27 autori, famosi teologi, pastori, rappresentanti di diverse confessioni religiose e di tutti i continenti commentano da diverse angolazioni una delle pagine più belle, commoventi e profetiche del Vangelo. Hanno scritto i biblisti Paolo De Benedetti e Bruno Maggioni, il monaco brasiliano Marcelo Barros, i teologi Carlo Molari, Franco Mosconi, Brunetto Salvarani e Lilia Sebastiani, i vescovi africani Joachim Ouédraogo e Paul Kouassivi Vieira e i vescovi italiani Luigi Bettazzi e Vincenzo Paglia, le pastore protestanti Odja Barros, Lidia Maggi, Letizia Tomassone, i missionari Bruna Menghini, Gioele Salvaterra e Renato Kizito Sesana, la teologa indiana Rekha M. Chennattu, persone di varia cultura ed esperienza come Viviana Ballarin, Paola Bignardi, Giancarlo Bruni, Arrigo Chieregatti, Luigi Sandri, Michele Tomasi, Maria Voce. I diritti d'autore di questo libro saranno destinati ai progetti di solidarietà in Africa dell'associazione di volontariato Pozzo di Giacobbe Jakobsbrunnen Onlus a Merano.
In soli ventinove anni di vita, prima di essere inghiottita come Anna Frank dal buio del lager, Etty Hillesum (1914-1943) ci ha lasciato un eccezionale tesoro di pensiero sulla vita offesa, su Dio, sul male e sulla bellezza, sulla speranza che non si rassegna.
Emanuela Miconi, germanista di formazione, rilegge Etty da una prospettiva inedita, sottolineando per esempio i fili che la legano al grande poeta Rainer Maria Rilke, in tre capitoli appassionanti e rivelativi: «Un'anima di fuoco e di cristallo», «I costruttori di Dio», «Sulla soglia: le lettere da Westerbork».
Racconto della sua vita breve ma intensissima, e del suo pensiero folgorante, il libro è una chiave che ci apre i segreti di Etty, quasi inesauribile fonte di illuminazioni e di interrogativi sul Novecento degli orrori e sul nostro presente.
"Bisogna porsi al servizio del prossimo e cercare di capire. Gli africani ci vedono come bianchi, stranieri, dominatori. Per questo, prima di tutto, bisogna conquistare l'uguaglianza. E, come missionari, diventare testimoni di Cristo e porsi come cristiani fra altri che non lo sono. Oggi soltanto attraverso la condivisione e il comportamento si può mostrare il Cristo, non con le parole. Queste sono come il vento, se non c'è un'esperienza profonda da trasmettere.
Siamo andati in alcuni villaggi. La gente è molto gentile. Voglio arrivare ad essere loro amica come se fossero miei confratelli. Ma devo decidere di fare un taglio con una vita troppo facile, con un posto di superiorità. Devo provare e vedere, sono sicura che è bene fare questo. Spero che questa sia la volontà di Dio ed Egli mi mostrerà come fare per realizzarla" (dal diario, 13 gennaio 1976).
Alcisa Zotta (Castello Tesino, Trento, 1934 - Camerun 1996) era una bambina che portava al pascolo le mucche. Era tenace e intelligente, e ha voluto studiare, prima in Gran Bretagna e poi in Francia, per capire le ingiustizie del mondo e poter insegnare ai poveri. Con viaggi avventurosi, quasi pionieristici, attraverso il Medio Oriente e il Sahara. Prima destinazione, l'Alto Volta (poi Burkina Faso).
La storia emozionante di una credente che anticipava il vento nuovo del Concilio, che - evangelicamente impaziente - scriveva al papa e che, dalla parte delle donne africane, ha scoperto il senso della sua esistenza. Donna tra le donne. Per l'emancipazione e la parità. Fino alla morte in un incidente stradale, in Camerun, su un camion che la portava verso la sua nuova missione in Repubblica Centrafricana. La sua nuova giovinezza, a 62 anni, con le donne e con il popolo del cuore nero d'Africa.
"Noi familiari, dopo la tragica morte di Alcisa, troviamo nella soffitta della nostra abitazione il suo diario. Quaderni di scuola, scritti a mano e numerati, con annotazioni quasi quotidiane e con grafia veloce, nervosa, non sempre di facile decifrazione. La lingua usata è l'inglese, imparato negli anni di puericultrice a Londra (1958-1961). Il diario ne traccia il profilo più autentico"
La lettera ai Romani echeggia il Vangelo annunciato da Paolo, il contenuto essenziale della sua predicazione. Essa rappresenta una delle meditazioni più significative e profonde dell'opera di Dio compiuta in Gesù. Leggendola abbiamo la possibilità di conoscere meglio il volto di Dio già rilevato nella prima Alleanza e che si manifesta in pienezza nella persona di Gesù.
Vivevano in Trentino, ai confini dell'impero. Parlavano italiano ma erano cittadini asburgici. Li hanno gettati nella fornace dell'"inutile strage": nei 1.545 giorni di guerra morirono 9-10 milioni di soldati e 5 milioni di civili. 6.400 morti in media al giorno. I nostri dimenticati sono gli italiani d'Austria, mal tollerati dagli austriaci e guardati successivamente con diffidenza dagli italiani; sono i "poveri cristi", i contadini strappati alla terra e alla famiglia; sono i corpi martoriati gettati "come vermi" sulla nuda terra. Dall'Archivio della scrittura popolare di Trento, un eccezionale repertorio di testimonianze e un magnifico racconto corale dello storico Quinto Antonelli. Che racconta un'altra guerra.
Un azzardo forse anche una presunzione, mi hanno spinto a scrivere questo piccolo testo su papa Francesco. Il fatto è che il 13 marzo 2013, nella mite sera dell'elezione del nuovo papa, io sono rimasto incantato, stupito, muto. Mi è sembrato di tornare indietro di decenni, alla sera, altrettanto mite, dell'inizio del Concilio Vaticano II, l'11 ottobre 1962.Papa Francesco mi ha fatto recuperare di colpo una memoria", che era stata per me ragione di vita, come se avessi potuto "rianimare" il tempo perduto all'interno di una Chiesa spesso ostile, permalosa, capace di mettere ai margini, di coltivare l'incomprensione e il distacco".
Hans Scholl, 24 anni. Sua sorella Sophie, 21 anni. I suoi amici Alexander Schmorell, 25 anni; Willi Graf, 25 anni; Christoph Probst, 23 anni. Il loro professore Kurt Huber, 49 anni. I cinque studenti e un docente di filosofia dell'Università di Monaco pagarono con la vita, nel 1943, i sei volantini della Rosa Bianca scritti contro il regime disumano del nazionalsocialismo. In nome della libertà e della dignità umana. Per la prima volta, questa straordinaria storia di resistenza disarmata e di coraggio civile viene raccontata sotto forma di un abbecedario, aggiornato alle più recenti ricerche storiografiche in Germania, che mette insieme brevi ritratti biografici dei protagonisti del gruppo e dei loro collaboratori con i testi dei volantini e le parole-chiave (in versione bilingue, pensata anche per un uso scolastico) che hanno ispirato i ragazzi della Weiße Rose: da Amicizia a Inquietudine, da Dio a Resistenza, da Camminare a Socialismo. Una storia attualissima. Un "manuale della buona battaglia" per le giovani generazioni di ogni tempo.
Don Guerrino Zalla, morto a 65 anni nel 2006, soprannominato dagli amici El Guera, ha lasciato un'impronta indelebile di uomo e di sacerdote nei tanti paesi del Trentino (da Roverè della Luna, Lizzana a Folgaria, da Brancolino/Noarna/Sasso a Mollaro) dove ha seminato il Vangelo, il "suo" vangelo esigente e coerente, sperimentato tra gli operai, attento ai poveri della sua terra e del mondo, impegnato per la giustizia sociale e per la pace. E per una Chiesa aperta ai drammi e alle speranze degli uomini. Dall'infanzia nell'alta Val di Sole all'ordinazione sacerdotale nella Trento del pre-Sessantotto, dalle battaglie per la concretizzazione del Concilio Vaticano II al lavoro in fabbrica durante la stagione calda delle lotte sindacali, fino all'esperienza di "cassintegrato parroco" e alla passione generosa nei "Beati i costruttori di pace" e nel "Tam tam per Korogocho" (la baraccopoli dove ha vissuto padre Zanotelli), El Guera è stato un uomo di frontiera e di utopia, "che non è altro, diceva, che il nome laico della speranza". In questo libro il suo ritratto, costruito attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto e amato, anche nel suo essere sempre "fuori dalle righe": libero, e ribelle nella fedeltà alla sua missione. Con la prefazione di don Marcello Farina e la postfazione di p. Alex Zanotelli.
Un gruppo di giornalisti haitiani e brasiliani raccontano l'isola dopo il disastroso terremoto del gennaio 2010, con i suoi trecentomila morti e un Paese in ginocchio. Tra dolore e speranza la rinascita di un popolo poverissimo che cerca di costruirsi - nonostante tutto - un futuro diverso. Da un'agricoltura in agonia ai tentativi di sviluppo sociale, dalle scuole alle radio comunitarie, la parola d'ordine è resistere. Come un popolo. Il popolo di Haiti.
Rancore: da rancor, lamento, odore acre, astio. All'origine del rancore non c'è solo l'offesa subita ma anche il tentativo fallito di far valere le proprie ragioni.
Perdono: donare più del necessario, andare oltre lo stesso senso di giustizia.
Nel contrasto Rancore-Perdono è in gioco un'idea di giustizia ma anche il nocciolo stesso del destino umano.