Il tema della dipendenza da sostanze (in particolare stupefacenti) resta in gran parte inesplorato nel dibattito pubblico. Uno degli approcci ricorrenti è stato - ed è tuttora - quello della delega alle comunità terapeutiche che dovrebbero accogliere soggetti malati per restituirli risanati dopo un congruo periodo di tempo. Questa concezione miracolistica della comunità terapeutica è, evidentemente, fuori dalla realtà e fonte di potenziali delusioni. Il libro di Maurizio Coletti e Leopoldo Grosso, entrambi impegnati da decenni nel settore, affronta il tema in modo scientifico, descrivendo e analizzando le potenzialità e i limiti dell'approccio comunitario nel più ampio panorama del trattamento delle dipendenze. Prefazione di Luigi Ciotti. Postfazione di Luigi Cancrini.
"Metà di quello che ho scritto è uscito in una notte. Il resto sul tram, mentre andavo al lavoro" racconta Massimiliano Verga, padre di Jacopo, Cosimo e Moreno, un bellissimo bambino di otto anni, nato sano e diventato gravemente disabile nel giro di pochi giorni. "Così ho raccolto gli odori, i sapori e le immagini della vita con mio figlio Moreno. Odori per lo più sgradevoli, sapori che mi hanno fatto vomitare, immagini che i miei occhi non avrebbero voluto vedere. Ho perfino pensato che fosse lui ad avere il pallino della fortuna in mano, perché lui non può vedere e ha il cervello grande come una Zigulì. Ma anche ai sapori ci si abitua. E agli odori si impara a non farci più caso. Non posso dire che Moreno sia il mio piatto preferito o che il suo profumo sia il migliore di tutti. Perché, come dico sempre, da zero a dieci, continuo a essere incazzato undici. Però mi piacerebbe riuscire a scattare quella fotografia che non mi abbandona mai, quella che ci ritrae quando ci rotoliamo su un prato, mentre ce ne fottiamo del mondo che se ne fotte di noi." Queste pagine sono una raccolta di pensieri e immagini quotidiane su che cosa significhi vivere accanto a un disabile grave (la rabbia, lo smarrimento, l'angoscia, il senso di impotenza), pensieri molto duri, ma talvolta anche molto ironici, su una realtà che per diverse ragioni (disagio, comodità, pietà) tutti noi preferiamo spesso ignorare. E che forse, proprio perciò, nessuno ha mai raccontato nella sua spietata interezza.
A Riccione, la perla verde dell'Adriatico, si snoda la vicenda toccante e drammatica riportata dall'autrice. È la madre stessa a raccontare, quasi in presa diretta, ventidue anni di vita insieme al figlio Andrea, affetto da autismo. Idroterapia, musicoterapia, logopedia, psicoterapia, ippoterapia, delfinoterapia: sono altrettante stazioni di una sorta di via crucis che la donna percorre con lo scopo di risvegliare il figlio dal «fatale incantesimo» che lo tiene rinchiuso in un mondo tutto suo. Ma non è soltanto la narrazione intima di un dolore. Nello scenario spensierato della riviera romagnola la storia privata e familiare diventa l'emblema di un percorso umano universale. Il lettore non avrà difficoltà a ritrovarsi nelle stesse obiezioni, a sentire come propri i momenti di scoramento o di esaltazione della protagonista. In una parola, a riconoscere il valore di una testimonianza, caratteristica genuina del libro. Lungo il suo cammino, Gina Codovilli riscoprirà la fede cristiana e, con essa, il senso di un compito misterioso assegnato da «Chi dirige le vite di noi tutti». La presenza di Andrea, da fardello e fonte di imbarazzo, si trasformerà in occasione di cambiamento radicale. Di più: sarà l'irruzione di una misericordia inaspettata, tanto da farle scrivere: «La tenerezza di Dio si rivela quando il mio bambino mi accarezza il lobo dell'orecchio».
In oltre vent’anni anni di impegno contro la pedofilia, Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione “Meter”, ha incontrato e aiutato centinaia di bambini e adulti vittime di violenze sessuali. Questo libro intenso e drammatico, ma mai disperato, raccoglie per la prima volta alcune delle moltissime lettere ricevute negli anni. Sono le testimonianze di un lungo percorso di rielaborazione della violenza subita e mostrano che, se è vero che la pedofilia è un crimine che non potrà mai essere dimenticato, è però possibile per le vittime intraprendere un percorso per “ritrovare la vita”.
Nella seconda parte del volume è pubblicato lo scambio epistolare tra un pedofilo pentito e don Fortunato, a dimostrazione che un cammino di redenzione è possibile anche per chi si è macchiato del più infamante dei crimini.
La prefazione del libro è un coraggioso e determinato appello di don Antonio Sciortino, direttore di «Famiglia Cristiana», il settimanale cattolico che già quindici anni fa dedicò al tema una celebre copertina con il titolo “Maledetti pedofili”.
Destinatari
Ampio pubblico.
Autore
Fortunato di Noto (Avola, 1963), sacerdote dal 1991 è attualmente parroco della parrocchia Madonna del Carmine diAvola (diocesi di Noto). Pioniere nella lotta alla pedofilia, ha sempre sostenuto il forte impegno per l’infanzia come un invito pressante del vangelo, una missione nella Chiesa e nella società. È uno dei maggiori esperti di Internet e Media nel contrasto agli abusi sessuali sui minori e la pedopornografia online; fondatore dell’Associazione Meter onlus (www.associazionemeter.org), ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, fra cui l’alta onorificenza di “Cavaliere della Repubblica Italiana” (2001) e la “Cittadinanza onoraria di Firenze” (2011), oltre al “Premio Paoline Comunicazione ” (2009). Al suo attivo ha numerosi articoli e saggi ed è autore di importanti testi e studi sul fenomeno degli abusi,della pedofilia e della pedocriminalità, oltre che di pastorale sull’infanzia, tra cui: Corpi da gioco (Elledici, 2010); Chi accoglie i bambini accoglie il Signore.Traccia educativa per una nuova pastorale di prossimità contro gli abusi (Santocono, 2011).
Punti forti
Un tema, purtroppo, di grande attualità, avvalorato dalla notorietà e autorevolezza dell’autore.
Questo libro è frutto di un progetto della Associazione Sesta Opera San Fedele, attiva sin dal 1923 nelle carceri milanesi promuovendo colloquio con i detenuti, assistenza materiale e attività culturali. Gli autori dei testi sono detenuti del carcera di Opera. Con i loro contributi gettano un ponte tra due mondi che fanno parte di un'unica realtà. I loro scritti ci insegnano che solo noi siamo responsabili della nostra libertà, a noi è chiesto di custodirla qualunque cosa ci accada.
Malgrado l'elevatissimo numero di bambini di tutto il mondo che sono in attesa di una famiglia e la disponibilità di tante coppie, oggi nel nostro paese le adozioni internazionali sono ancora molto complicate, e quelle di bambini italiani, ospitati in case famiglia o in istituti di accoglienza temporanea, sono quasi impossibili. Questo perché la legge italiana sulle adozioni non è aggiornata, e l'iter procedurale è troppo lungo e incerto. Cosa fare allora? Come realizzare il sogno di tantissimi aspiranti genitori di riuscire a adottare un bambino in tempi relativamente brevi e certi, con costi sostenibili e, soprattutto, con procedure chiare e affidabili? Corredato di storie e testimonianze, questo libro offre un valido e pratico sostegno in tutte le varie fasi del processo adottivo, con la spiegazione di tempi, costi, requisiti necessari, enti convenzionati. Una guida che vuole incoraggiare e sostenere tutti quei 'genitori nel cuore' desiderosi di offrire se stessi agli innumerevoli piccoli 'assetati di affetto e di accoglienza, e capaci di amare a volte anche più di un figlio naturale'. Perché la maternità e la paternità non sono solo dati biologici, ma sono frutto di amore, di generosità, di rispetto, di una scelta precisa e responsabile, e, come recita la Convenzione sui Diritti del Fanciullo, 'ogni bambino ha diritto a una famiglia'.
Un manuale chiaro e completo per chi vuole conoscere e praticare l'affido familiare.
"Nel corso della mia vita ho tentato un paio di volte di scrivere un libro per comunicare agli altri il mio diverso mondo, ma si è trattato di miseri tentativi falliti in breve tempo, perché ero impreparato a scrivere e convinto che fosse un argomento poco interessante". Finché Walter non incontra Gianmario, istruttore in piscina, che lo convince: «E così ecco il mio tanto desiderato libro!». Ventiquattro brevi capitoli scoppiettanti di umorismo ad ogni pagina, per raccontare in prima persona le avventure, i pensieri, i desideri di una "palla al piede", come gli amici chiamano Walter.
La prima guida base per gli insegnanti capace di tradurre in pratica quotidiana le direttive della recente Legge sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA). Una guida pratica con un impianto metodologico in 3 tappe: conoscere per intervenire; come fare; cosa fare. La guida e il CD contengono schede operative, tabelle e mappe compensative da stampare, alcuni modelli di Piano Didattico Personalizzato e la documentazione di riferimento.
Con stile essenziale, mai recriminatorio né ripiegato su di sé, una madre racconta l'esperienza di due figli con handicap grave: la reazione al primo, i pensieri durante la seconda gravidanza, la gestione pratica dei problemi. Il titolo del volume esprime l'invito di ogni diversamente abile a chi gli si avvicina, è la proposta a prendere coscienza di una realtà misconosciuta. È un passaggio al di là delle apparenze, in un canale ricco di autenticità spontanea e senza pregiudizi. È la sollecitazione a leggersi dentro l'un l'altro, disabile o no, in quel luogo nascosto che si lascia trovare più facilmente di quanto si creda.
Dopo il racconto del proprio vissuto - un figlio disabile, Lorenzo - Aceti descrive il percorso che l'Organizzazione mondiale della sanità ha intrapreso per giungere alla recente classificazione delle disabilità. Quindi lo sguardo si posa sul mistero della sofferenza attraverso una testimonianza, a più voci, di quanti si trovano alle prese con la disabilità. L'ultimo capitolo, dedicato agli strumenti, offre informazioni e punti di riferimento pratici per la cura e la gestione delle persone diversamente abili.
«Caro Jean, perché, a proposito dei disabili, “lo sguardo tarda a cambiare”? È un cambiamento epocale quello che ci viene richiesto, perché concerne l’idea stessa di umanità. Tu e io affrontiamo qui l’immensa questione a partire dalla più temibile delle esclusioni. L’handicap ci mette a confronto con la morte fisica e psichica, con la mortalità che opera dentro ciascuno di noi».
Julia Kristeva
«Cara Julia, la tua lettera arriva a me come un grido. Il grido di una donna e di una madre che raggiunge il mio grido. È un grido che penetra il muro eretto intorno ai nostri cuori per impedire all’altro, e soprattutto al diverso, di entrare in noi».
Jean Vanier
Cos’hanno in comune una delle voci più autorevoli del pensiero laico occidentale contemporaneo come Julia Kristeva e Jean Vanier, il filosofo cattolico fondatore dell’Arca, l’organizzazione internazionale sorta a tutela delle disabilità mentali? Lo si scopre nel fitto dialogo che i due intrecciano in queste pagine, nate da uno scambio epistolare durato oltre un anno e incentrato sulle loro rispettive esperienze: quella di psicanalista, scrittrice e soprattutto madre, che vede Julia Kristeva impegnata da anni in una battaglia politica per assicurare ai disabili una vita dignitosa nella società, e quella di Vanier, che da quarantasei anni pratica e predica il vivere insieme alle persone portatrici di handicap. Perché l’handicap fa tanta paura? Perché l’irriducibile differenza delle persone affette da disabilità motorie, sensoriali e psico-mentali suscita distacco, angoscia e persino spavento? Come riuscire a cambiare lo sguardo della società su queste persone che la nostra cultura dell’efficienza, dell’eccellenza e della competizione relega tra gli esseri umani più «estranei»? Sono questi alcuni degli interrogativi cui Julia Kristeva e Jean Vanier cercano risposte, nel pieno rispetto dei loro differenti punti di vista. Ma ecco che sul filo di questi interrogativi si vanno dipanando altre domande di senso sul nostro vivere presente: perché desideriamo essere genitori? Cosa significa essere madre? Qual è il ruolo della religione? Fino a dove si spingerà la scienza? Cosa può fare la famiglia? E lo Stato? Uno scambio di lettere tra due testimoni dell’esperienza dell’handicap – osserva il cardinale Ravasi – in cui, «come nel più emblematico e supremo degli epistolari, quello dell’apostolo Paolo, la concretezza si insinua nella riflessione, l’affetto non esita a inoltrarsi sui sentieri d’altura del mistero, la quotidianità lacerata si sottopone al giudizio della ragione e della fede. Alla fine si leva da una modesta radice un albero dal tronco solido e dai rami possenti».
JEAN VANIER
Jean Vanier è nato a Ginevra, nel 1928, da famiglia canadese. Laureatosi in filosofia a Parigi, ha insegnato a Toronto.Nel 1963 conosce padre Thomas Philippe, che lavorava in un istituto per persone handicappate vicino a Parigi. Segnato da quell’incontro, nel 1964 Vanier fonda l’Arca, che oggi conta 130 comunità nei cinque continenti. Nel 1971, insieme a Marie-Hélène Mathieu, dà vita al movimento Fede e Luce, che riunisce portatori di handicap, genitori e amici per condividere momenti di svago e di preghiera. Da allora 1400 sono diventate le comunità di Fede e Luce sparse nel mondo.
JULIA KRISTEVA (9 libri)
Julia Kristeva, semiologa, scrittrice e intellettuale, insegna Linguistica e Semiologia all’Università di Parigi. Esponente di spicco della corrente strutturalista francese, ha concentrato i suoi interessi attorno ai temi della psicanalisi. Di Kristeva, Donzelli ha pubblicato, oltre alla grande trilogia del «Genio femminile» (Colette, 2004; Hannah Arendt, 2005 e Melanie Klein, 2006), Bisogno di credere (2006), Teresa, mon amour (2008) e La testa senza il corpo (2009).