
Proseguendo l'indagine sul luogo e sull'abitare iniziata con "Babele. Architettura, filosofia e linguaggio di un delirio", Petrosino affronta in questo testo il tema della casa e del nesso che lega l'economia alla giustizia. Anche in tale caso la questione di fronte alla quale la riflessione si trova con insistenza ricondotta è quella relativa alla posizione del soggetto, quella che quest'ultimo si sforza di assumere, ma anche e soprattutto quella ch'egli, al di là di ogni sua ingenua convinzione finisce in verità per assumere. "Non c'è esperienza che possa definitivamente allontanare da sé fantasmi, illusioni, sensi di colpa, autocensure e paure; di conseguenza non c'è calcolo economico che possa del tutto escludere dalla propria ricerca di giustizia l'insistente rischio di quel capovolgimento essenziale al termine del quale ci si trova di fronte alla perversione; anzi, a tale riguardo non è affatto raro che proprio l'insistenza sulla prima abbia condotto e continui a condurre il soggetto nei pressi della seconda. Infatti, chi può negare che nel suo abitare l'uomo abbia spesso finito per costruire non una casa, ma una torre o una prigione o una tana e talvolta perfino una tomba, dando così vita a un'economia indifferente a ogni richiamo della giustizia? Giustizia e perversione dunque, e sempre intrecciate tra loro: anche per questa ragione l'uomo non è mai un semplice vivente; anche per questa ragione l'uomo non è ancora veramente a casa".
Anna di Cipro giunge in Savoia circondata da una fama fiabesca e preoccupante insieme: viene dal Levante, da un paese rimasto nonostante tutto affascinante ma misterioso, luogo di infinite ricchezze ma anche di pericoli. La casata di Anna, Lusignan, trae la sua origine leggendaria da una fata, anzi da una donna-serpente, dotata di virtù magiche ma impossibilitata a difendersi dalle cattiverie degli uomini. Bellissima e amatissima dal marito, la "donna che non sapeva ubbidire" vive, nella Savoia della prima metà del XV secolo, il tramonto del medioevo e dell'età dei grandi marchesati: le colpe e i drammi di un'età storica spietata vengono addossati per intero a lei, la straniera, mentre ella cerca di difendere un mondo votato alla fine. Odiata dai nobili savoiardi, invidiata e calunniata, Anna ha un sogno: negli anni della presa di Costantinopoli da parte dei Turchi, salvare Cipro, antica roccaforte franca e cristiana. Non ci riuscirà, ma da lei discenderà più tardi a casa Savoia il titolo regale, con i predicati ben noti di Cipro, Armenia e Gerusalemme. Nessuno gliene sarà grato. Nei testi degli storici filosabaudi è ignorata o criticata: ma Anna traversa la storia del Piemonte e della Savoia, come la sua ava Melusina la fata, portando valori culturali, sogni, credenze e ricchezze del suo paese.
L'astronomia moderna nasce nel momento in cui gli uomini puntano consapevolmente un cannocchiale verso il firmamento: non più per l'osservazione estatica del cielo stellato pieno di fascino e mistero, ma con l'attenzione rivolta solo a una minima parte di esso che si presta a essere studiata e analizzata. Un gesto semplice, dettato dalla curiosità e dalla sete di conoscenza, da cui scaturiranno le teorie e i grandi principi che sono alla base dall'astronomia moderna. Questo volume considera, oltre ai primi secoli della ricerca dopo Copernico, Ticho Brahe, Kepler, Galileo, Newton, il Settecento e l'Ottocento, le tecnologie di cui si servono gli scienziati (la spettroscopia, la radioastronomia, i veicoli spaziali, la fotografia, etc.) e le descrizioni di un primo gruppo di corpi celesti, del Sole, della nostra Galassia e delle novae e delle super-novae. L'invenzione e la realizzazione di strumenti ottici e grafici, dai primi rudimentali cannocchiali di Galileo Galilei ai telescopi odierni, sia ottici sia basati sulle onde radio, hanno consentito una conoscenza sempre più approfondita e ampia dell'universo che si è ulteriormente allargata con il lancio di satelliti artificiali, sonde e veicoli spaziali. Età di lettura: da 10 anni.
Quest'ultimo volume della serie "La storia dell'astronomia e del cosmo" è il racconto dell'evoluzione della materia cosmica dalla sua origine, non ancora pienamente compresa e spiegata. Un racconto avvincente e una storia affascinante: racconto, perché le varie fasi presentano una drammaticità difficilmente immaginabile; storia, perché l'universo non è statico, immobile e sempre uguale a se stesso, ma è qualcosa di mutevole e in costante movimento, una successione continua di eventi, di processi e di trasformazioni. La storia dell'universo coincide con quella dell'evoluzione dei viventi e quindi con la storia della vita sulla Terra e principalmente della vita intelligente. Gli uomini, quindi, sono al centro del cosmo e con l'intelligenza, lo spirito critico e l'immaginazione, ne spiegano le leggi che lo regolano, ne svelano i misteri e ne tracciano la storia. La Terra non è che uno sperduto granello di sabbia nell'immensità cosmica, ma essa ha il merito di aver favorito la nascita della vita e di essere stata la culla dell'unico essere vivente conosciuto dotato di pensiero originale e costruttore, di libertà di azione nei confronti delle stesse forze che regolano la vita dell'universo, sia pure in forme e in condizioni diverse. Età di lettura: da 10 anni.
L'Autore analizza le diverse tradizioni letterarie e pittoriche che ricordano l'incontro di Francesco d'Assisi, nel 1219, con il sultano d'Egitto a Damietta, sulle rive del delta del Nilo, mentre è in pieno svolgimento il bagno di sangue della quinta crociata. Nel 1219 Francesco d'Assisi incontra il sultano d'Egitto a Damietta, sulle rive del delta del Nilo, durante la quinta crociata. Un incontro di pace e di benevolenza, che svela pienamente il suo significato oggi, a più di vent'anni dal grande incontro interreligioso di Assisi del 1986. L'Autore analizza le diverse tradizioni letterarie e pittoriche che ricordano quell'incontro.
Líarte dellíicona ha sempre esercitato su artisti e fedeli un potere di attrazione, tanto che il mistero delle immagini sante resta una questione aperta anche oggi.
In questo libro, che puÚ essere a ragion veduta considerato un classico sul tema, cíË tutta la capacit‡ degli autori di far penetrare con sensibilit‡ il lettore occidentale nella tradizione ortodossa, nella teologia e nelle intuizioni spirituali, in un approccio allíicona che non possiamo definire se non contemplativo.
I contenuti sono da considerarsi teologici: líicona Ë una eco visuale dellíIncarnazione; la predicazione vivente della Chiesa; una traduzione per immagini della conoscenza teologica e spirituale.
Il volume offre la riproduzione di icone superbe del tutto inedite o sconosciute al grande pubblico. Troviamo nel libro una sezione sulla tecnica pittorica dellíicona; la descrizione dei principali tipi di icone e líindividuazione di oltre sessanta icone (di cui dieci dedicate alla Vergine) tutte debitamente illustrate con splendide tavole a colori; nonchÈ la presentazione dettagliata dellíiconostasi della chiesa russa.
Se fosse possibile azzardare un paragone musicale quando si parla dei tanti contributi critici che - nel corso del tempo - sono stati generati dall'opera di Jacques Derrida, si dovrebbe ricorrere necessariamente al contrappunto, vale a dire al rapporto tra voci che sono indipendenti rispetto al ritmo e interdipendenti rispetto all'armonia. Il 12 e il 13 dicembre 2006, presso l'Università degli Studi di Bergamo, si è svolto un convegno che ha messo alla prova la verità di tale polifonia e ha sviluppato linee di fuga e passaggi tonali a partire da quattro parole - scrittura, decostruzione, ospitalità, responsabilità - che, come note su un pentagramma, scandiscono il percorso filosofico di uno dei maestri più importanti del Novecento. Consapevoli del fatto che Derrida non amava celebrazioni o monumentalizzazioni, gli studiosi che sono intervenuti (i quali, tra l'altro, appartengono a generazioni diverse), non si sono chiesti soltanto che cosa Derrida può ancora dare, ma hanno cercato di comprendere in che senso tutto ciò che lo concerne si gioca ora, avviene ora, vale a dire nella piena corresponsabilità del suo gesto di lettura.
La pittura allegorica compare nelle decorazioni interne delle case romane alla fine degli anni 80 del I secolo a.C. Scompare una quarantina díanni pi˘ tardi con la generazione che ne aveva creato la moda, durante gli sconvolgimenti politici seguiti allíassassinio di Cesare alle Idi di marzo del 44 a.C. Le sontuose composizioni, che rappresentano architetture in parte immaginarie e prive di qualsiasi presenza umana, sono state devotamente preservate dai successivi proprietari delle dimore, a causa probabilmente della condizione sociale di coloro che le avevano commissionate, fino a che líeruzione del Vesuvio le ha a sua volta conservate permettendoci di ammirarle. Si indaga questa moda decorativa, dalla sua probabile nascita sul Palatino, nella casa di uno dei capi della fazione conservatrice dellíaristocrazia senatoria, fino alla sua fase conclusiva nelle ville della ricca zona residenziale del golfo di Napoli. Il significato di queste pitture Ë analizzato in dettaglio, con un tentativo di ritrovare lo sguardo dei proprietari che le fecero eseguire. Si tratta di ricostruire in tutti i suoi aspetti sia la memoria di questi personaggi che le loro abitudini di percezione visiva.
Tra il gruppo di giovani aristocratici decisi a resistere alle azioni dei populares e coloro che erano andati a cercare presso i filosofi di Atene le ragioni per credere nel loro destino, spicca la grande figura di Cicerone, che possedeva una residenza nel territorio di Pompei. » una delle ambizioni di questíopera provare a far rivivere qualcosa di quello che fu lo sguardo di Cicerone.