La Congregazione per l'educazione cattolica, oltre a riassumere i punti essenziali delle norme che regolano il sistema degli studi accademici ecclesiastici, ha ritenuto opportuno, con questo volume, soffermarsi sull'importanza di promuovere una cultura della qualità, suggerendo a tal scopo una serie di orientamenti volti a delineare le attività che tutte le istituzioni accademiche religiose dovrebbero intraprendere o solo rafforzare per promuovere tale cultura. È un manuale di facile consultazione rivolto in particolare a quanti sono interessati e coinvolti nella ricerca, nella didattica e nella gestione delle istituzioni accademiche ecclesiastiche, con lo scopo di fornire delle indicazioni pratiche da adattare alle singole situazioni locali.
«Il quesito “fino a quando” allude alla valutazione della possibilità di rinunciare a un trattamento attraverso il rifiuto ad iniziarlo o la sua sospensione. L’azione omissiva ordinariamente concorre, anche se non in via esclusiva, ad abbreviare la vita di una persona.Tale atto può essere considerato eutanasico, ossia manifesta la volontà di porre fine alla vita di una persona? Se vi è una condivisione sull’affermazione generale che non ogni atto di rinuncia configura un’azione eutanasica, aperto è il dibattito sui criteri che consentono la distinzione fra i due gesti, rendendo l’uno moralmente e giuridicamente accettabile, l’altro riprovevole e da perseguire penalmente. Questa appare essere oggi la questione seria, sia eticamente che giuridicamente, intorno alla problematiche legate alla fase finali della vita». (Dalla Prefazione)
desTinaTaRi
Ampio pubblico.
Autori
Mario Picozzi. Professore associato presso l’Università degli Studi dell’Insubria. Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato Gianna Beretta Molla. La vita di famiglia come vocazione (2007).
Vanna Consolandi
Silvia siano
Occuparsi di bioetica significa occuparsi di vita. Il dolore e la sofferenza sono esperienze di vita, esperienze umane che richiamano il tema della disabilità. La disabilità pone l'accento sulle diverse abilità, sulle risorse sane e non sul limite. Il soggetto disabile e/o diversamente abile è colui che è diversamente sano. La parola chiave è la diversità di chi è sano, non solo di chi è malato. Ciò fa dire che è normale non solo colui che è sano ma anche colui che è malato. Poiché la normalità, come sostiene G. Crocetti, attiene alla capacià di gestire con una certa sicurezza le proprie insicurezze.
Nella nostra epoca la vita umana è continuamente minacciata fin dal principio: all’inizio dall’aborto, lungo il suo percorso dall’omicidio e alla fine dall’eutanasia. L’amore per la vita e la sua difesa da tutte le minacce di morte deve partire dalla presa di coscienza che la vita non è nostra, ma è un dono di Dio e noi siamo chiamati ad amministrarla secondo il piano divino, che deve essere anche il nostro, in preparazione alla vita eterna.
Perciò a noi tutti spetta la responsabilità di difenderla secondo i criteri stabiliti dalla bontà di Dio per il nostro bene e di collaborare con Dio affinché siano osservati questi princìpi, che sono dentro la coscienza di ogni essere umano e che la Chiesa di tutti i tempi propone attraverso l’evangelizzazione.
Guardare alla bioetica nell'orizzonte della complessità significa proporre un collegamento tra le sue diverse dimensioni: quella medica, che riguarda la nascita dell'uomo, la sua salute, la sua morte dinanzi alle nuove possibilità offerte dalle biotecnologie; quella ambientale, che s'interessa alle questioni di valore connesse alle conseguenze pratiche del rapporto tra l'uomo e la natura; quella animale, che si occupa degli aspetti morali, sociali, giuridici delle relazioni dell'uomo con le altre specie. La riflessione filosofica è chiamata a un confronto critico con le diverse scienze della vita, dalla biologia alla medicina umana e veterinaria, dall'ecologia all'etologia. Da qui una serie di interrogativi, per molti aspetti inediti: quali sono i confini del nostro universo morale? quali le nuove frontiere della giustizia? come raccordare gli interessi dell'umanità attuale con quelli delle generazioni future, dell'ambiente e delle altre specie? La risposta è in un umanesimo capace di andare oltre le mura della città dell'uomo, nel riconoscimento dei nuovi soggetti che appartengono anch'essi alla comunità di vita della terra.
L'Hospice dell'ospedale Luigi Sacco di Milano è una struttura sanitaria esemplare, specializzata nell'assistenza ai malati oncologici in fase avanzata. Oltre che alla terapia del dolore, gli operatori si dedicano con particolare impegno al sostegno psicologico, religioso e sociale. Le pagine di questo libro nascono dalle esperienze vissute in dieci anni di lavoro e raccolgono storie di pazienti e di chi - medici, infermieri, operatori sanitari - li accompagna. I racconti degli uni si specchiano in quelli degli altri e testimoniano l'importanza di un approccio medico fondato sulla persona e sulla relazione umana, prima ancora che sulla patologia, che permetta ai malati di far emergere la propria personalità e il proprio vissuto. E non è la morte, come ci si potrebbe aspettare, ad avere l'ultima parola. Tra le pieghe di queste vicende, è la vita che vuole essere narrata nelle sue infinite manifestazioni. "Non accompagniamo nessuno alla morte. Sino a quando si vive, si accompagna alla vita", ripetono le volontarie dell'Hospice. Il loro esempio sarà utile a chiunque operi in campo sanitario e nel sociale, là dove il confronto con la malattia genera spesso sconforto e rinuncia, ma sfida anche ciascuno di noi a un duro confronto sul significato dell'esistenza. Prefazione di Aldo Trento.
Agli ospedali siamo tutti abituati. Diamo per scontato che ogni città ne abbia più d'uno, e che funzioni. Ma difficilmente ci si chiede: come sono nati gli ospedali, che origine hanno? Quando sono divenuti un fenomeno diffuso, importante? Sono propri di tutta la storia dell'umanità, o caratterizzano soprattutto un determinato periodo? E in quale cultura hanno visto la luce, prima di diffondersi in tutto il mondo? Questo studio è il tentativo di rispondere a queste domande, per giustificare, alla luce della storia, della filosofia e della teologia, il perché l'ospedale sia stato, come le università, un fiore sbocciato dalla civiltà cristiana. In questa storia troveremo ricche matrone romane come Fabiola e Marcella, ascetici monaci medievali, papi e ricchi mercanti, ma anche pellegrini e viandanti, poveri, orfani, appestati e lebbrosi. Troveremo "case di Dio", hospitalia, xenodochi, orfanatrofi... non solo in Europa, ma anche fuori, laddove uomini straordinari giunsero a portare un nuovo sguardo sull'uomo, sulla sua carne soffrente, sulla sua passione. Prefazione di Giancarlo Cesana.
DESCRIZIONE: Queste pagine fotografano lo stato attuale della discussione sul cosiddetto testamento biologico, esaminando la proposta di legge «Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento», riportato in Appendice. Ci si sofferma in particolare su tre nodi fondamentali: il momento in cui le dichiarazioni anticipate di trattamento assumono rilievo; il limite entro il quale sono vincolanti; il problema di idratazione e alimentazione artificiali. Per ciascuno di questi punti la soluzione adottata appare insoddisfacente e l’autore, con un’analisi puntuale del testo, ne spiega il motivo di fondo: se la disciplina dovesse rimanere questa, le dichiarazioni sarebbero meramente orientative e comporterebbero una forte limitazione della libertà di autodeterminazione dei singoli. Andando oltre questo rilievo critico, si offrono qui concrete proposte per migliorare il disegno di legge.
COMMENTO: A partire dalla controversa legge sul testamento biologico una proposta innovativa che può trovare consensi sia tra i laici che tra i cattolici.
PAOLO BECCHI insegna Filosofia pratica e Bioetica all’Università degli Studi di Genova. Tra le sue pubblicazioni, presso Morcelliana: Morte cerebrale e trapianto di organi (2008); Il principio dignità umana (2009); Hans Jonas. Un profilo (2010); ha curato, di Jonas, Morire dopo Harvard (2009).
L'aborto viene sempre percepito dalla donna in tutta la sua drammaticità e spesso apre scenari di disperazione, di rabbia, di autocondanna, ma anche di rimorso e pentimento, qualunque possa essere stato il grado di effettiva responsabilità. Come si colloca la visione cristiana di fronte a tutto questo? Quale speranza può offrire nella vita e nell'anima di persone che hanno vissuto il dramma dell'aborto? Grazie al dono della riconciliazione, inserito dentro un percorso di crescita spirituale, la "ferita" dell'evento abortivo può trasformarsi in "cicatrice" la quale, lasciando la consapevolezza di quanto accaduto, diventa segno di quel perdono che aiuta non solo a vivere l'esperienza totalmente nuova ed insperata di una comunione reale con il bambino abortito, ma anche in una reale riconciliazione con se stessi e con Dio. Un'opera che può essere solo divina: colui che crea è anche colui che ri-crea nel suo amore infinito, al di là di ogni possibilità umana.
«Si tratta di riscoprire e rilanciare una pedagogia che faccia posto alla morte e ai suoi significati. In questo modo "l'arte di morire" farà parte di un capitolo fondamentale e irrinunciabile "dell'arte di vivere": si potrà cogliere la vita, dal primo all'ultimo istante e in ogni sua condizione, come dono e compito che Dio affida all'uomo perché lo accolga e lo adempia come espressione e realizzazione dell'amore a Dio e ai fratelli» (dalla Prefazione del card. Tettamanzi).
Il volume propone gli atti del convegno «Quale cultura per il fine vita? 30 anni di Iura et bona» (Milano, 9.10.2010), che ha visto il coinvolgimento di esperti nel campo filosofico, teologico, medico e pastorale. Con la dichiarazione Iura et bona la Congregazione per la dottrina della fede si esprimeva infatti sul valore della vita umana, l'eutanasia, l'utilizzo degli analgesici e l'uso proporzionato dei mezzi terapeutici.
Il tema è di fondamentale importanza e continua a suscitare grande dibattito sui media anche a motivo del disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento.
Prefazione (card. D. Tettamanzi). Saluto (mons. P. Cresseri). Introduzione. Il coraggio di una proposta (E. Monti). Prolusione (G. Merisi). La morte nell'attuale contesto culturale: la Iura et bona e la dottrina della proporzionalità delle cura (M. Reichlin). Il morire e la complessità delle questioni mediche (A. Anzani). Persona, malattia e coscienza morale (A. Fumagalli). Conclusione: La doverosità di proseguire il cammino (E. Monti)
Il SERVIZIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE, nell'ambito del Settore per la Vita Sociale dell'Arcidiocesi di Milano, è l'organismo preposto a promuovere, coordinare e accompagnare la proposta pastorale della Diocesi nel campo della cura per la salute. I suoi compiti si estendono dallo studio dei problemi etici e pastorali, riguardanti le principali tematiche bioetiche, alla formazione degli operatori della pastorale della salute e dei volontari, al sostegno all'animazione pastorale del territorio (parrocchie, decanati), alla collaborazione con gli enti ospedalieri, civili e religiosi, per quanto concerne la pastorale degli ammalati.
Il dibattito etico e culturale sui pazienti in ‘stato vegetativo permanente’ è meritevole di particolare rilievo non solo perché è stato recentemente al centro dell’interesse dell’opinione pubblica, ma soprattutto perché rappresenta un caso sintomatico della medicina contemporanea.
Nel libro sono raccolti gli Atti del Convegno che il Comitato Etico dell’Istituto San Raffaele ha realizzato nell’ottobre del 2009.
Il dibattito si è concentrato su questioni di grande rilievo etico, antropologico e teologico: l’identità del paziente e le sue relazioni, l’autonomia e la cura, la tecnica e la cultura, la morte e la promessa dell'evangelo, che autorizza il credente a sperare ‘oltre la morte’.
Alfredo Anzani, è segretario del Comitato Etico HSR.