Una coppia scrive un libro a due voci sulla vita di coppia. Meglio ancora: una coppia che per professione, psicoterapeuta lei psicoanalista lui, di storie a due ne ha ascoltate tante. Nicole e Philippe Jeammet si rivolgono qui agli uomini e alle donne d'oggi alle prese con la costruzione di un rapporto d'amore. E proprio nella declinazione odierna della parola "amore" individuano la chiave per leggere la coppia contemporanea. Oggi, essi dicono, non è più al legame coniugale che si chiede di durare, ma al sentimento amoroso. L'amore, o meglio il bisogno di riconoscersi degni d'amore nello sguardo di un altro, sembra essere la nuova forma di sacro, al riparo della quale si cerca di scongiurare l'angoscia trasmessa da questo nostro mondo difficile e insicuro. Ci si specchia negli occhi dell'amato e ci si trova belli e degni: un'esperienza di felicità tanto perfetta quanto fragile. Perché quei momenti magici possono rivelarsi un'illusione, soprattutto quando dietro l'incontro amoroso si celano le aspettative e i sogni dei primi legami infantili. La coppia diventa allora il luogo potenzialmente esplosivo in cui si agitano i retroscena affettivi non risolti nell'infanzia. Come darle una possibilità di riscatto? Non certo tornando indietro, alla coppia immobile e codificata, ma, da una parte, comprendendo meglio i meccanismi all'opera nel gioco d'amore e, dall'altra, riscoprendo che questo gioco è anche un "lavoro" di costruzione di sé e dell'altro.
Storica rivista dell'Ateneo dei cattolici italiani, "Vita e Pensiero", sin dalla fondazione nel 1914, si è proposta come autorevole luogo di confronto e dibattito per la cultura del Paese. Nella consapevolezza che quella che stiamo vivendo è per tutti una stagione ricca di opportunità e rischi, da affrontare con coraggio intellettuale e gusto per la ricerca del vero, dal 2003 "Vita e Pensiero" è stata ripensata nell'impostazione grafica e nel lavoro redazionale. Oltre a temi quali lo sviluppo tecnologico ed economico, il progresso delle neuroscienze e della genetica, i nuovi paradigmi della politica e delle relazioni internazionali, l'evoluzione dei mezzi di comunicazione di massa, dedica una particolare attenzione all'attualità, ospitando articoli e interventi di docenti dell'Università Cattolica e di significative voci "esterne", capaci di offrire chiavi di lettura originali sui fenomeni sociali e culturali di oggi e di domani.
Il tema del bene comune è oggi tanto presente in una società che, a rischio di frammentazione, ne percepisce pur confusamente la necessità, quanto teoricamente indicibile da parte della filosofia politica, influenzata da eredità socialiste e da prospettive individualiste liberali. Di qui la necessità, per una riproposizione del tema, di una approfondita calibratura che tenga conto delle istanze presenti nel pensiero moderno e contemporaneo e delle ragioni ereditate dalla tradizione classica. È nato con questi interrogativi un lavoro seminariale fra docenti di diverse università italiane che, in questo volume, affrontano il tema del bene comune da diverse prospettive e con diverse sensibilità e competenze. In particolare, tre prospettive complementari offrono una gamma interessante di significati del bene comune: i fondamenti teorici dell'idea nello sfondo della sua lunga storia e della sua crisi; l'esperienza che del bene comune si ha in modo anche atematico nel vivere associato; gli ambiti della cultura civile in cui la questione del bene comune ha un forte rilievo, quali sono l'ambito economico, quello religioso pubblico, quello dei diritti umani, quello delle utopie tecnologiche.
La ricerca del senso religioso arricchisce l'umano in tutte le sue dimensioni e può esprimere ciò che ampi strati dell'opinione pubblica avvertono come coinvolgente in modo profondo la vita, il lavoro, la rete di relazioni ed affetti. Fede, educazione - i principali nuclei tematici di questo libro chiamano in causa "il Cristianesimo, in un rapporto fecondo con le altre religioni", a essere attore determinante nel costruire una società plurale, nel "dare vita a un nuovo umanesimo". Insegnare a pensare in modo critico e offrire percorsi di maturazione alla "vita buona" è oggi necessario nella "città secolare", dove l'informazione che ci satura indiscriminatamente di dati, tutti allo stesso livello, finisce per portarci a una sconcertante superficialità. La riflessione pedagogica attinge dalla ricchezza del vissuto credente sollecitazioni peculiari e i sette capitoli che compongono il volume, come note sul pentagramma, danno voce a diverse sintesi tra fede e cultura, richiamano armonie e contrappunti del pensiero. Le argomentazioni entrano in dialogo sulla soglia di una domanda di senso, di un desiderio di conoscenza, del mistero dell'altro e dell'Alto. "Dare la vita" esprime un'idea di futuro, indica un progetto, designa uno slancio creativo. È testimonianza e gioia; confronto serrato e sostanziale sulle ragioni e sui sentimenti per "abitare" la terra e il cielo. Un consapevole lavoro di discernimento sul rapporto tra educazione e fede implica che esse recuperino un'unità profonda...
La biobanca quale raccolta di materiali biologici umani offre alla ricerca medica un numero fino a pochi anni orsono inimmaginabile di reperti omogenei per certe caratteristiche e di informazioni da essi desumibili. Talora, si pensi alle banche di sangue cordonale, offre altresì elementi che possono essere utilizzati in ambito terapeutico. Si tratta, quindi, di una risorsa caratterizzata da una peculiare finalizzazione solidaristica. Ma quanto essa mette a disposizione è straordinariamente delicato: perché se ne potrebbe far uso per gli scopi più diversi; perché è in grado di fornire conoscenze sensibili sulla salute del donatore e dei suoi consanguinei; perché potrebbe suscitare interesse da punti di vista del tutto differenti rispetto a quello sanitario. Gli elementi biologici umani sono espressione dell'identità di un individuo e ne portano i caratteri. Ciascuno, pertanto, ha il diritto e il dovere di sovrintendere al loro utilizzo, prestando il proprio consenso sulla base di un'adeguata identificazione dell'ambito di ricerca presente e futura (o di gestione per fini terapeutici) cui siano destinati o escludendo tipologie di utilizzo ritenute inaccettabili. Tale responsabilità non viene meno solo perché si renda irriconoscibile, mediante procedure di anonimizzazione, il rapporto tra un certo materiale biologico e l'individuo da cui proviene. Quel rapporto, del resto, deve poter essere ricostruito ai fini della comunicazione di dati che abbiano interesse sanitario...
Una delle figure più eclettiche e originali della cultura italiana degli ultimi decenni: questo è stato Edmondo Berselli. Osservatore della società disincantato e partecipe, interprete mai ideologico delle vicende politiche, studioso onnivoro, si è dedicato con passione e ironia anche a temi pop, come la musica leggera, il calcio, la televisione, la gastronomia, conciliando magistralmente raffinate analisi e vertiginose disquisizioni. Queste pagine, che raccolgono i saggi da lui pubblicati tra il 2003 e il 2008 sulla rivista "Vita e Pensiero", sono un tributo alla sua figura di intellettuale atipico. Sostenuto e amichevolmente accompagnato dalla Prefazione di Lorenzo Ornaghi (già rettore dell'Università Cattolica e ministro per i Beni e le Attività Culturali) e dalla Postfazione di Aldo Grasso (docente all'Università Cattolica e critico televisivo del "Corriere della Sera"), il volume svela i tratti distintivi del microcosmo di Berselli, il suo pensiero acuto e curioso, da 'adulto con riserva', nei confronti della cultura di massa, della politica e del cattolicesimo.
Di lavoro oggi si discute molto, principalmente riguardo alla sua profondissima crisi e alle scelte politiche che dovranno sanarne le drammatiche emergenze. Ma il lavoro non ha soltanto a che fare con la produzione di ricchezza e benessere materiale: esso 'fonda' la Repubblica italiana, come recita l'articolo 1 della nostra Costituzione, e soprattutto fonda tutti noi, che siamo veramente cittadini perché lavoriamo, lavoreremo, abbiamo lavorato (o perché non possiamo lavorare pur volendolo fare). Spesso, in questo parlar molto del lavoro, ci si sofferma troppo, se non esclusivamente, sui suoi aggettivi - precario, dipendente, autonomo, nero... - mentre viene elusa la domanda decisiva: che cosa è il lavoro? Su questo riflette qui Luigino Bruni, esplorando i temi del lavoro non sotto forma di un trattato sistematico, bensì con felici escursioni tra la vita e la teoria, senza mai perdere di vista la valenza fondativa del lavoro nella vita umana. Ecco allora la ripresa in questa prospettiva della lunga storia del lavorare degli uomini e delle donne, fino al rapido tramonto delle forme del lavoro contadino e poi di quello della fabbrica, dove si erano condensati secoli, se non millenni, di storia di arti e mestieri, di professioni e abilità. Un tramonto dopo il quale non si intravede ancora con chiarezza quale sarà il futuro delle nuove forme di produzione di beni e servizi: se una modalità più umana e umanizzante o invece il ritorno di una dipendenza quasi servile, una sorta di neo-feudalesimo. E poi, l'attenzione alle realtà giovanili, schiacciate tra la fine dei mestieri e la chiusura dei mercati, eppure miniere di speranza che la scuola e la formazione possono ancora far fiorire. E infine, la rilettura sotto una nuova luce delle 'parole' del lavoro: a cominciare da charis, 'gratuità', passando per oikonomia, la vera 'economia', cioè il bene comune domestico, per arrivare a 'festa', la dimensione autentica del lavoro come lo intende Bruni, vale a dire la produzione all'interno della dimensione relazionale e simbolica, della fraternità e del dono reciproco.
Il Concilio Vaticano II (1962-1965) fu l'evento ecclesiale più importante del XX secolo e, con le sue prese di posizione, ebbe tra l'altro il merito di riattivare i contatti tra Chiesa e arte contemporanea, compromessi e quasi interrotti per circa due secoli. Questo libro illustra il modo in cui è stata preparata e attuata in Italia la svolta in materia di relazioni tra Chiesa e arte contemporanea negli ultimi cinque decenni, ben sapendo che nel nostro Paese le cose sono andate in maniera molto diversa rispetto ad altre nazioni europee, come la Francia, la Spagna e la Germania. Giancarlo Santi presenta in forma sintetica la situazione italiana nel periodo della preparazione del Concilio, illustra le disposizioni conciliari che riguardano direttamente il tema dell'arte e racconta come nelle diocesi italiane le disposizioni conciliari sono state accolte e messe in atto, rivolgendo una particolare attenzione alle chiese e alle opere d'arte realizzate a Milano, la città in cui Paolo VI, il papa del Concilio, svolse il suo ministero episcopale dal 1954 al 1963.
"'Gli imprevisti della Riforma' è destinato a tutti coloro che vogliono capire come l'Europa e il Nord America di oggi sono diventati quello che sono": ecco, nelle parole dell'autore, l'ambizioso programma di questo libro, che in versione originale ha dato vita a un acceso dibattito ed è destinato a diventare punto di riferimento per un pensiero critico della cultura occidentale contemporanea. Storico statunitense dalla scrittura insieme elegante ed erudita, Brad Gregory ricostruisce il farsi della modernità come effetto a lungo termine di alcune svolte accadute nel lontano passato. Il punto di cesura si verifica con la Riforma protestante che, negli intenti dei suoi padri, avrebbe dovuto sanare le derive della cristianità medievale e riportarla al cuore del messaggio evangelico. Ma una serie di eventi e di problemi complessi, primi fra tutti i conflitti e i disaccordi dottrinali sorti fin da subito non solo con la Chiesa di Roma ma anche all'interno della stessa compagine protestante, ha portato a effetti imprevisti, non intenzionali e a volte addirittura contrari alla visione di partenza, che hanno contribuito alla costruzione dell'Occidente moderno...
L'elezione a papa di Jorge Mario Bergoglio ha innescato un forte processo di rinnovamento che sta segnando profondamente la vita della Chiesa. Tra le grandi novità c'è anche il suo essere gesuita, il primo papa gesuita della storia: un'eventualità parsa per secoli quasi impensabile, che ha suscitato un'ondata di curiosità nei confronti della Compagnia di Gesù. Chi poteva soddisfare questo diffuso interesse meglio di un grande storico della Chiesa appartenente proprio all'ordine dei gesuiti, quale John O'Malley? Impresa non facile: quella della Compagnia di Gesù è infatti una storia ricca e complessa, abbraccia secoli, culture e continenti diversi ed è stata oggetto di giudizi molto contrastanti. Perché i gesuiti divennero quasi da subito anche poeti, astronomi, architetti, antropologi, imprenditori teatrali e molto altro, in un coinvolgimento nella cultura laica che non aveva precedenti per un ordine religioso e che finì per essere interpretato in modo dualistico: i gesuiti o erano santi o erano demoni. La ricostruzione di O'Malley ci restituisce un ritratto a tutto tondo dell'ordine, tra soppressioni e rifondazioni, fama e martirio, in un vivace racconto che parte da Ignazio per arrivare a papa Francesco, volutamente sintetico e concreto, narrato con lo stile che è ormai la cifra di O'Malley: riferimento rigoroso alle fonti storiche e attenzione al dettaglio umano.