In vista delle celebrazioni per i 500 anni dalla Riforma protestante
Sono pochissime le personalità storiche che, a distanza di cinquecento anni, continuano a esercitare un fascino magnetico tanto sugli amici quanto sui nemici. Lutero è una di queste. Andando oltre le infinite, contraddittorie immagini stereotipate che di lui ci siamo fatti, Kasper sceglie di parlare dell’attualità di Lutero, inquadrando la sua persona e la sua opera nella mutata situazione che le chiese vivono oggi, nell’epoca dell’ecumenismo.
Descrizione
Nel 2017 si commemorano i cinquecento anni dalla Riforma protestante. «Molti cristiani si aspettano giustamente che quell’anniversario ci faccia fare un passo in avanti, sul piano ecumenico, verso l’obiettivo dell’unità», scrive Kasper all’inizio del suo saggio su Lutero.
Anziché proiettare i propri desideri o preoccupazioni sulla figura del Riformatore – sottolinea Kasper –, occorre liberare Lutero dalla monopolizzazione di interessi di parte, tanto di ieri quanto di oggi. Bisogna porsi serenamente in ascolto di un Lutero a noi alieno: il mondo cui apparteneva e il messaggio che annunciava si ponevano al crinale fra l’epoca medievale e l’età moderna. Eppure, una volta attivata questa capacità di ascolto, si scoprirà quanto sia rilevante il discorso di Lutero. Si noterà, per esempio, che «il messaggio della misericordia di Dio era la risposta al suo problema e al suo bisogno personale, come pure agli interrogativi del suo tempo», e che lo è nondimeno «ai segni dei tempi e alle pressanti domande di molte persone di oggi».
"Immaginare l'altro è un'impresa ardua. Richiede coraggio, fantasia, voli inaspettati, andare per sentieri poco battuti. L'alterità è il concetto che più ripugna al 'buon senso', che più facilmente si tacita, si sopprime, tanto è preponderante il desiderio di omogeneizzare, di normalizzare. Eppure abbiamo la necessità, come singoli e come comunità, di metterci sulle tracce dell'Altro, ma se siamo incapaci d'immaginarlo ne sentiremo l'esigenza?". A partire da questa domanda, l'autore si cala nel pluralismo religioso odierno per presentare gli sguardi che le diverse religioni (cristianesimo, induismo, buddismo, giudaismo e islam) hanno rivolto all'a/Altro nel tentativo d'immaginarlo, di non spezzare quella relazione. Da questo bisogno di socialità, diventa indispensabile un rinnovato impegno per il dialogo e l'incontro tra i credenti, in vista della costruzione di una "casa di preghiera per tutti i popoli".
In una società plurale come la nostra, la Dottrina sociale della Chiesa cattolica può rappresentare un fecondo terreno di ricerca e un'occasione di cammino comune, in primo luogo fra i credenti delle diverse confessioni cristiane, ma anche fra uomini di fedi religiose diverse e fra tutti coloro che hanno seriamente a cuore le sorti dell'uomo. A tutti il magistero sociale della Chiesa ha una sua parola significativa da dire e da tutti è disponibile ad accogliere qualunque frammento di verità, da qualunque parte esso provenga. Attraverso le relazioni e le testimonianze di esponenti autorevoli delle Chiese cattolica, anglicana e ortodossa, ma anche del mondo ebraico e di quello islamico, il Convegno internazionale, di cui il volume raccoglie gli Atti, si è adoperato a mettere in luce la valenza "ecumenica" della Dottrina sociale della Chiesa, intendendo il termine "ecumenismo" in senso ampio: volendo sottolineare l'universalità dell'insegnamento sociale della Chiesa, la sua capacità di "parlare" a tutti e insieme di lasciarsi "interrogare" da tutti. Avvalendosi dell'apporto di qualificati studiosi di discipline diverse e di diverse provenienze geografiche e culturali, il Convegno ha inoltre cercato di saggiare l'ecumenicità della Dottrina sociale della Chiesa in rapporto ad alcune delle questioni cruciali del nostro tempo.
Il volume raccoglie una serie di scritti di fra Chrys McVey (1933-2009), domenicano statunitense vissuto per più di quarant'anni in Pakistan come missionario. È stato uno dei collaboratori del Maestro dell'Ordine fra Timothy Radcliffe come responsabile per la vita apostolica dell'Ordine tra il 2002 e il 2008. La sua esperienza della missione vissuta in un paese come il Pakistan lo ha condotto a maturare un pensiero teologico centrato sull'importanza dell'incontro tra culture diverse e sul dialogo interreligioso ed una spiritualità "con gli occhi aperti". Egli amava dire che proprio nell'esperienza della missione "fuori dell'accampamento" aveva ricevuto la sua formazione ed era "rinato". I suoi testi raccolti in questo volume esprimono la sua sensibilità aperta a scorgere nella vita, nell'esperienza dei poveri e soprattutto nell'incontro delle diversità, motivi per approfondire l'ascolto del vangelo e per vivere la chiamata al cuore della missione dell'Ordine domenicano di una predicazione per la salvezza dell'umanità.
Il volume contiene le meditazioni tenute alla Casa Pontificia in presenza di papa Francesco nella Quaresima 2015. La sua genealogia è legata alla visita di papa Francesco in Turchia che, terminata con l'incontro con il Patriarca Ortodosso Bartolomeo, e in particolar modo con l'esortazione a condividere la comune fede dell'Oriente cristiano e dell'Occidente latino, ha convinto l'autore ad assecondare - con questa raccolta - il desiderio del papa che è anche quello di tanti cristiani d'Oriente e di tutta la cristianità: "due polmoni e un unico respiro". Le meditazioni contenute riguardano i grandi misteri della fede: il mistero della Trinità, la persona di Cristo, quella dello Spirito Santo, la dottrina della salvezza.
Il volume illustra le caratteristiche generali della teologia bizantina, ne segue lo sviluppo nei secoli XIII e XIV e approfondisce il tema della diversità della Chiesa di Costantinopoli rispetto a quella latina. Sintetizza inoltre la dottrina del Filioque e si sofferma sulla vita, le opere e il pensiero di alcuni importanti teologi, da Niceforo Blemmides a Giorgio di Cipro, nel contesto di un complesso rapporto con Roma segnato da falliti tentativi di unione e da rapporti intensi e combattuti. La riflessione prosegue prendendo in esame il rapporto tra Bisanzio e il papato nel medioevo, mentre il capitolo centrale è dedicato al rifiuto della scolastica, giudicata razionalismo applicato al mistero e autentico scoglio nella reciproca comprensione tra Oriente e Occidente. Ancora oggi, come si constata nel quadro dei rapporti ecumenici, Bisanzio e Roma si ritrovano unite nel credo, ma divise dalla teologia.
Era la prima volta che un concilio della Chiesa cattolica parlava delle religioni non cristiane, riconoscendone il cammino verso la salvezza e i valori morali e spirituali. Come si riuscì, durante il Concilio Vaticano II, ad arrivare all'approvazione di un documento tanto innovativo che conteneva un paragrafo sull'islam e uno sull'ebraismo e che lasciava intravedere un orizzonte nuovo per il dialogo, proprio a partire da una valutazione positiva delle altre religioni? L'autore ricostruisce nei dettagli le complesse fasi di scrittura, modifica e approvazione della dichiarazione Nostra aetate promulgata da Paolo VI il 28 ottobre 1965, che ha aperto una nuova fase nella storia della Chiesa cattolica. Conoscere come Nostra aetate venne redatta, discussa, trasformata in concilio, costituisce un passaggio fondamentale e irrinunciabile per comprendere meglio come la Chiesa seppe aprirsi al dialogo senza rinunciare alla sua missione. Con una prefazione del cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi e membro del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani.
Il presente volume raccoglie gli Atti del XXII Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa, dedicato alla beatitudine dei pacifici, tema che interpella la coscienza di ciascuno e la vita delle chiese. Contributi di: I. Behr, J. Chryssavgis, A. Dibo, J. Forest, R Georgi, C. Hovorun, N. Ignatovi~, R Kalaitzidis, Ch. Karakolis, A. Makaryan, Sr. Magdalene, A. Manolescu, D. Morozova, V. Mutafov, A. Papanikolaou, S. A. Paschalidis, A. Peckstadt, M. G. Seleznev, K. Sigov, R A. Yfantis, K. Ware, M. Van Parys.
È possibile un nuovo modo di esercitare il primato del papa? L'autore contribuisce, in conformità con l'insegnamento del concilio Vaticano II e attingendo anche ai dati storici del I e del II millennio, al cammino ecumenico con una proposta significativa per giungere a vivere il primato petrino come servizio di amore e di comunione tra tutte le chiese.
Il 28 luglio 2014 papa Francesco ha compiuto un gesto destinato a rimanere nella storia: è andato a Caserta a far visita al suo amico Giovanni Traettino, pastore pentecostale della Chiesa della Riconciliazione. Vincendo la resistenza dei protocolli e della diplomazia, papa Francesco ha affermato il primato della libertà della coscienza e della relazione. A partire dai discorsi pronunciati in quell'occasione dal papa e dal pastore, gli autori presentano il senso profondo di quell'incontro richiamando anche le dolorose vicende delle persecuzioni subite dai pentecostali in Italia negli anni del fascismo e nel primo decennio della Repubblica ad opera anche di non pochi cattolici. Persecuzioni per le quali il papa a Caserta ha chiesto perdono.
II concilio Vaticano Il ha posto irrevocabilmente la Chiesa cattolica nel cammino ecumenico, segnando questo percorso con la Lumen gentium e l'Unitatis redintegratio, il Direttorio del ~993 e l'enciclica di Giovanni Paolo Il Ut unum sint.
Prendendo in esame i dialoghi ufficiali bilaterali tra Chiesa cattolica, comunità ecclesiali (cattoliche e luterane) e Chiese ortodosse, questo volume offre una sintesi del cammino compiuto localizzando l'attenzione sul ministero episcopale e la comunione ecclesiale.
In particolare, il libro approfondisce l'esercizio ecumenico del primato petrino in un contesto di sinodalità e mette in evidenza i risultati e le conseguenze dei dialoghi in merito alla questione ecclesiologica del subsistit in, facendo notare alcune aporie che in passato non sono state attentamente tenute presenti ed esaminate. Per evidenziarle l'autore analizza i documenti emanati dalla Congregazione per la dottrina della fede in merito alla questione ecumenica, mostrando i lati positivi ma anche quelli irrisolti.
PAOLO GAMBERINI, associate professor all'University of San Francisco (California, USA), fa parte del Consiglio di presidenza dell'Associazione teologi italiani ed è rappresentante per l'Italia dell'Associazione europea di teologia cattolica. Collaboratore de La Civiltà Cattolica, dal 2oo8 al 2o14 ha diretto Rassegna di teologia. Per EDB ha pubblicato Questo Gesù (At 2,32). Pensare la singolarità di Gesù Cristo (20o5).
Fino a qualche decennio fa l'ecumenismo era considerato nel nostro Paese un tema importante, ma lontano dalla vita quotidiana della maggioranza degli italiani. Si sapeva solo di un piccolo gruppo di valdesi confinato nelle valli di Pinerolo e di alcune minuscole e combattive "sette" protestanti. Oggi, con la presenza di circa tre milioni di cristiani non cattolici appartenenti a diverse comunità confessionali, l'ecumenismo è diventato anche in Italia un argomento centrale che solleva molte domande. Chi sono gli ortodossi, i copti, gli armeni, i siriaci, e in che cosa assomigliano e si differenziano dai cattolici? Chi sono gli evangelici, i riformati, gli anglicani, i battisti e i pentecostali? Quali sono state le cause delle divisioni e separazioni tra le Chiese? E, infine, la domanda più concreta: nella realtà quotidiana, che cosa può fare ognuno di noi per coltivare il dialogo ecumenico?