DESCRIZIONE: I testi qui raccolti di Edward Shils, Tradizione (1971) e Carisma (1968), rappresentano il distillato della sua opera fondamentale Tradition (1981). In un ideale dialogo con i maggiori sociologi tedeschi (Marx, Weber), le categorie di tradizione e carisma sono qui interpretate nella loro reciproca tensione e non come cifra di opposti orientamenti, di ciò che conserva o di ciò che rinnova: la storia sociale e politica è costellata di continuità e discontinuità. Comprendere questo complesso movimento, che è anche costruzione dell’identità, significa leggere dialetticamente i due concetti: “tradizione” non si oppone di per sé al mutamento e al progresso, o alla frattura generata dall’irruzione del “carisma” – individuale e collettivo –, ma lo implica. Significa letteralmente tradere, l’atto ermeneutico con il quale una comunità umana o religiosa riflette sulle pratiche rituali o statutarie ricevute dalla tradizione e, riappropriandosi della propria storia, dà impulso al presente e al futuro. Nella convinzione, affidataci in queste pagine, che «nulla di quanto accade sfugge del tutto alla presa del passato».
COMMENTO: Un'analisi della società complessa alla luce di elementi coesivi come carisma e tradizione. Un modello di società costruito su una sociologia a carattere umanistico, etico e simbolico, andando al di là delle categorie filosofico-economiche dell'analisi puramente socio-politica.
EDWARD SHILS (1910-1995), sociologo americano, ha insegnato nelle università di Chicago, Londra e Cambridge, e nel 1983 ha ricevuto il premio Balzan per la sociologia. La Morcelliana ha già pubblicato Centro e periferia (1984).
DESCRIZIONE: L’autore di queste conversazioni non intende delineare una «teodicea», una «difesa di Dio» che lo scagioni dall’imputazione di volere la pena dell’uomo. Attraverso il filtro di una raffinata cultura letteraria, filosofica, teologica, il soggetto del libro diviene l’immediatezza, la semplicità sconcertante dell’esperienza di dolore che ora geme verso Dio, ora s’allevia nella pacata riflessione, in cui echeggiano i motivi più alti della spiritualità cristiana e religiosa in genere, ora si rifrange nello scintillio di colorite immagini dal sapore antico e rustico, ora sembra scherzare in battute di humour e di un’autoironia dolce-amara.
La figura di Francesco d’Assisi, emblematica della spoliazione, della rinuncia al potere, della riduzione al «vuoto», fa da controcanto alla sofferenza volontariamente accolta, che in modo paradossale muta queste negatività in valori; ma l’unica luce in cui tali esse appaiono è quella della Croce, del Dio che assume il dolore dell’uomo.
COMMENTO: Una delle più profonde riflessioni sul dolore - più volte ristampato - da parte del grande predicatore definito da padre Stanislaz Breton «uno dei più profondi autori cristiani del Novecento».
GIOVANNI ANTONIOLI (1917-1992) è stato parroco di Ponte di Legno e rettore di S. Maria in Esine (Brescia). Amico di Stanislas Breton, presso la Morcelliana ha pubblicato: Sentieri della legna (1984); Trattenimenti con Dio (1985); Il mio prossimo il mio paradiso (1986). Sull’autore si veda G. Colombi, Tra lo sgomento e la speranza. La meditazione sul dolore e la malattia nell’opera di Giovanni Antonioli, in «Humanitas» 3(1993).
Studi aristotelici
Nuova edizione riveduta e ampliata
DESCRIZIONE: Il dovere di introdurre, e con ciò di giustificare nella sua unità, la presente raccolta mi fornisce l’occasione più opportuna per riflettere sulle ricerche da me compiute in questi anni e anche per risalire alle origini del mio interesse per Aristotele, allo scopo di determinarne il più esattamente possibile il senso e l’orientamento generale. Uno dei fili conduttori dei miei lavori è la persuasione del valore classico, cioè perenne, e quindi anche attuale di certe istanze del pensiero aristotelico. Si tratta di una valutazione di ordine teoretico, o filosofico, che oggi, a causa dell’imperante storicismo e del conseguente relativismo, può sembrare, nel migliore dei casi, ingenua. Tuttavia è una persuasione a cui tengo particolarmente; non ho difficoltà infatti a confessare che, se non la possedessi, non riuscirei a dare alcun senso al lavoro fatto.
Le ragioni del valore classico della metafisica antica si trovano nel rilevamento, da parte di Aristotele, di un’inadeguatezza tra il sistema platonico e il problema da cui ogni filosofo deve prendere le mosse, cioè la problematicità integrale e assoluta. Questa problematicità si esprime in un «domandare tutto», che è insieme un «tutto domandare», in una domanda che investe la totalità del reale e, per il fatto di escludere ogni precedente certezza, è integralmente domanda; e si identifica con la stessa esperienza intesa come conoscenza di tutto e insieme domanda della ragione di tutto, o con la stessa vita, che è somma di tanti valori, ma insieme domanda di un valore che tutti li comprenda. È appunto l’esperienza ciò che Aristotele oppone a Platone come un’istanza a cui questi non può sottrarsi e che tuttavia questi non ha soddisfatto. La filosofia aristotelica in tal modo si configura, sì, come una metafisica, in quanto afferma la necessità di un principio trascendente che costituisca la soluzione sistematica, ma del tutto particolare, poiché si preoccupa di porre tra il principio e l’esperienza un rapporto tale che consenta di rendere ragione della problematicità di questa, mantenendola intatta.
(Enrico Berti)
COMMENTO: La nuova edizione, riveduta e ampliata, degli Studi aristotelici, un testo che ha rinnovato gli studi su Aristotele, che qui comprende saggi inediti.
G. BARBERIS, Introduzione
N. ANTONETTI, Saluto
N. ANTONETTI, Luigi Sturzo e il tema delle libertà
M. TRUFFELLI, Politica e religione in Primo Mazzolari
F. TRANIELLO, Aspetti del modernismo politico
A. ZAMBARBIERI, Echi modernisti in Giappone
R. MAZZOLA, Consiglio di Stato e questione religiosa nel processo costitutivo dello Stato italiano
S. NEGRUZZO, Prime indagini sugli alunni del collegio Capranica di Roma in età moderna
G.M. BRAVO, Letture e interpretazioni dei Vangeli nel socialismo ottocentesco
A. MELLONI, Storia dei Concili, unità delle Chiese
G. RUGGIERI, Il significato storico-teologico della nuova teologia politica di J.B. Metz
M. GUASCO, Riflessioni finali
INEDITI
M. ZAMBRANO, Il ritorno di Miguel de Molinos (a cura di M. Aránzazu Serantes)
NOTE E RASSEGNE
M. GHILARDI, François Jullien. Filosofia ed eterotopia
P. BECCHI, Hans Jonas e la vita dell’uomo. In ricordo di Lore Jonas
L'esperienza religiosa di Paolo
La conversione, il culto, la politica
DESCRIZIONE: Le lettere di Paolo, collocatesi nel canone del Nuovo Testamento, assumono rilevanza per lo studio del cristianesimo: in esse a lungo si è scavato per comprendere la vita di Gesù e le successive controversie teologiche sulla sua figura. L’aspetto innovativo della ricerca di Mauro Pesce è considerare l’origine del cristianesimo come processo storico: l’attività paolina è osservata nella continuità fra giudaismo e cristianesimo primitivo e cogliendone l’identità plurima. Quanto vi è di “cristiano” e quanto di “giudaico” nella vita, nel pensiero, nella pratica religiosa di Paolo, e che cosa permane di quella realtà nei credenti di oggi? Gli elementi per rispondere si trovano nei momenti decisivi della vita di Paolo, qui presi in esame a partire dai suoi testi: che cosa si intende per conversione? Quale fu il suo culto? Che ruolo ebbe la politica? Una prospettiva storico-critica il cui esordio è nell’illuminismo moderno ma che – come mostra l’autore – condivide con religione e filosofia, talvolta inaspettatamente, il movimento dell’autoriflessione e ci consegna una lezione di metodo: dalla storia al cristianesimo e, daccapo, dal cristianesimo alla storia.
COMMENTO: Nel nuovo libro di Mauro Pesce, un ritratto inedito di Paolo come fondatore del cristianesimo, presentando i nuclei fondamentali della sua fede: la conversione, il culto, la politica.
La Musica e oltre
Colloqui con Ennio Morricone
DESCRIZIONE: Qual è il mistero della composizione musicale? Da dove nasce l’ispirazione creativa? Il Maestro Ennio Morricone in questa conversazione con Donatella Caramia accetta di perlustrare l’origine della musica, intesa come l’arte che più di ogni altra rende il nostro cervello attivo e “plastico”, definendola «la più sublime delle percezioni».
Il libro è l’esplorazione del genio musicale dal punto di vista neuroscientifico e psicoanalitico oltre che artistico: un affascinante viaggio nell’essenza dell’arte di un grande compositore dove il dialogo diventa esperienza, nuova e continua scoperta del sé, un viaggio oltre la Musica.
COMMENTO: Dai colloqui col celebre compostore Ennio Morricone emerge l'importanza della musica nel processo cognitivo ed emotivo. Il suono come strumento per apprendere e ampliare le nostre facoltà.
A cura di Giovanni Santambrogio
Nuova edizione ampliata
DESCRIZIONE: Questo breve trattato sull’amore – in tutte le sue accezioni, da quella sensibile alle vette dell’estasi mistica – si colloca nell’ampia analisi compiuta da Josef Pieper sulle virtù, cardinali e teologali. Il testo, che si rifà tanto ai classici della filosofia e della teologia – Platone, Agostino, Tommaso d’Aquino, Francesco di Sales, Barth, Nygren – quanto alla psicanalisi del Novecento, da Freud ai suoi contemporanei americani, fornisce l’impianto architettonico della virtù e, al contempo, della persona umana. È un dialogo con il lettore stesso, che vedrà in queste pagine declinate le varie sfumature dell’amare – carnale, psicologica, spirituale – e insieme un ritratto del suo esser uomo e creatura di Dio. Pagine più volte riprese da Benedetto XVI, come preziosa esposizione della virtù in prospettiva filosofica e cristiana
COMMENTO: La riedizione di un classico di Pieper, autore di riferimento per papa Benedetto XVI: l'amore come virtù teologale e carità cristiana.
"Il lettore fin dalle prime righe di questo libro capirà di trovarsi davanti un testo da meditare lentamente, colmo di contenuti e di problemi, che riguardano così la società e il potere come il cristianesimo stesso nel suo essere prima cattolico e poi cattolico-romano. In sottofondo, vi è la connessione tra le "metamorfosi della potenza sacerdotale" e le metamorfosi del cristianesimo, che si afferma nella società e al contempo si complica per il suo nesso con le società, le quali trovano nel loro cristianesimo l'elemento forte di identità: si cerca di superare la frammentazione identitaria con la definizione di un'ortodossia. Ma l'ortodossia non rimane all'interno delle chiese cristiane, estendendosi a regola della convivenza civile e politica, e attenua fino a perderla la sua natura eminentemente dottrinale, per diventare obbedienza ecclesiastica, con riferimento ultimo e, spesso, decisivo nel papa. È uno degli esiti possibili della potenza sacerdotale, che dal secolo XI venne a concentrarsi - a livello ecclesiastico, ecclesiologico e politico - nel vescovo della Chiesa di Roma. Un primato che giunge fino ai giorni nostri e fa comprendere i mutamenti che non eliminano il passato ma ne rendono nuovi i termini." (Grado Giovanni Merlo)
Il mito delle acque in Oriente
Tra filosofia e storia delle religioni
DESCRIZIONE: Il mito vedico della acque primordiali – che prende il nome dal dio Apām Napāt – non rappresenta solo la cosmogonia dell’origine del mondo, ma è la cifra della storia religiosa e culturale dell’Antico Oriente. Apām Napāt è un nume senza volto, una realtà senza consistenza, un essere senza identità, ma è anche l’anima del mondo, l’acqua da cui tutto nasce e a cui tutto alla fine ritorna. Costituisce il momento più alto di una visione di carattere simbolico e religioso, capace di mostrare la veridicità del mito nello spazio trascendentale che supera la scissione fra soggetto e oggetto, sacro e reale. Il mito è una narrazione che può essere diversamente interpretata – in chiave fenomenologica e ermeneutica – ma in esso è possibile sorprendere una validità universale che, nella prospettiva della storia comparata delle religioni, prende il nome di ciò che Rudolf Otto chiama senso – o apriori – religioso.
COMMENTO: Uno sguardo storico e interpretativo sui grandi miti delle origini in Oriente, in particolare il mito delle "acque primordiali" nei Veda, in una prospettiva di storia delle religioni comparate.
ALDO NATALE TERRIN, docente all’Istituto di Liturgia Pastorale di S. Giustina a Padova, ha pubblicato per Morcelliana: Il rito (1999); Mistiche dell’Occidente (2001); Religione e neuroscienze (2004); L’Oriente e noi (2007); La religione (2008); Religione visibile (2011) e ha curato, di R. Otto, Il sacro (2011).
La libertà cristiana
Una meditazione
DESCRIZIONE: La libertà, come la vita, è insieme dono e compito. Non è possibile diventare liberi se non lo si è; ma non è possibile essere liberi se non diventandolo sempre più pienamente con le proprie scelte libere. L’annuncio cristiano si presenta come sorgente di libertà: «Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù» (Gal 5,1). Eppure oggi, agli occhi di molti, l’esperienza cristiana appare rinuncia alla libertà – nel pensiero, nelle scelte, nelle azioni.
Di qui la domanda: quali sono le radici della libertà cristiana che Paolo annuncia, e alla quale nessun cristiano può rinunciare?
(dalla Premessa)
COMMENTO: Una riflessione del vescovo di Brescia su che cosa vuol dire libertà per il cristiano di oggi, a partire dalla lettura delle lettere di Paolo.
LUCIANO MONARI, teologo e biblista, è vescovo di Brescia dal 2007. Ha recentemente pubblicato: L’amore, la guerra e altre cose degli uomini che importano a Dio (San Paolo, 2010).