«Tante nuvole scure riempiono il cielo. Arriva il diluvio! Piove, piove, piove. Noè e gli animali partono con l'arca. Poi la pioggia si ferma. Cosa sarà successo? Un nonno conosce la risposta e la racconta ai nipotini». A partire da una scena di vita quotidiana, un nonno che racconta storie ai suoi nipoti, prende avvio una originale narrazione della vicenda di Noè e del diluvio universale. La storia, attenendosi al racconto biblico, lo adatta a un pubblico di bambini, in genere molto attratti dagli animali. Sono infatti gli animali con Noè i grandi protagonisti del racconto: i brutti pensieri che addensano nuvole nere in cielo sono vinti dalla gallina di Noè, che ha un pensiero molto carino e via via lo comunica agli altri animali. E questo pensiero positivo apre tutti al sorriso. «Allora le nuvole scure lentamente se ne andarono», e tornò a splendere il sole. E qual è questo pensiero carino? Per scoprirlo, bisogna sfogliare e leggere il libro... Età di lettura: da 3 anni.
Il tratto della Francigena che va da Siena a Roma e uno dei tratti piu suggestivi dell antica via di pellegrinaggio riscoperta in questi ultimi anni da migliaia di camminatori. Il tracciato si svolge lungo antichi sentieri, strade bianche, vie asfaltate ma quasi sempre secondarie, percorsi ciclo-pedonali che conducono verso la meta finale del lungo viaggio, la Citta Eterna. Questo piccolo grande viaggio non tradira le attese regalando scorci di natura incontaminata, fuga di colline a perdita d occhio, vigneti, uliveti, boschi selvaggi, campi di grano alternati ad abbazie medievali, vecchie mansio della Via Francigena, terme, templi, necropoli etrusche, citta come Siena, Viterbo, Sutri, Roma, borghi antichi come Buonconvento, San Quirico d Orcia, Bagno Vignoni, Radicofani, Proceno, Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Vetralla, Campagnano, Formello. E l ingresso trionfale a San Pietro dopo aver percorso la pista ciclo pedonale sul Tevere restera scolpito nella nostra memoria.
I due autori navigano nel mare, piuttosto agitato, dei «disagi dell’anima», affrontando una serie di malesseri allarmanti.
Don Silvio Zonin – parroco, docente di teologia liturgica e da qualche anno «ministro della consolazione» nella diocesi di Verona – racconta le prime scoperte che un prete post-conciliare fa addentrandosi nel mondo sconosciuto dell’esorcismo, un ministero a cui si fa sempre più ricorso e richiede impegno e competenze poliedriche. L’autore lo inquadra anzitutto in una concreta storia e tradizione e lo rivede alla luce della prassi liturgica della Chiesa. Questo permette il ridimensionamento di un’antropologia eccessivamente dualistica e la correzione di una religiosità segnata da un certo razionalismo, con la conseguente riscoperta del valore della Parola e dell’esperienza sacramentale.
Alberto D’Auria – psicologo, psicoterapeuta e consulente educativo – offre la sua competenza maturata in anni di professione e di collaborazione con il «ministero della consolazione». Nel suo contributo affronta aspetti ormai indispensabili anche nella pastorale ordinaria, quali: la relazione interpersonale tra operatore e «paziente», la comunicazione con le sue diverse componenti, la necessità dell’ascolto attivo e dell’empatia, le tecniche e la struttura del colloquio, l’accompagnamento nel proseguo della vita interiore e la direzione spirituale, in vista di un cammino costante di riconciliazione con se stessi, con gli altri e con Dio.
Una meditazione sulla sofferenza chiude questo lavoro, che viene messo a disposizione di quanti sono attenti e impegnati, in diversi modi, nel difficile compito di curare i disagi dell’anima.
Dopo la personale esperienza umana della malattia raccontata con contagiosa allegria in "Chi non muore si rivede", Alberto Maggi affronta, con il suo stile sempre gioioso, il difficile argomento della morte, uno dei grandi tabù della nostra società. Alberto Maggi offre parole ricche di serenità e speranza, lontanissime da quell'inesauribile repertorio di frasi fatte che non solo non consolano, ma gettano nel più profondo sconforto quanti sono nel lutto e nel pianto, anche quando vengono da uomini di fede. Leggendo queste pagine riusciremo invece a comprendere e accogliere l'aspetto naturale della morte, per renderla davvero una sorella come poeticamente suggeriva san Francesco, una compagna lungo l'intero viaggio nella nostra esistenza. E grazie a questa nuova consapevolezza, potremo finalmente allontanare ogni tristezza e tornare a vibrare in un crescente, pieno accordo con quella grande sinfonia che è la vita.
Speer, numero due del regime, fu insieme a Hitler artefice di quella delirante «architettura da megalomani» che portò alla costruzione della nuova Cancelleria e all'accurata progettazione urbanistica per il futuro «Reich millenario». Divenne poi ministro degli Armamenti durante la Seconda guerra mondiale e costrinse una Germania stremata a proseguire a oltranza il conflitto. Ma fu anche uno dei pochi a opporsi alla distruzione sistematica degli impianti industriali tedeschi, tanto da arrivare a progettare un attentato per porre fine ai piani suicidi che il Führer meditava contro la sua stessa nazione. Condannato a Norimberga, scrisse nel carcere di Spandau, a Berlino Ovest, queste sue memorie autobiografiche che rimangono la più sconvolgente e acuta analisi del nazismo compiuta «dall'interno». Una testimonianza meticolosa e dettagliata sulla nascita e il crepuscolo degli dei nazisti, che descrive con efficacia insuperata Hitler e la sua corte di uomini e assassini.
La Settimana Santa di Procida ha nella processione dei Misteri il suo acme. Tale processione, policroma, fortemente teatralizzata, coagulo di molteplici istanze ed aspettative della parte marinara e terrestre dell'isola, al contempo liturgiche e devozionali ma pure laiche e secolari, si identifica nel maestoso sfilare di gruppi statuari portati a spalla, i Misteri, appunto, ogni anno rinnovati, ispirati dai temi della Passione di Cristo ma, allo stesso tempo, dall'attualità. Frutto di due anni di lavoro, il volume tenta quindi una lettura delle festività pasquali procidane che, dalla consueta impostazione di un'agiografia strettamente religiosa, cerca di cogliere in una prospettiva antropologica gli investimenti di una popolazione procidana che, a differenti livelli di coinvolgimento, individua nella lunghissima, lucente e sfinente processione un'opportunità di riaffermazione identitaria, attentamente declinata e giocata su molteplici e diversi piani.
La logica si presenta, oggi, come una disciplina totalmente astratta, priva di qualunque aggancio “empirico” con l’esperienza, addirittura più della matematica che, alla fine ha a che fare con calcoli che terminano con dati numerici utili a “qualcosa” e non sempre solo con simboli vuoti. Eppure la logica, originariamente, nasce anch’essa come una scienza in qualche modo “sperimentale”... La differenza con le “scienze sperimentali” come la fisica, la biologia, ecc., consiste nel fatto che queste ultime hanno come oggetto delle entità reali “extra-mentali”, osservabili con i nostri sensi esterni, mentre l’oggetto della logica è tratto dall’esperienza “interna” (mentale, non esternamente sensibile) e studia le regole di funzionamento del pensiero, considerato indipendentemente dal suo significato, dal suo possibile riferimento al mondo extra-mentale, finendo per distaccarsene completamente. In questo nostro percorso ci interesseremo, in una prima parte, della logica aristotelica, il cui impiego è basilare anche per accostare tutte le altre, occupandoci in primo luogo della logica “formale” e in secondo luogo della logica “materiale”, nel senso di logica della “dimostrazione”. In una seconda parte vedremo come si è giunti ad introdurre l’uso dei “simboli” nella logica moderna e nella logica matematica, fino ad ottenere una sua formalizzazione totale. Accenneremo poi alle problematiche che hanno riaperto una sorta di “via empirica” anche per la logica odierna (“incompletezza” dei sistemi assiomatici) e ai più recenti sviluppi che aprono la strada a quella nuova disciplina che va sotto il nome di “ontologia formale”, riaffacciandosi così anche alla logica e alla metafisica classica.
Mentre ormai da vari anni molti hanno ripreso e continuato a parlare di “avvento dei barbari” – e di conseguenza nella più parte dei casi a parlare di declino, di “crisi della civiltà” – il doppio titolo di questo libro ha in sé un augurio diverso. Un evento contrario.
A (dovere) tramontare, sono i barbari per come vengono immaginati, prodotti e sfruttati dai civilizzatori. La Civiltà è entrata nella sua zona morta, forme di vita territoriale in cui lo spazio divora il tempo e ogni soggettività è disseminata altrove da sé, nell’altro da se stessa: qui non c’è più ossigeno per le sue dialettiche tra sviluppo e sottosviluppo e le sue religioni tra uomini di fede e uomini senza fede; non c’è più fiato per le sue narrazioni di splendore e decadenza.
Qui è l’umano a essere convocato in tutta la sua nudità: spo- gliato del suo doppio travestimento in servo e padrone.
Il volume mostra una versione del "Diario dell'assedio di Costantinopoli" di Nicolò Barbaro che costituisce, dopo quella ottocentesca del Cornet, la nuova e definitiva edizione critico-diplomatica, condotta secondo i criteri della più moderna filologia. Il testo originale, derivato dal manoscritto conservato nella Biblioteca Marciana di Venezia, è stato corredato di una traduzione in lingua italiana, rispettosa delle strutture e cadenze proprie dell'originale lingua veneziana del XV secolo, nonché di un apparato completo di note storico-critiche, riuscendo nell'impresa di restituire nella sua vivacità la testimonianza diretta più avvincente di quel grande evento che segnò la fine del mondo antico. Prefazione di Giorgio Ravegnani.
Il volume è nato con l’ambizione di presentare i tratti più specifici e le principali linee di sviluppo politico, economico e sociale che caratterizzarono i cosiddetti Paesi balcanici nel corso del ventennio interbellico da una prospettiva differente da quella della sola storia politica. Infatti l’epoca che delimita i limiti temporali del volume non può essere considerata solo come un periodo di attesa, per lo più passiva, della Seconda guerra mondiale e delle dittature comuniste imposte dall’Urss. Si trattò, piuttosto, di una stagione sicuramente tormentata ma altrettanto certamente segnata da interessanti fermenti culturali, da pulsioni di crescita economica, tentativi di mettere in atto trasformazioni sociali di più ampia portata rispetto al passato, impulsi a costruire realtà urbane e rurali diverse: più dinamiche e moderne. Si può parlare, nel complesso, di un generale movimento di cambiamento teso, sia pur non sempre in maniera consapevole e coerente, a inserire e amalgamare le società, le culture e le economie del Sud-est dell’Europa con il resto del continente. La cortina di ferro fece scendere il sipario su quelle vicende. Questo volume, dunque, è scaturito dalla pretesa di tracciare una sorta di bilancio di un’epoca che a giudizio dell’Autore ha segnato, sia pur con tutte le contraddizioni e le incertezze del caso, non solo il primo vero tentativo di portare la modernità in questa periferia d’Europa, ma anche quello di tornare a legare Occidente e Oriente.