Perché leggere e conoscere padre Mario Borzaga, il missionario trentino ucciso in Laos nel 1960 e beatificato nel 2016? Cosa dice a noi oggi?
“Identikit” (2023, ed. Vita Trentina) propone il ritratto di un giovane da ascoltare e da guardare, perché “le sue parole e le sue fotografie lasciano un segno”, scrivono i due autori: padre Fabio Ciardi (docente di teologia della vita consacrata e direttore del Centro studi dei Missionari Oblati di Maria Immacolata) e Piero Damosso, giornalista e scrittore che sul missionario trentino ha scritto anche il libro “Romanzo d’amore”.
Il volume è un ritratto inedito, fotografico e spirituale, del missionario, sacerdote, alpinista, musicista, giornalista e scrittore trentino padre Mario Borzaga, che nel 1957, pochi mesi dopo essere stato ordinato sacerdote nella Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, partì per il Laos dove morì tre anni dopo insieme al suo catechista Paul Thoj Xyooj.
È stata l’associazione “Amici di padre Mario Borzaga” a promuovere questa nuova pubblicazione, curata da padre Fabio Ciardi che riprende il profilo di padre Mario attraverso le sue “Lettere agli Amici del Laos”, qui raccolte per la prima volta. Esse riportano non solo un’agile cronaca della sua missione e uno scorcio dell’ambiente laotiano, ma raccontano con parole sincere le fatiche e le paure di un giovane sacerdote in un contesto lontano.
Nella seconda parte il regista e documentarista Paolo Damosso propone un’esperienza emozionale e visiva: “Per questo nuovo libro – ci spiega Damosso – mi sono dedicato al commento di diciannove immagini che a mio parere rappresentano alcuni passaggi fondamentali della sua vita. Stiamo parlando di fotografie scattate nel cuore del secolo scorso, quando ogni istantanea era pensata, organizzata, preparata per visualizzare un momento da ricordare”.
In un agile libretto la biografia, la testimonianza spirituale e i contenuti pastorale dell'esistenza di Carlo Acutis.
Dalla penna del card. Angelo Comastri, una omelia sul Beato Carlo Acutis, esempio per giovani e adulti di santità quotidiana e contemporanea.
Una storia straordinaria e vera. La Fede di un Brigatista Rosso, poi arruolato nella Folgore e che ha operato per lunghi anni nella Sezione Speciale Antiterrorismo dei Carabinieri e in altri apparati dello Stato, con l'aiuto spirituale della Chiesa e delle focolarine legate a Graziella De Luca, è al centro dei più importanti risultati nella lotta al terrorismo brigatista e alla pacificazione degli anni di piombo.
Mosconi amava la povertà. La esercitava e la raccomandava non come condizione fine a se stessa, ma come mezzo per sentirsi vicino alla povera gente e condividerne la sofferenza, che considerava un affronto per la virtù della Carità cristiana.
Era, specialmente e soprattutto, un assertore e difensore della Verità, che riteneva essere l'unica via per salvare l'uomo e la società dalla inevitable disgregazione morale e spirituale.
Con l'aiuto di Maria, Auspice Maria, come recitava il suo stemma episcopale.
Ordinato sacerdote nel 1913, don Giustino Russolillo (1891-1955) nel cuore ha già maturato il progetto di fondare una congregazione dedicata alla ricerca e alla formazione delle vocazioni, in particolare quelle più in difficoltà economiche. Nel 1920 avvia il primo "Vocazionario", un luogo ideale dove maturare la propria vocazione in modo gratuito. Nasce così la nuova congregazione religiosa maschile, denominata "Società Divine Vocazioni", i cui membri saranno chiamati "Vocazionisti"; l'anno dopo fonderà anche il ramo femminile.
Il nobile tedesco Bernardo (1428-1458), inizialmente avviato alla carriera militare, più interessato alla pace che alle armi, decide di intraprendere la carriera diplomatica, distinguendosi in varie importanti trattative in tutta Europa e venendo scelto dall'imperatore in persona come suo rappresentante. Partito alla volta di Roma, dove lo attende il Papa, fa tappa a Genova dove è scoppiata la peste: prodigandosi per soccorrere gli appestati, Bernardo è contagiato a sua volta. I suoi cavalieri cercano di portarlo a Torino, ma il corteo deve fermarsi a Moncalieri, per le condizioni disperate di Bernardo che sceglie di passare le ultime ore della sua vita presso i frati minori conventuali. Dopo aver ricevuto gli ultimi Sacramenti, Bernardo muore il 15 luglio 1458.
Basilio (329-379) è un giovane cristiano colto avviato all'insegnamento, quando, convinto dalla sorella Macrina, decide di dedicarsi alla vita ascetica e fonda insieme all'amico Gregorio Nazianzeno un eremo. La sua vita esemplare attira l'attenzione del Vescovo che lo chiama a Cesarea e lo ordina presbitero. Chiamato a succedergli alla sua morte, Basilio si dimostra uno straordinario pastore, abile amministratore del suo territorio: nel difendere la Chiesa contro le eresie e contro il potere civile, nell'aiutare e proteggere i poveri e gli indifesi, nell'organizzare, con zelo geniale, molteplici attività caritatevoli.
Il terzo consiglio plenario dell'ordine dei frati minori cappuccini, celebrato a Mattli (Svizzera) dal 29 agosto al 22 settembre 1978, ha trattato il tema "vita e attività missionaria". Il documento finale del consiglio ha tra l'altro affermato che: "ogni vocazione francescana è fondamentalmente missionaria". Dopo quasi cinquant'anni, questo tema è ancora più che mai presente nell'attuale orizzonte ecclesiale, grazie anche al magistero e alle scelte pastorali di papa Francesco. L'avventura umana del vescovo Cirillo Giovanni Zohrabian (1881-1972) è stata segnata da "una spontanea dimensione apostolica senza frontiere", che ha dato alla sua vita proprio una caratteristica "fondamentalmente missionaria". Nella sua ansia apostolica padre Cirillo non ebbe soste, neppure dopo aver subito la tortura del palahàn. Un cammino, il suo, speso totalmente al servizio di Dio e dei fratelli. È quasi impossibile racchiudere in poche pagine una vita paradossale come quella di padre Cirillo, testimone dell'amore di Dio per gli uomini.
La vita di un missionario saveriano ricostruita tramite le sue lettere inviate a superiori e confratelli, in particolare durante gli anni di missione in Cina nella prima metà del Novecento. Dalla guerra civile alla prigione, dal brigantaggio all'avvento della repubblica e del comunismo, il trentino mons. Faustino Tissot visse tempi drammatici e faticose frustrazioni, mantenendo una fiducia granitica nella Provvidenza e affrontando ogni evento con enorme spirito di sacrificio, gioiosamente fedele alla sua missione evangelizzatrice. Ne esce il ritratto di un uomo e sacerdote di profonda umanità, ricco di doti spirituali e di grande spessore cristiano. E, fondamentalmente, di un ottimista, sempre convinto della sua scelta missionaria.
"Ora muoio più contenta, perché il Divin Volere mi ha consolata più del solito con la vostra presenza, caro don Benedetto, in questi ultimi istanti della mia vita. Vedo ora una lunga, bella e spaziosa Via, illuminata da infiniti e splendenti Soli Oh, sì, li conosco! Sono i Soli dei miei atti fatti nella Divina Volontà. E' la via che ora devo battere; è la via preparata per me dal Divin Volere, è la via del mio trionfo, è la via della mia gloria, per congiungermi nell'immensa felicità della Divina Volontà".