Il volume analizza la relazione tra la Bibbia e la teologia morale, in funzione del dialogo interdisciplinare e della formazione dell'identità morale biblica del credente. L'articolazione del lavoro consta di cinque capitoli. Nei primi tre capitoli si affronta la questione dei "fondamenti" su cui si basa la relazione tra Bibbia e teologia morale: il fondamento teologico, il fondamento epistemologico, il fondamento ermeneutico. Segue un capitolo riguardante l'analisi di alcuni "modelli" basati sul ruolo che il testo ispirato svolge nell'elaborazione della teologia morale. Nell'ultimo capitolo si offrono alcuni "orientamenti" per contribuire ad individuare un'adeguata relazione tra Bibbia e teologia morale.
Una riflessione intorno alle sfide, multiformi e appassionanti, poste oggi dall'etica civile. Verso il comune compito, di cristianesimo e "modernità", di formare un nuovo "cittadino etico".
La proposta etica della rivelazione biblica si presenta come assai esigente, connotata da tratti di radicalità: rinvia a stili di vita improntati all'ideale di perfezione. Il suo orientamento di fondo è però positivo, perché in ultima analisi consente di fare esperienza di una profonda liberazione interiore. Lungi dal rinchiudere la condotta umana entro rigidi steccati normativi, la fede cristiana la apre a orizzonti esaltanti. Dà all'esistenza un grande respiro e promuove l'autentica crescita dell'uomo, proiettandolo nel futuro e promettendogli la felicità. Partendo allora dall'analisi del contesto biblico e dalla rilevazione dei presupposti teologici che fondano l'etica cristiana, vengono qui riproposte, in modo nuovo e originale, le grandi categorie che ne definiscono l'impianto strutturale: persona e opzione fondamentale, coscienza e norma, legge naturale e responsabilità, peccato e virtù. La vita morale del cristiano appare così come un cammino di permanente rinnovamento interiore alla sequela di Gesù di Nazaret, che si traduce nell'assunzione di atteggiamenti e di comportamenti ispirati alla logica della solidarietà fraterna e finalizzati alla promozione della pace universale.
Raccolta di riflessioni alla luce della Caritas in veritate e della Lumen fidei. Lavoro dall'impatto immediato, che può essere letto tutto d'un fiato e centellinato nei momenti più diversi, secondo le attese del momento.
Sembra che la questione del Giudizio finale, quello in cui, alla fine dei tempi, Dio giudicherà i buoni e i cattivi, non sia più di moda. Dopo secoli di terrorismo sacro che ha alimentato la paura dell'inferno, lo spirito moderno ha preso le distanze dall'immagine di un Dio giudice. Attraverso una lettura dialogata dei testi, si fa strada una nuova interpretazione, che chiama l'uomo a elaborare una visione di sé e del proprio futuro libera dalla paura. Perché ciascuno possa far emergere il proprio vero Io al di là delle ombre dell'inconscio e del controllo del Super Io.
Effetti e costi sociali della corruzione dall'antichità ad oggi. Esperienze e azioni politiche di intervento. La corruzione è il cancro della società. Basta sfogliare un giornale o seguire un Tg per prendere atto che si è infiltrata ad ogni livello della vita sociale pubblica e privata. Di fronte a tale realtà la reazione non può limitarsi alla denuncia del male esistente, ma deve diventare responsabile azione di cambiamento delle coscienze e delle strutture. L'autore traccia un excursus storico del problema, analizza quindi il contesto contemporaneo evidenziando effetti e costi sociali della corruzione, e le politiche e le pratiche di prevenzione a livello internazionale. Si sofferma infine sul caso italiano per il quale ricerca le cause storiche e propone esperienze e azioni politiche di intervento.
Siamo in crisi e da ogni parte s’invoca la crescita. «Non abbiamo ancora imparato la lezione», scrive l’A., per il quale crescita economica non è affatto sinonimo di sviluppo.
Lo sviluppo umano è un processo ben diverso dall’aumento del Pil. Di più: non può avvenire senza l’etica. L’A. dimostra che l’etica non solo non è una pastoia per lo sviluppo, ma è anzi la condizione perché esso sia possibile, autentico, duraturo e per tutti.
Il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga è arcivescovo di Tegucigalpa e presidente della Conferenza episcopale dell’Honduras; dal 2007 è presidente di Caritas Internationalis. È il coordinatore del «Gruppo degli otto»: i cardinali scelti da papa Francesco per studiare la riforma della curia romana. Prima riunione del «Gruppo» 1-2-3 ottobre.
Stefano Zamagni, professore universitario a Bologna e promotore dell’«economia civile», è stato presidente dell’Agenzia per il Terzo settore. Ha collaborato con Benedetto XVI nell’estensione dell’enciclica Caritas in veritate.
Per l'autore il peccato originale non va inteso come il primo, in ordine di tempo, degli eventi che hanno influito sul destino dell'umanità. Nella Genesi il racconto della caduta è di natura 'simbolica' e non riguarda la prima coppia individuale, ma esprime sotto forma di parabola una legge costante che regola la trasmissione ereditaria di un capitale di peccato e di miseria, parallelo a un capitale analogo di capacità tecniche e di virtù morali. L'importanza decisiva, in ordine alla presenza del male nel mondo, è data quindi non da una trasgressione che avviene prima di altre in senso cronologico, ma dal cumulo di peccati che accompagnano e sfigurano da sempre il destino dell'umanità. Ogni individuo subisce il contagio di questo male, che nel Nuovo Testamento viene chiamato "il peccato del mondo", e solo in forza della grazia di Cristo il battezzato è in grado di resistere e di orientare, già da questo mondo, il proprio cuore a Dio.
A cinquant'anni dal Concilio Vaticano II, il volume intende rivisitare la questione del nesso tra rinnovamento personalistico della morale e criteri oggettivi fondati sulla natura. Il libro include anche il cosiddetto Memoriale di Cracovia, tradotto per la prima volta in italiano, che raccoglie il contributo di Karol Wojtila e di altri studiosi in vista della redazione della Humanae vitae.
Ogni azione umana è mossa dal desiderio della felicità, sul quale si fonda l'intimo impulso a cercare qualcosa di più grande di se stessi e a trascendersi nella ricerca della perfezione. Il desiderio della felicità è il segno della chiamata rivolta da Dio nell'intimo di ogni uomo a cercare il bene morale e a raggiungere il suo perfezionamento in un agire virtuoso e nella carità, che delle virtù è la sintesi e il compendio. Lo studio dei fondamenti della morale cristiana rivela, conformemente al mandato del Concilio Vaticano il, l'altezza della vocazione di cui ogni uomo è destinatario in Cristo. L'intimo impulso alla felicità che anima ogni essere umano è portato alla sua pienezza nella vita filiale, ricevuta in dono attraverso l'opera del Figlio di Dio. La vita filiale è esaltazione della libertà dell'uomo, perché scaturisce dalla sua consapevole e libera adesione al progetto divino su di lui. La vita morale si caratterizza così come risposta alle iniziative divine e come partecipazione all'agire stesso di Dio. La Sacra Scrittura descrive tale relazione con il concetto di alleanza, che permette di comprendere la vita morale non come mera obbedienza al dovere o ai precetti dati da Dio, ma come partecipazione alla sua stessa vita e alla sua amicizia, verso un autentico compimento dell'uomo. Pur avendo come primi destinatari i credenti, la riflessione teologico-morale si rivolge a tutti gli uomini, poiché è basata su argomentazioni razionali, da tutti comprensibili.
Il desiderio, svincolato da ogni senso del limite, sembra ormai dominare completamente la nostra vita. E in effetti tutti i nostri sensi sono continuamente eccitati dalla rappresentazione della sua onnipotenza. Un'onnipotenza sui generis, quella del desiderio di godere senza misura, di possedere senza limiti, di dominare senza controllo. Un'onnipotenza irresistibile nella devastazione: infernale corto circuito tra i due poli dell'autodistruzione e della rapina. I rappresentanti delle religioni più diffuse pensano che, per contrastare la potenza devastante del desiderio, basti ridestare nell'uomo - magari sfruttando le sue paure - il senso del divino. E così, con ogni mezzo (lecito o illecito), essi cercano di sostituire il giogo del desiderio con il giogo di Dio. Ma non c'è nessuna salvezza nel passare da un giogo all'altro. Dio come giogo non è migliore di un desiderio che rende schiavi. L'uomo, per salvarsi si deve liberare da entrambi e battere una terza via: la via della dignità umana, una grande via maestra in cui il desiderio non sia disgiunto dalla volontà divina. In questo libro Nello Casalini, uomo di fede e di dottrina, richiama l'uomo alla sua dignità e gli ricorda che possiede per natura una ragione dotata di potenza divina e che può, grazie ad essa, sottoporre a verifica razionale i miraggi del desiderio e i divieti della religione. Usando questa suprema facoltà naturale l'uomo può conseguire il suo bene, e non per distaccarsi dal mondo in cui è radicato...
Molti uomini di religione sono convinti che l'attuale degrado morale della società civile dipenda dal fatto che, vivendo ormai senza fede in Dio, l'uomo non possa che brancolare nel buio. C'è però tra di loro anche chi - come l'autore di questo libro, francescano e biblista - crede che, come la fede in Dio non sia di per sé garanzia di salvezza, così la mancanza di fede non sia causa di perdizione, perché l'uomo ha per natura tale e tanta dignità da poter vivere secondo giustizia in piena autonomia, senza sottomettersi ai dogmi di una verità religiosa. In questo libro Nello Casalini mostra che c'è negli uomini una 'verità' (elementare, comune, semplice, essenziale) capace di dar senso al loro destino terreno (dal quale dipende lo stesso loro destino divino) e che la ricerca di questa verità secondo ragione è l'unica garanzia di una vita che sia degna d'essere vissuta. La stessa fede, senza questa ricerca, è come un tesoro di cui non si conosca il valore. Questa 'verità' è stata chiamata common sense ('senso comune') dagli empiristi inglesi, Lebenswelt ('mondo della vita') dai fenomenologi tedeschi, e oggettualità (Gegenständlichkeit) o, con parola più antica e nobile, realtà da altri. E a questa 'verità' che l'uomo deve ritornare per moderare l'eccesso della sua volontà individuale, per liberare la mente dalle sue catene e per cercare insieme con gli altri il bene comune, con spirito di solidarietà e reciproca comprensione.