Frutto di una ricerca tra biblisti e teologi speculativi, questo volume si propone di fare emergere la rilevanza per la fede di alcuni argomenti della ricerca storica. Il rapporto tra gesuologia e cristologia viene qui affrontato con la convinzione che la fede di chi è stato testimone consegni il Gesù appartenuto alla storia. L'indagine privilegia alcuni temi: il messianismo del tutto particolare di Gesù; la giudaicità «sui generis» della sua Persona e della sua Causa; la peculiarità del suo metodo parabolico; il destino assolutamente paradossale nel contesto del suo popolo; l'idea che la confessione di fede in lui non sia solo il frutto di un'interpreazione cristiana posteriore, ma già interiore al personaggio e alla sua vicenda terrena.
«Il sentimento dell'amicizia è certamente uno fra i più forti e, nel contempo, misteriosi istinti dell'uomo (...). Siamo di fronte a una passione che, più intensamente di ogni altra, non trovando risposta al proprio desiderio nella concretezza di ciò che è effimero, punta direttamente all'eterno come al luogo della propria pace (...). Quando, nel Vangelo, leggiamo che Gesù, (...) in quell'orto, fu costretto a rivolgere, proprio a coloro dai quali aveva sperato conforto, un rimprovero carico d'agonia (Come? Non siete capaci di vegliare neppure un'ora?); e quando egli salutò, ancora una volta, e fu l'ultima (Mt 26,50), colui che lo aveva tradito e usò per lui un nome sacro (Amico, perché sei venuto?), allora riusciamo a capire ciò che per il Signore ha la massima importanza. Se c'è una cosa che non lascia dubbi nel Vangelo è proprio questa: Gesù Cristo desidera essere nostro amico.» (Robert Hugh Benson)
C'è corrispondenza tra la fede "post-pasquale", che si consoliderà prima nei vangeli e poi nei grandi concili della chiesa, e quanto le fonti documentarie ci dicono del Gesù che visse duemila anni fa in Palestina? Gli evangelisti sono degli "storici", oppure gli "inventori" e "creatori" della storia di Gesù? E allora i cristiani sono ingenui sognatori, che si accontentano di favole e di leggende costruite in un passato lontano? Su queste e altre domande è passata una lunga storia di ricerche arrivata ormai a conclusioni probanti, tanto che, oggi, è possibile tracciare un quadro piuttosto ampio e sicuro dell'autentica vicenda storica di Gesù di Nazaret. Il volume ripercorre i sentieri e i risultati di questa ricerca, dagli "anni nascosti" di Gesù all'inizio della sua missione, dal suo insegnamento morale alla "dottrina nuova" (Mc 1,27), dal processo e dalla morte in croce al cambiamento radicale e repentino dei discepoli la mattina del "primo giorno dopo il sabato", fino a spingersi a esplorare il tema dell'autocoscienza del maestro di Galilea. Un'appendice pone a confronto, infine, la figura di Gesù e il pensiero di Paolo di Tarso.
L'autore di quest'opera assai originale guida il lettore a vedere e interpretare i gesti di Gesù, gesti rivelatori, spesso più eloquenti delle parole.
La figura di Pilato, la condanna di Gesù, il ruolo di Giuda, da sempre terreno di ricerca da parte di narratori - da Borges, ad Anatole France, a Bulgakov - continua a suscitare l'interesse degli scrittori, e soprattutto in tempi recenti: i romanzi di Amos Oz ed Emmanuel Carrère sanno come far rivivere i personaggi dei Vangeli in modo più umano, più vicino alla sensibilità di noi lettori e il nuovissimo saggio di Aldo Schiavone coglie tutta la solitudine del procuratore della Giudea. Caillois, che scrisse questo romanzo nel 1962, è stato forse fra i primi a cogliere la modernità della storia di Pilato. Con una nota di Giorgio Fontana.
I primi a farci conoscere i "genitori" di Gesù sono gli evangelisti Luca e Matteo. I loro testi meritano di essere letti con attenzione, quali documenti delle prime comunità cristiane. È ciò che fa l'autore di questo libro, ricostruendo il percorso di un "papà" e di una mamma speciali: da fidanzati a sposi, a genitori ed educatori... Il tutto, attingendo al ricco patrimonio di quanti, dai Padri della Chiesa ai nostri giorni, hanno continuato a esplorare i testi evangelici traendone sempre nuovi tesori.
Su Gesù sono proliferate nei secoli molte leggende e alcune autentiche fiabe, segno della curiosità di sapere chi lui fosse veramente prima che il mantello della teologia lo coprisse, celandone allo sguardo la figura storica. Corrado Augias ha dialogato su questo tema con uno dei massimi biblisti italiani, Mauro Pesce, rivolgendogli quelle stesse domande che molti di noi, cristiani e non cristiani, si pongono: sul periodo storico nel quale Gesù visse, sulle sue parole, sulla sua vita, sulla sua morte, sui tanti testi che ne parlano. Ma anche su ciò che seguì la tragica giornata del Golgota, fino alla nascita di una religione che da lui prese il nome, anche se egli non ha mai detto di volerla fondare. Il profilo di Gesù che questa "inchiesta" ci restituisce è quello di un ebreo, ligio alla Legge di Mosè, amante del suo popolo e delle sue tradizioni, eppure aspramente critico verso gli aspetti che giudicava "superati" o "secondari", e, soprattutto, portatore di un progetto di rinnovamento incentrato sul riscatto degli emarginati; una personalità complessa, mai svelata per intero nemmeno a chi gli era più vicino, una figura profondamente solitaria, coerente con i suoi principi fino alla morte in croce.
L’autore ha trascorso anni alla ricerca di tutte le testimonianze storiche che attestassero la veridicità dei reperti legati alla figura del Messia. Quegli studi, ormai più che trentennali, sono confluiti in questo libro, in cui troverete la storia avventurosa della corona di spine, dei chiodi della croce, del sangue di Gesù, della lancia di Longino e di decine di altri oggetti legati al supplizio di Gesù. E per molte delle reliquie indagate, una volta scrostata la patina di leggenda e di superstizione, non mancano le sorprese.
Il testo è un romanzo sulle vicende dell'infanzia di Gesù. L'Autore non tradisce il dato evangelico ma lo arricchisce di dialoghi e del racconto di situazioni che possono verosimilmente essere accaduti a Maria e Giuseppe prima della nascita del bambino e poi nella casa di Nazaret. Con uno stile dialogico, il testo vuole quindi presentare l'annunciazione dell'angelo alla Vergine, la sua visita alla cugina Elisabetta, gli eventi di Betlemme, l'incontro del piccolo Gesù con il vecchio Simeone e la profetessa Anna, la presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme e il suo ritrovamento, nel Tempio, tra i dottori della legge.
Che cosa significa precisamente studiare Gesù di Nazaret e il suo movimento secondo una prospettiva storica? La storia è una via efficace per comprendere uno dei personaggi più affascinanti e influenti di tutti i tempi? Cosa ci si può attendere dallo studio storico della figura di Gesù? Qual è il rapporto tra fede e storia? Questi gli interrogativi ai quali il volume intende dare una risposta. Le voci di alcuni dei migliori specialisti del settore si alternano a presentare un'esposizione documentata e sintetica dei risultati della ricerca su Gesù, attraverso l'analisi delle fonti, spiegando i termini del dibattito in corso in Italia e difendendo con passione e rigore le ragioni del metodo storico.
La vicenda del prefetto romano di Giudea raccontata in un libro di storia. Da duemila anni Pilato è una figura di intersezione fra la memoria e la storia, come Romolo o Giovanna d'Arco. Aldo Schiavone costruisce qui un ritratto del prefetto di Giudea ripercorrendo gli eventi che portarono alla morte di Gesú, culmine della narrazione cristiana e punto di contatto fra ricordo evangelico e storia imperiale. Con appassionato rigore, e in serrato dialogo con le fonti, Schiavone non si prefigge alcun intento teologico o politico, ma solo quello di risolvere un enigma, descrivendo e spiegando quel che potrebbe essere accaduto.
Perché Gesù parlava in parabole? È questa la domanda da cui muovono le riflessioni raccolte in questo volume. Il cardinale Carlo Maria Martini si interroga sulle parabole, sulla loro attualità in un?epoca come la nostra che ormai non ne fa più uso e in cui «il parlare di Dio è stentato, fiacco, oscillante». Immediato ma profondo, concreto ed evocativo, Martini si sofferma prima sullo stile comunicativo di Gesù, poi verso ciò che il dire in parabole significhi oggi per noi, per la nostra esistenza, per il nostro modo di parlare di e con Dio. Esse conferiscono alla nuda parola «la potenza di un ariete che demolisce il bersaglio attraverso il coinvolgimento e non con un colpo diretto». Nel ripercorrere le numerose parabole evangeliche, Martini invita il lettore a imparare a guardare il mondo come Cristo per imitarlo, per situarsi dal punto di vista della croce, per «guardare il mondo avendo capito qualcosa della misericordia seria del Padre».