In un'epoca, come la nostra, in cui l'umanità non si fonda più su alcun principio d'ordine superiore, è importante riscoprire la traccia veritiera di una perduta Tradizione, celata nel simbolismo degli antichi, oggi lontano dalla nostra mentalità perché rifugge da qualunque verità non contingente. La saggezza ci riconduce ai simboli sia perché essi sono destinati a sopravvivere a tutte le generazioni, sia perché costituiscono le fondamenta della psiche umana. Per Mircea Eliade, infatti, i simboli appartengono, con il mito, alla sostanza della vita spirituale, sono connaturati all'essere umano e adempiono una funzione importante: la riscoperta di quel lontano passato che l'umanità tuttora ignora, quel paradiso perduto, quell'altra dimensione spirituale più ricca rispetto al mondo chiuso del nostro momento storico. Perciò, affinché l'uomo possa prendere coscienza del suo nuovo posto nell'universo, è necessario rintracciare la verità archetipica dei simboli più antichi, tramandatici nei secoli attraverso culti, miti, leggende di tutti i popoli del mondo.
L’icona può esserci fedele compagna nei viaggi, può commuovere il cuore ma, quando essa è collocata dentro l’azione Liturgica, esprime tutta la sua potenzialità rivelativa.
L’intento degli autori è di aiutare a riscoprire il rapporto che esiste tra immagine, festa liturgica e celebrazione. Si tratta di individuare, pur nella diversità delle forme espressive, quali sono gli elementi specifici che fanno di un’immagine un linguaggio adeguato alla Liturgia.
I quindici capitoli presentano sia la spiegazione teologico-simbolica che la tecnica dell’Icona.
Il volume è corredato da una ricca serie di illustrazioni.
Quali sono oggi i nostri colori preferiti? E quelli che odiamo? Quelli che ci ranno star male? Quelli che ci calmano? Come può un colore essere terapeutico? O volgare? Una giacca gialla è veramente gialla? E le caramelle alla menta verdi sono più dolci di quelle bianche? E perché il codice della strada abusa tanto del rosso? Da quando il blu è il colore più indossato? Cercando di rispondere a queste e a molte altre domande, Michel Pastoureau ha messo insieme un'ampia e coltissima raccolta di colori del nostro tempo. Organizzato per voci, come un agile dizionario, questo libro ricostruisce la storia c le alterne fortune dei colori nei vari ambiti di impiego, con somma soddisfazione del lettore più curioso. Soprattutto, però, mette in risalto come il colore sia a tutti gli effetti un fenomeno culturale, strettamente connesso alla società e al suo tempo, e proprio in virtù di ciò un utile strumento per 1 umanità per cogliere alcuni aspetti della propria storia.
Simbolo arcaico tra i più ricchi di significato, la conchiglia evoca lo scrigno solido ed inviolabile in cui l'uomo intende custodire tutti i valori più preziosi e più sacri.
Le costolature radiali delle ruvide valve richiamano le dita di una mano protesa alle opere di bene, mentre la loro affinità ai raggi del sole e alle aureole, conferiscono un alone di immortalità.
È questo il simbolismo che la conchiglia trasferisce con sé dal mondo antico al mondo medievale, quando diviene una delle figure primarie della nascente araldica. Al tempo stesso, essa diviene il simbolo del pellegrinaggio cristiano, con la particolare accezione di emblema del Cammino di Santiago di Compostella.
I capostipiti di tante famiglie d’Europa, compiuto questo viaggio estenuante e pericoloso, con orgoglio apponevano la conchiglia nel loro stemma al fine di lasciare una traccia indelebile dell’estrema impresa devozionale.
Anche Benedetto XVI, assieme a tanti prelati, inserisce nel proprio stemma «la conchiglia, che è anzitutto il segno del nostro essere pellegrini, del nostro essere in cammino».
Molte località europee interessate dalla fitta rete di strade che conducono a Santiago di Compostella, esibiscono la conchiglia nel loro stemma per testimoniare la loro vocazione all’accoglienza dei pellegrini in transito.
L’autore, Maurizio Carlo Alberto Gorra, prende in esame tanti stemmi italiani e stranieri appartenenti a famiglie, prelati e città nel cui blasone è inclusa la conchiglia. In questo modo, egli ci conduce nell’universo affascinante dell’araldica, avvalendosi anche di una elegantissima rassegna iconografica contenente oltre 200 stemmi in quadricromia, molti dei quali sono inediti e realizzati nell’ambito di questa ricerca.
Contenuto
L'agnello, gli angeli, il giglio, la palma, il serpente, gli uccelli, la sfera, la frutta, gli strumenti musicali, la corona di stelle… moltissimi sono i simboli cristiani raffigurati nelle opere d'arte e chi non sa decifrarli non può comprendere ciò che guarda. Questo libro spiega, in maniera semplice e con splendide immagini, storia e significato dei simboli cristiani nell'arte alla luce della Bibbia. - 80 parole chiave -200 riproduzioni d'arte
Destinatari
Tutti coloro che vogliono comprendere le opere d'arte e la cultura occidentale.
Il simbolico è una funzione assolutamente necessaria per la comunicazione umana. Si può manifestare in oggetti materiali, in azioni concrete, in strumenti di mediazione e in dimensioni spaziali e temporali. Inoltre le azioni simboliche e gli oggetti materiali simbolici possono diventare concetti tipologici, con i quali ogni civiltà raggiunge una propria identità. Infine, la dimensione simbolica è intimamente connessa alla religiosità, che a sua volta si configura come un'esigenza elementare presente nell'uomo. Sotto la spinta della religiosità, egli attribuisce agli elementi materiali e alle azioni un significato che va oltre la vita sensibile e quotidiana per raggiungere un universo di valori. La religiosità si basa dunque sull'esperienza del quotidiano, ma contemporaneamente lo trascende, permettendo così all'uomo di dare un senso alla sua vita e al complesso dei suoi comportamenti. Questo volume intende approfondire i vari aspetti relativi alla mediazione simbolico-religiosa e scoprire come essi si configurarono in modo innovativo nel contesto dell'Europa cristiana nel pieno Medioevo.
La sacralizzazione dell’immagine è qui al centro di una ricerca che ne mette in luce tutta la straordinaria importanza: elemento centrale della concezione bizantina del rapporto col divino, essa condiziona fin dalle origini l’evoluzione e la definizione dei princìpi estetici e tecnici dell’arte di Bisanzio. Un’influenza che si manifesta nella concezione bizantina dello spazio e del tempo e nella loro rappresentazione, traducendosi nell’iconografia tipica dell’arte orientale, nel suo rigore formale come nella ricchezza e varietà cromatica delle composizioni: la ieratica frontalità e immobilità delle figure è così emanazione diretta della loro santità, mentre i colori delle vesti e dello sfondo rimandano agli elementi centrali della funzione sacra, come l’oro, simbolo della luce divina, il bianco, riflesso della purezza di Cristo, o il blu, segno della spiritualità dei santi. Fondata sulla credenza in un legame diretto tra rappresentazione e rappresentato, la sacralizzazione dell’immagine svolge un ruolo fondamentale nella formazione e nello sviluppo di tutti gli aspetti del cristianesimo orientale, dalla riflessione teologica alla pratica liturgica, alle forme della devozione, fino alla definizione dei rapporti con l’Occidente: espressione tipica del pensiero mistico della Chiesa d’Oriente, la sacralizzazione dell’immagine costituirà per tutto il Medioevo uno dei nodi centrali del contrasto tra la Chiesa romana e Bisanzio. Bisanzio, però, proprio alla conquista di Costantinopoli da parte dei latini, vede sorgere nel suo seno il primo rinascimento, ricollegandosi al mondo greco. Una nuova concezione dello spazio e del tempo, dell’umanità e dell’amore, percorrerà le opere artistiche in un momento profetico anche per l’arte occidentale. Poi, preoccupazioni spirituali e non solo riporteranno Bisanzio in un suo alveo primigenio.
Questo volume offre un’introduzione completa e di chiara comprensione al complesso mondo simbolico paleocristiano, bizantino e altomedievale dando al lettore le necessarie chiavi di lettura ai fondamenti primi dell’intero simbolismo cristiano, «che cerca l’Invisibile nel visibile», così che «è adeguato al tema il fatto che il rapporto tra il simbolismo e il sacro stia al centro del libro». Non casualmente Ladner cita Peter Brown, Karl Rahner («Il Logos divenuto uomo – Cristo – è il simbolo assoluto di Dio nel mondo»), Odo Casel (per cui il mistero cultuale cristiano «era in primo luogo la liturgia cristocentrica»), Hans Urs von Balthasar di "Gloria. Una estetica teologica", Henri de Lubac di "Esegesi medievale", cioè capisaldi della riflessione storica e teologica moderna. Le prospettive sono quelle proprie del primo cristianesimo e vengono esplicitate nel sottotitolo: Immagini di Dio, del Cosmo e dell’Uomo. Il saggio, un classico mai pubblicato in Italia, ha l’ampio respiro necessario per affrontare un tema così vasto e così fondativo della cultura cristiana e occidentale: coinvolge l’arte, la teologia, la cosmologia, l’antropologia e l’intera vita religiosa del tempo. La scelta precisa dei limiti temporali entro cui trattare il tema e una articolazione sistematica permettono all’autore una modalità di osservazione in grado di rendere comprensibile sia il dettaglio – la singola immagine, il singolo tema iconografico – sia i suoi collegamenti al contesto culturale complessivo.
I primi cristiani, perseguitati e costretti alla clandestinità, facevano spesso ricorso ad una comunicazione simbolica che, proprio in quanto tale, consentiva la comprensione solo agli iniziati. L'adozione di simboli si estese anche alle figurazioni presenti nelle loro sepolture, contemplando anche l'uso di temi iconografici tratti dal repertorio pagano. Questo libro riporta alla luce i significati delle figurazioni simboliche paleocristiane cercando di collegarli alle fonti dalle quali scaturirono e al contesto storico nel quale si svilupparono. Vengono richiamati anche quei simboli che rimasero nell'ambito della simbolica letteraria, e i temi ricorrenti nella fase tarda dell'arte paleocristiana, dove la figurazione diventa "racconto".
La dimensione simbolica degli animali, un tempo corrente e universalmente accettata, ha lasciato traccia nel mondo moderno. Man mano che la fauna selvatica sparisce dal nostro habitat, sembra quasi che gli animali simbolici tornino sempre più a popolarlo: la colomba rappresenta i movimenti pacifisti, il cavallino rampante è l’emblema di una casa automobilistica orgoglio degli italiani, leoni leopardi lupi e aquile sono adottati dalle più agguerrite squadre di calcio. Ancora oggi additiamo negli animali lo stereotipo di vizi e virtù umani: il coraggioso è un leone, il vigliacco è un coniglio; la ragazza intraprendente fa la civetta e il maestro chiama asini gli studenti.
Alla ricerca delle radici remote da cui ha tratto alimento il simbolismo animale, scopriamo il ruolo centrale dell’esegesi biblica: non può sfuggire come, dalla Genesi all’Apocalisse, dal serpente al drago, la Bibbia si apra e si chiuda con una bestia-simbolo.
L’opera tratta degli animali menzionati nella Bibbia, che hanno quindi goduto dell’attenzione degli antichi esegeti. Il secondo volume ospita in ordine alfabetico gli animali dalla L alla Z. La curatrice, di cui è nota la sicura competenza in quest’ambito, propone una ricchissima e accurata antologia. Due i possibili livelli di lettura: per informazione e per consultazione. I capitoli possono essere letti l’uno di seguito all’altro o consultati come voci di un’enciclopedia; si può inoltre andare direttamente agli indici, alla ricerca di un autore o una citazione specifica.
Ogni capitolo ha la medesima struttura tripartita: un’introduzione traccia brevemente la storia del simbolo animale, seguono i passi antologici suddivisi per simbologie, il corredo di note accorpate a fine capitolo fornisce il necessario complemento di passi paralleli e le spiegazioni più essenziali.
Il rigore scientifico che contraddistingue il volume e il prestigio della collana che lo accoglie non traggano in inganno: scritto con uno stile agile e accessibile a tutti, corredato sempre di traduzione per quanti non conoscono (o più non ricordano) il greco e il latino, il testo è veramente “godibile” dal più ampio pubblico.
Sommario
23. Leone. 24. Lepre. 25. Locusta. 26. Lupo. 27. Mosca. 28. Pantera/leopardo. 29. Passero. 30. Pecora. 31. Pellicano. 32. Pernice. 33. Pesce. 34. Porco/cinghiale. 35. Riccio. 36. Serpente. 37. Toro (e altri bovini). 38. Tortora. 39. Unicorno/rinoceronte. 40. Verme. 41. Vipera. 42. Volpe. 43. Zanzara. Al lettore. Bibliografia. Indici.
Note sulla curatrice
Maria Pia Ciccarese è professore ordinario di letteratura cristiana antica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, dove dirige il Dipartimento di studi storico-religiosi; dal 1998 al 2004 è stata presidente della Consulta universitaria di letteratura cristiana antica. Si occupa di esegesi biblica, di escatologia e visioni dell’aldilà, di edizioni critiche di testi cristiani; da oltre dieci anni pubblica contributi sul simbolismo cristiano degli animali. Ha curato i volumi: Il «Contra adversarium legis et prophetarum» di Agostino, Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1981; Visioni dell’aldilà in Occidente. Fonti modelli testi, Biblioteca patristica n. 8, Firenze 1987; La Letteratura cristiana antica nell’Università italiana, Letture patristiche n. 5, Fiesole 1998; presso le EDB ha curato Animali simbolici. Alle origini del Bestiario cristiano. I (Agnello - Gufo), Biblioteca patristica n. 39, 2005.
Descrizione dell'opera
Il volume si propone di aiutare il lettore a godere della visione di una icona non semplicemente a livello estetico, ma soprattutto a livello spirituale: per questo esso unisce pagine scritte con stile più tecnico, miranti a far conoscere storia, aspetti compositivi e dettagli dell’immagine, ad altre che più direttamente costituiscono un invito a incontrare il Signore attraverso l’icona.
La prima parte del testo riporta le informazioni fondamentali sulla Vergine di Vladimir e una sua descrizione generale e particolare per coglierne tutta la ricchezza tecnica ed espressiva. La seconda parte offre spunti di riflessione e materiali per pregare davanti all’icona, al fine di coglierne sia il legame con la Sacra Scrittura e la Tradizione, sia la ricaduta nello sforzo quotidiano di incarnare la fede.
In chiusura è proposta un’intervista alla coppia dei due coautori iconografi, nella quale essi esprimono il senso spirituale e umano del loro lavoro.
Sommario
Introduzione. Un disegno di bellezza (G. Babini - G. Raffa - L. Renzi). I. Lo splendore di grazia di una icona (G. Raffa). 1. La Vergine di Vladimir. Origine di un’immagine della Madre di Dio. 2. «De-scrittura» dell’icona. 3. I volti. 4. Le mani. 5. Il viaggio dell’icona nel tempo e nello spazio. II. Prima e oltre l’immagine: per riflettere e pregare con l’icona della Vergine di Vladimir (G. Babini). 1. Risonanze di testi biblici. 2. Oltre lo sguardo. 3. Vergine Madre: armonia e tenerezza. 4. Pregare con l’icona. Conclusione. Un’esperienza di vita: intervista di Giuliana a Giovanni a Laura, sposi e iconografi.
Note sugli autori
Giovanni Raffa e Laura Renzi, iconografi, hanno unito le loro vite in una famiglia ancora in crescita e sovente lavorano insieme; sono allievi del maestro di Pietroburgo Alexander Stalnov e del maestro di Paskov Andrej Davidov. Le loro opere sono presenti in numerosi luoghi, dalla Calabria al Nord Italia; tengono inoltre corsi in diverse località.
Giuliana Babini è da anni impegnata nella catechesi biblica (incontri, ritiri, articoli, libri); si è appassionata alle icone nelle aree di rito greco-cattolico della Calabria e ne approfondisce ora la ricchezza spirituale assieme a Giovanni e Laura.
Irène Mainguy, autrice della "Simbolica Massonica del terzo millennio", prosegue nello stesso spirito la sua ricerca sui complementi del grado di Maestro rappresentati dai gradi di Perfezionamento del Rito Scozzese Antico e Accettato e i due primi Ordini di Saggezza del Rito Francese. Basandosi su un ampio ventaglio di documenti e di rituali, l'autrice studia ogni grado sotto tutti i suoi aspetti e, attraverso un'analisi comparativa dei testi originari, fa scoprire i punti di contatto che esistono tra i due riti, mettendo in evidenza il comune corpus massonico ad essi sotteso. Quest'opera apre numerose piste di ricerca che aiuteranno ogni maestro massone a progredire nella propria indagine e a proseguire il cammino iniziatico verso un ideale di universalità.