Le morti che avvengono per incidenti sul lavoro si chiamano, in Italia, morti bianche. Bianche come il silenzio, come l'indifferenza. Come l'immediata elusione di ogni responsabilità da parte di chi impone ai lavoratori condizioni ambientali insostenibili. Si tratta di lavoratori dimenticati, di storie individuali delle quali è difficile definire il profilo. Storie bianche, vite bianche, costrette a esistere in un vuoto di diritti, facilmente rimosse dopo un breve clamore massmediale in coincidenza con l'ennesimo "incidente".
Le morti sul lavoro, il precariato, le case sempre più costose, i trasporti, l'energia, la sicurezza stradale, lo smaltimento dei rifiuti, la parità tra i sessi: in Italia sembrano problemi insormontabili. Questo libro dimostra che i problemi, anche quelli grandi, si possono affrontare e superare, basta guardare ai modelli di eccellenza degli altri paesi europei. La Svezia ha quasi azzerato le morti bianche, conquistando il primato mondiale della sicurezza sul lavoro grazie all'"ombudsman" dei lavoratori, ovvero il delegato per la salute e la sicurezza. E guai a fare i furbi (due ministri sono stati costretti alle dimissioni per aver retribuito in nero la babysitter e non aver pagato il canone tv). Con l'invenzione della corsia dinamica, in Spagna non si vedono più ingorghi in entrata e in uscita dall'autostrada, mentre i treni corrono superveloci. A Friburgo, in Germania, i cittadini hanno detto no al nucleare, ma contemporaneamente hanno detto sì alle energie "dolci" e trasformato l'energia solare in un formidabile business. L'Inghilterra ha scelto i migliori architetti per progettare case popolari di pregio e quartieri a misura d'uomo, e con controlli severi ha dimezzato le stragi sulle strade. I danesi non hanno più l'incubo della precarietà grazie alla "flessicurezza", mentre a Copenhagen i rifiuti vengono bruciati nel cuore della città, in regola con le leggi (e con tecnologia made in Italy). Risolvere i problemi si può. La buona politica è alla nostra portata.
"Politica", nella versione che ne diede Aristotele, non è un termine singolare, ma plurale. Si riferisce a quanto avviene nella polis, ovvero in quello specifico sistema che definiamo "politico". Politica sono tutte (o quasi) le attività che riguardano la polis e che si svolgono nel suo ambito. La politica è, dunque, un insieme di attività complesse di vario tipo, che sono svolte dai cittadini e che ruotano attorno all'esercizio del potere nella città. In quanto esercitate nella e per la città, le attività politiche richiedono capacità più o meno grandi e conseguono risultati più o meno meritori, oppure riprovevoli, sanzionabili e perfettibili, per tutti coloro che vivono in quella città ovvero, oggi diremmo, in quel determinato sistema politico. Qualsiasi sistema politico è composto da tre elementi essenziali: la comunità politica, il regime, le autorità. Definendo con accuratezza e precisione e analizzando in profondità questi tre elementi è possibile ottenere una visione complessiva di che cos'è la politica, di come deve essere studiata e di quali sono gli esiti conoscitivi finora conseguiti.
Il mondo contemporaneo vede realizzato il più grande abbandono della storia dell'umanità: un "terzo mondo" costretto e abbandonato alla deriva dal "primo mondo". Abbandono è la scelta che un paese e una classe del "terzo mondo" fanno di abbandonare la propria posizione di dipendenza e desolazione per ritrovare la positività del proprio essere, la propria libertà. Abbandono è anche la loro scelta di abbandonare quanti -classi e nazioni, istituzioni internazionali e aziende multinazionali -si sono imposti nella loro vita economica e politica avviluppandoli nei legami della globalizzazione, commerciale e finanziaria, per tornare ad utilizzare in prima persona le proprie risorse e le proprie potenzialità. Abbandono è l'invito rivolto alla sinistra europea ad abbandonare la propria inerenza di nazione e di classe al "primo mondo", in particolare all'Europa, per costruire una relazione non imperialista con la maggioranza del mondo.
Franco Alfano è stato diretto testimone della conclusione di uno degli episodi più drammatici della Repubblica: il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, presidente della Democrazia cristiana rapito e poi assassinato dalle Brigate Rosse. Quel giorno, il 9 maggio 1978, direttore del telegiornale di una televisione privata romana, la Gbr, Alfano riuscì con la sua troupe a filmare le immagini del corpo abbandonato nel portabagagli di una Renault rossa in via Caetani a Roma, realizzando così una clamorosa e storica esclusiva mondiale. Le immagini, le uniche esistenti, furono poi messe a disposizione della Rai e fecero il giro del mondo. A trent'anni da quel tragico avvenimento, Alfano ricostruisce quel drammatico giorno, attraverso le testimonianze dirette di tutti i protagonisti, gli atti ufficiali della magistratura e della Commissione parlamentare, l'abbondante bibliografia. Che cosa accadde effettivamente in via Montalcini, dove era tenuto Aldo Moro; come fu ucciso; da chi; che cosa succedeva intanto nella sua famiglia; che cosa stavano preparando le forze dell'ordine; che cosa fecero, quando appresero la notizia, il presidente del Consiglio Andreotti e il ministro dell'Interno Cossiga; come reagirono il mondo della politica, e poi, che cosa accadde al Quirinale, in Vaticano, nella Democrazia cristiana, nel cosiddetto partito della trattativa, nel Partito socialista italiano, nei sindacati, nel mondo dell'informazione, tra i magistrati di palazzo di Giustizia?
Hessen, Diritto e morale Una riedizione di due brevi scritti di Hessen, che costituiscono un'inquadratura concettuale dei rapporti del diritto con la dottrina e la vita morale. Hessen facilita al lettore l'interpretazione di un dramma dal quale affiorano soluzioni positive.
La forma di governo oggi più diffusa è la democrazia: due terzi dei Paesi del mondo sono retti da governi democratici. Eppure è sempre più evidente nei cittadini un atteggiamento di forte insoddisfazione nei confronti della politica. Tanto da arrivare a chiedersi se davvero la politica è importante, se c’è ancora spazio e disponibilità per un impegno civile che abbia come obiettivo il benessere della collettività.
È la sfida che il politologo inglese Gerry Stoker raccoglie in questo libro, fornendo una traccia di riflessione sui punti deboli della situazione attuale e indicando una serie di possibili strade da seguire per conseguire una rinnovata passione per la ‘cosa pubblica’.
I cittadini, riconosce Stoker, avvertono una distanza sempre maggiore della politica dalla loro sfera quotidiana, dai loro interessi, da ciò che ritengono importante e vitale. E rispondono con altrettanta distanza, con un disamore e un disincanto che li portano a considerare la politica appannaggio di un ristretto gruppo di professionisti da cui non si sentono più rappresentati. È l’ondata dell’antipolitica, la tentazione di chiudere con la partecipazione, di non credere più che ci siano strade percorribili per far sentire la propria voce, mediare con le richieste degli altri e rendere possibile la cooperazione.
Convinto che ci siano margini per un nuovo slancio della passione civile, Stoker comincia col verificare le cause della situazione attuale, analizzando con lo sguardo lucido del ricercatore quanto è avvenuto nei governi democratici più importanti dell’Europa e del mondo e arrivando alla conclusione che i problemi non nascono, come si sarebbe portati a credere, dalla corruzione della classe politica, né da un distacco dagli ideali democratici. Responsabili della disillusione attuale sono piuttosto certe ‘patologie’ caratteristiche della nostra società: anzitutto il prevalere dell’individualismo e del consumismo, che portano a cercare benefici personali e non collettivi; poi un atteggiamento di forte cinismo, che genera una sfiducia totale nelle parole dei politici; infine una rinnovata fortuna del populismo, che rende incapaci di vedere la complessità della politica.
Di fronte a questo quadro, la proposta di Stoker è articolata su diversi piani – dalla ricostruzione di una politica rappresentativa e militante a una nuova architettura delle istituzioni e dei partiti, all’attenzione verso una governance multilivello che guardi al globale come al locale – ma si condensa infine in uno slogan di felice immediatezza: quello di cui abbiamo bisogno è una politica ‘amatoriale’, che si contrapponga all’attuale arena professionalizzata. Occorre che i cittadini si trasformino in ‘dilettanti competenti’, capaci di civismo e volontariato, disposti ad accogliere con realismo efficace le sfide della convivenza civile.
Gerry Stoker insegna Politica e governance all’università di Southampton. Autore e curatore di oltre una ventina di libri, consulente del governo inglese e del Consiglio d’Europa, si interessa soprattutto di politica locale e urbana, partecipazione pubblica, problemi di governance sociale. Il suo Why Politics Matters, che qui presentiamo in traduzione italiana, ha vinto nel 2006 il premio della Political Studies Association inglese quale miglior libro di politica dell’anno.
Nel precedente libro che Ignazi aveva pubblicato in questa collana (ormai più di 10 anni fa) su "I partiti italiani", i protagonisti della storia erano ancora partiti che affondavano le loro radici nelle ideologie forti del '900 Dc, Pci, Msi, ecc. - benché colti sulla soglia di un passaggio cruciale dalla prima alla seconda Repubblica. Quelle sigle non compaiono più in questo libro, sostituite da altre - Fi, Pd, An, ecc. - emerse dopo un lungo travaglio o scese in campo dopo una gestazione brevissima. Ma quali sono i riferimenti culturali dei nuovi partiti e come sono cambiate le classi dirigenti, l'organizzazione e gli stili di comunicazione delle nuove formazioni? Un profilo per capire le trasformazioni del nostro sistema partitico.
La carta d'identità dei nostri "rappresentanti" e la storia di quello che hanno detto e hanno fatto. Per capire quello che potranno fare. Luogo e data di nascita, curriculum, segni particolari, fedina penale, assenze in parlamento e frasi celebri. Il momento peggiore della nostra vita repubblicana. Un libro che è utile avere come guida non solo al parlamento, ma anche all'Italia sfibrata e stravolta di questi anni. Sono più di 150 politici, vecchi e nuovi. Con una piccola schiera di virtuosi (o quasi) che hanno diritto alla citazione. Sono pochi e si notano di più.
Come ha fatto Veltroni, tutt'altro che un homo novus, a guadagnare una popolarità tale da essere prima segretario del Pd e poi candidato premier? Ciò che ha reso attraente e spendibile la sua immagine è stata l'esperienza da sindaco di Roma. La credibilità della sua "novità" si è basata quasi interamente sul cosiddetto "Modello Roma", la formula coniata da Goffredo Bettini, eminenza grigia della politica capitolina. Ma quella sperimentata in Campidoglio con Veltroni sindaco è stata effettivamente un'amministrazione esemplare? Questo libro affronta in modo irriverente, ma non preconcetto, numerosi aspetti del governo veltroniano: dalla gestione del decoro urbano alla creazione dei famosi eventi (Telecomcerto, Notte Bianca, Festa del Cinema etc.), dalla pulizia della città alla crescita economica in controtendenza rispetto al resto d'Italia, dal nuovo volto architettonico della Capitale all'amministrazione del patrimonio comunale, dai servizi pubblici alla città "riqualificata". Il "Modello Roma", da estendere nel messaggio veltroniano a livello nazionale, si rivela in quest'analisi un caso di amministrazione molto tradizionale, non priva di tipici vizi italiani, resa "esemplare" grazie a un'instancabile azione di promozione mediatica. Nell'uso dei media, secondo Marcucci, il segretario del Pd si dimostra un maestro, superando ormai anche il suo avversario, Silvio Berlusconi.
II titolo di questo libro è ripreso da un'intervista a Mino Martinazzoli che, facendo riferimento ai comportamenti dell'opposizione e a "una inconsapevole resa alle logiche del berlusconismo", disse che gli veniva in mente "quel topino che, intrappolato, agli amici intenti a liberarlo spiegava che lui non si lamentava della trappola, ma solo della cattiva qualità del formaggio". Nel 1994, con il primo governo Berlusconi, la trappola in Italia è scattata sulle regole, la legalità, la giustizia e l'etica, che misurano la qualità della democrazia. Deriva delle regole, illegalità diffusa e corruzione, paralisi della giustizia, assenza di etica hanno favorito il partito azienda che si è fatto Stato. Senza legalità l'Italia si è allontanata dall'Europa, avvicinandosi all'Argentina. Questo è il terreno sul quale il centrosinistra avrebbe dovuto combattere e sconfiggere Berlusconi, ma un vero ricambio non è ancora avvenuto... Questa nuova edizione aggiornata arriva a comprendere il dibattito dell'estate 2005 sul Codice Etico proposto a Prodi, le elezioni del 2006, con l'assottigliamento del margine tra centro-sinistra e centro-destra, fino alle discussioni più calde che hanno animato la politica italiana nell'anno 2007.