Per gli autori di questo libro la globalizzazione capitalistica è un cambiamento epocale, ma è anche un processo senza regole, in cui la concorrenza provoca un livellamento verso il basso delle condizioni dei più svantaggiati. Cancella infatti le specificità delle realtà locali e nazionali, provoca un sviluppo economico più finanziario che industriale, comporta deregolamentazione e condizioni fiscali vantaggiose per le grandi corporation, flessibilità nella gestione della forza lavoro, diminuzione dei salari reali, licenziamenti, disoccupazione, minimizzazione di costi sociali e ambientali. "Contro il capitale globale", spiega in che modo si potrebbe invertire questa tendenza.
Due studiosi delle trasformazioni economiche e sociali in America Latina osservano i cambiamenti degli ultimi venti anni nel senso della globalizzazione, smascherandone i retroscena; evidenziano che disuguaglianza, discriminazioni di classe e di ceto sono aumentate. L'intenzione di mantenere le attuali gerarchie economiche viene spiegata anche con la conoscenza puntuale dell'utilizzo ideologico del linguaggio. Vi si trova inoltre una critica di quelle politiche di cooperazione che nascondono volontà di cooptazione e di controllo politico.
CALENDARIO INTERCULTURALE E MULTIRELIGIOSO. L'orologiaio matto - 2003" n on e`solamente un calendario murale ma un progetto di educazione interculturale. Per ogni mese dell'anno vengono segnal ate, e spiegate, attivita che ci fanno conoscere le diverse culture aiutandoci ad essere uomini e donne che vivono e pensano al plurale. I disegni sono stati realizzati da ragazzi di varie nazionalita. Il calendario e`frutto del lavoro di studiosi, insegnanti, volontari e studenti ed e`alla settima "
un popolo nuovo
L’odierno dibattito sulla globalizzazione si arricchisce, con il presente volume, di un originale contributo che intende superare due limiti di prospettiva assai diffusi nel proliferare della pubblicistica sull’argomento: da un lato, quello di pronunciarsi, ora a favore, ora contro una dinamica storica che sembra procedere autonomamente, senza dipendere dal consenso di nessuno e dall’altro quello di concentrarsi solo sui suoi aspetti economici. Senza negare né sottovalutare il ruolo fondamentale dell’economia nel processo di mondializzazione, Mastrojeni sottolinea come esso si estenda ormai oltre il piano dei mercati e delle relazioni commerciali tra gli stati: non si tratta più, solamente, di far cadere le barriere mediante le quali le economie nazionali, specie in passato, tendevano a proteggersi dalla competizione internazionale, ma anche di favorire lo sviluppo e tutelare i diritti degli individui e dei popoli. L’equilibrio globale del pianeta intreccia, infatti, molteplici dimensioni, tra loro inseparabili: il rispetto per l’ambiente, lo sviluppo per tutti, la libertà e la pace. La consapevolezza di tale interdipendenza indirizza oggi l’operato delle organizzazioni internazionali, delle quali si sottolinea l’insostituibile ruolo di attori di una globalizzazione orientata alla realizzazione del bene comune. E tuttavia non si nasconde che il cammino da compiere in questa direzione è ancora lungo, poiché, se è vero che la comunità internazionale è giunta a una lucida analisi della situazione attuale, le strategie di guida della globalizzazione sono ancora tutte da inventare. A partire da un principio fondamentale, ossia la centralità dell’uomo, la sua funzione di protagonista di un fenomeno storico del quale egli non è solo beneficiario o – nel peggiore dei casi – vittima, ma responsabile artefice.
Grammenos Mastrojeni, diplomatico di carriera, ha ricoperto, a partire dal 1991, numerosi incarichi tra cui quello di delegato alla 49a Assemblea generale delle Nazioni Unite, di vice-capo della Segreteria particolare del Ministero degli Esteri, di console d’Italia a Belo Horizonte. Attualmente capo dell’Ufficio Stampa Estera presso il Ministero degli Affari Esteri, è autore di numerosi articoli sul ruolo delle organizzazioni internazionali e del volume “Il negoziato e la conclusione degli accordi internazionali” (Padova 2000).
INDICE
Presentazione di Gianpaolo Salvini
Introduzione
I. Il migliore dei mondi: un modello di globalizzazione responsabile
1. Il nucleo duro della nebulosa
2. Una certa idea di globalizzazione
3. Lo spazio economico
4. Il sistema chiuso e il principio di interdipendenza generale: globalità geografica e globalità intrinseca
5. La responsabilità globale come fondamento di un’etica transculturale
6. I titolari della responsabilità globale e i destinatari dei nuovi precetti etici: individui e istituzioni
7. Qualità della vita e quantità nella vita
8. La libertà come fonte di responsabilità: la democrazia e il rispetto dei diritti dell’uomo quali presupposti dell’equilibrio globale
9. Cicli virtuosi e cicli viziosi
10. Il moltiplicatore degli investimenti sulle condizioni di vita e di realizzazione personale degli individui: natura, contenuti e benefici
11. Il primato dell’uomo e il principio di cooptazione
12. Strutture di pace
II. Il mondo reale: verso nuove strutture di pace?
1. La pace come condizione e obiettivo della globalizzazione responsabile
2. Il primato dell’uomo e il rifiuto della guerra
3. Il tramonto della superiorità nazionale
4. La paura della guerra e la coscienza della sua inutilità
5. La coscienza delle alternative alla guerra
6. Il primato dell’uomo: implicazioni passive e implicazioni attive
7. Un contesto istituzionale di pace
8. La necessità economica della pace e dell’integrazione
9. La fine del bipolarismo e la necessità della democrazia: dal controllo all’autocontrollo
10. La risposta della società
11. La natura necessariamente globale delle strutture di pace
12. La tela di fondo
III. Il mondo reale: l’economia della disparità
1. La disparità: un dato di fatto
2. L’inesistenza del grande complotto
3. Ragioni teoriche degli oppositori alla globalizzazione
4. La tesi dell’imperialismo onnivoro dell’Occidente
5. La tutela delle specificità regionali e la protezione delle economie fragili
6. I gestori della globalizzazione
7. Le Nazioni Unite: l’equità come condizione dell’efficienza
8. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale: l’efficienza come strumento per costruire la giustizia
9. ‘Eppur si muove’
10. Il punto di svolta: la confluenza dei metodi delle Nazioni Unite e della famiglia di Bretton Woods
11. L’OMC: un foro di dialogo?
12. La filosofia dell’OMC: il commercio come meccanismo di coinvolgimento nello sviluppo
13. Gli investimenti e il ruolo delle multinazionali
14. Il metodo dell’integrazione economica a misura d’uomo
15. Il capitale privato e l’investimento socialmente responsabile
16. Un’autorevole opinione: Amartya Sen
IV. Il mondo reale: un pianeta in prestito dalle future generazioni
1. La sovranità evanescente
2. La triplice alleanza
3. La nascita del concetto di sviluppo sostenibile
4. La nozione attuale di sviluppo sostenibile
5. Progresso tecnico e sviluppo sostenibile
6. Fatti e progetti
7. Cupi scenari
8. Dallo sviluppo sostenibile alla solidarietà ambientale globale: l’acqua, un caso concreto
V. La realtà del mondo: l’uomo come fine, i suoi diritti come mezzo
1. Un metodo efficiente: i diritti dell’uomo
2. La dematerializzazione dei consumi e il Grande Fratello
3. Cultura globale e diritto all’autodeterminazione culturale
4. Le politiche a misura d’uomo
5. Il volontariato e il nuovo ruolo delle ONG
6. Uno sguardo nuovo sulle migrazioni
7. Il microcredito
8. Il commercio equo e solidale alla prova del mercato
9. Conclusione: la famiglia, la scuola, il villaggio
Introduzione
La globalizzazione ha i suoi sostenitori e i suoi avversari. È normale che entusiasmi, paure e perplessità si mescolino alla vigilia di mutamenti epocali. Nel momento in cui perdono alcuni dei loro punti di riferimento, le società esprimono due moti inconciliabili e tuttavia connaturati all’essere umano: il timore di un futuro incerto, ma anche la speranza che nell’incertezza ci siano i semi di un progresso.
Tale atteggiamento ha in sé, in realtà, un prezioso meccanismo di salvaguardia. È da esso che nasce la capacità di valutare collettivamente i rischi e i vantaggi di cui è portatore qualsiasi fenomeno. È quindi da esso che dovrebbe prendere le mosse quel dibattito che conduce le società a governare ogni mutamento in modo da indirizzarlo al bene comune.
All’ora attuale, il dibattito sulla globalizzazione è intenso, ma pare falsato da diversi errori di prospettiva. Il primo è frutto di una diffusa semplificazione linguistica: in teoria, è possibile essere semplicemente ‘contrari’ o ‘favorevoli’ alla globalizzazione, alla rivoluzione industriale, allo Stato, o alle nuove tecnologie. Tuttavia, è lecito domandarsi se ha un senso dibattere pro o contro una dinamica storica che procede autonomamente, senza dipendere dal consenso di nessuno. Il vero problema non è probabilmente quello di dire ‘sì’ o ‘no’ alla globalizzazione, ma si impernia sulla definizione di un bene comune cui essa dovrebbe indirizzarsi. Si tratta quindi di comprendere quali progressi si potrebbero conseguire assecondando il naturale sviluppo della storia del XXI secolo. Ma si tratta anche di identificare i suoi risvolti negativi e di adottare le misure adeguate per contenerli o contrastarli. In altri termini, il problema non è quello di accettare o rifiutare la globalizzazione, bensì di governarla correttamente.
Il secondo errore di prospettiva consiste nel concentrare l’analisi solo sui risvolti economici della globalizzazione. Tale ottica – prevalente, ma limitata – nasce dalla riluttanza ad affrontare pragmaticamente alcune questioni finora rimaste dominio riservato dei filosofi, come le aspirazioni collettive e il destino dell’umanità.
Senonché tali questioni divengono oggi ineludibili. Pur astenendosi dal concepire grandi progetti, siamo costretti a constatare che la globalizzazione non è un fenomeno qualsiasi: essa appare il punto d’arrivo di un moto millenario di ‘sinecismo’ che – con alterne vicende – ha portato l’umanità a organizzarsi in comunità sempre più vaste e articolate. Un moto che pare prossimo al suo esito finale e pone oggi l’individuo dinanzi al suo referente collettivo naturale: la famiglia umana, che abita su un unico pianeta e che, perciò, ne condivide le sorti.
In che misura e a quali condizioni la globalizzazione può costituire un’opportunità di sviluppo per i paesi del Sud del mondo? La domanda appare per molti aspetti paradossale, dal momento che, spesso, l’impatto, attuale e futuro, dei processi di globalizzazione sulle regioni più povere del pianeta viene letto in termini del tutto negativi, per non dire apocalittici. In realtà – questa è la tesi che qui si tenta di dimostrare – la globalizzazione è uno strumento di per sé neutrale, che moltiplica le capacità dell’uomo, tanto quelle di ‘fare il bene’ quanto quelle di ‘fare del male’: sta all’uomo stesso orientarla verso l’obiettivo della promozione delle persone. La globalizzazione offre notevoli opportunità di sviluppo: il suo ‘lato oscuro’ non consiste tanto in qualche caratteristica intrinseca, quanto nel fatto che le enormi possibilità che essa dispiega non siano state ancora raccolte.
Marco Caselli (Chiavari, 1973) è docente di Metodologia e tecnica della ricerca sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Di recente ha pubblicato "Misurare lo sviluppo. Tecniche e problemi" (Genova, 2001).
Quale uso o abuso stiamo facendo delle cose create e sulle quali dobbiamo esercitare la nostra signoria?Sviluppo e qualità della vita a volte si contrappongono, necessitano di regole e condizioni precise perché la globalizzazione possa sviluppare tutte le sue caratteristiche positive. Ciò richiede un impegno serrato sulla questione della cittadinanza globale per evitare superficialità, banalità e mere dichiarazioni d'impegno. In appendice il testo propone schede di approfondimento preparate per la campagna del Comitato Ecclesiale Italiano per la riduzione del debito estero nei paesi più poveri, lanciata dalla Chiesa italiana durante l'Anno Santo. Si tratta di suggerimenti pratici per mettere in atto un concreto cambiamento nel nostro stile di vita personale, familiare e comunitario
Il libro nasce lungo il tragitto da Pechino fino alle province cinesi sud-orientali del Fujian e del Guangdong, nel viaggio realizzato da un giornalista e da un fotografo della rivista 30Giorni, nel 2001.