
Come è possibile che il Papa abbia successo e la Chiesa cattolica sia in crisi? In questo suo ultimo libro, Luca Diotallevi affronta il problema da un punto di vista diverso da quello usuale: cosa sono diventati la società contemporanea, la religione contemporanea, la Chiesa contemporanea, il papato di oggi e il cattolicesimo di oggi? Perché quello che sembrava impossibile è invece divenuto reale? Perché il Papa ha successo e la Chiesa no? Per affrontare il "paradosso di Francesco" l'autore propone di liberarsi non della idea di "secolarizzazione", ma dei luoghi comuni che hanno caratterizzato il concetto classico (oppure: tradizionale) di secolarizzazione. Allora diventa comprensibile perché in una società più secolarizzata circola più religione (non meno), o perché la laicità non se la passa meglio delle vecchie confessioni religiose. Tutto questo avviene perché la società è oggi una "cosa" diversa da quella che aveva funzionato fino ai "lunghi anni '60" (del Novecento) e che ci si era illusi funzionasse anche nei decenni successivi. Così anche la religione è diventata una "cosa" diversa. Alcune possibilità si sono chiuse e molte altre si sono aperte. In questo spazio di cambiamento il paradosso di Francesco diventa meno enigmatico e meno enigmatiche le alternative.
Il libro si occupa in particolare della triplice tipologia del potere, elaborata nel secolo scorso da Max Weber (potere tradizionale, burocratico, carismatico) e dell'analisi, condotta negli Stati Uniti da C. Wright Mills, sulla «elite del potere», costituita dalla convergenza fra il potere politico, economico e militare. Il libro analizza criticamente questi studi e afferma la insostenibilità dell'equazione fra potere, che schiaccia e autorità, che aiuta a crescere.
Chi sono i padri del terzo millennio? Sono quelli che mettono al mondo un figlio desiderosi di essere presenti nella sua vita. Quelli che vogliono diventare uomini migliori grazie alla paternità. Quelli che sanno essere disponibili e coinvolti e così facendo sostengono la crescita dei loro figli in modo autorevole e affettuoso. La paternità oggi è «contaminata» da bisogni emotivi nuovi per il mondo degli uomini. I «papà millennial» pensano ai propri figli e vivono loro accanto in modo completamente differente rispetto ai padri da cui sono nati. Non più solo «padri della legge», ma anche padri emotivi, affettivi, teneri, sensibili. Non più solo padri preoccupati di dare sicurezza, norme e protezione ai figli, attraverso il proprio lavoro, ma anche profondamente convinti del loro ruolo affettivo e educativo. Un saggio sulla paternità, scientificamente solido e basato sulle più recenti scoperte delle neuroscienze e sulle evidenze della teoria dell'attaccamento di John Bowlby, che è anche un percorso di self-help, in grado di aiutare gli uomini che stanno pensando di diventare padri, quelli che già lo sono e quelli che, non essendolo, stanno rielaborando la loro storia di figli a fianco del padre che li ha cresciuti. Casi clinici, storie di uomini alle prese con la paternità, ma anche informazioni e competenze che ogni uomo deve saper mettere in gioco nel passaggio da uomo a padre. Un saggio che si legge come un romanzo, perché arricchito da una serie di narrazioni sviluppate attraverso il metodo della NPO (narrativa psicologicamente orientata), di cui Alberto Pellai stesso ha teorizzato modello e metodo, realizzando molti libri per bambini e adulti. Un volume per aiutare gli uomini e le donne a comprendere in modo competente ed emozionale al tempo stesso che cosa succede nella mente degli uomini quando diventano padri e come rendere la paternità una tappa evolutiva nel proprio ciclo di vita, capace di rendere migliore ogni uomo che tiene per mano il proprio figlio lungo il percorso della crescita.
Perché le tre religioni monoteistiche, pur avendo un capostipite comune, non hanno mai cessato, sul piano storico, di dar luogo a violenze e a guerre estremamente feroci e sanguinose? È possibile pensare a un impulso fratricida? Sarà mai possibile prospettare una soluzione duratura in nome del riconoscimento della comune paternità?
Se è vero che solo attraverso l’incontro fra culture e religioni differenti e anche violentemente contrapposte sarà possibile trovare una via d’uscita dalla crisi odierna di un mondo frammentato, in cui non esiste più alcuna garanzia contro l’auto-sterminio dell’umanità, nessuna cultura o religione può considerarsi sovranamente auto-sufficiente e strumento esclusivo di salvezza. E nessuna gerarchia fra le varie religioni e le varie culture come sistemi di simboli e significati appare oggi sostenibile. Solo l’accettazione e la convivenza di culture e religioni diverse mediante l’elaborazione del concetto e della pratica di «co-tradizioni culturali» sembrano aprire una via d’uscita dalle contraddizioni che oggi pesano sulla vita quotidiana dell’umanità e ne segnano duramente il destino.
Sommario
1. La crisi della coscienza storica europea. 2. Il minimalismo suicida. 3. «Pubblico» non è solo «statuale». 4. Le radici culturali della coscienza storica. 5. La forza delle differenze. 6. Il multilinguismo non è la nuova Babele. 7. Elogio della crisi. 8. Abitanti del villaggio e cittadini del mondo. 9. Una geopolitica di grande complessità. 10. Oltre il pregiudizio eurocentrico. 11. Convivere culturalmente. 12. Il viaggio salvifico condiviso.
Note sull'autore
Franco Ferrarotti, professore emerito di Sociologia all’Università di Roma «La Sapienza», direttore della rivista La Critica sociologica, è stato deputato indipendente al Parlamento italiano dal 1958 al 1963. Tra i fondatori, a Ginevra, del Consiglio dei Comuni d’Europa, ha assunto la responsabilità della divisione Facteurs sociaux dell’Ocse. Nominato Directeur d’études alla Maison des Sciences de l’Homme di Parigi, ha ricevuto il premio per la carriera dall’Accademia nazionale dei Lincei ed è stato nominato Cavaliere di gran croce al merito della Repubblica. Con EDB ha pubblicato: La religione dissacrante. Coscienza e utopia nell’epoca della crisi (2013); Rivoluzione e trascendenza (2013); La concreta utopia di Adriano Olivetti (42016); Scienza e coscienza. Verità personali e pratiche pubbliche (2014); Elogio del piromane appassionato. Lettura e vita interiore nella società digitale (2015); Al Santuario con Pavese. Storia di un’amicizia (22016); Il conte di Vinadio. Felice Balbo e il marxismo come eresia cristiana (2016); Attualità di Lutero. La Riforma e i paradossi del mondo moderno (22017); Un greco in via Po. Passeggiate silenziose con Nicola Abbagnano (2017); Il viaggiatore sedentario. Internet e la società irretita (2018).
Di fronte alle forze incontrollate dei mercati globali, dobbiamo rivendicare la sovranità nazionale perduta o investire sull’Europa come spazio di convivenza e solidarietà? In questo brevissimo saggio, Zygmunt Bauman espone le ragioni storiche, sociali e politiche per le quali l’Europa, se vuole salvaguardare la sua cultura e la sua centralità nel mondo globalizzato, non può lasciarsi tentare dai richiami di xenofobia, sovranismo e nazionalismo identitario.
Questo libro prova a partire dalle persone, dalle loro storie. Dai nomi e dai cognomi di cinque ragazzi, dai loro numerosi, tenaci tentativi di dare un senso alle loro giornate. Ogni storia raccontata è un grido d’accusa.
Ernesto raggiuge i suoi amici all’uscita dalla discoteca, a notte fonda, quando non servono più soldi per divertirsi e stare insieme. È iscritto a sette centri per l’impiego. I pomeriggi azzurri della periferia di Torino, dice, sono i più lunghi da far passare. I suoi mesi più felici li ha passati come stagista all’IKEA a seicento euro al mese per quaranta ore settimanali. F. ogni mattina si sveglia, prepara il caffellatte e accende il computer. Controlla le notifiche di Google Alert e delle app di Indeed, InfoJob, Jobrapido. Ha studiato, ma la laurea sembra non valga niente quando si tratta di trovare un impiego retribuito. Una notte ha scritto al quotidiano “Repubblica” una lettera in cui confessava la sua paura di non farcela. È stata condivisa sui social ed è rimbalzata per tutta l’Italia. Le sue parole hanno sconvolto Fabrizio, che lavora a nero a Crotone consegnando pacchi a 5 euro al giorno: «Erano le parole di una ragazza come noi, ma molto più intelligente. Una ragazza così brava a scrivere, a spiegare. Piena di dolore. La prima cosa che ho pensato è stata: ma se non ce la fa una come lei, concretamente quali speranze abbiamo io e Giuseppe?». Chi sono davvero questi ragazzi tagliati fuori da tutto, invisibili perché parte di niente? Niccolò Zancan dà loro voce raccontando le loro storie, i tentativi ostinati di trovare un lavoro che li faccia vivere dignitosamente e immaginare un futuro. Un viaggio in Italia da Sud a Nord da cui emerge un fatto: i destini dei protagonisti sono legati a doppio filo ai luoghi dove sono nati. Luoghi di violenza, di abbandono e solitudine. Sono cinque voci dei due milioni di ragazzi e ragazze italiani nati dove il futuro sembra già scritto.
Dall’antico grido di libertà del gladiatore e schiavo ribelle Spartaco alle nuove lotte nelle fabbriche moderne: secoli di storia della povertà. Di quei poveri che si auto-organizzano per liberarsi dallo sfruttamento, per il potere dei poveri, dei proletari, fino a uccidere e uccidersi tra loro, come testimonia la storia. I conflitti dei poveri sono descritti attraverso le storie di insurrezioni medioevali, rivolte, manifestazioni, proteste, di atti di pace e dialogo ed episodi come le guerre dei contadini durante la Riforma protestante tra fine Quattrocento e Cinquecento, le dinamiche dei rivoluzionari del 1789 a Parigi, dei proletari nella Russia del 1917. Non una sola storia, ma differenti interpretazioni. L’analisi viene condotta alla luce delle scienze umane: vengono descritti i complessi meccanismi della psicologia politica e dei raccordi con la sociologia nei processi di urbanizzazione e secolarizzazione, con la genesi antropologica del “capro espiatorio”.
Paolo Sorbi, sociologo laureatosi a Trento alla fine del’68, è stato tra i protagonisti del movimento di lotta antiautoritario degli studenti di Sociologia. Professore straordinario di Sociologia, per quasi quindici anni, all’Università Europea di Roma, dirige il CRIPPEG (Centro di Ricerche di psicologia politica e geopolitica) di quell’Università con una sede anche a Gerusalemme. Tra i suoi testi: Emergenza antropologica. Per una nuova alleanza tra credenti e non credenti (con P. Barcellona, M. Tronti e G. Vacca, Guerini, 2012). Collabora con «Avvenire» e «Vita e Pensiero» sui temi della globalizzazione e dell’ebraismo contemporaneo.
Buber condivise l'esperienza di Landauer, esponente del socialismo libertario e pacifista, trucidato nel 1919 a Monaco dopo l'esito della Repubblica dei Consigli. Gli scritti raccolti in questo piccolo volume, alcuni inediti in italiano, toccano due temi principali, il socialismo e la comunità, che in epoca moderna si sono spesso intrecciati. Buber indaga il moto rivoluzionario alla sua genesi, nello spirito della comunità, ove la cognizione individuale della realtà si rappresenta nella necessità comune del suo superamento. Comunità di uomini e non collettività. Nelle comunità gli uomini cercano il principio di vita, relazione, verità cioè il sacro, e lo chiamano Dio. «Gli uomini desiderano possedere Dio, ma egli non si concede loro, poiché non vuole essere posseduto, ma realizzato. Solo quando gli uomini vorranno che Dio sia, essi creeranno la comunità».
Che rapporto c'è tra la scuola e le nuove tecnologie? La risposta a questa domanda è risolta dallo studioso americano Neil Postman, che ha lasciato lavori fondamentali tra cui Ecologia dei media. La scuola come contropotere. Per rendere concreti il rapporto e la dialettica tra innovazione e tradizione, Postman ha sviluppato un confronto tra i due curricula, quello scolastico e quello dei media. Di qui la definizione attualissima data da Postman di Scuola come contropotere.
Auspicando un insegnamento come attività di conservazione la scuola non arretra ma recupera le radici cognitive ed eretiche su cui fondare il futuro dei nostri giovani.
I saggi contenuti in questo libro indagano il ruolo della cultura nei processi sociali. Da una parte, sono state messe a tema le dinamiche di formazione e di sviluppo delle identità personali e sociali, e dall'altra sono stati analizzati aspetti peculiari della dialettica tra conflitto e integrazione nelle società pluralistiche contemporanee. Il volume si sviluppa attraverso una rilettura originale di autori considerati classici nella sociologia della cultura e attraverso la trattazione analitica di problematiche sociali che paiono essere oggi particolarmente rilevanti dal punto di vista culturale e politico.
Lo studio sui giovani, privilegiato oggetto di numerosi studi e ricerche pluridisciplinari, richiede un aggiornamento costante al passo con gli eventi storici e i conseguenti mutamenti socio–culturali.
Il Sinodo dei giovani voluto da Papa Francesco e appena concluso a ottobre 2018 propone il ruolo decisivo del giovane in un’epoca di grandi cambiamenti sociali, in rapporto a famiglia, fede, coetanei, mondo della formazione e del lavoro. Quest’evento ha spronato un gruppo di studiosi, professori dell’Università Pontificia Salesiana, impegnata nello studio e nell’attività educativa dei giovani ad approfondire, con la collaborazione di noti studiosi esterni, alcuni aspetti socio-pedagogici necessari a coloro che s’impegnano nella loro crescita, nel loro aiuto e nella loro maturazione.
Perciò il testo vuole essere uno “strumento” di analisi dei vissuti e dei processi sociali dei giovani italiani, non senza contributi, comparazioni ed esempi provenienti dal confronto con studi riguardanti “l’altro”, spesso partendo dall’esperienza diretta e dall’osservazione di comportamenti, difficoltà e progressi.
Lo studio si divide in due parti: la prima viene definita e considerata “Il quadro generale,” la cui prerogativa è la trattazione delle principali teorie e degli esempi empirici che hanno come protagonisti i giovani che toccano i processi di costruzione dell’identità, dei valori, dell’affettività, del rapporto con la religiosità e di possibili momenti di disagio e devianza.
La seconda parte, chiamata “I luoghi,” sviluppa ambiti specifici del vissuto giovanile (scuola, lavoro, politica, volontariato, sport, web). Questo studio è fonte di validi spunti per il confronto educativo, formativo e di orientamento per comprendere la gioventù nella sua ricerca dell’identità, segnata oggi da particolari esperienze a livello affettivo, culturale e religioso.
Infine, il volume raccoglie una lettura cosciente, positiva e fiduciosa nei confronti dei giovani, con una prospettiva trascendente che rilancia la situazione giovanile studiata, come realtà aperta alla rivelazione di un mondo nuovo verso il quale l’umanità cammina.
Abbiamo bisogno di un femminismo che dia la priorità alle vite delle persone. Davvero la massima realizzazione per le donne è quella di arrivare a occupare posti di potere nelle gerarchie delle grandi aziende capitaliste? È quel che ci dice il femminismo liberale, che aspira a rompere il soffitto di cristallo, mentre non si preoccupa affatto delle esigenze della stragrande maggioranza delle donne. Esigenze come la lotta contro lo sfruttamento sul lavoro e i diritti sindacali; il riconoscimento della loro fondamentale funzione di cura dei figli, caricata sulle donne in favore della massimizzazione dei profitti; il diritto alla salute e a un ambiente non inquinato; la lotta contro ogni forma di razzismo e guerra. Oggi che il sistema di valori liberisti è in crisi e stiamo vivendo una nuova ondata femminista internazionale, abbiamo lo spazio per creare un altro femminismo: anticapitalista, antirazzista ed ecosocialista. Cinzia Arruzza, Tithi Bhattacharya e Nancy Fraser sono state tra le principali organizzatrici dello sciopero internazionale delle donne negli Stati Uniti.