Negli ultimi anni in Italia e nell'Occidente si sta realizzando l'egemonia culturale e sociale del pensiero gender e trans-umano con cui l'uomo mira ad auto-crearsi seguendo una visione relativista della società. Così, il maschio e la femmina devono lasciar posto all'identità di genere auto-percepita, papà e mamma da genitore 1 e 2 e il compito educativo dei genitori è usurpato dall'ideologia gender. Tutto diventa famiglia e dunque nulla più è famiglia. La stessa fede in Dio è irrisa e messa fuori legge. In questo libro Simone Pillon indaga la deriva sociale in atto proponendo soluzioni per contrastare il pensiero unico e lasciare a chi verrà dopo di noi un po' di buona terra da coltivare e un pezzetto di cielo da contemplare. Con una nota di Vittorio Sgarbi e una poesia inedita di Davide Rondoni.
Il volume, dal titolo volutamente provocatorio - Si può vivere senza scienza? - raccoglie i contributi più significativi elaborati nei lavori dell'area di ricerca Sefir e presentati in un convegno avente lo stesso titolo, con la partecipazione di varie decine di scienziati e ricercatori - italiani e internazionali - provenienti da campi disciplinari diversi quali le scienze naturali e umane, la filosofia e la teologia. A tali contributi sono stati aggiunti testi riguardanti alcune riflessioni tematiche frutto del dibattito instaurato nel convegno stesso. In un panorama culturale sempre più sensibile all'interdisciplinarità e alla relazione sinergica tra scienze naturali e teologia si offre al lettore questo testo nella convinzione di poter stimolare e arricchire la propria personale riflessione.
Dal 20 ottobre 2023, in libreria la 33esima edizione del Libro dei Fatti. L'edizione 2023, che arriva nel sessantesimo anno di attività dell'Adnkronos, disponibile in versione cartacea in libreria e online nei formati digitali (e-book e app), cresce nella tiratura e si arricchisce ulteriormente, con la prefazione della premier Giorgia Meloni sull’importanza della natalità e della famiglia e 14 contributi autorevoli dal mondo della politica, dall'economia e dalla società civile. Torna il focus sulla sostenibilità, con la cronologia dei fatti principali e un glossario ancora più aggiornato con nuovi termini. Tema ricorrente del Libro è l’intelligenza artificiale, al quale è dedicato il contributo del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che insieme a quello del ministro della Salute Orazio Schillaci spicca tra gli altri interventi istituzionali.
Le 30 sezioni del sapere raccontano un anno di notizie, aggiornando dati e statistiche, con una costante proiezione nel futuro. In apertura i 10 fatti dell’anno tra politica interna ed estera, cronaca, salute, spettacoli e sport. Il conflitto tra Russia e Ucraina, la morte della regina Elisabetta II d’Inghilterra, i 20 anni dell’euro, conferme e cambi di rotta nei governi dei principali Paesi in seguito all’esito delle elezioni politiche o a crisi interne, come quella che porta la Gran Bretagna ad avere nell’anno tre premier. E ancora, per la Chiesa cattolica la fine dell’eccezionale era dei ‘due papi’, i vincitori della notte degli oscar e il trionfo dell’Argentina ai Mondiali di calcio. Sempre più ricco di dati, informazioni e ricorrenze storiche, il Libro dei Fatti ci ricorda anche i nomi dei tanti personaggi che hanno fatto la storia, nel Paese e nel mondo, i personaggi nuovi e quelli che ci hanno lasciato nell’ultimo anno. E poi gli approfondimenti “per saperne di più” i quiz per testare la propria conoscenza e i fatti curiosi.
Nei dibattiti politici, mediatici e accademici si parla spesso di valori. Eppure, una questione rimane spesso senza risposta: come nasce un valore? Come emerge e come si costituisce qualcosa che è importante per noi, e a partire da cui valutiamo persone, cose, eventi, situazioni della nostra vita? In "Come nascono i valori", Hans Joas presenta una risposta originale a tale interrogativo: i valori nascono da esperienze individuali e sociali che scuotono e mettono in discussione i limiti della nostra identità. Nei dieci capitoli che compongono il volume, Joas sviluppa la sua proposta attraverso una retrospettiva storica e concettuale che va da Nietzsche a Habermas, passando per la filosofia tedesca del primo '900, il pragmatismo americano e il postmoderno.
Guerre e violazione dei diritti umani sono arrivati ormai dentro l'Europa, dove le persone in fuga e in cerca di protezione hanno ormai raggiunto la cifra allarmante di 100 milioni. Il report del 2022 fotografa le contraddizioni delle politiche italiane ed europee in tema di protezione internazionale, da una parte l'apertura e la protezione riservata agli ukraini, dall'altra i respingimenti, i campi ai confini e una burocrazia cavillosa riservata invece alle altre persone in fuga dagli altri conflitti.
Appuntamento ormai irrinunciabile, Il Libro dell'Anno 2022 diretto da Riccardo Chiaberge presenta gli avvenimenti e i temi salienti dei dodici mesi appena trascorsi nella cultura e nell'arte, in politica e in economia, nella scienza e nella tecnologia, in Italia e nel mondo. Il volume è strutturato in quattro parti distinte. La cronologia: Sintetizza giorno per giorno i fatti più significativi, corredati da immagini, cifre e brevi approfondimenti. Ogni mese è introdotto da una galleria di immagini sugli eventi più significativi del periodo. La foto simbolo in apertura fissa l'evento del mese. I temi: 30 articoli affidati a importanti firme del giornalismo e ai maggiori esperti nei vari settori disciplinari offrono approfondimenti sui fenomeni, i problemi e i personaggi più importanti ed emblematici dell'anno. In questa edizione sarà dedicata una sezione alla guerra in Ucraina le cui conseguenze, unite ad altre tendenze in corso, potrebbero ridisegnare gli equilibri globali. Si parlerà quindi di "guerra ibrida", dell'emergenza profughi, delle ripercussioni del conflitto sul mercato delle materie prime e dei rischi di una crisi alimentare; dello sviluppo della difesa europea; mentre un saggio introduttivo di Andrea Graziosi farà il punto sulla guerra in Europa nel 2022 e sul suo significato. Tra gli altri argomenti affrontati: l'eredità culturale di Pasolini e la sua lettura della società nel centenario della sua nascita; il "debito" culturale europeo con la letteratura russa e ucraina; lo stato dell'industria musicale e la diffusione della musica liquida; la rinascita dopo il Covid-19 di Brescia e Bergamo, capitali italiane della cultura 2023; il gender gap sui luoghi di lavoro; gli xenotrapianti; il ripensamento delle città in un'ottica realmente sostenibile; il James Webb Space Telescope e la ripresa delle attività vulcaniche. Concludono la serie dei temi le Parole dell'anno (anche con le parole della guerra).
La migliore «lezione» è quella che insegna a controllare le emozioni con l'intelletto e a muovere l'intelletto con le emozioni. Quotidianità e culmine di una via alla conoscenza, la lezione, così come la pensa e desidera Gustavo Zagrebelsky, è insieme un tempo e un luogo di amicizia - di filìa -, creativo tanto per gli studenti quanto per il professore. «La lezione è una sorta di chiamata a raccolta intorno al sapere». La lezione mette insieme persone diverse e parole diverse: è, anzi, una «casa delle parole», parole con le quali professore e studenti creano il mondo nominandolo. «La scuola e la lezione, che si nutrono necessariamente di parole, hanno di conseguenza questo dovere primario: usarle con tutte le cautele del caso, sapendo che il veleno dell'equivoco è sempre in agguato». Lezione si fa insieme, come una passeggiata fra amici. Amici, però, soprattutto della conoscenza. Se il professore inevitabilmente deve sedurre, deve farlo non verso se stesso, bensì verso la materia che tratta. A lezione c'è «fascino» se c'è «voglia» di partecipare... «con allegria, commozione, paura, turbamento: insomma con l'intelletto e l'emozione». A lezione, nessuno può permettersi di «ripetere» e basta, se si fa sul serio. Né gli studenti né il professore. Tutti, ognuno per la parte che gli compete, devono partecipare al processo della ricerca. La lezione pensa se stessa mentre si sviluppa, con pause, digressioni, interventi di qualche studente, per poi riprendere il filo, il cammino. Per tutto il resto basterà il manuale, quello sì, per forza, fisso e ripetitivo, semplice strumento di supporto, sostituto impossibile della creatività e, di piú, della vivacità della lezione. Come voti ed esami del resto, che, con un simile tipo di lezione, diventano quello che sono da sempre: mero controllo degli «strumenti» di base per addentrarsi nella materia. L'organismo vivente della «classe» è una società in miniatura e così «la costruzione di una classe può essere vista come una prefigurazione, una promessa, un'immagine della società che vogliamo costruire, competitiva, discriminatoria, violenta oppure cooperativa, ugualitaria, amichevole». Ciò che in fondo la scuola richiede è di pensarsi in modo utopico, come qualcosa cui si lavora incessantemente ben sapendo che la perfezione è irraggiungibile. Solo allora vale la pena di essere severi. E, quando occorre, eretici.
De-siderio. De-sidera: mi sono allontanato dalle stelle, quelle stelle da cui provengo e a cui anelo. Allodola. Ad-laudula: uccello del mattino che inizia la giornata cantando armoniosamente le lodi. Le parole sono strumento essenziale del pensiero. La loro etimologia ci conduce alla sorgente della realtà, ce ne mostra tutta la sua attrattiva. Un libro per chi voglia intus lègere, guardare in profondità il reale e coglierne l'intima bellezza.
La sensazione più diffusa, in questi giorni difficili, è di smarrimento: viviamo in balia di un consumismo sempre più sfrenato, della paura suscitata da una guerra vicina e assurda, di una crescente incertezza del futuro. Avvertiamo il naturale bisogno di trovare un punto fermo su cui poter fare affidamento, ma al contempo constatiamo come a vincere e prosperare, attorno a noi, sia non di rado l'immoralità. Perché quindi il bene dovrebbe essere preferito al male, se questo risulta più conveniente e piacevole? Aiutandoci a fare chiarezza nel nostro intimo, con questo libro coraggioso e controcorrente Vito Mancuso ingaggia prima un ideale corpo a corpo con il più radicale tra i suoi nemici filosofici, Nietzsche, e poi ci guida, per mezzo di insegnamenti concreti e attraverso la pratica quotidiana dell'agire morale, verso la risoluzione dei tormenti, dubbi e conflitti che attanagliano le coscienze. Perché è solo ritrovando un'etica condivisa, e rinnovando il legame che ci unisce in quanto esseri umani, che le nostre ferite potranno finalmente essere rimarginate. La posta in gioco è altissima: chiamati a invertire la rotta di questa «nave dei folli» in cui si è trasformata la società, dall'esito delle nostre scelte dipenderanno il futuro del pianeta e le sorti delle generazioni future.
«L'ultima volta che lo vidi era a casa sua sulla Cassia, sulla poltrona che era di suo nonno e poi di suo padre: avevamo intenzione di fare un libro intervista insieme. Stemmo insieme qualche ora. Poche settimane dopo, senza che nessuno potesse immaginarlo, è mancato. Ne è uscito uno zibaldone liberale che troverete in questo libro.» Essere liberali, nel vero senso della parola, in Italia, è sempre stata un'anomalia culturale e una scelta politica minoritaria. Perché in questo Paese è prevalsa sempre, con persistenza, un'egemonia statalista, fatta di spesa pubblica e consociativismo. Ma sposare il liberalismo è un'altra cosa. Neanche il partito liberale era veramente liberale. Nicola Porro riflette sul ruolo e la figura dei liberali italiani rievocando il grande maestro di questa tradizione: Antonio Martino. Ne viene fuori un ricordo spassionato, divertente, acuto, irriverente sui capisaldi, sull'essenza della cultura liberale, sui contributi dati alla crescita di questo Paese. Un libro che ha il merito di sfatare luoghi comuni e supposti miti. Attraverso aneddoti e retroscena molto personali su Berlusconi, su Montanelli e sulle figure apicali della tradizione liberale italiana, Porro riflette sul perché, quest'idea romantica tesa ad esaltare le virtù dell'essere umano, sia così tanto sfruttata, ma così poco amata e così poco profondamente seguita.
Il volume incrocia fatti di cronaca con approfondimenti teorici, per affrontare il tema del corpo costruito a colpi di marketing e fatto oggetto di propaganda. A partire dalla denuncia di alcune derive del capitalismo avanzato, l'autore si sofferma ad analizzare la reificazione erotizzata della fisicità nella pubblicità, nel cinema, nella musica e nello sport. Una vasta opera di sensibilizzazione emotiva e visiva che, estranea alla razionalità del confronto dialogico, pone delle criticità educative spesso non intercettate, con opportuna distanza critica, da famiglie e scuola.
«È tempo di sospendere le nostre certezze e di iniziare un viaggio negli universi stravaganti degli altri». Possiamo passare una vita a discutere senza mai capirci, in particolare quando apparteniamo a generazioni diverse. Quasi sempre è un problema di coordinate: ognuno ha le sue e rifiuta di abbandonarle, anche solo un po'. Essere figlia e padre non semplifica le cose. Stanchi di «conversare a vuoto», Giorgia e Gianrico Carofiglio si sono seduti a un tavolo e hanno affrontato con occhi nuovi alcuni degli argomenti che più li hanno divisi. Questioni che riguardano ciascuno di noi come il clima, il femminismo, il cibo. La politica. Non hanno eliminato tutte le loro divergenze, ma hanno elaborato una serie di ragionamenti - veri e propri saggi brevi, tessere di un mosaico sorprendente - in cui si combinano entrambi i punti di vista. Una scommessa audace e allegra sulle possibilità di un linguaggio comune, di un'idea condivisa del mondo e del futuro.