Nel suo discorso alle Nazioni Unite del 4 ottobre 1965 San Paolo VI esortava: «Dobbiamo abituarci a pensare [...] in maniera nuova la convivenza dell'umanità, in maniera nuova le vie della storia e i destini del mondo. [...] È l'ora in cui [...] ripensare, cioè, alla nostra comune origine, alla nostra storia, al nostro destino comune». L'università non può sottrarsi al compito di "pensare in maniera nuova" alla politica internazionale: un pensiero che per essere generativo ha bisogno di incontrarsi - e forse anche di scontrarsi - con l'esperienza; di misurarsi non solo con gli esperti, ma anche con i testimoni. Le testimonianze, raccolte nel volume, di Monsignor Tomasi, Mariano Crociata (Vice Presidente della Commissione degli Episcopati dell'Unione Europea), e Fr. Olivier Poquillon (O.P., allora Segretario Generale della COMECE) ci hanno davvero fatto respirare questa possibilità, suscitando una riflessione più profonda e un rafforzato impegno per una buona convivenza fra "noi tutti" che formiamo la famiglia umana. Dall'introduzione al libro di Simona Beretta.
Nel presente volume sono pubblicate le cinque relazioni (riviste e ampliate) tenute il 30 maggio 2019 durante il Convegno organizzato dal Capitolo Metropolitano di Milano per onorare san Paolo VI in seguito alla canonizzazione del 14 ottobre 2018. In particolare sono stati volutamente messi a fuoco alcuni aspetti che hanno caratterizzato gli otto anni di episcopato milanese dell'arcivescovo Giovanni Battista Montini, dal 6 gennaio 1955, quando fece il suo ingresso solenne nella diocesi ambrosiana, fino al 21 giugno 1963, quando venne eletto papa. Troppo spesso, in maniera forse semplicistica, l'episcopato milanese di Montini è stato interpretato come una specie di apprendistato in vista del futuro ministero di Sommo Pontefice; in realtà furono anni nei quali l'arcivescovo Montini dispiegò e maturò doti non comuni dal punto di vista pastorale, dottrinale, organizzativo e culturale. I contributi qui raccolti mettono in evidenza alcuni aspetti di tale fecondo episcopato milanese: la grande Missione di Milano del 1957, con le sue intuizioni di carattere pastorale; il rapporto con il Duomo, la cattedrale, con i risvolti di carattere ecclesiologico che ne derivano; l'attenzione alla carità sociale in un momento storico di grandi cambiamenti; il rapporto con gli scrittori e con gli artisti, dove si manifestò la finezza culturale dell'Arcivescovo nel saper intrattenere e approfondire innovative relazioni con il mondo della letteratura e dell'arte.
Nel secondo dopoguerra, Riccardo Lombardi ha rappresentato, per molti, una figura enigmatica: criticato da alcuni per le sue posizioni politiche, ammirato da altri per le sue doti di riformatore. Indiscussa la sua fama come predicatore, che gli valse il soprannome di "microfono di Dio", così come il legame profondo con papa Pio XII, che lo inviò in missione in America Latina e promosse ufficialmente il suo Movimento per un Mondo Migliore. La sua vita di gesuita "soldato di Cristo" è stata, in fondo, dedicata al sogno di un risveglio della Chiesa, che si sarebbe poi realizzato con il Concilio Vaticano II. Un interessante e vivace spaccato della vita religiosa e politica in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta.
«Non la storia di san Luigi, o almeno non principalmente, quanto piuttosto quella del suo culto, delle immagini diverse che, di volta in volta, sono state di lui disegnate nel corso dei secoli da agiografi, artisti, predicatori, e che hanno via via privilegiato aspetti della sua esperienza cristiana che ebbero certo rilievo nella vita del santo gesuita, ma forse non nella misura in cui si vollero intendere e, soprattutto, far intendere. È questo l’obiettivo del libro, che raccoglie gli Atti del Convegno tenutosi il 1° dicembre 2018 presso la Sezione san Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, in occasione della ricorrenza aloisiana (450 anni dalla nascita) [...]. Il punto, però, è se quel san Luigi che conosciamo, tramandatoci da una memoria ormai secolare, appartenga alla storia, oppure al filtro agiografico, indubbiamente condizionato dall’opera di padre Virgilio Cepari, oppure all’uso che della sua figura si è fatto nel corso dei secoli. Lo storico deve appunto discernere e – in questo suo lavoro di discernimento – restituire a ognuno ciò che è suo, anche se restituire, in tal caso, vorrà spesso dire sottrarre più che aggiungere. [...] Seguire la storia del culto di san Luigi all’interno della Compagnia di Gesù vuol dire così porsi in un osservatorio privilegiato per capirne le evoluzioni, ma anche le attenzioni riservate da tanta pastorale portata avanti dalle singole Chiese locali e gli scopi da essa perseguiti nell’impegno dell’educazione della gioventù, attenzioni e scopi diversi di volta in volta, da un’epoca all’altra, da un territorio all’altro».
(dalla Prefazione di Felice Accrocca)
Il libro è incentrato sul rapporto iniziale tra la Chiesa cattolica e il fascismo. Ricostruisce il clima sociale e politico dell'Italia tra la Grande Guerra e il dopoguerra, per rintracciare le origini culturali del fascismo, inizialmente molto legato alla cultura combattentistica e al mito della guerra rigeneratrice. Descrive il mutevole atteggiamento di Benito Mussolini verso la religione e la Chiesa cattolica, dalla fase giovanile della polemica ateista e anticristiana, sino alla svolta filocattolica dei primi anni Venti. Analizza le reazioni di parte cattolica di fronte all'avvento del fascismo e descrive i cambiamenti che intercorsero dopo la marcia su Roma e la nascita del governo Mussolini. Una parte del libro è dedicata alle diverse posizioni del cattolicesimo politico e alle vicende del Partito popolare italiano, con particolare attenzione al tema della nazionalizzazione dei cattolici, al loro ingresso nella vita politica nazionale e al binomio "fede e patria". Il libro affronta anche la questione della "religiosità" fascista, soffermandosi sul vasto apparato di riti, credenze, devozioni e simboli che fondava una fede alternativa alla fede cristiana. Descrive inoltre il tentativo mussoliniano di contrapporre cattolicesimo e cristianesimo e d'inglobare il primo, in chiave identitaria, nell'idea fascista di nazione.
I rapporti tra il vescovo di Roma e il patriarca di Costantinopoli tra il 1964 e il 1995 hanno avuto l'andamento di una curva che discende, dovuta sia alle diverse personalità, sia alla spinta dell'entusiasmo iniziale per un dialogo di riconciliazione fortemente voluto, ma anche alla maggiore difficoltà del dialogo teologico rispetto al dialogo della carità inizialmente affrontato.
Nel passato la missione voleva dire portare il Vangelo ai pagani. Ma l'Abissinia era terra cristiana fin dal IV secolo come Roma. San Giustino de Jacobis comprese che prima d'insegnare doveva imparare. Invece che imporre il rito latino, si fece insegnare a pregare nel rito gee'z. È venerato come il Padre di quelle genti. La sua missione fu, come il volo della fenice, un ritorno alle sorgenti perenni del Cristianesimo.
Nell'anno 1148 moriva Malachia, tra le braccia di san Bernardo. Si dice che sia stato il più grande dei veggenti. Ogni volta che muore un papa e si profila l'elezione di un nuovo pontefice ecco riapparire le profezie di Malachia. La Prophetia de summis pontificis contiene 111 brevi frasi in latino che alludono ad altrettanti papi e termina con l'ultimo pontefice Petrus Romanus. Durante l'ultima persecuzione di Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge tra molte tribolazioni; e quando queste tribolazioni saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta e il temibile giudice giudicherà il suo popolo.
«L'autrice ci offre un testo che, oltre alla limpidezza dell'impianto e alla rigorosa base storica, si fa leggere come un romanzo»: così p. Valerio Cattana nella prefazione alla prima edizione di questo testo. Uno studio su una delle pagine più note del XIII secolo, ma proprio per questo spesso avvolta da un alone mitico che solo una lettura rigorosa dei documenti permette di dissipare. Il volume si chiude con una breve storia della congregazione dei Celestini, l'unica che non sia riuscita a sopravvivere alle soppressioni delle corporazioni religiose avvenute tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento.
Il volume ripercorre la scomparsa improvvisa di Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I, avvenuta dopo appena trentaquattro giorni dal ministero petrino. La notizia della sua morte ha dato vita per quarant'anni ad un filone giallistico. Attraverso un lavoro sistematico sulle fonti archivistiche mai prima effettuato - avviato grazie al processo canonico di canonizzazione di Giovanni Paolo I - è stato possibile ricostruire le ultime ore di vita del pontefice veneto grazie alla documentazione e alle testimonianze disponibili. La ricerca è stata condotta secondo criteri storico-critici e attraverso il riscontro documentale e il confronto asciutto e puntuale delle prove testimoniali. Il volume è arricchito da una vasta appendice documentaria con fonti in originale e da una introduzione, chiara e accessibile a tutti, sulla figura e sulla vita di Albino Luciani. Prefazione di Pietro Parolin.
Il libro racconta la storia dei testi cristiani, dalle origini lontane della Bibbia ebraica fino ai clamorosi ritrovamenti negli ultimi decenni di manoscritti che si credevano perduti, tra le sabbie dei deserti ma anche in biblioteche europee. Traduttori e filologi, eretici e vescovi, patriarchi e stampatori, chierici e laici, eremiti e umanisti, imprenditori e falsari, uomini e donne spesso dimenticate: ecco alcuni tra i protagonisti di vicende che per oltre due millenni hanno unito, ma anche separato, Oriente e Occidente. È la storia della ricerca intorno a una parola che si crede ispirata divinamente e si trasforma in scrittura sacra. Scrittura che a sua volta dà vita a innumerevoli altre scritture che la traducono e la commentano, libri di Dio da allineare in un'ideale immensa biblioteca. Al centro di una vicenda poco conosciuta che aiuta a capire anche l'oggi.