Questo libro nasce da una doppia interrogazione: sulla democrazia e sulla situazione attuale del nostro Paese. Si sofferma su alcuni classici della democrazia fra Otto e Novecento e su questo sfondo interpreta il fenomeno del berlusconismo. È stato infatti Tocqueville a segnalare i rischi dispotici della democrazia con due esiti possibili: diventare tutti eguali e tutti schiavi, oppure tutti eguali e tutti liberi. Ma la storia europea moderna ha dimostrato che la prima possibilità è più concreta della seconda: quello che, infatti, sta crescendo è un 'potere sociale' che assume il controllo di tutti, togliendo autonomia e responsabilità ai singoli, i quali a loro volta delegano a questo potere la gestione della loro vita. Non si tratta di un problema solo italiano; né di un morbo che affligge solo la destra. È una tendenza dell'epoca nella quale si intrecciano dispotismo, plebiscitarismo, populismo, dinamiche di tipo carismatico. Per questo «il berlusconismo è una forma patologica della democrazia dei 'moderni'; appartiene alla storia e alle metamorfosi della democrazia occidentale; e in questo senso, come oggi riguarda l'Italia, così può riguardare anche altre democrazie europee».s
Il serpente cambia pelle. Cosa Nostra è in una delicata fase di transizione, con un vuoto di rappresentanza ai livelli più elevati del potere. Chi sarà il prossimo erede di Riina e di Provenzano?
Quali sono le strategie per indirizzare i nuovi affari e ridefinire l'immagine del sodalizio?
Nel tempo, si sono scontrati due diversi modi di concepire la guida di Cosa Nostra: l'uno, attraverso il terrore e le stragi; l'altro, attraverso la mediazione e un solido, silenzioso, sistema di relazioni di potere. Salvatore Riina e Bernardo Provenzano hanno incarnato le due anime dell'organizzazione; dopo la loro cattura, Cosa Nostra ha la necessità di trovare qualcuno che con altrettanta abilità possa incarnare il carisma e l'autorevolezza dei suoi capi storici, guidando senza strappi il sodalizio mafioso in una difficile fase di trasformazione.
L'erede al trono potrebbe essere Matteo Messina Denaro, super latitante con la particolare abilità di sparire nel nulla.
Alessandra Dino indaga per la prima volta le vicende riguardanti lo scontro per il potere, descrive una mafia che cerca rapporti sempre più stretti con il mondo della politica e dell'economia e produce essa stessa nuovi modelli organizzativi e nuovi stili di comando, tratteggia i profili dei protagonisti e stila un'inedita biografia del prossimo, e spietato, probabile leader.
Ricordando anche come in questa situazione di stallo in cui si trova oggi l'organizzazione mafiosa «lo Stato potrebbe e dovrebbe approfittare per stroncare sul nascere le ambizioni e le speranze di chiunque voglia prolungare la vita di Cosa Nostra, prima che sia l'organizzazione stessa ad approfittarne, grazie alla sua, ormai proverbiale, capacità di adattamento. Muoversi in questa direzione non porterebbe certamente alla sconfitta definitiva della criminalità organizzata, ma potrebbe reciderne un importante ramo, registrando un altro considerevole passo nella direzione della sconfitta di Cosa Nostra che – come ricordava Giovanni Falcone – alla stregua di ogni fenomeno umano, ha avuto una sua origine e avrà comunque una sua inesorabile fine».
Lo scenario è a 10 chilometri da Manhattan, dove si stende una grande area chiamata Flushing Meadows, che prima era una palude infestata dalle zanzare.
È il 30 aprile del 1939. Si apre l'Esposizione Universale di New York. La Rca, la società che possiede la catena radiofonica Nbc, presenta l'ultima meraviglia delle meraviglie, una 'cosa' chiamata tv e, poco dopo, il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt viene inquadrato mentre pronuncia il discorso di inaugurazione.
Comincia così la storia della scatola magica più diffusa al mondo: Aldo Grasso spiega come è cambiata e perché la nostra cultura dal momento in cui ci siamo fermati a guardarla.
Una guida al vasto panorama delle tradizioni religiose, del passato e del presente, affinché, nell’avvicinarsi all’una o all’altra di esse, in base ai propri interessi, sia possibile muoversi con criterio nello studio delle loro rispettive storie e identità.
Intento del volume non è quello di entrare nel merito delle singole religioni ma piuttosto proporre una riflessione sulle questioni di fondo che accomuna le diverse tradizioni. Le tematiche di fondo che vengono affrontate vanno dalla nozione di ‘religione’ a una breve storia degli studi sui fenomeni religiosi, da una riflessione sulle tre categorie fondanti del storico-religioso – il mito, il rito, il sacrificio – alla differenza fra religioni etniche e religioni fondate.
L’autrice si sofferma in particolar modo sul mondo mediterraneo antico e tardo-antico, che per un verso è più familiare al lettore e quindi a lui più immediatamente accessibile, e per l’altro si configura come un importante terreno di manifestazione di esperienze decisive per la definizione dell’identità culturale, oltre che religiosa, dell’attuale scenario europeo e mondiale.
Il declino di tutti i fondamenti, metafisici e terreni, consegna il diritto alla decisione individuale.
La scelta del singolo – che risponde all'interrogativo 'quale è il mio posto nel mondo del diritto?' – costituisce l'unica ed esclusiva verità.
La nazione non è un dato di natura. Non emerge dalle più lontane profondità dei secoli. Né accompagna da sempre la storia d'Italia, dal Medioevo a oggi. È necessario un discorso straordinariamente seducente per dare corpo alla nazione. Per questo «le narrative nazionali sanno emozionare. Sanno comunicare. Sanno toccare il cuore di un numero crescente di persone. Sanno trasformare l'originario assunto discorsivo (l'esistenza di una nazione) da remota astrazione in qualcosa che sembra avere lo spessore di un'effettiva realtà. Il discorso nazionale si impone in forza di un suo eccezionale potere comunicativo». Sono tre le 'figure profonde' che hanno attratto e sedotto le donne e gli uomini che fecero l'Italia e hanno accompagnato il discorso nazionale dal Risorgimento al fascismo: la nazione come parentela/famiglia; la nazione come comunità sacrificale; la nazione come comunità sessuata, funzionalmente distinta in due generi diversi per ruoli, profili e rapporto gerarchico. Sono questi i pilastri simbolici che il Risorgimento lascia in eredità all'epoca liberale e fascista.
Cambieranno i contesti e le forme di governo, ma la struttura del discorso nazionale resterà identica, nonostante diversi siano gli obiettivi politici che su di essa si fondano.
La legge è malata, e in modo grave. Di più: questa malattia ha ormai messo in crisi il rapporto fra le istituzioni e i cittadini, alimentando un sentimento di diffidenza e di ripulsa verso tutto ciò che è pubblico, di tutti. Mentre la crisi della giustizia si acuisce, mentre entra in crisi lo stesso sentimento della legalità, Michele Ainis fa il punto sulla qualità e la quantità delle leggi italiane.
La semiotica si è tradizionalmente occupata di segni e, in particolar modo, di segni verbali (testi letterari innanzi tutto). Col passare degli anni ha poi ampliato il suo interesse anche verso i linguaggi non verbali (pittura, musica, danza), fino ad arrivare ai linguaggi mediatici di oggi: tv, cinema, nuovi media. Man mano che il campo semiotico si è allargato, l'attenzione si è progressivamente spostata dai segni ai testi, fino alla cultura in senso lato ed è proprio sulla cultura che oggi molta semiotica riflette. Si è infatti imposta la consapevolezza che non solo ogni fenomeno di senso va compreso sullo sfondo del suo tessuto culturale globale, ma - anche a seguito del multiculturalismo della nostra società - ci si è progressivamente resi conto di quanto ogni cultura sia un universo di senso a sé, con i suoi codici, le sue regole, i suoi testi fondativi, i suoi riti, e come tale sia più o meno disponibile alla traduzione e al dialogo.
Una grotta, un cranio, una iena, più Pennacchi.
Ma non è un po' strano che una iena all'improvviso, dopo migliaia e migliaia d'anni che s'è portata solo carcasse d'animali nella sua tana, un giorno finalmente si porti a casa un cranio umano, gli allarghi il foro occipitale per mangiarsi il cervello esattamente come fanno anche i cannibali (e fin qua non ci sarebbe ancora niente da ridire), ma poi ci costruisca un cerchio di pietre attorno, ci lasci cadere il cranio dentro ed in quel preciso e stesso istante scatti una frana che chiude la grotta e venga giù tutto il monte Circeo come neanche nell'Isola misteriosa di Giulio Verne? E chi era, Capitan Nemo quella iena?
Dice: «Vabbe', ma c'era proprio bisogno di farci duecento pagine di libro, di andare a scomodare i vivi e i morti, di partire da Adamo ed Eva e dalla lunga notte del fascismo, per raccontarci poi in quattro e quattr'otto che anche il federale Finestra da ragazzo è andato in bicicletta a Grotta Guattari, s'è infilato lì dentro e ci ha visto il cranio ben prima che arrivasse Blanc?».
Sì che ce n'era bisogno. Se no non mi credevi.
a.p.
Alla scoperta delle residenze, espressioni di ricchezza e potenza, nel cuore della Roma antica, dove si decidevano i destini del mondo.
Nell'antichità le azioni politiche sono spesso pensate dentro le mura domestiche, per essere poi inscenate e attuate all'aperto, nella pubblica piazza. A Roma è nelle case che le amicizie dei potenti si trasformano in inimicizie, che i nemici diventano alleati, che si tessono trame matrimoniali, che si organizzano esibizioni di prestigio e che si manovrano bande. Nelle pause della vita politica si va a riposare nell'ozio senza freni, lussuoso e colto dei parchi con residenze spaziose (horti), disposti intorno al centro storico chiuso nelle mura di Servio Tullio; oppure meglio ancora nelle ville, in campagna e al mare. Ma è nella zona tra il Palatino e il colle Oppio, a ridosso del Foro, che risiede l'aristocrazia. È questa la Roma prestigiosa, ricca di storia, vicina ai luoghi istituzionali e tuttavia appartata, piena di sale ben frequentate e di mercati di lusso.
Andrea Carandini entra in queste case del potere, nei grandi atri per il ricevimento, nei peristili alla greca affollati di opere d'arte, negli stretti cubicoli con pitture a trompe l'oeil e nelle sale da pranzo con pavimenti a intarsi di marmi colorati, e di questo cuore di Roma descrive consuetudini e stramberie tra la tarda Repubblica e Nerone (210 a.C.-64 d.C.), quando la casa diventa simbolo dello status sociale ed economico, manifestazione della personalità carismatica del proprietario, riflesso della sua ambizione sfrenata, del suo delirio.