
La leggenda di Saint-Médard, costruita attorno alla figura di François de Paris e dei suoi ammiratori, i convulsionari, viene qui ripresa soprattutto in quegli elementi che l'hanno caratterizzata come fenomeno pubblico (l'attitudine profetica, la glossolalia, la premonizione, la flagellazione, la crocifissione, la coreomania, la trance estatica, l'invasamento, la possessione, il sonnambulismo, ecc.), per riproporla quale modello di lettura di altri fenomeni di religiosità popolare, che tradiscono il prototipo ufficialmente riconosciuto e vengono ricondotti, nella loro eccezionalità, sul piano delle alterazioni psichiche. Il testo, attraverso un'ampia documentazione di testimonianze e lungo un attento excursus storico nelle pieghe dell'affaire Saint-Médard, porta a termine l'analisi antropologica del fenomeno, restituito alla propria, anche se non esclusiva, dimensione popolare. Gli stranissimi eventi parigini, con il loro apparato rituale, hanno fatto ricorso a manifestazioni di folk-religion ben note agli studiosi di tradizioni popolari religiose. Per questo la ricerca dei singoli antecedenti rituali, confrontati con l'armamentario convulsionario, restituisce all'Oeuvre la giusta dimensione della sua continuità storica.
Boemondo, "l'uomo di cui tutti parlano" (Boatus Mundi), ha riempito delle sue gesta l'orizzonte mediterraneo per un quarantennio circa, dal 1070 fino all'anno della sua morte (1111). Lo conobbero molte nazioni (Francia, Italia, Grecia, Siria) e molti popoli (Franchi, Italici, Bizantini, Turchi, Armeni, Siriaci). Si confrontò con papi, imperatori, emiri e sultani; a molti inflisse sconfitte, occupando infine un piccolo regno sulle sponde del Mediterraneo con capitale la città di Antiochia, posta sulla via per Gerusalemme, che da crociato aveva contribuito validamente ad aprire. Il suo mausoleo a Canosa racconta e tramanda, come una chanson de geste, il ricordo di un guerriero senza frontiere.
Un dibattito ideologico tra due grandi della filologia classica, M. Pohlenz ed E. Schwartz, sullo sfondo della catastrofe tedesca.
Il dono e l'abbandono come eventi e forme della vita. E ancora: il fare e l'avere a che fare con gli oggetti, il vedere e il non vedere, la storia e le storie, il ricordare e il dimenticare. Un'analisi di alcuni non marginali aspetti e momenti dell'esistenza.
Ciò che colpisce di Aldo Brandirali è la sua grande passione per la verità che si esprime in una curiosità operativa, costringendolo a cambiare continuamente. Ci appare come un uomo sinceramente amante del vero che si accorge, di fronte a esso, che qualcosa deve cambiare. La conoscenza, così, è una conquista dell'esperienza. È l'anti-ideologia. Un libro-testimonianza in cui emerge chiaro, attraverso i racconti e le riflessioni, che è possibile perseguire questo obiettivo sul terreno della politica che, da questo punto di vista, non è meno dell'esperienza affettiva o del lavoro: anzi.
Questo libro è il racconto di un pensiero per così dire "al lavoro", in cui non si tratta semplicemente di esporre tesi o elaborare "punti di vista", quanto piuttosto di fare attenzione e riconoscere quando _ e come - gli eventi, gli incontri, le idee mettano in questione la nostra ragione, la provochino a domandare, a cercare il significato di sè e del mondo. e' solo accogliendo questa provocazione che la ragione si scopre a sua volta capace di porre e di mantenere aperte le questioni decisive per il nostro tempo.
Per questo l'inquietudine non è uno stato d'animo particolare in cui il nostro io venga a trovarsi di fronte a certi problemi, ma costituisce come la stoffa della nostra ragione, vale a dire il suo dinamismo più proprio e il suo metodo permanente. Un'inquietudine che non è solo il sintomo di una mancanza o la ferita di un'incapacità, ma anche e soprattutto il segno della presenza, in noi, di una domanda che è sempre più grande di noi.
Il volume raccoglie articoli, interventi, relazioni dell'autore organizzati in quattro sezioni tematiche (1. L'io, la razionalità, l'educazione; 2. Libertà vs verità; 3. La sfida del nichilismo; 4. Accogliere il reale, desiderare l'infinito) introdotte da un'intervista dell'autore: "L'età dell'incertezza".
La teoria della causalità di Avicenna (Ibn Sīnā, m. 1037) è dominata dal concetto neoplatonico di flusso emanativo (in arabo fayd). Tutti i piani del sistema avicenniano ne sono interessati: quello metafisico, quello naturale, e quello intellettuale e quindi gnoseologico ed etico. Sulla base di un’ampia scelta di testi, questo volume analizza la definizione del concetto di ‘flusso’ e le sue diverse applicazioni. Ne risulta uno studio corposo in cui, per la prima volta, le idee essenziali al pensiero avicenniano (possibilità, materia, esistenza, creazione, emanazione, bene, natura, caso) – e le difficoltà cui esse danno luogo – vengono discusse sullo sfondo dei due momenti fondamentali che l’idea di flusso è chiamata a spiegare: quello dell’origine, e perciò dell’esistenza stessa del mondo in relazione al suo Principio, e quello del funzionamento, ossia delle dinamiche che dello stesso mondo spiegano la vita.
Oltre a un’ampia bibliografia, il volume, diviso in cinque capitoli, comprende due appendici, rispettivamente sulla terminologia e sull’opera di Avicenna, e l’indice dei passi tradotti.
Olga Lizzini insegna Philosophy in Islam alla Vrije Universiteit di Amsterdam. È autrice di diversi saggi sul pensiero teologico e filosofico della tradizione medievale araba e arabo-latina, pubblicati su riviste italiane e straniere. Ha curato la prima traduzione italiana della Metafisica di Avicenna (in edizione trilingue, a cura di O. Lizzini e P. Porro, Milano 2002; II ed. 2006) e la sezione di angelologia filosofica islamica del volume Angeli (a cura di G. Agamben e E. Coccia, Vicenza 2009).
Carlo Borromeo (1538-1584) è stato uno dei grandi maestri che hanno plasmato il volto del cristianesimo dei tempi moderni: insieme ad altri pionieri di un nuovo modo di mettere in rapporto l'intelligenza della fede e le sfide della realtà, sta all'inizio di una storia che ancora ci riguarda da vicino. I suoi contemporanei hanno subito riconosciuto in lui un modello autorevole, che indicava a tutti una strada da percorrere. Si sono appoggiati alla memoria della sua intensa esperienza di vita e già a breve distanza dalla morte la Chiesa lo ha riconosciuto santo, proponendolo alla riconoscente ammirazione del mondo intero. Dall'amore senza condizioni per Cristo è scaturito il fiume di una carità umile e appassionata, che lo ha trascinato fino al dono totale di sé per la "vera e perfetta riforma del mondo a vera vita cristiana". A quattro secoli dalla solenne canonizzazione romana (1610), la mostra - di cui questo catalogo ripropone il percorso - vuole rimetterci sulle tracce del cammino che lo portò a dare una forma inconfondibile alla sua identità di uomo immerso nell'arena di una società attraversata, come lo è di nuovo oggi, dal bisogno di ritrovare le sue certezze e il suo destino autentico.
Allo stato attuale degli studi, il tessuto festivo e spettacolare della Genova del XVI secolo è oggetto di contributi parziali, centrati su singole occasioni o su protagonisti e luoghi particolari. Del tutto assente è uno sguardo che assommi la pluralità dei fenomeni e ne contestualizzi le dinamiche. In realtà, quello che in apparenza manca è ciò che non è stato cercato. Il teatro, nell'area ligure, gode di una notevole vitalità, ma per intercettarla bisogna deporre il pregiudizio che quella pratica sia da riportare esclusivamente alla rappresentazione di un testo. A Genova la produzione drammaturgica è carente, ma di contro fiorisce una spettacolarità diffusa, che si espande in primari aspetti e si insinua in molteplici pieghe della vita sociale. Così la rappresentazione vera e propria compare solo come articolazione di un ben più complesso cerimoniale che include giostre, banchetti, maschere, tornei, balli, spettacoli musicali, mimici, coreutici. Il tutto abilmente orchestrato dal dogato, dalle sue istituzioni e da una struttura di microcorti aristocratiche che ha nei gruppi nobiliari i principali com-mittenti di un'intensa attività spettacolare, in grado di soddisfare la domanda più variegata.
A diciassette anni dalla sua prima edizione in lingua inglese (Oxford 1993) e a sei dalla seconda in francese (Fribourg-Paris 2004), si presenta qui in edizione italiana il volume di Dominic J. O’Meara, Plotino. Introduzione alle «Enneadi». Esso è rivolto segnatamente a coloro che intendono intraprendere la lettura dell’opera plotiniana, uno dei testi indubbiamente più grandi e complessi dell’Antichità nonché dell’intera tradizione filosofica. Attraverso l’esame di alcuni tra i suoi trattati più intensi e significativi, O’Meara mostra come nel suo insegnamento a Roma e nel confronto con i predecessori Plotino sia giunto a sviluppare un pensiero particolarmente originale e audace, basato su un’interpretazione fortemente innovativa di Platone e destinato a esercitare una profonda influenza sulle vicende della metafisica occidentale. Una breve Prefazione della Curatrice (Sofia Mettei), la Premessa dell’Autore alla traduzione italiana e taluni aggiornamenti testuali (Cronologia della vita di Plotino, Cronologia dell’opera di Plotino) e bibliografici colmano la distanza critica dalle precedenti redazioni, confermando altresì la rilevanza di tale lavoro in seno all’attuale panorama degli studi sul neoplatonismo..
Autore
Dominic J. O’Meara, nato a Dublino nel 1948, è professore emerito di Storia della Filosofia Antica all’Università di Friburgo (Svizzera). Già membro del comitato direttivo della Fédération Internationale des Societés de Philosophie (1999-2003) e della European Science Foundation «Philosophy in Late Antiquity and its Heritage in Arabic Thought» (2000-2004), ha cofondato e diretto la collana «Vestigia» (Cerf, Parigi) e la «Academia Platonica Septima» (Münster). Attualmente direttore (con P. Hadot e J.-F. Balaudé) della collana «Les écrits de Plotin» (Cerf, Parigi), collabora a varie riviste scientifiche ed è autore – oltre che dell’opera qui offerta in edizione italiana – di numerosi saggi sulla filosofia plotiniana e la tradizione platonica, tra i quali Structures hiérarchiques dans la pensée de Plotin (Leiden 1975), Pythagoras Revived: Mathematics and Philosophy in Late Antiquity (Oxford 1989), The Structure of Being and the Search for the Good. Essays on Ancient and Early Medieval Platonism (Aldershot 1999), Platonopolis. Platonic Political Philosophy in Late Antiquity (Oxford 2003).

