Questo volume offre una serie di spunti per contemplare la vita di Gesù attraverso le pagine del Vangelo, che ci permettono di ascoltare le sue parole, conoscerlo e dialogare con Lui, scoprendoci protagonisti della sua vita e dei suoi insegnamenti.
Ogni passo citato è come un fiammifero che vuole aiutare ad accendere il fuoco dell’amicizia personale con Dio.
Come ha fatto per anni durante le attività di formazione con i ragazzi, l’autore invita il giovane lettore a una «chiacchierata» con Gesù, per raccontargli di sé e dei propri amici, e confidargli paure e insicurezze, speranze e gioie, camminando al suo fianco giorno dopo giorno.
Perché Giuda consegna Gesù al Sinedrio dopo averlo seguito per tre anni? Uno degli interrogativi più appassionanti del Nuovo Testamento è al cuore di questo romanzo che racconta le vicende di Gesù dal punto di vista e con la voce dell'apostolo il cui nome è diventato sinonimo di tradimento e falsità. La storia parte da Giovanni il Battista, di cui Giuda è discepolo. Unico apostolo giudeo (tutti gli altri sono galilei), è anche il solo ad aver studiato e a non essere stato «chiamato» (almeno inizialmente): per tutta la vita Giuda non ha fatto altro che aspettare il Messia per mettersi al suo servizio. Di falsi profeti ne ha incontrati tanti, ma Gesù sembra quello autentico. Giuda, così, lo segue con un entusiasmo che però, via via, va scemando: ai suoi occhi Gesù non si comporta come il Messia sperato, anche se compie miracoli inauditi. Giuda è spiazzato da ciò che vede e sente intorno a sé. Osserva, rimugina, tentenna, è diviso tra ansie e incertezze, dubbi e tormenti, tanto comprensibili in un uomo quanto inammissibili in uno in cui Gesù ha riposto una fiducia così grande. "Il mio nome è Giuda" fa dimenticare il rigore documentale che ne è alla base, catturando il lettore con una ricostruzione storica e psicologica moderna e ricca di sfumature.
Don Bosco è uno dei santi più celebri e più fraintesi della storia della Chiesa. Anche se di certo non mancano i libri che parlano di lui, raramente la sua figura e, soprattutto, la sua spiritualità sono presentate in modo corretto e completo. Come Cristina Siccardi dimostra attingendo alle ricchissime fonti primigenie - le più attendibili in assoluto -, egli visse sempre di "sogni", cioè fu continuamente visitato dal Divino, perché chiamato a realizzare un grande progetto nel quale la dimensione soprannaturale e quella naturale dovevano toccarsi e che avrebbe condotto i ragazzi "peggiori" a divenire degli "onesti cittadini e dei buoni cristiani" (nel senso in cui il Santo intendeva tali qualità e che il libro svela fino in fondo). Quello che emerge da queste pagine non è dunque il "santo sociale" ideologicamente impostato, non è il "manager" così in voga negli anni '70 e '80, non è il precursore della moderna psicologia, né tanto meno del Concilio Vaticano II, ma un uomo fatto di cielo e di carità, che si adopera per instaurare il Regno di Dio sulla terra. Uno straordinario sacerdote che lottò indefessamente, seguendo gli indirizzi della Tradizione e usando gli strumenti della dialettica e della carta stampata, contro errori ed eresie, contro il liberalismo e la Massoneria, difendendo con coraggio, passione e determinazione la fede cattolica e la sua Chiesa.
Il linguaggio, anche quello religioso, non è «innocente», riflette e serve a configurare un mondo di interessi. Non è solo riflesso della cultura, ma ne è soprattutto un agente. Inoltre, in quanto realtà viva, è esposto all'erosione del tempo e necessita di un rinnovamento continuo per non perdere la sua capacità espressiva e stimolante. Gesù si è manifestato sorprendendo con il suo modo di parlare di Dio; e quanti lo hanno ascoltato hanno ritrovato entusiasmo e speranza. Non ha predicato un altro Dio, ma l'ha presentato diversamente, con un altro tono, un altro linguaggio: più affettuoso, dinamico, accessibile, profetico, meno solenne e rituale. Insegnava a contemplare la vita e a contemplare Dio usando parole e criteri nuovi. Per l'evangelizzazione ha scelto il vocabolario poetico-sapienziale della parabola, immaginativo, partecipativo e sovversivo. Secondo Domingo J. Monterò bisogna seguire le sue orme, aprirsi al suo Spirito, per evitare di presentare un'immagine che isoli Dio e lo allontani dalla comprensione affettuosa della sua Verità e del suo Amore.
Considerando la povertà spirituale della nostra epoca, con la vita interiore sottoposta a mutazioni, cancellazioni, innovazioni, necessari rinnovamenti, può essere utile ripercorrere la via attraverso la quale l'uomo è salito dalla sua condizione materiale all'individuazione di valori spirituali e soprannaturali, conquistando la dimensione religiosa. Seguire l'itinerario che il pensiero ha segnato attraverso immagini, metafore, simboli, analogie (forme del linguaggio e delle parabole evangeliche) costituirà una premessa e un aiuto per ritrovare, nel confuso mondo che la modernità ha generato, una visione coerente della realtà che sia feconda di linfa capace d'alimentare le esigenze di spiritualità. La realtà del passato è stata scardinata nel suo ordine ed è stata cancellata o invasa da un «nuovo» in parte benefico, in parte utile, in parte futile o dannoso, comunque sempre arido e non ancora elaborato in un senso accettabile. Il mondo della macchina, della scienza, aspetta questa bonifica, questa fecondazione, per poter vivere l'eternità nel tempo. L'esempio dell'opera umana dei decenni e dei secoli che abbiamo alle spalle è una traccia per il lavoro che compete agli uomini di oggi.
Nonostante guerre intestine, pestilenze, tirannie e invasioni di milizie straniere, il 300 è stato la culla di alcune fra le menti più brillanti della storia italiana. E forse non è un caso che santa Caterina sia nata in un periodo così terribile e magnifico. Il racconto della sua vita esemplare, percorsa da ardori mistici, fu per Ada Negri l'occasione per una feconda riflessione sulle virtù cristiane e sui valori che fondano un'esistenza timorata di Dio e insieme emancipata e moderna. Dalla tormentata decisione di prendere i voti alle sofferenze fisiche patite, fino alle nozze mistiche con Gesù Cristo e all'inflessibile indipendenza da convenzioni e regole, Caterina visse pienamente nel proprio tempo, ma lo fece in nome di una giustizia più alta. Meditare con Ada Negri sul miracolo della vita della santa senese significa tuffarsi «tra vampe d'incendio e odore e bollore di sangue» e ammirare il miracolo della Passione incarnato in una donna spinta da una potenza così viva da permetterle di farsi ascoltare, obbedire e temere da pontefici, sovrani, porporati e capitani di ventura.
Esaminando le diverse versioni della Bibbia (ebraica, aramaica, siriaca, greca e latina) e la tradizione rabbinica, l'autore spiega e commenta in un linguaggio semplice e accessibile i passi legati alla misteriosa figura della Donna che attraversa tutta la sacra Scrittura. C'è un sottile filo che lega la Donna che schiaccia la testa del serpente alla Vergine-Madre dell'Emmanuele, alla Partoriente che partorirà, alla Donna che chiuderà in sé l'Uomo e alla Donna vestita di sole. Ma di chi si tratta? E, soprattutto, chi è il figlio della Donna? Secondo il Targum, il figlio della Donna è il Messia. La Donna è, quindi, in primo luogo Maria, che genera Cristo, e, in trasparenza, la Chiesa, che è il prolungamento della maternità di Maria, in quanto, mediante la Parola di Dio e i sacramenti, genera i cristiani, le membra del Corpo mistico di Cristo. Gli interrogativi intorno ai quali ruota il libro sono numerosi e suggestivi: quale significato racchiude il nome di Maria? Maria aveva fatto un voto di verginità? Qual è il ruolo di Maria a Cana e sotto la croce? Di quali eventi parlano le profezie di La Salette e quando si realizzeranno? La missione profetica di Fatima è davvero conclusa? Quando avverrà il trionfo del Cuore immacolato di Maria? E quale importanza riveste la proclamazione del quinto e ultimo dogma mariano di Maria Corredentrice, Mediatrice e Avvocata, richiesto dalla Signora di tutti i Popoli ad Amsterdam, nel 1951? E, infine, stiamo vivendo, forse, gli «ultimi tempi», di cui parlava san Luigi Maria Grignion de Montfort?
Il cuore di questo libro è un viaggio, anzi due viaggi compiuti da Alberto Pezzi e sua moglie Raffaella attraverso l'Europa al seguito delle reliquie di Zelia e Luigi Martin, genitori di santa Teresa di Lisieux, canonizzati nel 2015 da papa Francesco. A raccontarli a Fabio Cavallari - laico curioso e sensibile al trascendente - è lo stesso Pezzi, ingegnere romagnolo, uomo di fede e professionista nel settore delle costruzioni. Avventura sorprendente, ricca di incontri e rivelazioni, ma anche peregrinatio dentro il cammino della verità che ognuno di noi compie nella propria esistenza, che sia credente o no. Alternando vicende di vita e riflessioni spirituali, il libro si rivela, pagina dopo pagina, come un'esperienza aperta sulle domande che la trascendenza porta sempre con sé. Accanto a esse, il desiderio del confronto con gli altri, di vivere la vita ascoltando e facendosi carico della sofferenza e dell'esclusione. È una struggente domanda laica quella che emerge dal dialogo fra Pezzi e Cavallari: l'uomo ha bisogno di una presenza accanto a sé, ha bisogno di uscire dalla solitudine, dall'isolamento, verso orizzonti che gli sono sconosciuti, come fecero i genitori di Teresa e come testimoniano i protagonisti di questo libro.
"Non si può essere maestri senza avere a propria volta un maestro, dal quale imparare la grandezza della vita. Come diceva Albert Camus: 'Non è attraverso degli scrupoli che l'uomo diventerà grande; la grandezza viene per grazia di Dio, come un bel giorno'. La grazia di chi ce l'ha comunicata, a noi che l'abbiamo appresa. Non ci può essere conoscenza, giudizio, come fenomeno esclusivamente individuale. Quello che sappiamo non è mai un fenomeno esclusivamente individuale. [...] Di fronte alle cose che non vanno, l'educazione, come spiegazione, da sola, non riesce a farcele affrontare; non ci basta. Ciò che ci guida, che illumina i lati oscuri dell'esistenza, è proprio una compagnia, un'amicizia concreta, umana, in grado di sostenerci e guidarci a scoprire la profondità delle circostanze e dei rapporti". (Giancarlo Cesana)
Don Piero Gallo, a lungo attivo nel Sud del mondo - è stato missionario in Kenya per dodici anni - prima di diventare un protagonista della rinascita del quartiere multietnico di San Salvario, a Torino, riflette in questo libro sulle qualità che un prete dovrebbe possedere per svolgere al meglio il suo ministero in una società complessa come la nostra. Per don Gallo il buon sacerdote, oggi più che mai, necessita non solo di una solida preparazione spirituale e culturale, ma anche di un costante allenamento alla leadership che lo porti ad acquisire la capacità di guidare la sua comunità, di assumere le responsabilità, di risolvere i conflitti, di ascoltare le esperienze più diverse e di non giudicare in modo aprioristico. Basandosi sulla sua lunga esperienza sul territorio, don Gallo sottolinea l'importanza di una vita pubblica attiva per i sacerdoti, invitati a essere sempre di più cittadini a pieno titolo e a rendere le parrocchie centri dove si sperimentano la solidarietà e l'impegno sociale, oltre che luoghi della formazione cristiana e umana. Prefazione di Ermis Segatti.