sessualità, ad affermare il potere dell'uomo sulla donna, ho cercato di proporre un semplice itinerario alfabetico, fatto di "luoghi comuni", per un dialogo possibile con la propria interiorità e per un riconoscimento di quanto sta a cuore a ciascuno di noi. Ogni lettera dell'alfabeto può contenere sicuramente innumerevoli termini o parole chiave, quindi l'itinerario non è concluso, che tutto ciò che ci abita non è un circolo vizioso, ma un avvincente intreccio di conoscenza di Dio, di sé e dell'altro, di custodia del passato e di sguardo aperto al futuro, di ricerca di un Dio che dà ancora senso alla vita e di lotta contro i falsi dèi, che una società continuamente mi presenta, e che mi affascinano.
L'Antropologia angelica indaga l'idea secondo cui l'uomo è un essere naturalmente trascendente. La ricerca della soprannaturalità abbraccia scienze umane come la psicologia, filosofia, la storia e la stessa antropologia. Quest' opera nasce per aumentare la consapevolezza verso una più intima visione della propria essenza spirituale legata profondamente all'angelo di Dio.
Tra le pieghe dei Vangeli canonici, nelle parole non dette e taciute, persa nella nebbia del tempo, riposa la storia - mai raccontata ma non per questo meno vera - di Maria la Maddalena. Donna in un'epoca la cui cultura era esplicitamente ed orgogliosamente misogina e maschilista. Certo Maria è una donna, ma la sua non è una battaglia di genere, non è ancora tempo per le rivendicazioni di genere. La sua è un'epoca in cui vige il diritto di discendenza e nemmeno la ricchezza può comprare la posizione sociale. Nella società israelita, più che nelle altre, a definire la dignità umana sono la purezza del sangue e l'incondizionata fede in Dio, alle cui prescrizioni il credente deve conformare tutta la propria vita. In quell'epoca e in quella cultura la donna vale poco più del bambino e dello schiavo. Maria, grazie all'incontro con Gesù, prende consapevolezza di sé e impara a determinare autonomamente la sua vita compiendo scelte dettate solo dal più nobile dei sentimenti: l'amore incondizionato per il Cristo Redentore.
Questo testo è pensato soprattutto per i fedeli, per aiutarli ad accostarsi alla confessione sacramentale con maggior frutto e con spirito da figli, come siamo davvero, e non da schiavi. Ad esso è aggiunto un piccolo scritto, originariamente pensato, com'è evidente dallo stile e dai contenuti, per gli stessi confessori, sul dovere della nostra fedeltà al Magistero ed alle norme ecclesiastiche nell'amministrazione del sacramento della penitenza: speriamo in tal modo di aiutare gli stessi sacerdoti a celebrarlo con più attenzione pastorale verso le tante situazioni che si possono incontrare, e che richiedono una riflessione in qualche modo più attenta per non incorrere nei contrapposti errori dell'arbitrio o della rigidità.
Dopo uno sguardo sulla fenomenologia dell'istante mortale e l'elaborazione di una fenomenologia della morte dell'altro in generale, osservata o utilizzata, l'analisi si sofferma sull'esperienza della morte dell'altro che, in quanto amato, è presenza che ci costituisce. La sua morte non è solo perdita di possibilità, ma perdita del "noi", ci coinvolge e trasforma estraniandoci, in quanto si configura come perdita di sé e del mondo. Il nulla del rapporto ci precipita nell'isolamento e nello spaesamento. Prima di passare a considerare successivamente le esperienze anticipatrici e quindi la fenomenologia del "come se", la prefigurazione della propria morte, l'indagine si interrompe perché l'autore si trova inaspettatamente ad esperire nell'intimo quanto si era preteso, con giovane spavalderia, di indagare da fuori. Avvicinandosi al cuore del problema il testo non poteva non farsi silenzio e preparazione a questa unica esperienza veramente nostra, nel bisogno di ricapitolare tutto l'essere sul palmo della mano con l'intento di trovarsi pronti al dono nell'attimo supremo. Che senso avrebbe possedersi senza donarsi?
Questo breve commento al Vangelo più teologico e spirituale, è rivolto ad un vasto pubblico. Senza attardarsi su questioni riservate ai biblisti, offre delle chiavi di lettura che accompagnano nella comprensione delle sue «parole di vita eterna» (Gv 6,68).
"«Che cosa ci fa lieti?» è la domanda così personale e decisiva che si pone Giovanni Emidio Palaia. Una domanda che accompagna sempre la vita di ogni uomo, che appassiona i giovani, ma che diventa ricerca fino all'ultimo respiro. Palaia ha scritto queste pagine all'indomani del Sinodo dei giovani, voluto da Papa Francesco, che sempre ha messo in guardia i giovani dal cercare la felicità che delude, restando sul divano, nelle tante gioie offerte dal consumismo. È un piccolo contributo, che può aiutare il giovane ad interrogarsi su quello che è il desiderio più profondo che porta nel cuore: l'essere felice. In filigrana si intravvedono le domande che costituiscono l'ordito di tutta la pubblicazione: «È possibile essere felici ed essere nella gioia, nonostante le fatiche e le difficoltà? Quali sono le condizioni che permettono una vita lieta? Per rispondere a questi interrogativi l'autore parte dalla ricerca di felicità che abita il cuore di ogni uomo e, passando attraverso l'esperienza dell'Antico e del Nuovo Testamento, trova il centro della sua esposizione nel legame profondo tra felicità, libertà e amore. l'autore presenta i tratti di alcune figure cristiane di varie epoche, da San Francesco d'Assisi a San Martino De Porres, da Giorgio La Pira ai "santi della porta accanto", come Chiara Corbella, Niccolò Bizzarri o la propria mamma, tutti attenti a cogliere i segni dell'amore nella propria vita". (dalla Prefazione del Card. Matteo Maria Zuppi) "Questo libro di don Giovanni Emidio Palaia è un grande gesto d'amore, un autentico dono fraterno per tutti noi che lo stiamo sfogliando". (dall'Invito alla lettura di Beatrice Fazi)