Grande fu il contributo che italiani e italiane animati dalla fede cristiana hanno reso alla Resistenza tra il 1943 e il 1945. Il loro apporto, cosi consistente, è qui ampiamente documentato sulla scorta di una ricerca storica che si è avvalsa del lavoro sul campo attingendo a testimonianze, lettere e memorie civili. Non si riscontra nel saggio alcun intento polemico né il tentativo di strumentalizzare quel movimento popolare. A partire da fatti, numeri, volti e atti di eroismo e di martirio, emerge una storia di popolo che merita di essere ritrovata e raccontata. La Resistenza è stata anche cristiana, nella misura in cui vi hanno partecipato uomini e donne la cui coscienza era mossa dalla fede non meno che dal patriottismo. Erano tanti, patrioti e fratelli al di là dei luoghi, della notorietà e degli atti compiuti. L'apparato iconografico è parte documentale del saggio: le immagini sono talvolta piccole, sbiadite, rovinate ma sempre eloquenti. II lettore resterà impressionato dalla giovinezza e dall'innocenza dei volti dei protagonisti di questo spaccato di storia, una rassegna che unisce veri e propri condottieri a uomini sconosciuti e miti che hanno incontrato il martirio nell'eroico e disarmato esercizio della carità.
Alberto Leoni ha tradotto la storia del Risorgimento italiano scritta da Patrick Keyes O’Clery, con il titolo La Rivoluzione italiana (2000). Tra i numerosi titoli pubblicati con Ares: La croce e la mezzaluna (2007), Il paradiso devastato. Storia militare della campagna d'Italia (2012), "O tutti o nessuno!". Storia e ritratti dei 123 sacerdoti e religiosi morti in Emilia Romagna nella Seconda guerra mondiale (2020).
Stefano Rodolfo Contini, laureato presso la facoltà di Scienze politiche dell'Università di Milano, ha frequentato un master di primo livello in Security Studies presso l'Institute for Global Studies (Roma), organizzato in collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa.
Specchio della nazione, oggetti di culto civile e politico, arredo invisibile del paesaggio urbano, spine conficcate in gola alla città. I monumenti sono simboli sacri per alcuni ma vista insopportabile per altri. Le vicende delle loro origini sono dense di disaccordi, e spesso rivelano ciò che si agita nel ventre della storia più di quanto facciano gli atti di iconoclastia. C'è accanimento ideologico nel modo in cui certi monumenti americani sono discussi, criticati, talvolta vandalizzati, spesso rimossi dalle stesse autorità pubbliche? Oppure sono proprio quei monumenti un tentativo di cancellare la storia, di celebrarne certi aspetti celandone altri? Raccontando la vicenda di alcuni monumenti in una società conflittuale quale è quella degli Stati Uniti, Arnaldo Testi affonda lo sguardo nel cuore magmatico del paese e della sua storia. A emergere è il ritratto di un'America immaginata e imperfetta e delle sue autorappresentazioni, delle polarizzazioni e dei compromessi che l'hanno percorsa, e delle tensioni che oggi l'attraversano. La storia è sempre fastidiosa, continua a tormentarci, a renderci felicemente difficile la vita anche quando viene scritta nella pietra e nel bronzo, e diventa memoria.
I protagonisti della narrazione, tratti dal mondo reale, illustrano le vicissitudini che hanno segnato il percorso sociale di un paesino rurale della Carnia negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. In una comunità chiusa e ancorata al campanile, alle tradizioni, alla fede e a un modo di vivere semplice e genuino, tutti in paese recitavano la propria parte, mettendo al servizio della collettività le abilità e l’ingegno che non erano mai mancati nelle famiglie, costrette a fronteggiare quotidianamente, con scarsissime risorse, le difficoltà che il vivere in montagna allora comportava. Così ciascuno s’incamminava, fin da bambino, lungo il sentiero già tracciato dagli avi, cercando prima di tutto di ricalcare le impronte di quanti l’avevano preceduto e migliorando dove possibile con i mezzi e le nuove possibilità che in quei decenni il progresso portava in ogni settore, anche nelle più remote località della valle. Soprattutto i più giovani sentivano questo vento, quest’aria nuova e fresca che prometteva di scompigliare tutto quanto odorava di stantio, facendo voltare di scatto le pagine troppo consunte del libro di scuola.
Note sull'autore
Eddo Della Pietra vive a Cercivento (UD), dove è nato nel 1953. Perito industriale, è stato impiegato tecnico comunale per oltre un quarantennio nella propria comunità. Interessato fin da giovane alle attività culturali in zona, è tra i soci fondatori del Circolo culturale “La Dalbide” (1980). Scrive per riviste e periodici locali e ha già pubblicato la monografia Cercivento 76-96 (1996) e il romanzo Il sogno di Andrei (2016).
Non esiste realtà senza storia e l'Europa non può fare i conti con il suo presente e il suo futuro senza il suo passato politico, religioso, sociale e culturale. Se la Famiglia Medici è un punto di riferimento umanistico e rinascimentale, Casa Savoia, con la sua millenaria storia, è di imprescindibile importanza per conoscere culturalmente l'Europa. Tuttavia, i suoi stretti legami con la Chiesa, fino alla breccia di Porta Pia, e le scelte prese da Vittorio Emanuele III durante la Seconda guerra mondiale, l'hanno resa perlopiù sconosciuta, anche in ambito scolastico. Fatto veramente incredibile, se consideriamo la molteplicità, in Italia e all'estero, di residenze, cappelle, chiese, cattedrali, abbazie, biblioteche, gallerie, archivi... legati ai Savoia e visitati da milioni di turisti e studiosi ogni anno. Questo libro - frutto di trent'anni di ricerche storiografiche dell'autrice -, per la prima volta, raccoglie e racconta, in maniera organica e documentale, il profondo rapporto che ha legato Casa Savoia alla Chiesa, mettendo in luce come la dinastia sabauda abbia unito ad essa i suoi destini da un punto di vista sia politico che spirituale. Passano così davanti ai nostri occhi personalità maschili e femminili dal calibro internazionale che, attraverso una precisa documentazione archivistica e bibliografica, anche inedita, spiccano per il loro valore e la loro attività governativa, amministrativa e di grande carità cristiana. Da queste pagine emergono, in tutto il loro vigore e fascino, volti e nomi che fuoriescono dall'anonimato e continuano a sigillare, con l'arte e la toponomastica, i borghi e le città della nostra Europa.
Nel 1992, trent'anni fa, cominciava il crollo della prima Repubblica e il passaggio alla seconda, segnato dalla scomparsa di un'intera classe politica che dal 1945 in poi aveva governato la democrazia repubblicana; un passaggio cruciale che nell'opinione pubblica italiana resta legato alle inchieste sulla corruzione del pool Mani Pulite. Questo libro, per la prima volta, affronta invece l'insieme dei fattori politici, economici, sociali e internazionali che dagli anni Ottanta in poi hanno concorso alla caduta del sistema, un evento senza precedenti tra i paesi dell'Europa occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale in poi. Malgrado la rottura profonda intervenuta nel 1992-1994, gli stessi problemi lasciati irrisolti, aggravati dal progredire della globalizzazione, hanno continuato a condizionare anche la seconda Repubblica: debito pubblico, crisi della rappresentanza, incapacità di fare riforme, crescita dei populismi e di una comunicazione politica che oggi come ieri sembra dettare l'agenda ai nuovi partiti, riportano al passato e mettono ancora una volta a rischio la stabilità politica e istituzionale del paese. Attraverso una scrittura agile e un linguaggio sintetico, Simona Colarizi ricostruisce una fase cruciale della storia d'Italia che ha lasciato una così difficile eredità nel presente.
«Matteotti non voleva e non cercava la morte. Volle e cercò la lotta; volle e cercò i posti di responsabilità nelle ore più dure, seppe vincere tutti i giorni, e perdere tutti i giorni la sua piccola battaglia. Io ammiro in lui la fede di tutte le ore, la tenacia, la costanza, l'ottimismo contagioso, il volontarismo» Carlo Rosselli Frutto di anni di ricerche e di un'indagine quasi poliziesca, questo libro di Mauro Canali, aggiornato agli ultimi documenti, è il testo di riferimento sul delitto Matteotti, quello che, se non «risolve» il caso, certo porta la maggior quantità di informazioni e argomenti a favore della tesi di una responsabilità diretta di Mussolini. Inseguendo la pista «affaristica» - quella secondo cui Matteotti è stato eliminato perché stava per rivelare dei torbidi affari relativi a una concessione petrolifera -, ricostruendo le vicende del primo e del secondo processo e infine seguendo il destino dei protagonisti del delitto durante il Ventennio, Canali riesce a delineare un quadro vivido e convincente di un affaire che è all'origine del regime fascista e ne riassume emblematicamente le caratteristiche.
Il 'delitto Matteotti', di cui quest'anno ricorrono i cento anni, è stato senza dubbio il più grande 'caso' della storia italiana. Proviamo a raccontarlo come se nessuno l'avesse raccontato prima, come se nessuno lo ricordasse più, facendone 'un affaire' in cui non è semplice districarsi. All'inizio dobbiamo analizzare la scena del crimine, sul lungotevere di un afoso pomeriggio romano, e descrivere la meccanica del delitto. Dopo di che si approfondisce la conoscenza prima degli esecutori e poi dei loro mandanti - il duce e il suo entourage - per raccontare la tremenda lotta per il potere e per la sopravvivenza di uomini divisi su tutto, ma accomunati dalla menzogna (mentono tutti e più di tutti mente il loro capo) e dalla consapevolezza che per salvare se stessi devono salvare a ogni costo Benito Mussolini. Poi dovremo interrogarci sui possibili moventi del delitto, muovendo dall'assunto borgesiano che se la realtà può sottrarsi all'obbligo di essere interessante, non possono sottrarvisi le ipotesi. Infine, come in ogni delitto, c'è un 'dopo', le molteplici 'vie di fuga' dall'affaire: dai processi del 1926 e del 1947 al destino di ciascun protagonista nel corso del ventennio. Ma soprattutto c'è Giacomo Matteotti. Finora è stato come un fantasma: un'assenza, una salma, la vittima. Giunti alla fine, siamo costretti a chiederci: chi è, chi era, chi è stato Matteotti? E perché proprio lui?
L'interesse per la figura di Giuseppe Toniolo (1845-1918) - economista, sociologo e protagonista del movimento cattolico nazionale e internazionale tra Ottocento e Novecento - è dimostrato dalle numerose indagini scientifiche a lui dedicate; è mancata tuttavia fino ad ora una riflessione organica sull'attualità del suo pensiero. In questo volume, nato in occasione del centenario dalla nascita, l'attualità di Toniolo viene spiegata dalle più qualificate e autorevoli voci del mondo cattolico, come Luigino Bruni, Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti, Mauro Magatti, Lorenzo Ornaghi, Fiorenza Manzalini e molti altri. Brevi testi rigorosi e di taglio divulgativo sono raccolti distinguendo tre ordini di questioni: i rapporti tra etica ed economia; la democrazia e l'azione sociale; l'etica civile, la pace e la democrazia. Le esplicite interconnessioni tra i vari approfondimenti tematici consentono al lettore di cogliere il filo conduttore, attualissimo in era post Covid-19, di un pensiero che ha affrontato le fasi delle crisi e delle grandi trasformazioni socio-economiche alla luce dei valori cristiani e di una concezione del bene comune affidata a responsabilità individuali e collettive che non temono di uscire dagli schemi del proprio tempo.
Il cadavere di Giacomo Matteotti venne ritrovato a due mesi dalla scomparsa, il 16 agosto 1924, nel bosco della Quartarella, a una ventina di chilometri da Roma. Il 10 giugno precedente, il politico era uscito di casa a piedi per dirigersi verso Montecitorio. Sul lungotevere Arnaldo da Brescia lo aspettava un'auto. I suoi aggressori saranno identificati come membri della polizia politica fascista. Matteotti, che aveva da poco attaccato Mussolini e il fascismo in un discorso indimenticabile, a difesa della democrazia, venne ritrovato dal cane di un brigadiere dei Carabinieri in licenza: era già in fase di decomposizione. Questo volume riporta l'ultimo Discorso di Matteotti, quello che gli costò la vita, oltre alle lettere che, nei giorni della sua scomparsa, vennero scambiate tra gli amici Filippo Turati e Anna Kuliscioff, il Discorso di Mussolini e un testo a firma di Piero Gobetti, a ricordare la figura dello statista veneto. Un libro-documento, per non dimenticare.
Fra il 1965 e il 1974, il divorzio ha rappresentato uno dei principali temi della discussione pubblica e del confronto politico italiano, sul quale si sono contrapposte differenti idee di famiglia, società, paese; laici contro clericali, "fanfascisti" contro "instancabili cornificatori". In occasione dei cinquant'anni dal referendum del 12 maggio 1974, il volume ripercorre la lunga e travagliata storia della legge che lo ha introdotto in Italia - dagli antefatti alla sua approvazione nel 1970, fino alla dura battaglia referendaria per la sua abrogazione combattuta quattro anni dopo - ricostruendo il clima di un'Italia in rapida trasformazione e dando voce ai protagonisti attraverso uno straordinario apparato documentario e iconografico. Agli scatti giornalistici e alle foto d'autore si affiancano, così, materiali realizzati da partiti e movimenti, articoli di quotidiani e rotocalchi, nonché fumetti, film, canzoni e fotoromanzi, anch'essi trascinati nello scontro che ha costituito uno spartiacque nella recente storia italiana.
I nove mesi di occupazione nazifascista di Roma (10 settembre 1943-4 giugno 1944) hanno rappresentato la vicenda più drammatica della storia recente della capitale. Il crollo dello Stato monarchico dell'8 settembre 1943 determinò le condizioni per l'emergere di una Resistenza che si concretizzò nella guerriglia promossa dai reparti d'avanguardia dei partigiani in tutte le otto zone in cui fu divisa la città. All'interno della "guerra totale" nazifascista fatta di stragi, deportazioni, fucilazioni, prigioni e camere di tortura, i Gruppi di azione patriottica del Partito comunista e del Partito socialista e le Squadre d'azione cittadina del Partito d'Azione promossero una leva di forza e ribellione contro il terrore nazifascista, avvalendosi del sostegno della popolazione civile animata dal desiderio di riscatto dal ventennio fascista. La Roma che decise di combattere vide slanci e cadute, successi e limiti, ma riuscì a esprimere con la lotta armata la necessità militare, politica e morale di una scelta di libertà, che fu a fondamento della Repubblica e che nel 2018 avrebbe contribuito al conferimento alla capitale della Medaglia d'oro al valor militare per la guerra di Liberazione.
L'Italia è il Paese dei misteri. I colpevoli delle stragi non sono mai stati trovati né sono mai stati puniti. Tutto viene insabbiato e non si riesce mai a trovare il bandolo della matassa per chiudere definitivamente la stagione dolorosa delle bombe, la cosiddetta 'strategia della tensione', e consegnarla alla storia. Ogni volta sembra di ricominciare da capo: piazza Fontana, piazza della Loggia e stazione di Bologna sono soltanto alcune delle tappe di una laica via crucis che non ha mai fine e su cui ogni anno emergono particolari, false piste, rivelazioni vere o false. Se però sbirciamo oltre il muro delle tante assoluzioni, le cose non stanno proprio così. Ormai le testimonianze e le carte ci permettono di ricostruire con precisione quanto è successo in quella fase storica. Se Pasolini, in un suo articolo molto famoso, scriveva «io so, ma non ho le prove», ora possiamo dire che sappiamo e abbiamo le prove, di molto, se non di tutto, e spesso possiamo pure fare nomi e cognomi di esecutori e mandanti.