"Quando noi diciamo che l'anima è spirito, non diciamo altro se non che ella non è materia, e pronunziamo in sostanza una negazione, non un'affermazione" scriveva Giacomo Leopardi nel 1824. Ma oggi, a distanza di quasi due secoli, ha ancora senso parlare di anima? Spirito vitale, immortale, capace di provare emozioni e di garantire autonomia e libertà di scelta, fin dall'antichità l'anima ha subito varie trasformazioni semantiche e di contenuto. Finendo per coincidere con la mente e la coscienza, due dei nomi attribuiti a quella "natura superiore" che si ritiene operare nelle nostre decisioni. Attraverso un'indagine dei meccanismi della mente, che parte da Aristotele e Agostino, passa attraverso la filosofia cartesiana e la psicoanalisi freudiana e giunge ai preziosi contributi forniti dal neurocognitivismo, Edoardo Boncinelli pone nuovi interrogativi sull'anima e sul libero arbitrio e risponde ad alcune questioni fondamentali. In che modo conosciamo il mondo? Cosa lega la percezione all'idea di anima? Possiamo quindi definirci liberi? Il risultato è una sorta di autobiografia intellettuale, un viaggio affascinante tra i mille volti dell'anima, in cui l'autore riprende tutti i suoi possibili significati districandosi tra quel principio immateriale, che la tradizione considera come fondamento della vita organica, e le capacità percettive dell'essere umano, che interpreta il mondo attraverso i sensi.
"In una famosa storiella ebraica, un padre chiede al figlio di saltare dalla finestra. All'inizio il ragazzo, spaventato, esita. 'Non ti fidi di tuo padre?' gli chiede quest'ultimo per rassicurarlo. E il ragazzo si decide a saltare. Cadendo, si ferisce. 'Ecco, adesso lo sai,' dice il padre al figlio in lacrime 'non devi fidarti di nessuno. Nemmeno di tuo padre!' Questa storiella è inquietante, ma ci permette di formulare domande fondamentali." Così Michela Marzano dà avvio alla sua riflessione sul senso e sul valore della fiducia negli altri nella società contemporanea in cui, da tempo, dominano paura e sfiducia. Utilizzando autori classici e contemporanei e richiamando non solo le riflessioni di filosofi e sociologi, ma anche di narratori, poeti e psicoanalisti, Michela Marzano elabora una vera e propria etica della fiducia. Un pensiero attento e intenso che si interroga sul "come" ci affidiamo o no ai nostri simili, ma anche sulla nostra posizione nel mondo a partire dalla fiducia che accordiamo o neghiamo. Nel trionfo della società liberista, dove la sociologia e la psicologia hanno costruito una "religione della fiducia di sé", si crede di vivere in una "società affidabile". In realtà, afferma l'autrice la nostra società contemporanea è una società della sfiducia. È un mondo in cui la paura vince e il sospetto dilaga. Perché la fiducia è pensata e concepita solo come riproduzione contrattuale del rapporto debitore-creditore.
Il volume nasce per celebrare il novantesimo della pubblicazione dell'opera - La stella della redenzione - che meglio testimonia la svolta del pensiero rosenzweighiano e che ha inaugurato una nuova prospettiva nell'ambito della filosofia delle religioni, del pensiero ebraico e più in generale del nascente esistenzialismo novecentesco e della stessa ermeneutica contemporanea. Nell'insieme, questo volume polifonico ripaga la fatica del lettore con un inaspettato senso di contemporaneità nei confronti di Rosenzweig, a dispetto della radicale diversità della scena geo-politica e culturale che ci distanzia dalla sua vita e dalla sua morte.
Se, nelle parole di Hegel, ¡I Neoplatonismo rappresenta l'espressione più compiuta del pensiero antico e di tale espressione Proclo (412-485 d.C), successore di Platone alla guida dell'Accademia di Atene, ha elaborato la versione più raffinata, articolata e sistematica, nella dottrina proclusiana è la filosofia antica nella sua interezza a essere chiamata in causa, valorizzata nelle proprie acquisizioni fondamentali e rinsaldata in una visione unitaria e insieme multiprospettica del proprio oggetto speculativo. Nel "Commentario all'Alcibiade primo" il Diadoco tratta dell'essenza dell'uomo e dell'identità autentica che questi è chiamato a elaborare dando vita a un complesso processo di auto-costituzione, che si configura sempre nei termini di un itinerario di conversione dell'anima a se stessa e all'ipostasi che la determina. Con quest'opera Proclo recupera e radicalizza le tesi antropologiche dei propri predecessori, suggerendo un'interpretazione sorprendentemente attuale del "Conosci te stesso": l'"io" autentico in cui l'uomo deve riconoscersi è l'esito della ricostituita relazione tra l'"ordine dell'Immaginario", con cui l'anima umana coincide per essenza, e l'"ordine del Simbolico", dal quale essa è determinata nel proprio statuto di coscienza riflettente. Presentazione di Evanghélos Moutsopoulos.
Quest'opera si impone come contributo essenziale per la comprensione del problema della concezione del soggetto umano nel pensiero dei Greci. Mondolfo si opponeva a un pregiudizio in passato assai diffuso soprattutto per influssi dell'idealismo. Il pensiero antico veniva contrapposto a quello cristiano e moderno: il primo sarebbe stato "oggettivistico" (con preminenza data all'oggetto sul soggetto) e "finitistico" (con preminenza data al finito sull'infinito), il secondo "soggettivistico" (con preminenza data invece al soggetto sull'oggetto) e "infinitistico" (con preminenza data all'infinito sul finito). Mondolfo, pur riconoscendo l'esistenza di tendenze "oggettivistiche" nello spirito antico, non meno che nel medievale e nel moderno, documenta l'esistenza parallela di tendenze opposte, che costituiscono un riconoscimento e una comprensione del soggetto umano, sia nella gnoseologia, sia nell'etica, sia nella prima concezione dell'umanità e della sua storia, in cui si afferma lo spirito creatore dell'uomo. Bibliografia degli scritti di Mondolfo di Claudio Bianco. Presentazione di Giovanni Reale.
Il pensiero di Maréchal si può definire "inattuale" nel senso che a questa parola ha dato lo stesso Heidegger: lascia un solco nella storiografia ciò che ha la forza di mettere in discussione sia la tradizione sia il presente. La distanza critica è proprio quella che consente di mettere a fuoco l'oggetto di indagine nella sua essenzialità: nell'approccio dello studioso belga, l'originale ripresa del tomismo si radica nel confronto fra l'istanza metafisica - divenuta problematica nel Novecento - e la proposta trascendentale di Kant. Una prospettiva che getta nuova luce sull'uomo, al suo incrocio col Mistero, ma anche sul principio della ragione, che pone il senso del "limite". In questo testo, tradotto per la prima volta in italiano, il limite della ragione è appunto la mistica, di cui si indagano le condizioni di possibilità, l'essenza, la dimensione cristiana e quella fenomenologica, costituita da esperienze vissute come l'estasi. La mistica si offre qui a uno studio razionale dove la questione dell'essere, come fondamento metafisico, va congiunta alla logica: è questo il fulcro della dimensione psicologica dei mistici, che si dà nell'unità di intelletto e volontà.
I saggi qui raccolti, contraddistinti dalla piacevole scorrevolezza delle lezioni da cui originano, costituiscono l'essenza delle riflessioni di Paul Ricoeur sui temi della memoria e dell'oblio. Ma sono anche un contributo al dibattito storiografico che ossessivamente propone di non dimenticare. Ricoeur propugna una cultura del perdono in cui il passato gravato dalla colpa non viene cancellato o rimosso, ma mediante il riconoscimento del ricordo dell'Altro, ne allevia o toglie il peso. Una ventata d'aria fresca, si potrebbe dire, anche per il nostro paese dove il furore della memoria accende talvolta il dibattito pubblico e impedisce analisi più pacate.
Maria Bettetini presenta quattro modi dell'amore - l'amicizia, la passione, gli amori estremi (folli e ideali) e i falsi amori - attraverso opere filosofiche e letterarie liberamente scelte e interpretate: un itinerario, fra secoli e culture, che porta il lettore a domandarsi da quale espressione dell'amore si è lasciato, o ha desiderato, lasciarsi imprigionare. Da Immanuel Kant a Zygmunt Bauman, dai filosofi greci e i padri cristiani alle parole di Cyrano cantate da Francesco Guccini, da Omero e Saffo al mondo dei blog e di Facebook, da Simone de Beauvoir a Dostoevskij, da personaggi famosi a semplici comparse nella storia dell'umanità la domanda costante chiede di sapere "la verità, vi prego, sull'amore", per dirla con i versi di Wystan Hugh Auden. Anche i più scettici dovranno ammettere che, nonostante tutto, una sola è la certezza: vogliamo essere amati e del demone che ci assale non siamo mai sazi.
Se il rapporto tra uomo e natura, in tutte le sue forme, si presenta oggi come sopraffazione e dominio, la responsabilità grava sul mondo occidentale e sulla cultura che, come ne ha determinato la leadership, ne minaccia ora la sopravvivenza: tra i capostipiti filosofici Francesco Bacone, teorico del primato del pensiero scientifico; e Cartesio, che ponendo il "cogito" al centro della metodologia, ha reso onnipotente la soggettività umana. A partire da questi presupposti filosofici, muove l'autore di questo saggio per sviluppare una critica della civiltà occidentale moderna, che oggi rischia drammaticamente la propria autodistruzione: l'inquinamento, l'invenzione di armi chimiche e batteriologiche sempre più potenti, l'imporsi di forme estreme di manipolazione genetica delle risorse alimentari, sono gli effetti dell'abuso che l'uomo occidentale ha fatto e continua a fare delle proprie capacità e un segnale che impone un cambio di direzione rapido e radicale. Nasr, di religione musulmana ma anche studioso della tradizione cristiana, indica la via per ritrovare la sacralità della natura e "comprendere pienamente il significato simbolico delle forme, dei colori e dell'aspetto delle cose che ci circondano". In sostituzione di una "filosofia della natura" che l'attuale visione scientifica del mondo fisico ha cancellato, occorre ritrovare una "teologia della natura" che eviti le derive mistiche e razionaliste e riscopra le basi della gnosi. Prefazione di Martino Doni.
Siamo all'alba di un nuovo mondo politico? La grande crisi finanziaria ha prodotto le rivolte della Primavera araba e il movimento degli indignados in Spagna, Grecia, Stati Uniti e Gran Bretagna. Sono rivolte meno organizzate rispetto al passato ma la loro forza è proprio quella di essere grandi e spontanei movimenti popolari che si oppongono alle parole d'ordine di questa modernizzazione: modernizzare, riformare, cambiare. I movimenti popolari nascono anche come risposta alla falsa disputa tra opposti schieramenti che si riduce tutt'al più a chi davvero possa proporre il "vero" cambiamento, a colpi di riforme e liberalizzazioni. Alain Badiou critica questa condivisa visione delle cose che vuole a tutti i costi il cambiamento e la modernizzazione, per riaffermare la potenza dell'idea. Sono proprio le rivolte a riaprire d'improvviso la storia che molti, a cominciare da Fukuyama, avevano frettolosamente considerato finita.
Alla base di ogni attività intellettuale umana, alla radice di ciò che definisce la nostra unicità nel regno animale, c'è il ragionamento, la capacità di argomentare. In una parola, la logica. In questo libretto agile e discorsivo Graham Priest non indulge in tecnicismi e formule matematiche, ma esalta il fascino e le suggestioni offerte da paradossi e sillogismi. Esempi pratici e richiami letterari diventano quindi lo strumento con il quale Priest accompagna il lettore nel cuore di una delle discipline speculative più raffinate dello scibile umano. Far riflettere, più che fornire nozioni. Suggerire, più che affermare. Per scoprire infine come la logica, che affonda le sue origini nell'antichità, ha offerto non più di mezzo secolo fa le fondamenta teoriche alla cultura digitale e informatica che oggi pervade la nostra società.