"Ho scritto la biografia di un bandito vissuto nel XVI secolo, il duca di Montemarciano Alfonso Piccolomini, inquadrata nel periodo storico in cui visse. Su questo turbolento e affascinante personaggio che finì giustiziato a Firenze per ordine del granduca Ferdinando I dei Medici, ho compiuto una vasta ricerca su fonti documentarie inedite, da cui a suo tempo trassi un breve saggio pubblicato sulla rivista "Ricerche Storiche" intitolato "Alfonso Piccolomini, duca e bandito del secolo XVI". Mai come alla fine del Cinquecento il fenomeno del banditismo assunse proporzioni così imponenti da spaventare il Papato, la Spagna e il Granducato di Toscana e da divenire strumento di ricatto nella politica internazionale. Evidentemente una sorta di rivoluzione parallela allo smantellamento della società di stampo medioevale si manifestava nelle sedi del potere. L'aristocrazia prendeva il posto dei cavalieri e degli ecclesiastici che avevano dominato per secoli, ma la politica accentratrice dei pontefici, che si accentuò sotto il pontificato di Gregorio XIII, inevitabilmente avrebbe determinato un nuovo sistema sociale, nel quale i feudatari avrebbero perso molte delle loro prerogative. Così in quest'epoca di mutamenti tra i banditi non c'erano soltanto contadini, braccianti, delinquenti comuni, per i quali il banditismo si presentava come l'unica alternativa alla sopravvivenza, ma anche esponenti della classe feudale in rivolta contro l'autorità sempre più pressante dei papi. Il più autorevole e temibile bandito dello Stato Pontificio e dell'intera Italia fu appunto un nobile, il duca di Montemarciano Alfonso Piccolomini, discendente di papa Pio II Piccolomini. Nella sua breve e tumultuosa esistenza difese strenuamente i suoi diritti e le sue prerogative cosicché a ragione si può considerare una sorta di "ultimo feudatario" di un mondo destinato a scomparire sotto l'avanzata dell' accentramento dell'autorità statale."
«L’unica persona al mondo che possiamo cambiare siamo noi stessi: per cambiare gli altri dobbiamo cominciare da noi»: questa affermazione di John Miller permette di comprendere il senso e lo scopo di questo libro. Perché non investire su sé stessi per migliorare costantemente, guadagnare in serenità e accrescere la propria professionalità? Il modo migliore per farlo è quello di individuare i propri punti di forza e lavorare sulle aree che richiedono un perfezionamento. Per venire incontro al lettore, l’autore suddivide il mondo dell’attività professionale in capitoli coerenti con l’attuale impostazione del lavoro, partendo proprio dal senso stesso del lavoro, e offre per ognuna di queste aree non solo dei consigli per il miglioramento, ma anche strumenti efficaci e profondi per riflettere su sé stessi. Questa autovalutazione – oggi diremmo self assessment – viene proposta a partire da una serie di citazioni, utili per fornire luci sulla propria attività, tratte non solo dalla odierna letteratura di management, ma soprattutto dalle profondità della saggezza dei santi e degli uomini di spirito. Il saggio è corredato di strumenti che aiutano a rendere molto pratico il percorso di scoperta della propria «anima del leader».
Il ritrovamento di alcune pergamene di immenso valore,tra cui pare essere stata identificata una lettera inedita dell’apostolo san Paolo, reso noto durante un’affollatissima conferenza stampa presso l’Università Ebraica di Gerusalemme sul Monte Scopus, è senz’altro l’evento archeologico del secolo appena iniziato. Ma la notizia che ha suscitato un vero terremoto nella comunità scientifica è stata la scoperta di una copia in greco di un testo che è stato identificato con una lettera paolina sconosciuta fino ad ora. L’attribuzione è resa molto probabile da una prefazione redatta dallo stesso evangelista Luca, che dice di avere raccolto il materiale per donarlo a Teofilo,già destinatario del suo Vangelo.Gli studiosi hanno specificato che si tratta di un testo scritto in greco con calligrafia minuta ed elegante su sedici fogli di pergamena rettangolari di 21 per 29,8 cm,perfettamente leggibili.Solo le ultime due pagine sono illeggibili nella parte bassa,rovinate dall’umidità. La tipologia di carattere consente di datare il reperto nel terzo quarto del primo secolo dell’era cristiana, anche se il testo in esso contenuto (la lettera vera e propria di Paolo),risale,con assoluta probabilità,agli ultimi anni della sua esistenza. Questo libro presenta in anteprima mondiale il testo integrale della lettera inedita di San Paolo ritrovata con il commento dettagliato di Paolo Curtaz.
AUTORE
Paolo Curtazè un prete della Chiesa di Aosta.Tiene i contatti attraverso Internet (www.tiraccontolaparola.it).Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato:Cristiano stanco?, Convertirsi alla gioia, In coppia con Dioe La Parola spezzata.L’ultimo suo libro,Gesù Zero (San Paolo,2007) ha avuto un grande succes-so di pubblico.
I testi riportati nel volumetto si concentrano sulla figura di Paolo come “Apostolo di Gesù Cristo”e sui punti centrali del cristianesimo da lui delineati:la centralità di Cristo,inviato del Padre,per un disegno di amore,disegno che dalla risurrezione in poi viene cesellato dallo Spirito nell’umanità e nella creazione stessa. “Paolo,servo di Cristo Gesù,apostolo per vocazione,prescelto per annunziare il vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture,riguardo al Figlio suo,nato dalla stirpe di Davide secondo la carne,costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore”. (San Paolo)
AUTORE Saulo di Tarso, detto anche Paulus (per via della duplice cittadinanza acquisita del padre), nasce nei primi anni dell’era cristiana, intorno al 5 d.C. La sua «conversione» la si colloca all’incirca verso il 34 d.C..I suoi tre viaggi missionari,con partenza da Antiochia di Siria ogni volta, orientativamente si estendono dal 45 al 57 d.C.:dapprima,Paolo si porta a Cipro e Asia Minore; poi rivisita le comunità dell’Asia Minore e si sposta verso Nord in Galazia e in Macedonia;infine,attraversando la Galazia e la Frigia, rivisita le comunità fondate in Asia Minore e poi raggiunge Corinto ed Efeso.Tra una tappa e l’altra scrive le lettere (la prima, 1Tessalonicesi nel 51, da Corinto): di certo, le protopaoline. Il suo ultimo viaggio, detto della prigionia,inizia a Gerusalemme con l’accusa,da dove è mandato a Cesarea Marittima e dopo due anni,essendosi appellato al tribunale imperiale, va a Roma. All’incirca due anni dopo, è condannato a morte e decapitato, in località Acque Salvie (le Tre Fontane):i cristiani ne ricuperano il capo e lo seppelliscono in via Ostiense.
Il nichilismo, il relativismo e il materialismo, che caratterizzano il nostro tempo, ci hanno resi consapevoli della condizione di precarietà e di finitezza in cui noi tutti versiamo. Il dilagante edonismo, connesso alla società dei consumi, non riesce a vincere l'angoscia di un esistere che appare privo di senso. Affidandoci esclusivamente alla razionalità scientifica ci precludiamo la possibilità di un'effettiva ricostruzione dell'umano. Occorre il concorso di tutte le modalità della coscienza - dalla filosofia, alla religione, all'arte, alla pratica della comunicazione - al fine di elaborare un nuovo Umanesimo, rispondente alle spinte spesso drammaticamente contrastanti, che la complessità dell'attuale contesto storico comporta.
La Fraternità di Spello è una delle comunità dei Piccoli Fratelli del Vangelo che nella Chiesa sono chiamati a vivere la spiritualità di Charles de Foucauld. Ogni anno, da quando è nata la prima fraternità a Spello con Carlo Carretto, dagli inizi del mese di luglio fino a metà settembre, vi è la "grande accoglienza" con centinaia di giovani e persone che vengono accolti negli eremi attorno al monte Subasio. Le riflessioni proposte nel presente libretto, arricchite da inediti commenti a vari brani della Bibbia, sono spunti di riflessione, per "nutrire il cammino" di fede di ogni persona credente, pensante, non necessariamente cristiana.
Questo libro offre una trattazione ampia e aggiornata delle relazioni internazionali contemporanee. Sono illustrati i principali strumenti analitici e approcci teorici (realismo, neo-realismo, neo-liberalismo, costruttivismo, post-positivismo) e vengono discusse questioni centrali come l’economia politica internazionale, la geopolitica, i processi di globalizzazione e le forze sovranazionali, l’analisi della politica estera, gli studi di sicurezza, la stabilità del sistema internazionale, le nuove problematiche dell’agenda globale (terrorismo, ambiente, armi di distruzione di massa).
Con uno stile chiaro e facilmente accessibile, il testo si rivolge non solo agli studenti universitari ma anche a un pubblico più ampio di lettori interessati a comprendere la complessità della politica mondiale nel XXI secolo. L’uso di tabelle, box e grafici rende facilmente identificabili i principali concetti, gli snodi fondamentali dell’evoluzione della disciplina e lo sviluppo storico dei rapporti internazionali.
Paolo Foradori insegna Sociologia dell’integrazione europea presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Trento.
Paolo Rosa insegna Sociologia politica e Sociologia delle relazioni internazionali presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Trento.
Riccardo Scartezzini insegna Sociologia dell’integrazione europea e Sociologia delle relazioni internazionali presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Trento.
Da anni Paolo Crepet viaggia lungo l'Italia incontrando genitori, studenti, insegnanti, educatori, per comprendere i motivi della crisi silenziosa che attraversa la scuola e la famiglia. Da questo lavoro di ascolto sono nate le riflessioni contenute in "Non siamo capaci di ascoltarli", "Voi, noi" e "I figli non crescono più", qui riuniti in un unico volume come capitoli di una stessa opera che parla di una sola, grande e dimenticata questione: l'emergenza educativa. Mai come oggi una generazione di giovani aveva vissuto altrettanto benessere e disarmante vulnerabilità. Ragazze e ragazzi cresciuti senza conoscere il senso della frustrazione e del dolore, che tentano di sopravvivere aggrappati a un presente imbalsamato di privilegi, terrorizzati da un futuro insicuro. Giovani che rischiano di invecchiare senza maturare. Identità fragili cresciute in famiglie fragili. Genitori eternamente indecisi tra il ruolo di amici o complici, fra severità e buonismo, controllo e fiducia. Il rischio più grande è che "i ragazzi siano costretti ad attraversare la vita in equilibrio su una corda sospesa nel vuoto. Mentre gli adulti non sembrano più in grado di alzare il loro sguardo al cielo".
La configurazione urbanistica delle città è sempre stata determinata dalla struttura economica. Ciascuna di esse riceveva riconoscibilità dal contesto naturale, dalle caratteristiche delle produzioni che vi si svolgevano e dalla cultura individuale e collettiva che vi si esprimeva. La fase attuale di globalizzazione sta progressivamente cancellando le specificità. Le produzioni avvengono in ogni angolo del mondo e la struttura commerciale di tutte le aree urbane si sta rapidamente omologando. Nascono ovunque centri commerciali identici per forma e per offerta di beni di consumo. Le periferie si assomigliano sempre di più. Dalle periferie l'aggressione sta investendo i centri storici, e cioè quelle parti delle città in cui più elevata e preziosa era l'identità dei luoghi. Sottoposti a una pressione turistica senza precedenti, i centri antichi si orientano a soddisfare la domanda che ne consegue. Ed è così che artigiani e residenti scompaiono, sostituiti da negozi e megastore che potrebbero trovarsi in qualunque altro posto del mondo. Roma ha un centro storico unico, un luogo di grande fascino che traeva la sua caratteristica dall'equilibrio tra i ceti sociali che vi abitavano e il tessuto artigianale urbano. A Roma l'urbanistica è stata abbandonata: la "valorizzazione" dell'Ara Pacise e il parcheggio del Pincio sono solo gli aspetti più eclatanti dell'abbandono di una visione unitaria dei processi di trasformazione urbana. Di un'idea di città e del suo nucleo storico.
Il libro presenta terribili testimonianze di vita, direttamente raccolte nelle carceri, nelle comunità di recupero, per le strade, da giovani violenti. Contro la frequente e comune rimozione sociale che accompagna il proliferare dei comportamenti giovanili violenti, criminali, devianti, Paolo Crepet tenta di comprendere, e far comprendere, da dove traggano origine tali condotte e, al di là del contesto degradato, suggerisce quanto anche il decadimento delle nostre relazioni affettive e l'indisponibilità all'ascolto possano influire sulla diffusione della criminalità tra i giovani.
Non è un saggio. Non è un libro di filosofia. Non è solo uno squassante romanzo comico. "Storia della libertà di pensiero" è queste tre cose insieme, è un excursus in due millenni di storia. Paolo Villaggio amalgama brillantemente verve comica, graffiante irriverenza e grottesca determinazione per dar vita a un match senza esclusione di colpi tra storia e ironia, filosofia e comicità. Nei capitoli di "Storia della libertà di pensiero" Paolo Villaggio si diverte a ricostruire biografie (anche molto immaginarie), fatti esemplari, frasi famose, e tutto ciò che i libri di scuola non ci hanno raccontato.