
"Dagli anni Cinquanta, gli europei hanno goduto di un periodo di pace e di prosperità senza precedenti nella loro storia. Non era mai avvenuto che un numero così grande di loro vivesse così bene e che le vittime della violenza politica fossero così poche. I sogni di una pace perpetua, nati con l'Illuminismo e sopravvissuti ad alcuni dei più distruttivi decenni della storia umana, sembrano finalmente essersi avverati. Naturalmente non esistono luoghi in cui stare in riposo, posti nei quali nascondersi dalle insistenti pressioni del cambiamento. Per conservare quello che di notevole hanno realizzato, gli europei devono affrontare sfide economiche, politiche, culturali e ambientali. Molte di queste giungono, o sono influenzate, da quell'estesa e mal definita frontiera che collega l'Europa ai suoi vicini. Sarà lungo questa frontiera, dove coesistono ricchezza e povertà, diritto e violenza, pace e guerra, che si determinerà il futuro degli Stati civili europei". Dai movimenti pacifisti e militaristi del primo Novecento alla catastrofe delle guerre mondiali, dai blocchi contrapposti al crollo del muro di Berlino e all'Iraq, James J. Sheehan stila una straordinaria ricognizione del Ventesimo secolo.
I filosofi spesso si meravigliano di cose che la maggior parte delle persone non nota neppure: Socrate trovava sorprendente il fatto che qualcuno potesse apparire più piccolo in lontananza senza rimpicciolire davvero e Kant si chiedeva come accade che gli specchi invertano la destra e la sinistra, ma non l'alto e il basso. Quello che vediamo, tocchiamo o sentiamo pone quotidianamente alla nostra attenzione problemi e stranezze di difficile soluzione. Per esempio, come mai l'immagine retinica è piatta ma noi vediamo gli oggetti tridimensionali? E perché al variare dell'illuminazione non cambia la nostra percezione del colore di un oggetto? I filosofi della percezione cercano di rispondere a questi e altri quesiti partendo dalla domanda fondamentale: cos'è la percezione? cosa significa "vedere" e "sentire" qualcosa? Questo volume è un'introduzione accessibile ai temi e ai problemi della filosofia della percezione.
Oggi viviamo più che mai in un'era di sacralizzazione della democrazia. Ma, mentre celebra i suoi trionfi, la democrazia è soggetta a così forti motivi di deterioramento da indurre a domandarsi se, sotto l'apparenza, non si celi una realtà che ne contraddice i principi e i presupposti istituzionali e sociali. Fatto è che le istituzioni degli Stati nazionali e la tradizionale divisione dei poteri non sono più in grado, come mostrato dagli eventi che hanno provocato la grande crisi economica del 2008, di regolare e controllare le decisioni dei centri di potere "irresponsabili" che presiedono alla produzione e all'allocazione delle risorse materiali, influiscono in maniera determinante sulla politica degli Stati, plasmano l'opinione pubblica, condizionano pesantemente i processi elettorali. Dopo aver indicato i tratti costitutivi delle varie forme di democrazia, l'autore si sofferma in particolare su tre tipi di regimi: il regime liberale non democratico, il regime liberaldemocratico fondato sui partiti di massa e radicato negli Stati dotati di piena sovranità sul loro territorio e a "economia nazionale", il regime liberaldemocratico nell'era dell'economia globalizzata, dell'indebolimento dei partiti, dell'avvento del cittadino "video-dipendente", dello svuotamento progressivo della sovranità degli Stati.
Con questo libro, Pietro Redondi sgombra il campo sia dalla celebrazione laica di Galileo, santificato (reliquie comprese) in età risorgimentale e positivista, sia dagli odierni tentativi di riabilitazione compiuti dall'autorità pontificia. Con una ricostruzione rigorosa l'autore dimostra che Galileo è stato condannato dalla Chiesa per motivi estranei a Copernico, all'esegesi biblica, agli abusi di potere e agli scontri personali col papa. Questa nuova edizione esce arricchita di un saggio di aggiornamento nel quale Redondi traccia un bilancio delle scoperte, critiche e ricerche intervenute nel corso dei vent'anni seguiti alla pubblicazione del libro, anche grazie all'apertura degli archivi dell'ex-Sant'Uffizio.
Le vicende politiche e civili delle città dell'Italia centro-settentrionale dalla fine dell'XI all'inizio del XIV secolo: le loro relazioni con gli altri poteri, il papato, l'impero, le signorie; gli sviluppi istituzionali, le tensioni sociali e le evoluzioni amministrative in duecento anni cruciali nella storia italiana.
Ogni volume di questa collana costituisce un capitolo di storia della filosofia, in questo caso dedicato alla figura di Spinoza. L'"Introduzione" offre gli strumenti critici essenziali per intendere l'opera del filosofo alla luce delle più recenti prospettive storiografiche.
La mitologia di alberi e boschi, i bestiari delle fiabe, il gioco degli scacchi, la storia e l'archeologia dei colori, l'origine degli emblemi e delle bandiere, l'iconografia di Giuda, la leggenda di re Artù e quella di Ivanhoe. Un grande storico dei simboli si misura con un'affascinante indagine sulla complessità di segni e sogni del nostro Medioevo. Un viaggio lungo il labile confine dove reale e immaginario si fondono e creano la storia delle idee, una passeggiata incantata lungo i sentieri della cultura e dei simboli.
"Il cinema italiano rinasce come campo di contraddizioni aperte, per qualche tempo assai produttive. Rinasce come autentico atto di fiducia in un enorme patrimonio intellettuale da scoprire e valorizzare. Rinasce perché l'attesa del momento in cui l'occhio della macchina da presa possa tornare a vedere tutto e a poter esplorare senza limitazioni il visibile si è consumata negli anni di guerra. I registi, per la prima volta nella loro storia, sono liberi di vedere e di guardare l'Italia e gli italiani non come mondi possibili, ma come dimensioni tutte da scoprire e osservare come un territorio vergine. Rinasce come frutto di un capitalismo privo di capitali, ma non privo di idee e a suo modo coraggioso e pieno di iniziative, che riesce a sopravvivere e a vivere delle briciole del mercato. Rinasce, infine, perché intende, almeno nelle ipotesi iniziali, coinvolgere il pubblico nell'operazione creativa e promuovendolo a soggetto creatore di storie e racconti." Gian Piero Brunetta indaga l'età dell'oro del cinema italiano nel dopoguerra, dalle vicende della produzione a quelle della censura e della critica, dai rapporti con la politica e l'America alle nuove poetiche del made in Italy che trasformeranno il cinema mondiale.
La malvagità non è appannaggio esclusivo di individui deviati o pazzi; chiunque può infierire contro un altro essere umano, perché questi erano gli ordini o semplicemente perché ne ha avuto l'occasione. La tradizionale (e semplicistica) dicotomia tra Bene e Male è sicuramente più comoda, poiché permette un orientamento facile negli intrecci della morale e una identificazione immediata dei cattivi: "loro" sono i responsabili di crimini e violenze, i personaggi da tenere a distanza; "noi", incorruttibili, abitiamo dalle parti della moralità. Le evidenze della psicologia sociale raccontano però un'altra storia, basata su dati, numeri, evidenze sperimentali che rendono lo scarto tra "loro-cattivi" e "noi-buoni" sempre più sottile, fino ad annullarlo del tutto. Non esistono individui totalmente virtuosi, altruisti, sensibili e altri interamente disonesti, egoisti, distaccati. In quanto esseri umani siamo un po' tutto questo, anche se la ripetitività della vita ci impedisce di prenderne atto: osserviamo noi stessi e gli altri nei soliti contesti, lasciamo che siano i ruoli sociali ad interagire; l'esito comportamentale non può che essere prevedibile e coerente alle aspettative. Diventa invece impossibile pronosticare ciò che sarà di noi e degli altri quando le dinamiche situazionali si rimescolano in modo da creare condizioni nuove e impreviste.