
Il "Pasquino" del presente pamphlet è un impiegato della Presidenza del Consiglio dei ministri che racconta il cambio di governo tra Berlusconi e Monti e segue via via, con i colleghi, i passi del nuovo esecutivo. Da ottimista e, dovremmo dire, vitalista, "Pasquino" diviene sempre più preoccupato per la piega che prendono gli eventi a livello di scelte economiche e di ricaduta sul lavoro e la vita della gente. Da sostenitore d'ufficio di un governo di 'professori' si trasforma in prudente e poi deciso critico, solidale con chi smaschera decisioni che gravano sulla condizione dei più deboli. Il tutto si svolge nella chiacchiera e nello scherzo con i colleghi, ma con uno sguardo attento al Paese e a chi, in esso, si mostra più cosciente. Ciò che viene preso in considerazione è l'operato economico del governo con le conseguenze macroscopiche a livello sociale per varie categorie di cittadini. Altre tematiche non sono trattate da "Pasquino". Questa cronaca, anche divertita, vista tramite impiegati del Palazzo, non termina in un'atmosfera da funerale. La lettura di un altro volumetto, citato alla fine del presente pamphlet, e che è circolato tra gli impiegati dell'ufficio di Presidenza, fa vedere come quanto accade non sia necessariamente senza uscita.
Centinaia di persone siedono sul prato, ognuno ascolta quell'uomo vestito di bianco che parla di Dio come nessuno ha mai fatto prima. Anche Davide e Giona stanno ascoltando: sanno che è un uomo speciale. Il suo nome è Gesù di Nazareth. Decidono di seguirlo: sono con lui quando, con un paio di pesci e pochi pani, dà da mangiare a migliaia di persone e un giorno addirittura riescono ad abbracciarlo e ad essere benedetti da lui... Seguendo il vangelo di Luca, l'autore ci racconta la storia di questi due ragazzi, dal loro primo incontro con Gesù fino al momento in cui lo vedono crocefisso, e poi ancora, tornato a nuova vita. Attraverso i loro occhi, possiamo vedere gli episodi evangelici da un punto di vista nuovo: seguiamo le loro osservazioni e insieme a loro riconosciamo un uomo chiamato Gesù. Età di lettura: da 6 anni.
Il quinto volume delle Opere di Carlo Sini è interamente dedicato al cammino delle Figure dell'enciclopedia filosofica. Esso è scandito dai sei Libri che individuano le scienze fondanti del sapere occidentale, genealogicamente ricostruite in base al "pensiero delle pratiche", che è il perno della proposta teoretica dell'autore. Le sei scienze (metafisica, psicologia, etologia, antropologia, cosmologia, pedagogia) non sono considerate nella prospettiva della loro attuale, canonica codificazione concettuale e metodologica di saperi costituiti. L'indagine si rivolge piuttosto al loro radicamento nel terreno di quelle concrete pratiche di vita, di parola, di scrittura che ne hanno motivato la nascita: un radicamento che custodisce il loro senso originario, sovente emarginato o nascosto (e quindi in gran parte dimenticato) proprio dalle decisioni istituzionali dei saperi costituiti come verità pubbliche. La scelta delle sei scienze guida è puntualmente motivata nella Avvertenza e nell'Introduzione che, in forma di intervista, apre anche questo volume delle Opere. Qui l'autore, rispondendo alle domande della Curatrice, ricostruisce il portato storico della visione enciclopedica del sapere e il contesto del suo personale incontro, relativamente a questo tema, con il pensiero di Aristotele, Hegel, Husserl, Peirce e Paci. Il senso generale del sapere inteso come "enciclopedia" si specifica per Sini in un cammino articolato in nove figure, che si ripetono
Barabba è il capolavoro di Lagerkvist, un classico assoluto della letteratura del XX secolo, pubblicato nel 1950, un anno prima che gli fosse conferito 0 premio Nobel. È un romanzo di rara potenza drammatica e suggestione visiva, caratterizzato da una scrittura densa e concisa, sicuramente nell'insieme debitrice della passione per il teatro dell'autore (che infatti ne trarrà una riduzione teatrale qualche anno più avanti). Così Lagerkvist conduce il racconto non per trame ma per scene (forse, stazioni), secondo le strutture tradizionali del dramma religioso, che tuttavia rappresenta con incisive pennellate narrative volte a delineare i personaggi e i moti del loro animo. Non dramma, non teatro quindi, ma narrazione pura alimentata dal senso scenico di chi amava il teatro. "Barabba è lo studio di un essere che dal suo stato primitivo di bruto evolve in uomo, a causa di un trauma rivelativo, e che desidererebbe cogliere il senso della ragione dei suoi ora nuovi sentimenti, di quella, vaga, presenza divina che scorge nelle cose, in quegli altri, i cristiani, cui vanamente vorrebbe mescolarsi sottraendosi alla sua decisa funzione simbolica: Barabba, l'uomo 'con sul petto il nome di Dio sbarrato da una croce'." (dalla Postfazione di Alessandro Ceni
Il volume presenta contributi di: Elio Guerriero, Maria Antonietta Crippa, Bruno Maggioni, Pavel Vojtech Kohut, Hans Urs Von Balthasar, Anto Strukelj, Peter Henrici, Vincenzo Rizzo, Pierre Lory, Umberto dell'Orto
Questo volume (circa 600 colonne, 45 voci) è dedicato alla trattazione dei fenomeni religiosi che si sono sviluppati nel continente nuovissimo dell'Oceania, cioè in Australia e nelle numerosissime isole che punteggiano l'Oceano Pacifico. Si tratta di un territorio che per la sua storia culturale ha fornito un contributo particolarmente ricco alla ricerca etnologica e antropologica (sia sul piano della documentazione sia su quello della teorizzazione) e che ancora oggi propone, nelle sue più remote propaggini, alcune sorprendenti scoperte. Il volume, dunque, tratta soprattutto di fenomeni religiosi di popolazioni aborigene che fino ad alcuni decenni fa vivevano ancora "a livello etnologico". Ma di queste popolazioni opportunamente analizza anche il faticoso e spesso tormentato ingresso nella modernità, che si sta ancora realizzando fra tragiche perdite di identità e orgogliose rivendicazioni delle radici culturali. Complessa e significativa è infine la storia della diffusione in Oceania del Cristianesimo (cattolico e protestante), dai primi tentativi missionari fino all'attuale organizzazione delle Chiese e allo sviluppo di nuove esperienze religiose
"Questo diario racconta una storia cosmoteandrica da una piccola angolatura umana. E una storia personale, ma ha anche valore di archetipo. E una battuta della sinfonia cosmica che abbiamo suonato forse a nostra insaputa... Abbiamo lasciato sedimentare questo libro per diversi anni... Abbiamo quindi deciso di superare il pudore rendendoci conto che la nostra esperienza - come ogni esperienza umana - non è individuale e che il comunicarla nella sua semplicità, quasi nudità, può forse dare gioia e speranza a chi si trova in cammino verso la meta cui è chiamato ogni essere umano venuto a questo mondo". (dal Prologo di Raimon Panikkar, 2009) Allegato al libro un DVD in omaggio in cui Raimon Panikkar stesso racconta la sua lunga vita. Viene offerto come la semplice pietra simbolica che i pellegrini depongono sui cumuli votivi ai piedi del Kailàsa, consapevoli che quanto si riceve deve essere a nostra volta donato nella forma in cui ne siamo capaci
La pubblicazione (1762) del Campo Marzio di Giovanni Battista Piranesi, quinto volume delle sue "Antichità romane", la più ampia ed erudita ricostruzione mai compiuta della Roma antica, suscitò grande sorpresa. Al suo interno era infatti scomparsa la Via Lata (l'odierna Via del Corso), un'arteria fondamentale nella rete viaria dell'Urbe, spostata in altra parte della città. Per spiegare i motivi dell'originale scelta, Connors indaga sulla genesi dell'opera e ripercorre la storia delle precedenti piante di Roma utilizzate da Piranesi, da quella di Leonardo Bufalini (1551) alla scoperta (1562) dei frammenti della pianta marmorea risalente a Settimio Severo, sino alla pianta, recentissima, di Giovanni Battista Nolli (1748). Anche se le ipotesi piranesiane sono state smentite dalle ricerche più recenti, il suo modo di "anatomizzare" le rovine con immaginazione quasi visionaria, nutrita dal sapere cumulato da generazioni di antiquari e di topografi ma anche dall'esame diretto dei resti sopravvissuti, rimane straordinariamente avvincente e istruttivo. Il volume pubblica sia il testo pronunciato in italiano della XXI "Conferenza dell'Unione" tenuta a Roma il 1° dicembre 2003, sia quello successivamente elaborato, ampliato e annotato, in inglese. Prefazione di Walter Geerts. Introduzione di Lousie Rice
Secondo Walter Benjamin, il cinema è l'arte emblematica del mondo moderno, di cui riflette i ritmi, l'esperienza e la tragica discontinuità. Gli scritti proposti in questo volume intendono riflettere sui film di Sokurov in modo "saggistico", come è da tempo normale per opere di letteratura o di arti figurative. La critica del cinema, differentemente da una semplice "storia", interroga i fotogrammi e le sequenze come fossero "immagini di pensiero", che ci rivelano le dimensioni dello spazio e del tempo in cui viviamo e la struttura profonda del nostro immaginario. D'altra parte alcuni registi si prestano in modo evidente a questo lavoro di riflessione, perché essi stessi rifiutano il cinema commerciale e spettacolare e la loro opera contiene un'esplicita interrogazione sulla natura delle immagini e sul loro ruolo nella modernità (artistica e politica). Questo libro analizza l'opera di A. Sokurov, considerato dalla critica come uno dei migliori registi europei attuali e l'unico vero erede di A. Tarkovskij. Metafisica, storia e politica si intrecciano nei suoi film in modo indissolubile. In particolare, Sokurov è autore di una "quadrilogia del potere", Moloch (1999), Taurus (2000), Il Sole (2004), Faust (2011), opere in cui considera la costituzione e il disfacimento dei totalitarismi del '900