Libero e selvaggio sono il contrario di conformista e addomesticato. Ora, per Andrea Schwarz l'Avvento e il Natale sono tutt'altro che addomesticati, quindi innocui, privi di rischi e... noiosi. Sono radicali, fanno risuonare un messaggio sconcertante e inaudito - nonostante tutto il nostro impegno a farli rientrare negli schemi di comodo. Giorno dopo giorno l'autrice svela la genuinità e la forza prorompente della vita: il Bambino «spezza il laccio del cacciatore» che ci imprigiona. È questa la promessa del Natale: essere liberi da tutto quello che ci sottrae il respiro, il coraggio, l'energia. Essere liberi - per essere vivi. In questo libro, a suo modo insolito, l'autrice riprende alcuni temi tipici del tempo natalizio (l'attesa, l'accoglienza, la pace, la gioia), ma rilegge con un linguaggio semplice, con immagini tratte dalla vita quotidiana. Emerge così il senso ancora oggi "incontenibile" del Natale, che sconvolge e libera la nostra esistenza. Essere liberi: è questa la promessa. Liberi dalle pressioni, dalle richieste, da tutti i «Devi assolutamente!», da tutto quello che ci opprime e ci rende schiavi. Libertà vuol dire vastità , apertura, avventura: è questo il suo sapore a Natale. Racconti per i giorni che vanno dal 1 dicembre al 6 gennaio: un'alternativa di spessore ai consueti calendari dell'Avvento.
È cosa lecita e utile venerare i santi e invocare la loro intercessione. Questo insegna la Chiesa cattolica, pur mettendoci in guardia da eccessi e abusi. Oggi, però, questa devozione ci tocca sempre meno: sentiamo di poter tranquillamente tralasciare il ricordo orante dei defunti, siamo anzi scettici sul fatto che si possano davvero mettere in comunicazione morti e viventi. Sono espressioni della fede che "puzzano di vecchio". Ecco perché Rahner sente di dover fornire una giustificazione teologica profonda e rigorosa di questa prassi. Il teologo gesuita intreccia mediazione e immediatezza, ricollega amore di Dio e amore del prossimo, ribadisce che il culto dei santi è contemporaneamente adorazione di Dio. Andrea Grillo, nell'Appendice, applica questi saldi princìpi teologici al caso delle indulgenze, prolungando con fine sensibilità contemporanea la riflessione di Rahner. "Queste pagine di Rahner sono alla radice del grande passo argomentativo con cui papa Francesco ha riletto la tradizione dell'indulgenza, conducendola di nuovo nell'alveo della preghiera della Chiesa" Andrea Grillo. A che servono i morti? Non sono semplicemente svaniti in un vuoto passato? Davvero possiamo credere in una loro "intercessione" per noi? È pensabile una solidarietà perdurante con i defunti, entrati nel silenzio di Dio? È vero che l'accesso a Dio si dà per noi soltanto accostandosi all'altro nell'amore?
La fede cristiana non conosce soltanto, nella preghiera, le forme della gioia e dell'elevazione spirituale. Conosce anche le forme dell'angoscia o dell'oppressione, il dolore del grido disperato, gli accenti della richiesta che viene dal profondo. In questo libro Johann Baptist Metz spiega con parole lucide un tratto irrinunciabile della preghiera cristiana: la «sensibilità al tempo e al dolore». Descrive una preghiera che è luogo dove abitare la memoria e riscoprire la concretezza del credere, uno spazio in cui le istanze di libertà, pace, giustizia, riconciliazione diventano una critica potente verso una fede forse troppo astratta. La preghiera così come raccontata da Metz tiene insieme professione di fede ed esperienza di vita. Evitando stucchevoli frasi fatte, così, il pregare si carica di una tensione e di una drammaticità che non possono lasciarci indifferenti. Il pregare ci rende responsabili proprio perché ci invita non a chiudere, ma ad aprire gli occhi sulle nostre sorelle e i nostri fratelli. Pagine in cui la preghiera perde un'aura ingenua, incantata e sognante, facendosi invece concreta e persino ruvida.
«Non intendevo scrivere qualcosa sul cuore di Gesù», spiega Nouwen. «Nel mio cuore cominciai però a percepire un genuino desiderio di parlare al cuore di Gesù. Parlare ed essere ascoltato. Lasciare che il cuore di Gesù toccasse profondamente il mio cuore. E acconsentire a che quest'ultimo da quell'esperienza fosse guarito. Allora pregai, semplicemente, mentre scrivevo. E scrivevo mentre pregavo. Fu facile, mi venne senza alcuno sforzo. Le parole fluivano spontaneamente. Il cuore di Gesù aveva aperto il mio cuore a questa forma di preghiera». Da cuore a cuore è dunque una intensa effusione orante, capace di esprimere le aspirazioni e le attese del cuore umano, che risponde al cuore di Gesù, rivelato nei vangeli. «In un prossimo documento intendo riproporre a tutta la Chiesa il culto del Sacro Cuore, culto carico di bellezza spirituale, in un mondo che sembra aver perso il cuore» (papa Francesco, Udienza del 5 giugno 2024). Nuova edizione di un testo intimo, ora arricchito da una Appendice sulla storia e l'attualità della devozione al Sacro Cuore.
Che cosa è l'uomo? Quanto più crescono le risposte a questa domanda, tanto meno l'essere umano sa in quali parole può identificarsi. Tanto maggiore è il numero delle possibili risposte, tanto più egli si ritrova in una stanza degli specchi piena di maschere. E sente di diventare inconoscibile anche a se stesso. Il mistero si dischiude solo nella Croce, che è scandalo e stoltezza per i sapienti e gli intelligenti. Eppure è proprio nella Croce che ci è dato di intravedere la chiave che dischiude il senso ultimo dell'essere umano. Siamo dispersi in una molteplicità di funzioni e di ruoli che risulta sempre più difficile ricondurre a unita: chi siamo noi davvero?
«Amerai il Signore Dio tuo» è il primo dei comandamenti, sintesi di tutta la Legge e i Profeti. Eppure non sembra oggi apparire tra le nostre preoccupazioni principali, distratti come siamo da ben altri amori. In dense e brillanti riflessioni, l'autore riesce a mostrare l'assoluta centralità dell'amore di Dio anche per la donna e l'uomo del nostro tempo: la possibilità di viverlo nelle diverse situazioni della vita quotidiana, la necessità di affidarvisi nei momenti decisivi. Cabra evidenzia la forza che l'amore di Dio infonde, l'ottimismo che instilla, l'impegno che suscita, come pure il senso unico e luminoso che può dare ad una vita che lo prende in seria considerazione. Sono riflessioni che toccano le profondità della nostra storia di vita, per orientarle verso l'unico Amore degno d'essere totalmente e incondizionatamente amato, specie da chi desidera unificare e non disperdere la propria esistenza. «Se Dio è il tutto per te, dopo averlo atteso tu resterai sempre con il tuo Tutto. Perché chi ha amato troverà il suo amore e, in esso, la gioia».
Il volumetto è un'antologia di pensieri bonhoefferiani, raccolti da tutte le sue opere, alcuni dei quali vengono qui tradotti per la prima volta. L'insieme dei testi - articolato in quattro sezioni - si propone di essere aiuto alla meditazione, di portare alla luce, attraverso la meditazione sulla fedeltà di Dio al mondo, il grado della nostra fedeltà e di favorirne la realizzazione per mezzo di decisioni positive. Meditazioni ad occhi aperti: la realtà non viene mai dimenticata, ma costantemente assunta e affermata. Testi scelti a cura di Otto Dudzus e Ulrich KabitzIntroduzione di Rosino Gibellini (1995 2° nuova edizione in occasione del 50° anniversario della morte di Dietrich Bonhoeffer, 2004 4°) L'insieme dei testi si propone di portare alla luce, attraverso la meditazione sulla fedeltà di Dio al mondo, il grado della nostra fedeltà e di favorirne la realizzazione per mezzo di decisioni positive.
«Dio è amore» è l'affermazione radicale del cristianesimo. Ce lo ricorda Frederick Bauerschmidt all'inizio di questa piccola meditazione sugli elementi essenziali della fede cristiana. In uno stile tanto ricco, quanto semplice ed elegante, egli ravviva quella affermazione, attingendo alla Bibbia, ai grandi scrittori cristiani e non cristiani del passato e alla sua esperienza personale, per mostrare quanto il cristianesimo sia sovversivo e remi spesso controcorrente. Rifuggendo dall'astratto e dal dogmatico a tutto vantaggio di uno stile amabile e invitante, Bauerschmidt ha qualcosa da offrire a tutti: a chi da sempre frequenta la chiesa, fino a quanti - anche fra le giovani generazioni - cercano sempre più la realizzazione spirituale al di fuori del cristianesimo istituzionale. E propone suggerimenti per ulteriori letture (scritturistiche e non) alla fine di ogni capitolo. Quell'amore che Dio è si rivela il punto di partenza perfetto per un viaggio spirituale verso una relazione più profonda con il Dio di Gesù Cristo. Prefazione di Sarah Coakley.
Questo libro parla del canto e della musica come via privilegiata alla lode di Dio, espressione della fede in Lui e della bellezza dell'incontro con il Suo amore. Coloro che sono resi nuovi dal dono della vita nuova ricevuta in Cristo, restano mendicanti del cielo in cammino verso la Città celeste e come tali sono chiamati a cantare con la voce e con la carità vissuta la nostalgia, l'esperienza e l'attesa di Dio... «Questo testo ci spinge a riflettere e meditare sulla musica, dono stupendo di Dio, che ci rende capaci di esprimere ciò che le parole non possono dire per raccontare la nostra anima. Bruno Forte descrive il potere straordinario della musica, indagando sul suo valore non solo spirituale, ma anche teologico. Sono pagine che potranno aiutare tanti ad amare la musica e ad accostarsi ad essa per riceverne luce, forza, consolazione, anche sul piano spirituale» (Marco Frisina). «Queste pagine vorrebbero invitare a fare esperienza del modo in cui la musica bella, quella sacra e quella che hanno saputo esprimere i geni assoluti della forma musicale, aiuta a camminare sulle vie del Mistero, accedendo il desiderio dell'amore che da Dio viene e a lui conduce» (Bruno Forte).
Cinque pagine di Vangelo, cinque catechesi sulla passione, morte e risurrezione di Gesù si offrono in questo libro come itinerario spirituale attorno a una domanda fondamentale: Cosa ha a che fare la vicenda di Gesù con la mia vita? Risponde Roberto Repole, vescovo e teologo, soffermandosi là dove il Vangelo prende di petto gli interrogativi dell'esistenza umana: il senso della vita, della sofferenza, della sconfitta, della morte. Gesù raccontato ai giovani mostra in queste pagine - pensate per i giovani, ma adatte a tutti, anche agli adulti - la sua straordinaria capacità di rivoluzionare la vita di chi si mette in ascolto e sceglie liberamente di andargli incontro. "Libertà è riceversi dagli altri, è custodirsi a vicenda. In questo, il primo a ricordarsi di noi è Gesù, colui che domina non assogettandoci, ma sconfiggendo per noi la morte dall'interno". Testi nati da un ciclo di incontri di lectio divina, tenuti in cattedrale a Torino con i giovani, opportunamente riveduti e integrati.
«Qualora non siate inclini a provare gelosia, invidia o cupidigia, potreste trovare poco utile dedicarvi alla lettura di questo libro. Se invece, come me, vi sentite talvolta pervasi da sentimenti imbarazzanti di possesso o esclusività negli affetti, oppure se desiderate ardentemente le qualità del vostro prossimo, di un vostro familiare per esempio, allora vi propongono di esplorare il modo di sciogliere questi nodi e di riconciliarvi con questa parte oscura del nostro essere». La gelosia è un sentimento primordiale, radicato nella natura umana; prima o poi nessuno sfugge alla sua morsa. Come affrontarlo, come lavorarci sopra per superarlo e sviluppare relazioni fraterne? Di fronte a questo male che corrode l'anima e causa una tristezza opprimente, Catherine Aubin propone un autentico percorso di guarigione. Questo percorso si basa innanzitutto sulla scoperta dei modi in cui sbarrare le porte del nostro cuore alla menzogna, al costante confronto e al disprezzo di sé, per poi spalancarle alla benedizione, alla fiducia e alla riscoperta dell'amicizia. Con esempi tratti dalle Scritture, Aubin guida a riconoscere l'invidia e la gelosia, senza sprofondare né nei sensi di colpa né nella disperazione. E a riabbracciare ciò che sta al centro della vita cristiana, vincendo la nostra resistenza a lasciarsi amare.
Con l'incarnazione di Dio la nostra vita diventa più divina e più umana. Capire cosa questo significhi è stata la sfida di tutta una vita, per mons. Kamphaus, oggi vescovo emerito di Limburg (Germania). Ed ecco ora che i suoi spunti di riflessione ci accompagnano giorno dopo giorno attraverso il periodo natalizio, dalla prima domenica di Avvento fino alla festa del Battesimo del Signore. Ricco di riferimenti biblici e di suggerimenti per la vita di fede, il libro valorizza dinamiche umane come l'attesa e la speranza, il gioco di tenebre e luce, il dono e la responsabilità di un figlio che viene alla luce... Ma Kamphaus rivolge un'attenzione particolare alle donne e agli uomini di cui si parla nei vangeli della nascita e dell'infanzia di Gesù. Tutti i personaggi del Natale hanno fatto un'esperienza personale del Dio che viene nel mondo, che è qui in mezzo a noi e che continua a venire: e il loro vissuto si fa ispirazione, promessa e invito per i nostri giorni, oggi.
Questo volume prosegue l’ormai tradizionale appuntamento con l’opera collettanea che raccoglie, come ogni anno, le riflessioni dei docenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana (UPS) e di alcuni amici e specialisti della comunicazione a partire dal tema scelto da Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali.
Per la 57ª edizione il Papa ha proposto il tema “Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15)”, chiudendo così il trittico che si apriva con “L’andare e vedere” e proseguiva con “L’ascoltare con le orecchie del cuore”. È questa la comunicazione dell’incontro, una chiamata a calibrare le nostre parole, affinché siano in sintonia e in coerenza con il cuore, luogo della ragionevolezza e della mitezza, ma anche della pacificazione e della condivisione.
Oggi, nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo, è quanto mai necessario l’affermarsi di una comunicazione non ostile. Una comunicazione aperta al dialogo con l’altro, che favorisca un “disarmo integrale”, che si adoperi a smontare “la psicosi bellica” che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII sessant’anni fa nella Pacem in Terris.
È uno sforzo richiesto a tutti, e in particolare agli operatori della comunicazione, chiamati a svolgere la propria professione e a ragionare sulle proprie competenze, per contribuire alla costruzione di una comunicazione per l’incontro e la comunione.
Un altro tipo di organizzazione umana, che porta a un nuovo modo di governare? Sì, è possibile. Ma non è un po' azzardato fondarsi su un brano evangelico per inventare qualcosa del genere? È proprio questa, però, l'avventura in cui ci trascina Marie-Laure Durand. Non ci offre un trattato sull'azione di governo, ma ci aiuta a riflettere su ciò che significa un'autorità dal volto umano. Prendendo come punto di riferimento la parabola degli invitati alle nozze (Matteo 22,1-14), ci spinge ad analizzare le nostre rappresentazioni del potere. E sconvolge, così, le nostre evidenze, smonta le nostre immagini e i nostri modi di operare. Soprattutto ci mostra, qualora non ne fossimo già convinti, l'attualità bruciante del testo biblico nei confronti delle nostre relazioni sociali. Sostenuta dalla sua competenza teologica e filosofica, Marie- Laure Durand ci insegna a considerare in modo diverso la vita collettiva. In ambito cattolico si evita di pronunciare la parola "potere", ma chi lo detiene spesso ne abusa in modo sgangherato. L'autrice offre allora un vademecum essenziale per chi, in un modo o nell'altro, in ambiente laico come in quello religioso, in istituzioni civili oppure ecclesiastiche, si trova a esercitare una governance.
A fronte della progressiva perdita del signicato religioso del Natale, il noto teologo friburghese Gisbert Greshake riscopre la solennità dell'incarnazione di Dio come festa dell'avvicinarsi di Dio al mondo. Le sue stimolanti riflessioni pongono in risalto la rilevanza di questo evento che riguarda ogni individuo oggi: se Dio si è fatto uomo e in questo modo ha intrapreso una straordinaria "carriera verso il basso", allora questo ha conseguenze decisive per il nostro presente, il nostro rapporto con il mondo e la nostra esistenza. La fede ci apre infatti a un nuovo rapporto con il mondo, mettendo gli ultimi al primo posto, rendendoci figura di Cristo e lasciando che Cristo abiti in noi. È così che la notte oscura del mondo diventa finalmente una santa notte. Natale non è più un evento del passato, ma un modo nuovo di vivere.
Questo libro suggerisce un approccio spirituale all'eucaristia, la mensa del Signore. Nel percorso che indica, Klaus Egger, da tempo abituato ad accompagnare singoli e gruppi negli esercizi spirituali, si sofferma sulle varie tappe della celebrazione eucaristica (i suoi momenti chiave), illustra come essa sia una guida fidata e ricca di spunti per la vita, offre stimoli al lettore e alla lettrice per l'approfondimento interiore. Questa introduzione è quindi un invito a riscoprire la liturgia eucaristica - e a riscoprirla con sicurezza, fiducia e forza. È rivolto a tutti coloro che si pongono domande e vogliono comprendere il significato di quel che celebrano nella messa domenicale.
Che cosa porta di nuovo Amoris laetitia rispetto al magistero tradizionale della chiesa? In questo suo commento all'Esortazione apostolica di papa Francesco, Brambilla mostra che il documento getta uno sguardo nuovo sulla vita di coppia e della famiglia: introduce uno stile, un linguaggio e un'attenzione particolare all'esistenza concreta delle famiglie, alla fenomenologia della coppia e alla storia della trasmissione fra le generazioni.
Il dibattito suscitato dall’Esortazione papale sull’amore nella famiglia non tiene sufficientemente conto che ogni atto di magistero è una ripartenza dall'inizio, per fare un ulteriore passo avanti, no è la prima volta e non sarà neanche l'ultima. E' l'atto dell "traditia tradens"che non si limita a trasmettere dottrina e morale, ma cerca di interrogarle sempre da capo, ritornando alla freschezza della sorgente e al gesto di mettere il lievito del Vangelo nella pasta del vissuto umano. In cinque percorsi pastorali di introduzione al matrimonio cristiano, così ci viene dato di sperimentare che dono del Vangelo e vita della coppia possono rinascere e rinascere insieme.
Franco Giutio Brambilla, già ordinario di cristologia e di antropologia teologica alla Facoltà teologica dell'Iltalia settentrionale (e preside della stessa dal 2006 al 2012), nel 2012 è diventato vescovo dl Novara. Presso l'Editrice Queriniana ha pubblicato: Il Crocifisso risorto (2021); Antropologia teologica (2014); Liber pastoralis (2018); Praticare e raccontare i “santi segni” (2020).
La morte della moglie nel 2016 ha costretto Jürgen Moltmann a cambiare in modo radicale la propria vita. Non solo, ma ha indotto un teologo come lui - che tanto ha pensato e scritto sulla speranza umana nel tempo storico e nell'eternità - a verificare se tutto quel discorso è vero e regge alla prova dei fatti: la fede è in grado di sostenere un'esistenza e, anzi, un atteggiamento positivo di fronte all'esistenza? «Ho provato a imparare che cos'è la felicità che non passa. Ho cercato di immaginarmi com'è, dopo l'atto finale della morte, la risurrezione di tutta la vita che si è vissuta. Ho riflettuto sul morire e sul risvegliarsi di un'anima vivente» (Jürgen Moltmann). Cosa chiediamo quanto ci interroghiamo su una vita dopo la morte? Che cosa esprimono i cristiani quando parlano di vita eterna? In questo saggio incoraggiante Moltmann - lui stesso molto avanti negli anni - concentra il suo pensiero sull'inizio che sta in ogni fine della vita, anche nella fine di ogni vita umana. «Il mio obiettivo qui non è presentare un'ars moriendi, una preparazione alla morte, ma una preparazione alla risurrezione nella pienezza della vita che chiamiamo vita eterna. Quindi, direi, un'ars resurgendi» (Jürgen Moltmann).
Uscendo dai soliti schemi, una donna si intrattiene giorno dopo giorno con la «benedetta fra tutte le donne». Per descrivere le lettere che Anne Lécu indirizza a Maria di Nazaret bisogna far coincidere gli opposti: sono mistiche e concrete, contemplative e folgoranti, adoranti e familiari, pacate e provocatorie, edificanti e gustose. Rendendole pubbliche, questo libro fa di ciascuno di noi un (o una) corrispondente fra la Terra e il Cielo. Mettendo per iscritto i suoi pensieri e le sue meditazioni, confessando le sue aspettative e i suoi interrogativi, Anne Lécu li colloca nella storia stessa di Gesù, dall'annunciazione alla risurrezione. Le cronache del mondo fanno eco alle grazie più grandi e alle sofferenze più acute conosciute da Colei che ha dato carne al Verbo. L'enigma dell'iniquità scompare davanti al mistero dell'incarnazione, l'infedeltà davanti alla meraviglia. La Vergine abbraccia e stringe a sé tutta quanta l'umanità ferita. Un piacere che è allo stesso tempo spirituale e letterario.
Partendo dalla convinzione che lo scopo della liturgia risieda, per i cristiani, nell'essere un contatto immediato e concreto con la risurrezione, Jeremy Driscoll svela la ricchezza delle celebrazioni che vanno dal Triduo pasquale sino a Pentecoste, focalizzandosi in particolare sui testi scritturistici della messa, ma anche su riti come la lavanda dei piedi, il lucernario, il battesimo dei catecumeni.
Come vivere una vita autenticamente cristiana? Esistono innumerevoli libri e articoli che approfondiscono il contenuto del messaggio evangelico, ma non sempre viene esaminata con altrettanta cura la forma di un'esistenza ispirata dalla fede. Ora, per parlare correttamente una lingua non basta impararne il vocabolario: bisogna conoscere (e praticare) la grammatica. Questo libro vuole allora aprirsi alla comprensione della grammatica della vita cristiana, a partire dal suo nucleo centrale: la nozione di metánoia. Tradotto generalmente con "conversione" o "pentimento", questo termine ha in realtà un significato molto più ricco: descrive una trasformazione totale dell'essere, mai compiuta una volta per tutte, perseguita sotto l'azione dello Spirito di Cristo risorto. La metánoia ci fa uscire da una visione autoreferenziale e dalle nostre azioni limitate e interessate, per portarci nell'oggi di Dio, dove diventare testimoni di una Presenza reale: quella del Corpo universale di Cristo. Una riflessione sulla portata autentica della metánoia evangelica, intesa come continuo processo di trasformazione degli individui, per fede, sulle orme di Cristo.
Bellet riflette sulla figura di Cristo e sul suo potere sovversivo, interrogandosi sul senso che può avere, per un mondo caotico come è la società contemporanea, far rivivere la nozione di fede.
Descrizione
Questa non è un’opera di esegesi, di teologia o di devozione. La posta in gioco è un’altra e risiede in quello spazio suggerito dall’espressione di Paolo: «Noi proclamiamo un Messia crocifisso, scandalo per i Giudei, follia per i pagani» (1 Cor 1,23).
Che senso ha questo sovvertimento, se lo pensiamo oggi? Sul crinale tra libero pensiero, teologia e spiritualità, Bellet medita sullo scandalo della Croce, che sovverte decisamente la violenza delle logiche umane fondamentali. In questi tempi travagliati il grande teologo francese riafferma la misura in cui la Croce smaschera la vera natura della manipolazione e dell’incitamento all’odio. In definitiva, fa di una mente critica, illuminata dal Mistero pasquale, la chiave per eccellenza per pensare e plasmare il mondo di domani.
Sì, si può salvare il mondo dal caos e l’essere umano dalla miseria se si ama Dio con la sola forza dello spirito critico.
Per le grandi religioni monoteiste l'affermazione cristiana dell'Incarnazione di Dio è, nella migliore delle ipotesi, un'aberrazione e, nella peggiore, una bestemmia. L'onnipotenza di Dio non coincide granché con quello che sembrerebbe essere il suo abbassamento. Forse che gli opposti possono coesistere in Dio? Essere onnipotente e, allo stesso tempo, debole e fragile? Essere infinitamente grande e apparire nella carne di un bambino? Essere il «Vivente», l'eterno immortale, e condividere la nostra condizione facendo esperienza della morte? Essere il totalmente Altro e il farsi vicino come «Dio con noi», l'Emmanuele? I cristiani professano che in Gesù Cristo, nato da donna, pienamente uomo, sottoposto alla morte, ha preso dimora la pienezza della divinità. Difatti Dio non è mai tanto grande come quando, per amore, si fa piccolo.
Nell’evento del Natale diventa sperimentabile che siamo dinanzi non a un “cosa” ma a un “chi”, cioè a persone concrete: la fede cristiana è una relazione viva con quel Dio che a Natale mostra il suo volto di uomo.
Il cardinal Koch ci guida ad accostare il Natale assumendo la prospettiva dei suoi attori principali. Ci sollecita così a non essere spettatori e nemmeno semplici comparse, ma a vivere in prima persona l’evento narrato, nella sua attualità, e a passare per così dire all’azione.
Un libro che ripercorre i racconti dell’infanzia partendo dai protagonisti di quel grandioso affresco di vita. E invita lettori e lettrici ad entrare loro stessi nell’evento, prendendovi parte come persone di questo nostro presente.
n questo libro Bruno Forte riflette sul dono della fede, per farne conoscere la forza e la dolcezza a tutti, in particolare ai giovani che hanno la vita davanti a sé e possono darle il senso e il sapore che la rendono meravigliosa.
«Cerco, il dono va chiesto, cercato, a volte invocato partendo da situazioni di dolore e di sconforto: non è però un premio, dato solo a chi lo meriti, ma un’offerta d’amore che Dio fa a chi gli apra con fiducia il cuore».
La proposta è scandita in due parti: nella prima sono raccolte Otto lettere ai cercatori di Dio; nella seconda l’Autore risponde alle Otto domande che più spesso gli sono state rivolte sul tema. Senza alcuna pretesa di spiegare tutto, egli intende porre interrogativi che contano ed offrire piste che aiutino a pensare. Si tratta di questioni vere e profonde, che emergono quando ci si mette in reciproco ascolto, pronti a lasciarsi sfidare e provocare dalla libertà, dai dubbi e dai sogni degli altri, che – specialmente nei giovani – sono sempre più grandi dei corti orizzonti dei calcoli e delle paure, che tante volte dominano gli adulti.
«Il “gusto della felicità” è una componente essenziale della vita umana. Per essere un testimone di Dio e della sua grandezza, il cristiano ha oggi forse soltanto una cosa da fare. dimostrare ai suoi simili che nel nostro mondo esistono ancora la gioia, la felicità, la speranza, e che la vita è bella e degna di essere vissuta».
Descrizione
La speranza non è qualcosa di aggiunto all’esistenza cristiana, ma una condizione indispensabile per la sua realizzazione. Il Dio della speranza è l’anima della concezione cristiana della vita. Ecco perché Boros in questo libro tenta in modo mirabile di definire l’esistenza umana come un’esistenza di speranza. E pone la questione di Dio alla luce di ciò che attende l’uomo nel futuro.
L’autore scrive così: «La speranza è la mèta verso cui si dirigono tutta la vita, tutta la riflessione e tutta la preghiera dei cristiani. Si potrebbe addirittura definire il cristianesimo come la fede in cui Dio appaga totalmente le speranze dell’essere umano, anzi le supera talmente da rendere ridicoli anche i più arditi desideri e i più grandi sogni del nostro cuore. In tale spirito cristiano, ricolmo di speranza, queste meditazioni vogliono dunque parlare delle gioie e delle promesse future della nostra vita».
«Io non sono migliore di te. L’unica cosa che posseggo è una verità terribile, carica di una potenza sconvolgente. Una verità che ha salvato me e che mi ha dato la risposta a tutti i perché della vita: il Vangelo. Io so che è la verità e l’ho sperimentato mille e mille volte, ma fosse anche un’utopia ti posso assicurare che è un’utopia che ha la forza di salvare. Te ne parlerò da fratello».
Descrizione
Carlo Carretto ha scritto questo libro come un appello ai giovani. È per rispondere a tutti coloro che sono stretti nella morsa della tristezza, del pessimismo, del nichilismo, a quanti sono tentati di ripiegarsi su se stessi sperimentando le droghe o, all’opposto, percorrendo illusorie strade di violenza.
È un appello per tutti a rovesciare le situazioni disperate, a credere realizzabile l’utopia, a mettersi nella verità, a tentare cammini di speranza. Mostrando il necessario coraggio: «Tu da solo puoi niente, tu più Dio puoi tutto». Se credi in te stesso e se credi in Lui puoi vincere l’autodistruzione, puoi scegliere la non violenza.
«La perfezione è uno stato che non ha alcun senso, uno stato che non ha alcun essere neanche in potenza. Il corpo è, la perfezione non è».
Descrizione
Massima efficienza sul posto di lavoro, culto del corpo sano e senza difetti, corsa a risultati sempre più straordinari: siamo tutti tesi a raggiungere la perfezione. Si potrebbe dire: un ideale neo-puritano – imposto al nostro corpo, ma non solo – ci spinge a squalificare ciò che perfetto non è. Dinanzi a quest’ansia da prestazione Alexis Jenni ci ricorda, in un testo incisivo e sognante, quanto i nostri limiti siano la caratteristica più propria dell’umanità. L’essere imperfetto è l’essere vivente. Il difetto è il luogo della nostra ricchezza interiore e relazionale: ecco perché un elogio dell’imperfezione. Mobilitando rinomati autori spirituali, film di fantascienza geni come Leonardo da Vinci e campioni sportivi come Neymar, ma anche grandi filosofi e poeti, Jenni mostra che la grazia dell’umanità è vivere l’imperfezione.
«Depongo i miei brevi racconti sul pelo dell’acqua, come quelle barchette di carta che mi piaceva fare da bambino, senza cercare di conoscere dove le trascinerà la corrente, acconsentendo a non sapere su quali rive approderanno».
Descrizione
In ciascuna di queste pagine Raphaël Buyse entra con discrezione, quasi in punta di piedi, in un episodio di vita vissuta e lo racconta con brillante levità. Consente alla vita di coglierlo di sorpresa: volta per volta si meraviglia, si preoccupa, si indigna, si rallegra.
E, da par suo, con un sorriso o una lacrima, con angoscia o con speranza – ma anche con la Parola di Dio a fare da sottofondo, in filigrana – Buyse intesse storie di libertà, inventa giochi di parole, snocciola racconti velati di umorismo e poesia.
Sono frammenti di quotidianità che scaldano il cuore e danno a pensare. Sono parabole contemporanee che dicono tenerezza per le persone incontrate e lasciano filtrare un raggio di sole.
«Consegno le mie parole al vento. – Il vangelo come calamaio».
«Nella mia giovinezza ho conosciuto il “Dio della speranza”. Ora, nella mia vecchiaia, conosco il “Dio della pazienza”. La speranza entusiasma, mentre la pazienza è faticosa. Ma se nella speranza noi accostiamo qualcosa di nuovo, solo nella pazienza lo manteniamo. È nella pazienza perseverante che la speranza diventa duratura».
Descrizione
Quando qualcuno ci viene incontro con pazienza, misericordia e solidarietà, ci dà tempo, spazio e forza per vivere. E noi, a nostra volta, avvicinandoci agli altri con identico atteggiamento, possiamo fare altrettanto per loro. Costruendo e alimentando convivenza.
Sono qui raccolte due sentite riflessioni del grande teologo di Tubinga: una meditazione personalissima sulla pazienza (e il suo legame con la tolleranza) e un trattatello su misericordia e solidarietà (non solo nel cristianesimo). Entrambi i testi si sviluppano in due direzioni di fondo: da un lato indicano qual è il significato di queste virtù, dall’altro suggeriscono dove le si apprendono e come le si praticano.
In questo libro – colmo di una speranza orientata a Cristo – si fondono allora in modo toccante la saggezza della vecchiaia e l’attesa del futuro, facendone uno scritto da consegnare nelle mani di tutti.
«Un bouquet di esperienze dense, intense, preziose – addirittura poetiche» (M.-J. Thiel).
«Essere tenuti solo a dare, e a ricevere solo donando: in questo paradosso vita e morte sembrano quasi risolversi, come trasfigurate, l’una dall’altra» Hans Urs von Balthasar.
Descrizione
Anche se rientra a pieno titolo nel nostro orizzonte, la morte è al contempo quanto di più incomprensibile esista.
In tre profonde meditazioni von Balthasar indaga il mistero della morte. Interroga l’aspirazione che abita ogni essere umano: quella di voler produrre, nel tempo che scorre, qualcosa che sappia di eterno. Il teologo scende nelle profondità del mistero pasquale, medita sulla morte e risurrezione di Gesù, riflette sulla comunione dei santi. E mostra così quale risposta il cristianesimo offra al paradosso della morte, dischiudendone il significato per i battezzati di oggi.
«La morte calpesta e sparge al vengo quel po’ di senso che ha fatica siamo riusciti a racimolare in un’intera vita. Quando muore una persona amata, tutto il senso della sua vita viene messo tra parentesi. Ora: il cristianesimo, presentandosi come messaggio di salvezza, quale soluzione sa offrire a questa contraddizione in definitiva insopportabile?».
«Di fronte alle tante speculazioni, noi diciamo “Pasqua”, risurrezione. E ciò significa che il futuro definitivo è già iniziato. La trasfigurazione del mondo non è un ideale, ma una realtà» Karl Rahner.
Descrizione
Karl Rahner, teologo di fama mondiale, è anche il più grande autore nel campo della spiritualità del XX secolo. Quando parla della fede cristiana è per indicare quanto la fede arricchisce la vita. Ciò vale anche per la Pasqua, che è molto più del sentire la primavera che sboccia, organizzare la gita fuori porta o godere qualche giorno di vacanza. È per Rahner il nucleo misterioso della fede cristiana che dona gioia, che dà forza, che motiva la vita.
Con le quattro meditazioni qui raccolte si acquisisce una miglior comprensione dei contenuti centrali della fede cristiana interiorizzando «che cosa significa la Pasqua» e perché i cristiani sono ottimisti. Infatti «a partire dalla morte e dalla risurrezione di Gesù ora, nell’intimo della terra, brucia il fuoco di Dio che trasfigura in bene la terra pezzo per pezzo, così che il credente può amarla anche se percepisce di questo processo di trasformazione tanto poco quanto dell’aria in cui ci muoviamo».
In breve
In quattro fra i suoi testi spirituali più belli, Karl Rahner insegna che c’è una “Quaresima della vita”, che non ha niente a che fare con l’astenersi da ogni piacere. Ma nella quale conta piuttosto sperimentare che ci manca un’esperienza di cui avremmo cogente bisogno: la presenza di Dio. Il digiuno quaresimale serve non a dimagrire, ma a cambiare il nostro metabolismo spirituale. Ne va di una fede matura che dà sempre più profondità al quotidiano, superandone le lacerazioni.
Descrizione
Chi di noi non si aspetta miracoli dal digiuno? Peso forma ideale, aspetto giovanile, sensazione di benessere! Ma se il senso della Quaresima fosse questo, non avrebbe posto nella chiesa: avrebbe a che fare piuttosto con le polizze sanitarie offerte dalle compagnie assicurative.
Che cosa significa, allora, quel “tempo di penitenza e digiuno” che inizia il Mercoledì delle ceneri e finisce alle soglie del Triduo pasquale? Risponde questa pubblicazione, che raccoglie quattro testi spirituali fra i più belli di Karl Rahner. Il gesuita tedesco, considerato uno dei più grandi teologi del XX secolo, mostra che la Quaresima non ha nulla a che fare con la rinuncia al consumo, con la semplice morigeratezza, ma tocca la fede nel profondo del nostro cuore. Il digiuno quaresimale non ha di mira il dimagrimento, ma un mutamento del “metabolismo spirituale”. Ne va di una fede cristiana che matura e che dà sempre più profondità al quotidiano, superandone le lacerazioni.
In breve
In una rinnovata veste grafica, un bellissimo testo per la meditazione e la preghiera: il commento di un gigante della teologia al dramma della croce, seguendo le pennellate dei disegni in bianco e nero di Josef Hegenbarth per la cattedrale di S. Edvige a Berlino. Non un commento estetico, ma una riflessione aperta sul dramma del dolore del Cristo.
Descrizione
All’inizio degli anni Sessanta un maturo Josef Hegenbarth (1884-1962) realizzò le quattordici stazioni della Via crucis per la cattedrale S. Edvige a Berlino, appena ricostruita. A quell’opera l’artista – pittore, grafico, illustratore e ritrattista tedesco – diede forma dopo lunghe esitazioni: senza preparazione, contrariamente al suo solito, e inseguendo con passione una visione artistica e religiosa, egli abbozzò i quattordici disegni a pennello in bianco e nero, un foglio dopo l’altro, impiegandoci poche settimane.
Hans Urs von Balthasar è entrato in una sorta di sintonia letteraria e teologica con i disegni dell’artista e ne ha scritto un commento, accompagnando le immagini parola per parola. Ne è nato un bellissimo testo per la meditazione e per la preghiera: non un commento estetico, ma una riflessione aperta sul dramma del dolore del Cristo, scritto dall’autore della Teodrammatica.
Sono qui raccolti tre brevi testi di Karl Rahner. Egli ci invita a cogliere le nostre giornate come un avvento, esortandoci ad andare verso quel Dio che è venuto nel nostro mondo per trasformare tutto nel suo futuro. Ne saremo capaci? Se il tempo liturgico di Avvento è spesso identificato con quelle quattro settimane che ci lasciamo alle spalle non appena festeggiamo il Natale, qui Rahner intende allora sottolineare che questo tempo è molto di più: perché le nostre vite, abitate da ricordi e attese, sono accompagnate da una nostalgia profonda. In che cosa consista questa nostalgia e come essa trovi un approdo è il contenuto delle riflessioni spirituali di Rahner sull'Avvento, che qui sono state sapientemente raccolte dal gesuita A.R. Batlogg, curatore dell'Opera omnia di Rahner, e dal teologo e psicoterapeuta P. Suchla. «Dio ha già cominciato a celebrare il suo avvento nel mondo, e anche in noi. E se noi a nostra volta accogliessimo la vita come un avvento?». I tre brevi testi di Karl Rahner qui raccolti aiutano a rispondere a questa domanda, invitando ad andare verso quel Dio che, in Cristo, è venuto nel nostro mondo per trasformarlo.
«Viviamo in un mondo di segni, ma la realtà che essi significano l'abbiamo perduta»: nel 1927 Romano Guardini scriveva un libricino su I santi segni, vergando pagine di grande profondità. Franco Giulio Brambilla riprende e rivisita il tema da par suo, con gusto e linguaggio attuale, e ordina i "santi segni" raggruppandoli secondo la loro tonalità principale. La mappa si apre con il segno della croce e si chiude con la benedizione. Questi fanno da cornice a tre gruppi di segni connotati dal loro tratto prevalente: segni corporei (stare in piedi, inginocchiarsi, battersi il petto, alzare e imporre le mani), segni creaturali (acqua, luce/fuoco, olio, pane e vino) e segni rituali (cero, cenere, incenso, vesti, campane). Ne risulta un percorso sorprendente, che rinnova sapientemente i simboli nutrendone il senso alla fresca corrente della sacra Scrittura e della tradizione liturgica della chiesa.
Il Padre nostro è di gran lunga la preghiera più preziosa dei cristiani perché risale a Gesù stesso. Walter Kasper, teologo e cardinale tedesco di fama mondiale, dischiude i segreti della preghiera del Signore. E lo fa in tre modi: prima di tutto, la comprende alla luce della tradizione ebraica, perché ogni frase si colloca nel solco della tradizione del giudaismo e denota dei parallelismi con la preghiera della sinagoga. In secondo luogo, l'oratio dominica viene compresa a partire dal messaggio complessivo di Gesù - e in effetti fin dagli inizi è stata interpretata nella chiesa come una sintesi di tutto il vangelo. E, in terzo luogo, Gesù ha lasciato ai suoi discepoli non solo le parole di una preghiera da recitare, ma anche una promessa: come preghiera nello Spirito, il Padre nostro intende accompagnarci proprio nella vita attuale.
I preti, lungo la storia, non hanno sempre avuto il medesimo compito. E anche oggi sono sollecitati a reinventarlo. Queste meditazioni offrono un aiuto a trovare i punti fermi da cui prendere le mosse, nell’attuale scenario, per scrivere una nuova storia di fedeltà.
Descrizione
Le diverse situazioni culturali ed ecclesiali hanno sempre sollecitato, nei secoli passati, un ripensamento del ministero presbiterale. In effetti sono le necessità della missione che modellano le forme del ministero, senza far loro perdere il dato fondamentale, riscontrabile nel Nuovo Testamento.
L’attuale congiuntura provoca a ripensare ulteriormente il modo di vivere il ministero. Non è più in discussione – come avveniva alcuni decenni or sono, subito dopo il Vaticano II – la figura dogmatica, bensì il rapporto tra l’esercizio del ministero e il modo di vivere la vita cristiana tipico dei ministri ordinati.
Le meditazioni offerte in questo libretto, frutto di un corso di esercizi spirituali, vorrebbero aiutare a comprendere come oggi il prete possa vivere la sua vita da cristiano senza farsi fagocitare da attività alienanti e da attese indebite.
Una serie di toccanti riflessioni sulle ultime sette parole di Gesù. Riconducendole alla loro essenza più vera, Hauerwas rilegge quelle espressioni collegandole ad altre pagine bibliche e associandole altresì ad autori contemporanei, per illustrarne l’importanza rispetto alla nostra vita di oggi.
Aprendo il nostro orecchio al linguaggio delle Scritture e disponendo il nostro cuore a una visione più vera di Dio, Hauerwas sottolinea l’umanità di Cristo, ricorda l’essenziale “alterità” di Dio e mette in evidenza la dinamica trinitaria della croce.
Sarebbe comodo sfuggire alla crudezza della Passione offrendo facili spiegazioni a difficili verità, o facendo della psicologia, o ricorrendo a letture solo devozionali delle parole del Crocifisso. Eppure il teologo americano si guarda bene da questi rischi: qui non si tratta delle nostre emozioni, ma di quel che patisce il Figlio nella sua Passione.
Una meditazione rigorosa ed essenziale, una lettura coinvolgente delle parole di Gesù, che giunge direttamente al cuore del vangelo.
La vita non è solo amena, piacevole e armoniosa. La vita sa essere anche molto dura, a volte. E chiunque prometta di risolvere con un colpo di bacchetta magica tutti i problemi, costui mente: paura e solitudine, malattia e dolore, disperazione e morte non si cancellano con un colpo di spugna. Eppure non è il negativo ad averla vinta: questo è il messaggio della Pasqua. Celebrare la risurrezione non elimina i momenti bui e cupi dalla mia vita, ma mi fa sentire che Dio sta camminando con me, attraversa con me le tenebre dell'esistenza. E la risurrezione del suo Figlio promette che la morte non ha l'ultima parola: l'ultima parola spetta sempre all'amore. Ecco perché la Pasqua è tutta un'altra cosa rispetto a uova di cioccolato, soffici colombe coperte di glassa e scampagnate con gli amici: è qualcosa di completamente diverso. Perché adorare una croce? Perché il vuoto del sabato santo e il fuoco nuovo nella notte di Pasqua? E poi, un morto può davvero rivivere? Andrea Schwarz ci accompagna pagina dopo pagina - con un linguaggio fresco, diretto, spigliato, niente affatto convenzionale - in un viaggio attraverso i giorni della Quaresima e del Triduo. Mostrando che tutto questo ci riguarda da vicino, ha a che fare con noi: è della nostra vita che parla. Un libro che incoraggia ad affrontare le oscurità della vita. E aiuta ad aprirsi alla risurrezione e alla vita nuova. Perché la Pasqua è davvero diversa: è ricominciare. Ma lo sperimenteremo solo quando lo vivremo.
Questo libro di meditazione, idealmente da gustare lungo un arco di quaranta giorni, è pensato per calcare le orme di Gesù sedendo alla scuola di Dietrich Bonhoeffer: una delle menti teologiche più brillanti del Novecento, membro della resistenza a Hitler e martire del nazismo. Sandro Göpfert, che ci invita a percorrere questo viaggio, per ogni giorno di cammino offre: - un brano tratto dagli scritti più intensi di Bonhoeffer, - una pagina biblica cruciale che illustra lo stesso tema, - un testo per l'approfondimento meditativo, - alcune domande per il discernimento personale, - ricchi e preziosi spunti per la preghiera. Al termine di questo percorso di frequentazione quotidiana, il lettore sarà entrato in sintonia con l'uomo Bonhoeffer, conoscerà meglio il profondo pensiero di questo padre della chiesa del XX secolo (i testi sono gioielli tratti soprattutto da Vita comune, Sequela e Resistenza e resa), ma soprattutto avrà fatto esperienza di Gesù, Colui alla cui sequela Bonhoeffer si è messo convintamente, con tutto se stesso. «Un libro per confrontarsi con la visione spirituale di Bonhoeffer. L'autore ha scelto di sostare su testi relativi a quaranta parole-chiave, che spaziano da "preghiera" a "silenzio", da "cantare" a "dormire"...» (Peter Zimmerling).
Pagine intense e vibranti, da uno dei massimi teologi del Novecento, per accompagnare un cammino di riflessione che va dal Giovedì santo alla Domenica di Pasqua, ma si prolunga poi fino all’Ascensione e alla Pentecoste.
«La passione del Figlio dell’uomo è l’accettazione abissalmente unica e irripetibile della passione per l’umanità. Quest’ultima, nella accettazione di Cristo, viene accolta, supportata, redenta e liberata, per entrare nel mistero di Dio».
«Se chiudono le porte a noi, suoi messaggeri, a Cristo non le possono chiudere. Egli entra in tutti i cuori per inquietarli senza posa con la fame della giustizia e dell’amore, con la sete della vita e della verità – con la fame e la sete di lui. Perché lui è l’amore e la giustizia, la vita e la verità».
Durante l’anno liturgico, la chiesa si premura di dischiudere ai fedeli «i molteplici tesori dell’unica Parola di Dio». Anche nel corso del Tempo ordinario «la chiesa si edifica e cresce nell’ascolto della Scrittura e i fatti mirabili che un tempo Dio ha compiuto nella storia della salvezza vengono in mistica verità ripresentati» di fronte ai nostri occhi.
Delle azioni compiute dal Dio biblico nella storia è testimone per esempio Anna, insieme al figlio Samuele. Nelle storie che vedono protagonisti prima Saul, poi i giovani amici Gionata e Davide, al tempo dei complessi inizi della monarchia, l’intero popolo di Israele può riconoscere l’intervento salvifico del Signore. Ed è la stirpe dello stesso re Davide che sale successivamente alla ribalta, nel bene e nel male: vuoi con le vicende che toccano Salomone e i suoi successori (come Ezechia, per esempio), vuoi con i profeti che pungolano criticamente l’istituzione regale. Ed ecco allora Elia ed Eliseo, Amos e Geremia dare voce al messaggio divino che richiama i termini dell’alleanza.
Le letture bibliche indicate dalla liturgia feriale del Tempo ordinario consentono, infine, di dedicare un’attenzione speciale ad altri personaggi di prim’ordine, come il sapiente Giobbe, l’apostolo Paolo e il suo fedele collaboratore nell’evangelizzazione, Tito.
Una storia divina-e-umana di realismo e di profezia che, focalizzata su singole figure e meditata nella lectio divina, si fa per noi «norma e sostegno di tutta la vita».
Queste stimolanti meditazioni, sviluppate a partire da un corso di esercizi spirituali, ripercorrono le pagine bibliche dell’Esodo, rileggendo alla luce del vangelo di Gesù quel cammino di riscatto e di crescita, di salvezza e liberazione.
L’Esodo racconta l’epopea del popolo di Israele che esce dall’Egitto, percorre un itinerario nel deserto ed entra nella terra promessa. Nello stesso tempo, però, quelle vicende sono paradigmatiche: permettono di accedere a un dato che non è solo ebraico e cristiano, ma tocca uomini e donne di tutti i tempi.
In quel cammino spirituale viene offerta una metafora della vita universalmente umana, una emblematica parabola della libertà umana nel suo sbalorditivo incontro con la libertà di Dio. Ed è una via che riguarda ciascuno di noi, che oggi ci mettiamo in ascolto della Parola rivelata: tra promessa e compimento.
Un prezioso invito a riflettere sui significati autentici del Natale, secondo la prospettiva e la sensibilità di tre autori molto diversi fra loro.
Metz individua nel Natale una memoria liberatrice. Il rischio oggi è quello di una grave mistificazione del Natale: perdere il suo vero contenuto, la sua proposta sovversiva. Il ricordo critico interviene invece a sostenere le lotte per la libertà, la giustizia e la pace.
Il filo rosso della riflessione di Boros sul Natale è il desiderio di silenzio: il Dio che svela se stesso nell’uomo Gesù richiama a non disperdersi sulla superficie delle cose. Solo dal silenzio, esteriore e interiore, può scaturire la nostalgia del Mistero.
Infine Santucci piange su un Natale divenuto ostaggio dei bottegai, degli uffici turistici, degli allevatori di tacchini. E raccomanda di scorgervi, piuttosto, l’utopia della gioia: celebrando la gioia, esorcizzando i nostri Erode, il Natale del Verbo di Dio si svela allora come nascita dell’uomo.
Dobbiamo imparare a vivere con gratitudine. Chi prova riconoscenza rifiorisce: la sua vita diventa bella, preziosa e creativa. Si riempie di stupore: non dà più tutto quanto per scontato. E ogni giorno c'è un numero sufficiente di opportunità per provare gratitudine. La gratitudine è il nucleo della spiritualità e una chiave per accogliere un dono inestimabile: la felicità duratura. Testi densi, brevi e ispirati, offerti con modestia da un grande maestro di spiritualità.
In un mondo in cui si moltiplicano le reti di comunicazione sociale, ma in cui, paradossalmente sembra crescere un senso d'isolamento e solitudine, risuona forte la domanda sulla realtà dell'essere umano: in che cosa consiste la sua realizzazione, la sua vera felicità?
Una risposta è celata nella realtà di "Gesù in mezzo": la vita di comunione nella quale la presenza di Cristo nella comunità e nei singoli porta a tutti e a ciascuno pace, gioia, luce nelle scale da fare e nelle decisioni da prendere...
Affermando: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, ivi sono io in mezzo a loro" (Mt 18,20) Gesù ha promesso la sua presenza ovunque si vive nella radicalità del comandamento nuovo dell'amore. Non solo sugli altari delle chiese ma nelle famiglie, nelle strade, nei luoghi di lavoro, nelle scuole...
Questo libro raccoglie lettere, scritti e conversazioni di Chiara Lubich che approfondiscono il significato di "Gesù in mezzo", con suggerimenti pratici per poter vivere con questo divino "Altro" sempre presente.
La missione, nella prospettiva cristiana, è una delle espressioni più alte dell'amore del prossimo. L'impegno nella missione è anzitutto proporzionato alla consapevolezza del dono ricevuto: l'amore di Dio. Chi si sente da lui amato, chi scopre questo tesoro nascosto, si dedica alla missione perché i fratelli e le sorelle si sentano a loro volta amati e giungano alla sua stessa esperienza gioiosa. Pier Giordano Cabra offre qui alcuni appunti sparsi circa le più frequenti situazioni in cui viene a trovarsi chi è impegnato nella missione oggi. Non tratteggia dunque una ponderosa teologia della missione, ma raccoglie semplici considerazioni nate dalla vita, offrendole a chi desidera fare dell'esistenza cristiana un dono per gli altri - sapendo che il vangelo è un dono che nasce dalla gioia di chi lo offre e porta gioia a chi lo riceve.
L’Autore offre una lucida sintesi sulle due note costitutive dell’uomo: la relazione e la solitudine, per concludere che l’amicizia è l’unica terapia della solitudine. “Questo piccolo libro va molto apprezzato, ma bisogna leggerlo come si leggono alcuni repertori di pensieri à la Pascal: poche battute alla volta e possibilmente a giorni alterni, perché quasi ogni riga merita d’esser meditata, essendo spesso una frase fulminante di un pensatore di genio. E di pensatori di genio l’Autore ne ha convocati tanti, tantissimi, con una pazienza davvero certosina. Il tema, del resto, meritava a pieno tanta fatica di ricerca”. (Carmelo Vigna, Dall’introduzione)
Con Dio intratteniamo spesso dei rapporti contrattuali. Quando, nella vita, ci capita qualcosa che "non era nel contratto", fatalmente perdiamo ogni fiducia in questo Dio del dare-e-avere cui avevamo affidato tutto perché, da Supremo Garante, ci proteggesse magicamente da tutto. Allora ci abbandoniamo al lamento: perdiamo la voglia di vivere spensierati, perché ci sentiamo minacciati da ogni parte. Intrecciando finemente racconto personale, meditazione teologica e rilettura spirituale del libro di Giobbe, Marion Muller-Colard fa balenare una fede intesa come audacia. Rileggendo la propria esperienza al capezzale del figlio, incita ad andare - oltre i sistemi rassicuranti - alla ricerca di una grazia incarnata nell'esistente. Perché Dio ha un altro volto. È l'Incommensurabile. È esigente. Con noi circoscrive il caos a favore della vita, ma non ci dispensa dalla vulnerabilità. Dio cerca chi lo ama per nulla, non per contratto. «Quel Dio "gonfiato" a cui Giobbe ed io avevamo affidato la nostra vita, nell'entusiasmo di una giovinezza colma di promesse, si era come "sgonfiato". E, con Giobbe, dovevo tenere in mano per molto tempo la pelle morta di quel Dio, come un indizio sulla via di un altro Dio» (Marion Muller-Colard).
Proclamare che Gesù è risorto dai morti è il fondamento e il centro della nostra fede. Tuttavia: che cosa conteneva in origine questa affermazione e che significato ha per noi oggi? Se non vuol dire che un defunto ha ripreso a condurre la sua vita precedente, in che modo il messaggio della Pasqua può essere vero e sensato?
Accostandosi ai racconti pasquali del Nuovo Testamento, l’autore ci suggerisce intelligenti piste di riflessione. Tenta anzitutto di comprendere l’evento così come ha preso corpo nei testi che lo narrano. Si sforza, poi, di distinguerne le possibili interpretazioni. Pagina dopo pagina, affronta il dubbio sulla consistenza del corpo risorto di Cristo (corpo che è “uguale” eppure “diverso” da prima), si concentra sul tema della testimonianza dei primi seguaci, si interessa dei destinatari della trasmissione dell’annuncio pasquale, si chiede che cosa significhi incontrare il Risorto – ed esserne messi alla prova! –, andando a costituire una comunità conviviale con lui...
Un percorso meditativo intenso, serio, potente: che, in definitiva, chiede a noi di prendere posizione.
«Il dramma della situazione attuale è che tristezza, nausea e grettezza del cuore non sono solo problemi dell’individuo, ma anche fenomeno sociale di prim’ordine. Chiunque prenda sul serio Dio, rinuncia a suonare la ritirata dietro le barricate: seguirà piuttosto la traccia luminosa della gioia – nella storia e nel presente. Questa gioia può vincere la tristezza del mondo, perché è sorella della speranza». (Walter Kasper)
Descrizione
Siamo creati per la gioia. Eppure a volte una pesantezza ci trascina verso il basso, la paura che ci serra il cuore in una tenaglia. Ammettiamolo: siamo sempre più arrabbiati, risentiti, incattiviti, siamo sospettosi e prevenuti. Sia come singoli individui, sia come chiesa e come società civile, cediamo alla tentazione di assumere questi atteggiamenti negativi, che possono avere molte cause: la globalizzazione, la crisi economica, l’avvelenamento della terra, il riscaldamento globale, i fenomeni migratori mondiali...
I campioni della fede biblica – da Abramo e Sara fino a Gesù, «il testimone fedele» – disegnano però una traccia luminosa di speranza e di gioia attraverso la storia. Per noi cristiani la gioia è al tempo stesso frutto della conversione e dono della grazia. Apre il cuore alla bellezza e ai doni della creazione, alla comunione e all’amore, ma anche a Dio stesso, che in Gesù si è avvicinato agli uomini come amico.
Da qui nasce un magistrale invito alla gioia: Kasper fa sua – e propone a noi, quasi a volerci contagiare – la risposta della fede alla domanda sul senso dell’esistere.
Sono sette frasi brevissime, simili a un soffio che esce dalle labbra aride di Gesù morente, attanagliato dall'asfissia provocata dalla crocifissione. Eppure, la loro densità è tale da aver sollecitato nei secoli un'imponente riflessione teologica e spirituale e da aver conquistato anche la cultura occidentale che in esse ha condensato il mistero universale dell'esistere, del soffrire, del morire e dello sperare. Attraverso una lettura esegetica, accompagnata da percorsi meditativi, questo ideale ed estremo testamento di Gesù è di nuovo offerto in tutte le sue iridescenze umane e teologiche. Ma è anche incastonato all'interno della grande cornice della precedente passione e della successiva morte, risurrezione e glorificazione di Cristo. Lo sguardo si allarga, infine, anche alla tradizione spirituale e artistica che ininterrottamente ha cantato, rappresentato, meditato quelle ultime sette parole dell'uomo-Dio crocifisso.
Maria, oggi come ieri, è una stella che precede Cristo “sole di giustizia”, è la sorgente nascosta di ogni rinnovamento della Chiesa. Maria ci ricorda, senza sosta, la nostra felicità di essere figli di Dio, scelti, amati, salvati da lui. Questo libro, scritto con una lingua semplice e accessibile, è un invito a guardare a Maria come modello per arrivare a Gesù. Nella convinzione che più amiamo Maria più ci lasciamo educare da lei, le permettiamo, cioè, di realizzare l’opera dello Spirito Santo in noi. Marie-Dominique Philippe tenta, attraverso questo libro, di accostarsi al mistero di Maria, di seguirla nelle sfide imposte dalla nostra epoca, di approfondire alcuni aspetti del suo pellegrinaggio, in particolare il mistero della Croce e l’Assunzione.
L'udito e la vista sono i due sensi più importanti dell'essere umano, Oggi rischiamo il loro ottundimento, perché siamo circondati senza sosta da rumori, immagini e informazioni che si rovesciano su di noi come una pioggia battente. C'è chi in casa tiene il televisore acceso tutto il giorno. C'è chi anche quando va a correre al parco o a passeggiare in centro ha le cuffie sulle orecchie e ascolta musica. Così, però, non sentiamo quello che avviene introno a noi. Qualcosa di simile avviene con l'atto di vedere. Prendendo lo spunto da alcuni episodi biblici, dalla Regola di san Benedetto, da illuminanti intuizioni filosofiche, Grün dimostra come l'ascolto e la visione - due pilastri della nostra vita di ogni giorno - si ripercuotano sulla nostra interiorità. Sono vie a una vita ricca e intensa. Ci aiutano a giudicare e ad agire in maniera diversa, più consapevole e più attenta: con le orecchie del cuore e gli occhi del cuore. Ci aprono al mistero di Dio: ci portano a sentire l'Inudibile e a vedere l'Invisibile. Senza clamori, dall'ascoltare e dal guardare passa dunque l'azione di Dio verso di noi - e passa la risposta che noi diamo a lui!
Lo Spirito Santo è il portatore della luce. Basta invocarlo e lasciarci illuminare da lui. Scopriremo, in questo modo, la bellezza di Dio che riverbera in noi.
Nell'incontrare l'altro, il fratello, l'uomo diviene essere autentico. E proprio lì si incammina verso Dio. Perché lì, nella positività realizzata, porta ad espressione l'essere divino. Questo il pensiero dominante che da filo conduttore all'intero libro. E qual è l'essenza dell'umano, cercata con i propri sforzi e accolta come riuscita immeritata? È la virtù. Ecco allora che Boros, quando scrive sulle virtù più criticamente ragguardevoli, ha qualcosa di veramente nuovo da dirci. Qualcosa di estremamente profondo. Attraverso le sue meditazioni, egli perviene al mistero dell'incarnazione: il Dio che si fa totalmente, realmente uomo, il Dio che prende su di sé ciò che è terribilmente normale, abituale, che si lega a ciò che dà nell'occhio. E proprio lì si produce, allora l'originarietà dell'essenza umana. Scritte in uno stile penetrante e lucido, queste riflessioni giungono dirette al cuore. Si possono leggere separatamente meditandole pezzo per pezzo. Proprio in questo modo esse sprigionano la loro intera chiarezza.
Qual è il cammino percorso ultimamente dalla dottrina cristiana sulle realtà ultime? Come parla a noi contemporanei? In che termini può gettare luce sulla nostra speranza per il domani ultraterreno? In sette agili capitoletti viene qui raccontata l'evoluzione decisiva di sensibilità, di linguaggio, di consapevolezza, di tematiche che l'escatologia ha conosciuto dagli inizi del Novecento fino ai giorni nostri. Frequentando da par suo la bibliografia più qualificata, Gibellini affronta il discorso della morte e dell'aldilà (del giudizio di Dio, del cielo e dell'inferno) in prospettiva di fede. Dominando la materia con maestria, introduce il lettore a quei piccoli dettagli in cui si celano gli snodi cruciali del pensiero, in cui si intravvedono i germi della svolta, in cui trova nuova intelligenza il mistero. Riportando con ampiezza le voci degli autori più rappresentativi, accompagna la meditazione all'approdo teologico più persuasivo. La dottrina dei nuovissimi splende così, in queste pagine, come «arte di vivere per Dio e con Dio» (J. Moltmann), all'insegna della speranza, dell'amore, della misericordia.
Se la vita è un continuo cambiamento, fedeltà equivale a immobilità? Vuol dire restare legati a qualcuno anche quando ha messo radici l'indifferenza? Significa riprodurre ossessivamente il passato, senza mostrare il coraggio dell'inventiva? E che dire delle promesse fatte a se stessi, dell'impegno preso verso l'altro, della fiducia accordata reciprocamente: hanno ancora senso? Di fronte alla confusione dominante circa il desiderio mutevole, il tempo che passa e la parola data (e poi dimenticata), è urgente riscoprire che cosa significa essere fedeli nella condizione umana odierna. Evocando la drammaturgia divina della Bibbia, Véronique Margron presenta qui le figure essenziali di questa virtù sottovalutata. Una virtù che orchestra, nel cuore di ogni esistenza, la ricerca della libertà, della giustizia o della pace. L'unica virtù a essere indefettibilmente capace di amore. E solo l'amore è degno di fiducia. Un elogio vibrante della vita sincera e leale.
Meditazioni sulla Chiesa, comunità ecclesiale cristiana, che incarna l'esperienza comunitaria di amore evangelico. Un "giardino" in cui fioriscono le parole di Gesù: è la caratteristica prospettiva da cui Chiara Lubich coglie ciò che è la Chiesa nei piani di Dio. La vede perciò innanzi tutto nella sua dimensione carismatica, come "Vangelo incarnato", e in questa chiave legge anche la sua dimensione gerarchica. In profonda sintonia con il Concilio Vaticano II, la fondatrice dei Focolari dischiude, negli scritti raccolti in questo volume, l'esperienza della Chiesa come Popolo di Dio, unito da una corrente d'amore che nasce dal cuore stesso di Dio ed è capace di rinnovare tutti gli ambiti della vita umana. A partire da Gesù crocifisso e risorto che vive in mezzo ai suoi, si può rinnovare nell'oggi il miracolo della Pentecoste: molti che diventano un cuor solo e un'anima sola e si aprono a un dialogo senza confini.