I corridoi umanitari sono uno strumento di ingresso legale in Europa offerto a persone vulnerabili, in fuga da guerre, persecuzioni, fame. Salvano soprattutto famiglie con bambini, soggetti con disabilità, donne sole, anziani, malati. Rappresentano una grande speranza malgrado la sproporzione numerica tra i beneficiari e quanti languono in lunghi esodi tra mari, montagne, deserti. Non sono un lasciapassare per chiunque, ma poiché debolezza e patimento sono la realtà di pressoché tutti i profughi e i migranti, i corridoi hanno un significato universale. Promossi dalla società civile con l'appoggio dello Stato, i corridoi sottraggono persone sradicate ai trafficanti delle rotte illegali, ai barconi di fortuna delle traversate mediterranee, alle violenze delle rotte balcaniche, ai soprusi dei paesi canaglia, ai rovinosi rimpatri forzati. Nella forma sperimentata in Italia, hanno la caratteristica d'integrare efficacemente i beneficiari nelle comunità locali d'approdo, in un processo di sponsorship e di autofinanziamento focalizzato sulla società civile.
Negli ultimi trent'anni la globalizzazione ha reso sempre più complessa la definizione di giustizia. Nel tempo della post-democrazia gli Stati nazione sono sempre più deboli mentre crescono i nuovi Imperi che dilatano confini, pongono questioni radicali sul rapporto tra la sicurezza e la libertà individuale e gestiscono le paure e i sentimenti delle persone attraverso l'intelligenza artificiale e il Metaverso. Quale sarà il modello di giustizia del futuro? Quali le condizioni minime per ricostruire la giustizia nella storia? In queste pagine Francesco Occhetta si interroga su come rifondare la giustizia attraverso una conversione culturale che contrapponga alla visione retributiva quella riparativa, che si fonda sull'interrogativo: cosa può essere fatto per riparare il danno? Come mettere in pratica il "saper rendere giustizia" che il Re Salomone domandò in dono a Dio?
Siamo nel 1300. In una radura nel bosco, al termine di una sanguinosa battaglia tra guelfi e ghibellini, un ragazzino si risveglia con un gran mal di testa e senza l'ombra di un ricordo. Prima ancora di riuscire a raccapezzarsi, si imbatte in un coetaneo che, ironia della sorte, ha perso pure lui la memoria nel corso della battaglia. Indossano casacche diverse, quindi sono nemici! Ma come sono capitati lì? E, soprattutto, chi sono? I due, dopo essersi azzuffati e aver stabilito chi sia prigioniero dell'altro, diventano amici e decidono di andare in cerca di qualcuno che li possa aiutare a ritrovare identità e famiglia. È l'inizio di una serie di rocambolesche avventure che li porta a imbattersi in loschi avventurieri, mercanti, eremiti, poeti e belle dame, fino alla sorprendente rivelazione finale. Età di lettura: da 9 anni.
Carlo Casini (Firenze, 4 marzo 1935 - Roma, 23 marzo 2020), tra i fondatori del Movimento per la Vita, di cui è stato anima e motore, e apprezzato giurista, è molto noto in Italia e all'estero per il suo impegno, prima come magistrato in Toscana e poi come parlamentare italiano ed europeo. Poco si sa, invece, della sua vita privata, delle circostanze della sua nascita, di come trascorse l'infanzia durante la guerra e degli anni giovanili, in cui maturarono la sua fede e quella vocazione alla giustizia che lo porteranno a essere uno dei protagonisti dell'Italia repubblicana fino, praticamente, alla sua morte. In questo libro-intervista Marina Casini, figlia primogenita di Carlo, risponde alle domande del direttore di Famiglia Cristiana, Stefano Stimamiglio, svelando anche particolari inediti della famiglia di origine del padre e di quella che si è formato sposando il 2 luglio 1964 Maria Nitti a Firenze. Ne emerge una personalità ricca, dove si fondono passione civile, amore per la vita e senso della giustizia, tenute unite da uno sguardo profondo sulla realtà, che sa guardare con misericordia oltre il visibile grazie alla sua fede in Gesù Cristo.
In una società sempre più frammentata e diffidente, quella del nostro tempo, la vita religiosa si trova a fare i conti con le sfide e gli interrogativi che da essa provengono. In queste pagine, Monsignor Bustillo, vescovo francescano di Ajaccio, esorta i religiosi e le religiose a non evitare di subire quei cambiamenti che continuamente si presentano e impongono, ma a interpretarli da protagonisti. «Senza amore i religiosi vivono, ma non vibrano»: e dove trovare il coraggio per l'impresa, se non nel messaggio di amore del Vangelo? È solo tornando all'esempio evangelico che le comunità religiose potranno scoprire come essere, nuovamente e in modo efficace, riferimento e guida per i nostri giorni.
Don Antonio Mazzi è certamente uno dei più giovani novantenni in circolazione. La sua lunga esperienza di educatore e accompagnatore di giovani alle prese con tutte le difficoltà dell'epoca presente ne fa uno degli osservatori più attenti e profondi del mondo giovanile. In questo volume don Antonio offre insegnamenti preziosi e concrete regole di vita per percorrere un viaggio completo attorno al mondo giovanile. Tra i temi trattati con la solita verve, ironia e profondità: il disagio giovanile, i problemi di identità e di salute psichica, le difficoltà nell'orientamento e nelle scelte di vita, il bullismo social e non social, la scuola che fatica a riaffermare il suo ruolo e a svolgerlo al meglio e la minaccia della droga che incombe ancora e con nuove tentazioni.
Gesù ha consegnato al mondo un comandamento nuovo, il comandamento dell'amore reciproco, sintesi di tutta la sua vita, di tutta la sua missione, di tutta la sua eredità. Per il cardinale Comastri, la massima espressione del messaggio di Cristo è nelle parole che Egli ha pronunciato dalla Croce. In quel momento tutto era essenziale e ogni parola costava sacrificio, per questo quelle parole sono il vero "Testamento Spirituale" di Gesù. In questa nuova edizione del volume - arricchita dalle opere di grandi artisti come Caravaggio, Giotto e della tradizione fiamminga, Peter Paul Rubens, Jan van Eyck e Pieter Bruegel - Comastri accompagna il lettore in un percorso di ascolto e meditazione sulle ultime parole di Gesù, affinché diventino un faro nella vita di tutti i giorni.
Ogni istituzione di successo ha un'anima. Che non è la mera somma delle identità psichiche che la compongono. Della scuola si parla sempre in relazione al suo hardware, all'edilizia, alla legislazione, ai contratti. Quasi mai in riferimento al suo software, cioè alla sua identità, ai suoi contenuti, alla fisionomia di quelli che ogni giorno la abitano. Una volta la scuola aveva un'anima. Oggi sembra essersi smarrita in un complesso e rigido meccanismo di norme, numeri e burocrazia. Questo libro cerca di ripercorrere i passaggi che hanno condotto il sistema dell'istruzione a perdere il senso e il fine del proprio essere, guardando alle dinamiche relazionali correnti di studenti, insegnanti e genitori. Con un approccio realistico ma speranzoso vengono indicati alcuni suggerimenti per ridare un'anima alla scuola. E con uno sguardo particolare al ruolo dell'insegnamento della religione. Nella consapevolezza che dal ritrovamento di quell'anima nasce il futuro di tutta la società. Prefazione di Andrea Monda.
È possibile leggere la liturgia nella vita di ogni giorno? Possiamo, come cristiani, fare in modo che essa ci parli anche fuori dalla ritualità? Percorrendo il capitolo 16 del Vangelo di Marco e le riflessioni che papa Francesco ha espresso nella lettera apostolica Desiderio Desideravi, Alessandro Deho' muove dallo smarrimento più grande - di fronte al vuoto del sepolcro - per delineare una liturgia della vita, fertile e infiammata di fede, che si nutra soprattutto di carità. Occorre mettersi in ascolto, essere pronti a cogliere e accogliere i segni del Risorto in ogni incontro, finanche nella fatica che viene naturalmente dall'iniziale rifiuto dell'annuncio di resurrezione.
Il discernimento è un'arte. Un'arte forse per troppo tempo dimenticata o percepita più come un fastidio che come qualcosa di essenziale per la nostra vita. Ma non c'è arte migliore per questa, quando si voglia davvero fare i conti con la nostra umanità, con la nostra "necessità" di diventare donne e uomini veri, pienamente realizzati e, soprattutto, pienamente consapevoli di ciò che siamo e che abbiamo voluto essere. Ma il discernimento è un'arte cui non ci si esercita in solitudine, ma insieme a coloro che accompagnano il nostro cammino, trasportati in un pellegrinaggio che non è solo di nostri contemporanei ma di un popolo che viene da lontano e di cui noi facciamo parte: quello umano, quello credente. Queste pagine non raccolgono solo le catechesi di papa Francesco sull'argomento, ma anche un percorso attraverso altri suoi testi, perché ciascuno di noi possa diventare consapevole di questo cammino personale e di popolo, alla luce della Parola. Infine, come sottolinea il curatore Giacomo Costa, «il volume si conclude con una testimonianza: papa Francesco in prima persona racconta come ha scoperto il discernimento e cominciato "ad andare per questo sentiero" senza più abbandonarlo. La pratica del discernimento è chiamata a diventare storia di vita e papa Francesco ci invita non a stare ad ascoltare la sua esperienza, ma a metterci in cammino per costruire la nostra».