Dopo la sconfitta del nazismo e del suo credo nella superiorità della razza ariana, nessuno oggi potrebbe definire il razzismo come una dottrina che si fonda sull'affermazione di una gerarchia tra le razze umane. Si tratta, allora, se si vuole combattere un fenomeno così diffuso, di pensare a una sua ridefinizione. E ciò comporta, contemporaneamente, la necessità di una ridefinizione dell'antirazzismo, il quale si trova di fronte alle nuove forme di razzismo dell'epoca postnazista: la persecuzione delle minoranze, la xenofobia anti-immigrati, le manifestazioni e le guerre etnonazionaliste.
Il 10 dicembre 1948 veniva approvata la Dichiarazione universale dei diritti umani. Il tema dei diritti umani di natura universale è al centro di un dibattito tanto nel mondo accademico quanto in quello delle associazioni e delle organizzazioni non governative. In particolare, ci si interroga sulla necessità di superare il sistema delle Nazioni Unite e sul rapporto tra diritti umani e democrazia. I diritti umani possono essere intesi come l'applicazione di un sistema di governo democratico? Se la democrazia è diventata un sistema di valori universale, sono adeguati i dispositivi finora esistenti per concertare le scelte politiche dei singoli stati? E' forse necessario estendere la democrazia anche ai rapporti tra stati?
Si tratta di un libro in cui la lunga esperienza di un magistrato, poi deputato e membro della Commissione giustizia viene racchiusa in alcune riflessioni sul tema della giustizia in un paese democratico. Gli oggetti sono quelli di un dibattito molto attuale e destinato a non finire presto: Tangentopoli, mani pulite, gli strappi della rete dei servizi giudiziari, la giustizia spettacolo, le contraddizioni del sistema carcerario, il tutto scandito dalle proposte che la Bicamerale rivolge al Parlamento. Tutto questo in una riflessione di respiro più ampio, che affronta la questione alla radice.