
Prendendo atto della difficoltà nel caratterizzare univocamente l’approccio narrativo all’etica, che pure è auspicato da più parti e in diversi ambiti del dibattito contemporaneo, il volume prende in esame alcune matrici filosofiche dell’etica narrativa, allo scopo di evidenziarne la specificità e le risorse. In particolare, vengono analizzate e proposte teoriche di Alasdair Maclntyre, lris Murdoch, David Carr, Charles Taylor e Paul Ricoeur, che attribuiscono alla categoria di “narrazione” una valenza pratico-etica; dal loro confronto emerge un profilo teorico dell’etica narrativa, del quale viene vagliato il contributo ai fini di una fondazione antropologica della norma etica. Tra le risorse dell’approccio narrativo vengono individuate l’esplorazione della soglia tra antropologia ed etica (mediante la tematizzazione della vita come unità narrativa) e l’approfondimento del rapporto tra universale etico e storie di vita particolari; quale limite ditale approccio, invece, si riconosce la non-autosufficienza della narrazione ai fini della fondazione etica.
Il volume affronta il ruolo della valutazione nel contesto educativo e formativo, con l’intento di porsi quale strumento a supporto della didattica, aiutando il lettore a riconoscere e comprendere le problematiche e le strategie risolutive messe in atto nelle pratiche valutative. Un aspetto non marginale nella professionalità e qualità del valutatore consiste infatti nella capacità di affrontare, di volta in volta, la complessità delle situazioni reali e adottare in risposta scelte metodologiche coerenti e utili senza perdere di vista gli obiettivi e l’impianto complessivo che si intende perseguire. La valutazione, in particolare nell’ambito educativo e formativo, assume significato e valore se è pervasa da un’intenzionalità pedagogica che la pone al servizio dell’azione e dei contesti in cui si inserisce. Nel volume si è scelto di prendere in esame due esperienze di valutazione che insistono sulla formazione di operatori riportando la documentazione originale in forma integrale. In tal modo è stato possibile analizzare le situazioni proposte esaminandone anche i processi di genesi e sviluppo che in genere non traspaiono dalla reportistica ufficiale, incluse le difficoltà incontrate e le strategie perseguite per risolverle. I due progetti sono corredati da approfondimenti metodologici e da spiegazioni circa le motivazioni che hanno indotto a compiere le diverse scelte. Tali approfondimenti sono inseriti in appositi box per permettere di procedere con la lettura del testo principale senza soluzione di continuità oppure di soffermarsi, di volta in volta, sugli approfondimenti proposti. I box non hanno pretese di esaustività ma intendono fornire degli orientamenti a partire dall’analisi dei casi: alcuni propongono indicazioni pratiche e operative, per esempio sul trattamento dei dati, altri offrono commenti puntuali utili alla comprensione di passaggi specifici del testo.
"Dio nessuno lo ha mai visto" è un versetto del vangelo di Giovanni (1,18) che parla di un'esperienza universale. Chi infatti potrebbe affermare di aver visto Dio? Dove quindi se ne può fare esperienza in modo da poter dire: è lì. L'evangelista Giovanni non ha dubbi: "proprio il Figlio, lui lo ha rivelato". Nella vicenda storica concreta di Gesù si può vedere Dio all'opera, così come egli veramente è, oltre ogni immaginazione dell'uomo, oltre ogni suo travisamento. Perché è facile attribuire a Dio quelle cose sono pure proiezioni dei desideri o delle paure o dei pensieri umani. E la caratteristica distintiva della manifestazione di Dio è la carità. Tutta la vita di Gesù, i suoi incontri, le sue parole, i suoi gesti, le sue scelte, sino a quella finale della morte in croce irradiano la carità e dicono: Dio in se stesso è così; non si deve immaginare nient'altro a proposito di lui, nessun'altra intenzione che quella dell'amore. Attraverso questo angolo di interpretazione il noto biblista Bruno Maggioni rilegge il vangelo di Giovanni e le sue lettere, mostrando, con i toni chiari e suggestivi di cui è capace, come Dio possa essere visto in ogni gesto concreto e semplice che l'amore degli uomini esprime. In questo sta l'originalità del cristianesimo e insieme la sua valenza universale: si tratta infatti di un linguaggio a tutti accessibile.
L’esortazione «conosci te stesso» è stata a lungo e da più parti ripresa nel corso della storia del pensiero, assumendo carattere paradigmatico in termini morali e filosofici. Il motto, scritto sulla facciata del tempio di Apollo a Delfi per ricordare all’uomo la propria finitezza nell’approssimarsi al dio, fu assunto da Socrate quale perno del suo sistema filosofico. Esso ha attraversato nei secoli la cultura occidentale con influssi di enorme portata e, sotto certi aspetti, senza paragoni. Ne è la dimostrazione quest’opera di Pierre Courcelle, dedicata alla straordinaria Wirkungs-geschichte del precetto delfico, ricostruita attraverso i testi essenziali a esso riferiti, da Senofonte e Platone fino al secolo XII, con uno sguardo anche agli autori moderni e contemporanei. Ciò consente di individuare la linea di trasmissione del «conosci te stesso» nel passaggio dall’antichità pagana alla prescolastica cristiana, da una riflessione strettamente filosofica a una dimensione metafisico-teologica che va oltre l’orizzonte socratico. Nell’ambito di questa continuità, il lavoro di Courcelle mette in luce e distingue le tematiche, i percorsi e i progressi della riflessione antropologica sulla grandezza e sulla miseria dell’uomo ponendosi come fondamentale riferimento per chiunque sia interessato alla storia della conoscenza umana.
Pierre Courcelle (1912-1980) ha condotto le sue ricerche, dal punto di vista storico e letterario, procedendo dall’antichità classica fino al Medioevo. I suoi studi si sono rivolti, in particolare, a sant’Agostino, a sant’Ambrogio, a Boezio, all’eredità pagana e agli sviluppi cristiani del precetto delfico «cognosce te ipsum». Tra le sue opere ricordiamo: Les lettres grecques en Occident de Macrobe à Cassiodore (1948); Les Confessions de saint Augustin dans la tradition littéraire (1963); La Consolation de philosophie dans la tradition littéraire (1967), Lecteurs païens et chrétiens de l’Énéide (1984).
Il volume "Media+Generations. Identità generazionali e processi di mediatizzazione" raccoglie gli atti dell'omonimo Convegno Internazionale tenutosi a Milano presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore nel settembre del 2009. Nelle sue pagine un quarantina di studiosi di varie nazionalità si confrontano sul rapporto che lega il sistema dei media alle dinamiche di formazione delle diverse generazioni, alla costruzione delle loro identità collettive, alle pratiche sociali a carattere comunicativo o memoriale attraverso cui esse trovano voce per esprimersi e raccontarsi.
Al di là di facili etichette come quelle di "Internet Generations" o "Nativi Digitali", ne risulta un "approccio generazionale" ai media caratterizzato da una pluralità di sguardi e dalla ricchezza euristica di un concetto - quello di generazione - entrato recentemente di prepotenza nel panorama dei media studiose.
Piermarco Aroldi è professore associato di Sociologia dei Processi culturali e comunicativi presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica; è vicedirettore di OssCom - Centro di Ricerca sui Media e la Comunicazione. Tra le sue pubblicazioni, Le età della Tv. Indagine su quattro generazioni di spettatori italiani (Vita e Pensiero, Milano 2003); Successi culturali e pubblici generazionali (Milano 2007) (entrambi curati con Fausto Colombo); I tempi della Tv. La Televisione tra offerta e consumo (Roma 2007).
Da sempre considerato una delle figure più affascinanti del paganesimo tardoantico, per il suo sogno impossibile di riportare in auge gli antichi dèi in un mondo già permeato dal cristianesimo, l’imperatore Giuliano l’Apostata per lungo tempo non ha goduto di buona fama presso gli storici della filosofia. Il presente volume è un’esplorazione sistematica alle radici del suo pensiero, ricostruito dai molteplici spunti presenti nei discorsi, nelle lettere e nei frammenti dell’opuscolo “Contro i Galilei”. Attraverso un confronto dettagliato con le dottrine dei filosofi del lll-V secolo, Maria Carmen De Vita intende restituire a Giuliano la sua esatta collocazione nel panorama del neoplatonismo tardoantico e, soprattutto, verificare come l’aspetto più discusso del suo breve periodo di governo, ossia la controversa lotta ai Galilei, non sia che la “pars destruens” di un progetto più impegnativo, comprendente, nelle intenzioni del “princeps”, una “pars costruens” altrettanto ambiziosa: l’istituzione di una nuova teologia liturgia ellenica in cui gli antichi culti, riproposti in una cornice metafisica largamente ispirata al neoplatonismo, possano offrire una valida alternativa alla dirompente originalità dei monoteismo cristiano.
Il volume Riciclaggio e imprese. Il contrasto alla circolazione dei proventi illeciti raccoglie un'ampia riflessione a più voci sul fenomeno del riciclaggio e sui suoi stretti e molteplici piani di intersezione con l'illegalità d'impresa. Il problema è analizzato secondo una prospettiva interdisciplinare, che unisce i punti di vista di studiosi, professionisti, magistrati e operatori di diversa esperienza ed estrazione scientifica e culturale. Al centro dell'attenzione si pongono le modalità di penetrazione del riciclaggio nell'economia italiana e le inadeguatezze del vigente apparato di misure di prevenzione e sanzioni, disciplinate soprattutto, oltre che dal codice penale, dal d.lgs. 231/08, T.U. anti-riciclaggio.
Speciale attenzione è dedicata, nella seconda parte del volume, all'analisi delle dinamiche del riciclaggio nel contesto societario, al ruolo e alle responsabilità dei controllori interni alle imprese (soprattutto con riferimento agli obblighi di segnalazione delle operazioni sospette), nonché alle regole di organizzazione aziendale e di gestione delle attività a rischio di riciclaggio di cui si dotino spontaneamente gli enti e gli operatori finanziari per evitare la responsabilità da reato ai sensi del d.lgs. 231/01. Il testo si basa sui contributi, riveduti e ampliati, presentati nell'ambito di un convegno di studi organizzato il 10 giugno 2010 nell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dal CSGP, in collaborazione con il CEMAFIR.
Il Dipartimento di Pedagogia dell'Università Cattolica dà conto in questo libro della propria presenza significativa e articolata nel contesto scientifico ed educativo contemporaneo. I diversi interventi qui riuniti, fanno memoria dei pedagogisti che sono stati gli iniziatori di un lungo e fruttuoso cammino e al tempo stesso presentano i più attuali orientamenti di una ricerca che costituisce senza dubbio una voce peculiare e di tutto rilievo nel dibattito pedagogico sulle emergenze educative.
I testi riuniti in questo volume, composti nell'ultimo decennio sotto il profilo dell'ontologia o dell'etica o dell'estetica, stanno nell'arco di un'unica ricerca: insistono, da diverse prospettive, sulla questione di un ultimo senso dell'essere e sulla sua declinabilità nel linguaggio dell'uomo. Di questa ricerca si può ripetere con Kierkegaard come del paradosso o come dell'ambivalente e più alta passione del pensiero che, mentre si riconosce nella propria radice, deve però avvertirne la trascendenza, l'indicibilità, senza peraltro desistere dalla sua memoria e dal tentativo di darle un volto. Il titolo della raccolta allude a questa condizione dicendo dell'impossibilità del nome e, insieme, della mai esaurita prossimità del nome di Dio. Di questa tensione è detto attraverso i diversi approcci teoretici ma anche nei percorsi storiografici dedicati a Kant, Kierkegaard, Husserl e Bernard.
La riflessione pedagogica avvalora la categoria della responsabilità, ne individua la rilevanza nei processi formativi. Lo sviluppo del rapporto con la teoria economica rappresenta uno tra gli ambiti euristici in cui considerare vincoli e opportunità di azioni socialmente responsabili per la creazione della civiltà futura. Il volume, con un intento esplorativo, compie una disamina critica sulla responsabilità sociale e sulle culture d'impresa, riconoscendone ambiguità e potenziali implicazioni per il discorso pedagogico; pone a tema la rilevanza del concetto di progettazione, individuando una stretta connessione tra lo sviluppo umano integrale, la formazione nei contesti organizzativi e V impresa della sostenibilità. La prima parte dell'elaborazione è centrata sulla rilevanza della responsabilità sociale d'impresa nel dibattito socioeconomico attuale, mentre la seconda parte è dedicata a una sua interpretazione pedagogica nella prospettiva della formazione della persona, alla luce della sostenibilità dello sviluppo. Nell'alveo delle scienze della formazione e dell'educazione, la pedagogia della responsabilità sociale dialoga con le discipline che si occupano di esaminare le culture imprenditoriali, identificando un ambito del discorso che ha per oggetto la riflessione sul rapporto tra formazione del capitale umano, economia civile e responsabilità sociale delle organizzazioni.