L'imperativo di mettere il vangelo al centro dell'azione e della parola della chiesa ha permesso a quest'ultima di iniziare un processo di cambiamento e aggiornamento, nella linea del concilio Vaticano II. In questo cammino è prioritario ascoltare tutti, specialmente chi sta ai margini della società e delle comunità ecclesiali, perché è a partire da lì che emergono esigenze spesso dimenticate e perché proprio nel volto di chi è altro da noi appare spesso quell'immagine di Dio che sostiene la nostra comune umanità. Le opere di misericordia «dar da mangiare» e «dar da bere» sono finalizzate prima di tutto a sostenere questa misteriosa presenza di Dio nel mondo.
Fin dai suoi primi interventi come arcivescovo di Bologna, il card. Matteo M. Zuppi si è distinto per la sua capacità di far dialogare vangelo e cultura, società civile e comunità credenti. La raccolta dei suoi maggiori interventi pubblici riesce a dare un quadro del dialogo che ha dimostrato di saper costruire. Vengono in tal modo ripercorsi gli anni precedenti e successivi alla pandemia, le vicende drammatiche delle nuove migrazioni, la testimonianza accorata delle stragi della storia italiana, ripresentandone un'interpretazione evangelica nella quale i vari protagonisti rivivono nella speranza.
Nel 1986 Giovanni Paolo II riunì ad Assisi i rappresentanti di varie religioni provenienti da tutto il mondo per una grande giornata di Preghiera per la Pace. Al termine di quell'incontro auspicò che le religioni continuassero a propagare il messaggio della pace e a vivere lo spirito di Assisi. A partire dall'anno successivo, attraversando varie regioni del mondo, la Comunità di Sant'Egidio ha iniziato a diffondere quello «spirito» con annuali incontri internazionali di Preghiera per la Pace, coinvolgendo leader religiosi e personalità del mondo della cultura e delle istituzioni insieme a persone di buona volontà. Andrea Riccardi, autorevole e fedele interprete di tale percorso, ha sostenuto lo sviluppo di questo cammino. Vengono qui raccolti i suoi interventi tenuti in questi anni che delineano i principali momenti storici vissuti dalla comunità internazionale e indicano i nodi e le sfide per immaginare e dipingere un quadro di pace.
Durante l'ultimo sinodo europeo, nel 1999, Carlo M. Martini, troppo saggio per parlare di concilio in modo esplicito, si augurava «per il nuovo secolo un'esperienza di confronto universale tra i vescovi» per trovare risposte a questioni aperte: carenza di ministri ordinati, ruolo della donna nella società e nella chiesa, partecipazione dei laici, sessualità, disciplina del matrimonio, ecumenismo... Oggi vi si aggiungono la crisi degli abusi, il sentimento di scoraggiamento e la frammentazione del cattolicesimo. Lanciando la dinamica sinodale, papa Francesco sta forse proponendo, a modo suo, una sorta di concilio, allargato all'insieme del popolo di Dio? Questa voce di pacificazione e creatività è essenziale per affrontare le difficoltà attuali. Secondo Theobald, la sinodalità è una dimensione costitutiva della chiesa che si attua con nuovi processi appoggiandosi soprattutto su una conversione personale e istituzionale. Nonostante prevedibili resistenze, il popolo messianico ha la possibilità di entrare in una fase determinante della sua storia spirituale. Dopo la prima sessione del sinodo sulla sinodalità, tenutasi nell'autunno 2023, questo libro ne fa da sunto e, nello stesso tempo, apre una pista per un confronto approfondito sulle tematiche più attuali.
Il cammino della comunità credente è inserito nel cammino del mondo: la sua vocazione è quella di essere un forziere di speranza. Nei suoi interventi il cardinale Matteo M. Zuppi apre gli occhi e il cuore sulle tensioni che la nostra contemporaneità vive, leggendovi i segni e le testimonianze di speranza che emergono dalle macerie delle guerre, dalle violenze della storia e dalle ferite delle relazioni. Individua inoltre nella nostra volontà di dialogo e compassione lo strumento adatto per costruire strade di comunione e rispondere alle sfide che la società di oggi pone per il futuro del nostro vivere insieme.
Il cammino sinodale della chiesa cattolica ha raggiunto la terza tappa: a livello di chiesa universale ora inizia il confronto su quali riforme è possibile implementare. Autori importanti si sono riuniti attorno al Centro di Orientamento Pastorale per riflettere su come utilizzare bene questo tempo per rendere l'annuncio evangelico più efficace. Ne emerge che sinodalità significa prima di tutto convertire il cuore della vita cristiana riportandolo al suo centro.
Bisogna ripensare globalmente le ministerialità nella Chiesa, sostiene Cettina Militello. Bisogna porre come indilazionabile la questione della formazione. Non c'è solo la preparazione e l'esercizio del ministero ordinato, ciò che qui si propone è un percorso diretto agli esperti, ma soprattutto a quei cristiani ai quali sta ancora a cuore essere e fare Chiesa. È un percorso di autocoscienza che visita le forme di ministerialità praticate nella storia; legge la mutazione dei modelli di Chiesa e in esse i tratti che vi assumono il ministero e i ministeri.
In risposta alle crisi di plausibilità delle comunità cristiane e in continuità con la teologia del Vaticano II, si moltiplicano gli appelli a una maggiore partecipazione dei laici alla missione della chiesa. Ma la loro collaborazione serve solo a colmare un vuoto senza avere una reale efficacia? Nel momento in cui è in corso il Sinodo sulla sinodalità convocato da papa Francesco a Roma, questo libro si rivela indispensabile per tutti gli attori ecclesiali e non solo.
"Pensata come momento di riflessione proposta a livello locale e internazionale, la Piccola Scuola di Sinodalità, tenutasi a Bologna fra gennaio e febbraio 2023, si inscrive nel cammino sinodale tracciato da papa Francesco. Ha raccolto molte influenti personalità attorno al tema della sinodalità - fra cui i card. Betori, Zuppi e Semeraro. Questo volume segnala la necessità di approfondire una tematica sulla quale si hanno ancora visioni diverse". Postfazione di Alberto Melloni.
Una straordinaria rassegna di ritratti che Benedetto XVI ha dedicato a donne sante e beate vissute nel Medioevo, restituendo la luce al ruolo considerevole che esse ebbero nella edificazione del corpo della Chiesa nella storia: Ildegarda di Bingen, Chiara d'Assisi, Angela da Foligno, Giovanna d'Arco ed Elisabetta d'Ungheria sono solo alcune delle figure femminili che spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell'insegnamento. Prefazione di André Vauchez.
Il fenomeno della fede popolare è complesso, ancora vivace e reso attuale dall'aggiornamento pastorale di Giovanni XXIII e molto caro a papa Francesco. A livello nazionale, è studiato in questa miscellanea attraverso una lettura teologica e teologico-pastorale che non rinuncia al prezioso apporto delle scienze umane e che porta gli autori a interrogarsi a fondo sul valore e il peso che ha nella vita cristiana
«Il 9 dicembre 2019, papa Francesco ha ricevuto in udienza il Seminario Regionale di Bologna, che celebrava i suoi cent'anni. Il Papa, dopo aver salutato i presenti e ringraziato il cardinale Zuppi per il suo discorso, ha voluto ricordare monsignor Bettazzi, "quasi coetaneo del Seminario". In realtà, sono nato nel 1923, ed ero stato alunno di quel seminario dal 1938 al 1942, insegnante dal 1950 al 1963. Ho approfittato dell'incontro per offrire al Santo Padre una copia del mio ultimo libro Il mio concilio Vaticano II, essendo rimasto io l'ultimo Padre conciliare italiano vivente. Un vescovo importante del Vaticano ha commentato con una battuta sorridente: "Sarà una delle sue solite eresie!". L'ho presa bene, pensando che la parola "eresia" originariamente, dal greco, significa "scelta, preferenza"».
«Un prete va a pezzi quando perde le sue relazioni essenziali: con Dio, prima di tutto, poi con il vescovo e con i confratelli, nonché con i collaboratori e gli amici laici. La rottura è quindi presentata come carenza, o impoverimento grave, della dimensione relazionale, in ragione della quale finiscono per essere minati l'equilibrio e la stabilità umana e spirituale del prete, talvolta con esiti dolorosi, o anche drammatici per lui stesso e per le persone che gli sono intorno. Il libro di mons. Daucourt può essere considerato come la raccolta delle riflessioni di un Padre che ama i suoi figli, soprattutto quelli più sofferenti e derelitti, un vescovo che pone un'accorata preoccupazione per le fatiche e le rotture a cui la vita e il ministero dei preti possono andare incontro, accanto a una passione gioiosa e incessante, anche negli anni della maturità, per il dono del sacerdozio, da lui ricevuto oltre cinquant'anni fa. Mi sia consentita un'ultima immagine. Un prete a pezzi può essere considerato come uno specchio rotto, che non riflette più un'immagine intera e non è più in grado di svolgere il proprio compito naturale; d'altra parte, anche un solo pezzo di quello specchio, se recuperato, ripulito e messo nella giusta posizione può tornare a rendere un servizio prezioso in un modo nuovo». (Dalla Prefazione del cardinale Pietro Parolin). Prefazione del card. Pietro Parolin. Postfazione di Amedeo Cencini.
Descrizione
La necessità di una riscoperta dei concetti-chiave dell’evangelizzazione si impone per il rischio effettivo di una sua deformazione, che consiste nell’assimilazione a una precettistica morale. Per la verità, il malinteso è antico, poiché già l’apostolo Paolo polemizzava con quanti annunciavano «un altro vangelo». Anche se allora si trattava di una forma di giudeo-cristianesimo, oggi il fatto è sostanzialmente impresa di una cultura secondo la quale il cristianesimo e la moralità sono in un rapporto non solo indissolubile, ma anche di semplice equivalenza.
Il riduzionismo etico del cristianesimo, tipico di ogni posizione illuministica o semplicemente laica, e l’esito polemico dello stesso illuminismo nei confronti del cristianesimo e della sua dimensione morale suggeriscono di approfondire i testi originari del cristianesimo. È il solo modo per scoprire o riscoprire quale sia l’effettiva identità del cristiano e della evangelizzazione che l’accompagna.
Sommario
Introduzione. Il rischio di un travisamento moralistico. 1. Al primo posto c’è una missione. 2. L’evangelo consiste nella Parola. 3. Il contenuto vantaggioso: annuncio di un favore. 4. Il fattore-Chiesa. 5. L’inculturazione. 6. La componente dello scandalo. 7. La risposta della fede. 8. La conseguenza etica. Conclusione. Il vangelo è per l’uomo.
Note sull'autore
Romano Penna, professore emerito di Nuovo Testamento nelle Università pontificie, ha approfondito la complessa figura di Paolo di Tarso e il rapporto tra il cristianesimo delle origini e i suoi interlocutori giudaici ed ellenistici. Per EDB ha pubblicato Paolo scriba di Gesù (2009); L'Evangelo come criterio di vita. Indicazioni paoline (2009); Lettera agli Efesini. Introduzione, versione e commento (22010); Lettera ai Romani. Introduzione, versione e commento (2010); Profili di Gesù (2011); Gesù di Nazaret nelle culture del suo tempo. Alcuni aspetti del Gesù storico (22013) e Gesù e Socrate. Cultura greca e impronta giudaica (2014); La Lettera di Paolo ai Romani (2018).
«Abbiamo troppo insegnato a dire le preghiere piuttosto che vivere al cospetto di Dio». Lungo le pagine del libro il vescovo Luigi Bettazzi ripercorre la sua vita di cristiano e rilancia alcune tematiche che gli stanno a cuore. Gli anni della formazione tomista, dominata dalla parola "ragione", gli studi di filosofia all'Università di Bologna, il tempo del fascismo, la strage di Marzabotto, Lercaro e la scelta dei poveri, il concilio ecumenico Vaticano II portano il vescovo emerito di Ivrea a rivolgere lo sguardo al presente. Emergono così i temi dell'amore e della vocazione, della spiritualità del prete e dell'apertura all'ordinazione dei viri probati. «L'educazione nei seminari - scrive l'autore - dovrebbe essere più aperta e concreta».
Da più parti si richiama la necessità di attivare processi formativi capaci di incidere profondamente nella vita delle persone, percorsi che non si limitino a fornire informazioni o a promuovere una sensibilizzazione spesso ridotta al solo piano emotivo. La sfida appare ancora più rilevante se si considerano le indicazioni di papa Francesco a rivedere il proprio stile di vita sul piano personale e sociale, sviluppando un pensiero critico e una prassi alternativa rispetto all'individualismo e all'utilitarismo. In questa prospettiva i tre autori di questo libro promuovono una riflessione orientata a coniugare teologia e prassi caritativa, principi pedagogici ed esperienze vissute. All'interno del Centro di ascolto della Caritas diocesana di Modena è stato possibile sperimentare un approccio insolito e innovativo al tema della formazione e dell'aiuto ai poveri. Prendendo le mosse dai principi del cooperative learning e della «clinica della formazione» è stato attivato un percorso di riflessione comune su alcuni temi messi in luce da papa Francesco in Evangelii Gaudium.
Internet e i social network rappresentano, oggi più che mai, una sfida per la Chiesa e le comunità, poste davanti a una nuova sfida educativa che invita a ripensare il modo di «comunicare» dentro e fuori le reti sociali, per dare maggiore valore alle relazioni interpersonali, al dialogo, all’incontro.
L’importanza dell’integrazione, della partecipazione collaborativa e della cooperazione convergente sono i nodi che l’autore affronta per sottolineare l’importanza di ripartire dalla realtà delle persone e dalla verità di relazioni autentiche. Solo con la comunicazione interpersonale è possibile creare comunità che nei social network possono diventare community credibili, ridando alla Rete il senso e significato più intenso e affascinante: quello della condivisione e dell’interazione.
La preghiera è fondamentale per il cristiano, ma la preghiera del prete ha qualcosa di diverso, di proprio. A partire dalla propria esperienza di vescovo con competenza sui seminari e le università, Juan María Uriarte riflette sull'importanza della vita orante e propone ai sacerdoti e ai seminaristi spunti per approfondire la preghiera e per comprendere la spiritualità specifica del prete diocesano.
«Le crisi della Chiesa che qualcuno si ostina ad attribuire al Concilio sono invece da addebitare alla minore accoglienza che gli abbiamo destinato, timorosi di dover abbandonare troppe nostre abitudini (che definivamo "tradizione") e di doverci dedicare prima di tutto a rinnovare noi stessi, per poter poi contribuire a rinnovare il mondo». Monsignor Luigi Bettazzi raccoglie in questo libro i suoi ricordi personali sul concilio Vaticano II, al quale partecipò dall'inizio del secondo periodo, nel settembre 1963.
Con una preoccupazione principalmente pastorale, i cinque contributi di questo libro riflettono sul documento Iuvenescit Ecclesia, che la Congregazione per la dottrina della fede ha offerto all’intero episcopato cattolico. Al centro dell’analisi c’è la relazione tra i doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa nel mondo di oggi.
Non c’è Chiesa senza l’agire storico della sua missione nel mondo. Di conseguenza la riflessione sul mistero della Chiesa non è possibile senza intrecciare costantemente il discorso con una riflessione sull’aggregazione sociale di uomini e donne credenti in Cristo, che costituiscono il soggetto che agisce nella storia come responsabile della missione consegnatagli da Cristo.
Da qui il bisogno vitale dell’ecclesiologia, dato che l’agire collettivo è possibile solo in quanto è regolato da un certo ordinamento, di intrecciarsi con la canonistica, e viceversa. La missione della Chiesa si attua, ovviamente, lungo lo scorrere della storia e, quindi, l’ordinamento che intende regolarlo, pur restando fermo sul fondamento della istituzione divina della Chiesa, che ne custodisce il mistero, non può costituirsi indipendentemente da ciò che avviene e muta nello scorrere del tempo.
Sommario
Abbreviazioni. Prefazione. I. Tempi di riforma. II. Teologia e canonistica. III. L’ordinamento canonico a confronto con una Chiesa estroversa. IV. L’ordinamento giuridico della Chiesa nella società contemporanea. V. L’ordinamento giuridico della Chiesa e l’ecclesiologia contemporanea. VI. Una prospettiva di riforma: il recupero della sinodalità. Conclusione. Postfazione. Le implicazioni giuridiche di un’ecclesiologia relazionale (E. Chiti).
Note sull'autore
Severino Dianich è professore emerito di Ecclesiologia alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, dove ha diretto la rivista Vivens homo ed è stato fondatore e direttore del master in Teologia e architettura di chiese. Ha inoltre insegnato alla Pontificia Università Gregoriana e alla Facoltà Teologica di Sicilia. Nel 1967 ha fondato con altri teologi l’Associazione teologica italiana, di cui è stato presidente dal 1989 al 1995. Con EDB ha pubblicato di recente Idoli della Chiesa. Tentazioni e derive della coscienza cristiana (2015), Diritto e teologia. Ecclesiologia e canonistica per una riforma della Chiesa (22016) e Magistero in movimento. Il caso papa Francesco (2016).
La cornice liturgica, il culto della verità e la cultura materna sono le tre dimensioni dell'omelia prese in considerazione in questo libro. Esse sono collegate da un filo rosso - la storia della salvezza - che riconduce la predica durante la messa a un'esperienza pasquale analoga a quella del Risorto con i discepoli di Emmaus. L'omelia, infatti, ha lo scopo di far sì che la proclamazione della Parola di Dio diventi, insieme con la Liturgia eucaristica, «quasi un annunzio delle mirabili opere di Dio nella storia della salvezza, ossia nel mistero di Cristo».
Il saggio apre una nuova pagina nella vivace discussione sull'interpretazione dell'esortazione apostolica "Amoris laetitia". Finora il dibattito - almeno quello avvenuto in campo teologico - si è concentrato soprattutto su questioni sistematiche proprie della teologia fondamentale. Manicardi porta ora la questione sul piano dell'ermeneutica biblico-teologica». (Dalla prefazione del cardinale Walter Kasper)
Come farsi compagni di viaggio dei detenuti? Come stare loro accanto senza la presunzione del giudicare, senza rinfacciare il male commesso? Come stare in mezzo a loro quando non ti vogliono e non cercano il tuo aiuto? La profezia dei gesti, la parola del silenzio, la presenza consolante sono le risposte che emergono con forza nelle interviste raccolte in questo libro, che nel titolo ricorda un’opera teatrale di Eduardo De Filippo.
Ci sono uomini e donne che fanno da «ponte» tra il dentro e il fuori di un carcere; sono raccoglitori di storie; vasi pieni di quella speranza che non muore mai anche in detenzione. Don Franco Esposito, Suor Maria Lidia Schettino, Don Raffaele Grimaldi, Antonio Spagnoli, Giuseppe Ferraro, Antonio Sgambati sono tra i tanti volti che traghettano mondi diversi che spesso non si incrociano mai. Sono quegli uomini e quelle donne che vivono l’esperienza di accompagnare il dolore, la solitudine, il rimorso di chi vive dietro le sbarre e guarda con diffidenza chi vi entra per motivi che non riguardano la delinquenza.
Sommario
Prefazione (Francesco Asti). I. Le voci di dentro come sentinelle della speranza. II. Riscoprire l’umanità per essere liberi di volare. Una conversazione con don Franco Esposito. III. La nostalgia di un mondo diverso. A colloquio con suor Maria Lidia Schettino. IV. Oltrepassare la soglia del carcere. Dialogando con Antonio Spagnoli. V. Essere «servi inutili». Risposte da don Raffaele Grimaldi. VI. Un filosofo in carcere, ovvero sentire attraverso gli occhi. Dialogando di libertà con Giuseppe Ferraro. VII. Un altro punto di vista. Intervista ad Antonio Sgambati.
Note sull'autore
Anna Maria Caiazzo, laureata in Scienze religiose, partecipa in qualità di esperta alle attività di ricerca promosse dall’Istituto di Scienze pastorali della Facoltà Teologica di Napoli, Sezione San Tommaso d’Aquino, e con l’Associazione di volontariato carcerario “Liberi di volare”. È docente al corso di formazione “Perdono responsabile e giustizia riparativa: uno sguardo profetico”. Collabora con la rivista di storia e di scienze religiose Capys e ha pubblicato il saggio «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Aspetti della pedagogia carceraria come prassi di accoglienza e di misericordia (2016).
La «pastorale del divano» non indica pigrizia o indolenza, ma la centralità delle relazioni umane nella vita di un pastore e di una comunità cristiana. Dedicare tempo alle persone per ascoltarle, accoglierle, accompagnarle e incoraggiarle consente di guardare gli altri non solo come «prestatori d'opera» e di chiedersi se le parrocchie abbiano bisogno di «persone per tenere in piedi le attività» o propongano attività «per tenere in piedi le persone». Proprio ascoltando alcune famiglie che hanno letto e approfondito l'esortazione Amoris laetitia, e quindi mettendo in pratica la «pastorale del divano», sono nate queste pagine di introduzione e approfondimento al testo di papa Francesco. Con la convinzione che la vita e le relazioni familiari possano costituire un luogo teologico in cui la riflessione sulla fede viene provocata e interpellata.
Il libro affronta il tema del diaconato in stretta correlazione al presbiterato, ponendo i due gradi del ministero in una vitale e originale relazione di complementarietà. Il punto di partenza è l’esperienza concreta della congregazione religiosa Pia Società San Gaetano, formata da religiosi, preti e diaconi che condividono i voti di povertà, castità e obbedienza e vivono insieme in comunità assumendo in modo corresponsabile la cura delle parrocchie. In sintonia con le intuizioni conciliari, attraverso un percorso che attinge all’esperienza di oltre cinquant’anni si delinea un profilo del ministero ordinato che valorizza sia la comune radice sacramentale di diaconato e presbiterato sia le specificità, ricche di conseguenze dal punto di vista pastorale e teologico.
Una fede che non voglia farsi imprigionare nelle gabbie delle rigide formulazioni dogmatiche, che rifiuti le trappole della seriosità, deve essere ripensata come un grande gioco. E una Chiesa che confidi nell’azione dello Spirito, più che nell’ordine delle cerimonie o nel rigore formale e nei paramenti inamidati dei suoi ministri, non può non aprirsi alla dimensione ludica. Anche perché il diavolo – come diceva Friedrich Nietzsche – è lo spirito di pesantezza. Cioè il contrario dell’aerea leggerezza del gioco.
Sommario
Introduzione. Il limite e il sogno (C. Kostner). I. Ecclesia ludens (A. Mastantuono). II. Fragilità e mito della perfezione (L. Grion). III. Sport e spiritualità (M. Lusek). IV. Gioco, sport e iniziazione cristiana (F. Ammendolia).
Note sull'autore
Antonio Mastantuono insegna Teologia pastorale alla Pontificia Università Lateranense. Luca Grion è docente di Filosofia morale all’Università di Udine. Mario Lusek è direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero e sport della Cei. Fortunato Ammendolia è studioso di pastorale digitale e di opinion mining in ambito religioso.
Caroline Kostner, pattinatrice artistica su ghiaccio, medaglia di bronzo alle Olimpiadi invernali di Soči 2014, è stata campionessa mondiale nel 2012, cinque volte campionessa europea e otto volte campionessa italiana.
Il cambiamento tecnologico crea non «un uomo nuovo», come prospettavano i manifesti cyborg, ma «del nuovo nell'uomo», poiché non esiste innovazione tecnica a cui non corrisponda una mutazione antropologica. Le tecnologie sono infatti oggetti sociali rivestiti di simbolico, ma soprattutto proiezioni della coscienza dell'uomo, delle sue virtù e dei suoi vizi. I mezzi messi a disposizione dalle biotecnologie - trasferimento di geni, trapianti di tessuti e organi, interventi di ingegneria molecolare - rischiano tuttavia di oscurare le molteplici risorse animali già presenti in ognuno di noi, eredità dei nostri predecessori non umani e quasi sempre represse perché difficili da inquadrare in una visione intelligente della vita e del mondo. Codificare le istanze che caratterizzano il postumano, che ha un largo impatto nel panorama scientifico e culturale contemporaneo anche se non ancora una definizione univoca, interpella la vita pastorale e consente di riflettere sui tentativi di relegare l'uomo nel sogno - o nell'illusione - di un'immortalità realizzata tecnologicamente. Prefazione di Giuseppe Lorizio.
Dal catechismo alle partite di calcio, dalle confessioni ai litigi tra i cori, dal doposcuola alla «burocrazia dei certificati»... Una giornata in una parrocchia che assomiglia a tante altre. Tra piccole miserie e insospettabili ricchezze. «Mi rendo conto solo adesso che sono passati più di tre anni da quando sono parroco a Sant'Agata. Sono anni volati via, come succede a tante delle mie giornate di prete. Forse oggi è stato il primo giorno in cui mi sono fermato davvero. Non mi capita spesso di avere qualche ora libera di fila. Mi fa bene guardare la parrocchia a occhi chiusi e ascoltarla senza rumore. Niente citofoni, niente telefonini, nessun messaggio o altre diavolerie a turbare la pace del cuore. E mi sono reso conto che in una parrocchia succedono cose straordinarie. Non sono anzitutto i grandi eventi, le celebrazioni le iniziative o le opere che stanno sotto gli occhi di tutti. Ci sono attimi di luce, briciole di grazia che rischiano di andare perdute con lo scorrere del tempo».
L'esortazione apostolica «Amoris laetitia» di papa Francesco, pubblicata il 19 marzo 2016, giorno liturgicamente dedicato a san Giuseppe, insiste sulla necessità del discernimento. Il tema non riguarda solo le situazioni famigliari richiamate nel testo, ma più in generale le esigenze della Chiesa e del mondo. In questo libro, che nel titolo si ispira alle parole del monaco Giovanni Cassiano, fondatore di monasteri e santo, la saggezza del giudizio è vista come «una specie di occhio e di lampada dell'anima», secondo la parola evangelica. Il discernimento è dunque uno sguardo interiore, capace di illuminare e, forse, anche per questo ricorre con insistenza nell'esortazione del papa.
«Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo». Papa Francesco ha invitato la Chiesa italiana a riscoprire un nuovo umanesimo partendo dai sentimenti di Gesù, in particolare dalla sua umiltà, dal suo disinteresse, dalla sua beatitudine. È un invito evangelico che richiede una rinnovata passione di fede, una più esigente compagnia con tutti, un amore più concreto per le nostre comunità cristiane.
Alcuni atteggiamenti – compassione, discernimento, paura, bellezza, sogno – potrebbero rappresentare un prezioso contributo per dare concretezza al dialogo e all’incontro in un tempo in cui dominano pregiudizi, aggressività, individualismi e narcisismi di diversa natura.
Per crescere come piazza di incontro è necessario partecipare con passione alla vicenda di tutti, in particolare dei più poveri, fare discernimento evangelico sull’oggi, rendere compagna la paura che induce paralisi e fuga. E lasciarsi interrogare da sogni e visioni che il vangelo sempre apre nelle nostri notti.
Il primo destinatario di questo libro è il parroco, che deve far funzionare al meglio la struttura affidatagli. Egli sa bene di essere il primo motore di ogni attività e che che ogni cambiamento si scontrerà con obiezioni e resistenze, e produrrà uno strascico di stress da saper riconoscere per poterlo eliminare.
Chi è investito di un ruolo di responsabilità sa anche che non può fare tutto da solo, che deve scegliere collaboratori validi e che serve una buona dose di attenzione per far sì che le persone condividano obiettivi comuni e si sentano realizzate e impegnate. Nel caso delle strutture ecclesiali, la situazione è ancor più complicata: la motivazione religiosa è infatti una spinta molto forte che può tuttavia portare a squilibri radicali.
Al di là di casi particolari, è bene essere consapevoli che chi va in chiesa, partecipa e si impegna in parrocchia è portatore di una specifica ricerca di significato, che si esprime nel desiderio di darsi da fare e rendersi utile. I testo suggerisce sette «regole d’oro» utili a valorizzare questo patrimonio personale non sempre pienamente messo a frutto.
Sommario
Introduzione. I. Esistere per lavorare. II. Ognuno al proprio posto. III. Due o tre riuniti nel mio Nome. IV. Il prete sei tu, non gli altri. V. Dai spazio ai laici. VI. I lati nascosti. VII. Gestire lo stress. Conclusione. La misericordia in azione. Per approfondire.
Note sull'autore
Fabrizio Mastrofini, psicologo, giornalista alla Radio Vaticana e collaboratore del quotidiano Avvenire, è specializzato sui temi dell’informazione religiosa e della psicologia della comunicazione. Lavora con famiglie in difficoltà nelle strutture di sostegno collegate al mondo cattolico. Con EDB ha pubblicato: Animare i gruppi e costruire la comunità. Indicazioni e metodi per una leadership responsabile (22004, con Giuseppe Crea), Info-etica. L’informazione e le sue logiche (2010), Preti e suore oggi. Come riconoscere e prevenire i problemi (2012), Le malattie della fede. Patologia religiosa e strutture pastorali (con Giuseppe Crea, Leslie J. Francis e Domenica Visalli, 2014) e Né castello né prigione. Come affrontare i problemi della vita in famiglia (2014).
«L'identità del presbitero - ha scritto la Commissione episcopale per il clero della CEI - è connotata essenzialmente in senso relazionale: inserito sacramentalmente nel presbiterio, in comunione con il vescovo, il prete è l'uomo al servizio di tutti». Per dare solidità dottrinale al contenuto e allo stile della relazione il volume richiama alcuni principi di carattere teologico che trovano fondamento nel mistero trinitario e nell'invito di papa Francesco a vivere la «mistica dell'incontro». In forza della loro missione, che li pone a diretto contatto con la gente, i presbiteri sono chiamati a costruire autentiche relazioni personali in un contesto dominato dalla sofferenza della solitudine.
Il libro nasce dall'esperienza di vita dei presbiteri, spesso chiamati a tenere insieme, in una sintesi non facile, vicende e sentimenti assai contrastanti. È consueto, per esempio, passare repentinamente da situazioni di gioia e di festa ad altre di lutto e di lacrime, oppure da attestazioni di gratitudine a critiche graffianti. I preti, inoltre, sperimentano la divergenza tra la bellezza di ciò che annunciano e la povertà di quel che riescono a mettere in pratica. È possibile armonizzare queste situazioni contraddittorie? San Paolo, nei suoi scritti, sembra rispondere affermativamente facendo ricorso ad alcune espressioni paradossali che diventano strumento di indagine teologica e chiave di lettura dello stesso ministero, debolezze e peccato compresi.
<<Spesso pensiamo ai desideri in modo molto spiritualistico; in realtà c'è una sapienza terrestre che andrebbe recuperata e rivista. La ritroviamo nei testi iniziali di Genesi: Adamo viene posto nel giardino dell'Eden per coltivare e custodire la terra che Dio gli ha dato.
Un prete non è un sognatore disincarnato, ma si lascia educare e a volte persino ferire dai sogni di un Dio che come difficile alleato lo chiama a essere partecipe dei suoi desideri. Senza una "visione" la fatica non si regge, senza uno slancio che tiene aperto il cielo anche la terra diventa invivibile>>
Nella Chiesa dei primi secoli, il marito di una donna infedele aveva la possibilità di ripudiarla e di entrare in una nuova unione. In tutti gli altri casi di fallimento del primo matrimonio e di ingresso in una nuova unione, gli «adulteri» venivano esclusi dalla comunione eucaristica~ sottoposti a una penitenza pubblica e ammessi alla riconciliazione e all'eucaristia dopo un certo periodo di tempo.
Sulla base della testimonianza di Cipriano, intorno alla metà del III secolo esistevano due orientamenti: uno più rigorista, che si esprimeva soprattutto nelle comunità eretiche o scismatiche ed escludeva in alcuni casi la possibilità della riconciliazione, e uno più misericordioso, che riconosceva alla Chiesa la possibilità di rimettere tutti i peccati, anche i più gravi.
Conoscere la prassi antica, testimoniata dal canone 8 del concilio di Nicea, consente di prefigurare anche per la Chiesa cattolica un diverso approccio al problema del divorzio e del nuovo matrimonio, passando dall'attuale sistema dei tribunali ecclesiastici a un più evangelico sistema penitenziale, come avviene da sempre nelle comunità cristiane d'Oriente.
GIOVANNI CERETI, sacerdote, dottore in Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana, è stato docente di Ecumenismo e dialogo interreligioso in vari atenei e istituti teologici. Per EDB ha pubblicato Le Chiese cristiane difronte al papato. Il ministero petrino del vescovo di Roma nei documenti del dialogo ecumenico (2006), Per un'ecclesiologia ecumenica (22003) e Matrimonio e indissolubilità (nuova edizione 2014). Ha inoltre curato con Sever J. Voicu Enchiridion Oecumenicum 1 (32004) e 2 (52000) e con James F. Puglisi Enchiridion Oecumenicum 3 (22004), 4 (21999), 7 (2006), 8 (2007) e 10 (2010).
Fino a qualche decennio fa l'ecumenismo era considerato nel nostro Paese un tema importante, ma lontano dalla vita quotidiana della maggioranza degli italiani. Si sapeva solo di un piccolo gruppo di valdesi confinato nelle valli di Pinerolo e di alcune minuscole e combattive "sette" protestanti. Oggi, con la presenza di circa tre milioni di cristiani non cattolici appartenenti a diverse comunità confessionali, l'ecumenismo è diventato anche in Italia un argomento centrale che solleva molte domande. Chi sono gli ortodossi, i copti, gli armeni, i siriaci, e in che cosa assomigliano e si differenziano dai cattolici? Chi sono gli evangelici, i riformati, gli anglicani, i battisti e i pentecostali? Quali sono state le cause delle divisioni e separazioni tra le Chiese? E, infine, la domanda più concreta: nella realtà quotidiana, che cosa può fare ognuno di noi per coltivare il dialogo ecumenico?
Fin dai primi giorni del suo pontificato, papa Francesco ha scosso e interrogato la coscienza di una Chiesa spesso paralizzata dalle paure e distante dai problemi concreti delle persone. In gioco non c'è solo un aggiornamento o un adattamento della vita ecclesiale ai tempi di oggi, ma una conversione più radicale che richiede di «tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo». Come ha scritto il pontefice nell'esortazione apostolica Evangelii gaudium, Gesù Cristo può infatti «rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività».
Questo libro, che si propone di aiutare le comunità cristiane a rispondere in modo nuovo e responsabile all'invito del papa, formula la concreta proposta dei «Gruppi di Gesù», che intendono recuperare l'essenziale del Vangelo al fine di rigenerare la vita delle parrocchie.
Prefazione di Nunzio Galantino.
Descrizione dell'opera
Il 18 novembre 1965, durante l’ultima sessione del concilio Vaticano II, veniva promulgata la Dei Verbum, la Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione. Il testo, nato da un confronto coraggioso e aperto, aveva saputo tenere insieme il rispetto per la tradizione della Chiesa e l’esigenza di un profondo rinnovamento pastorale. A mezzo secolo di distanza, qual è stato il cammino di quel documento? Che cosa ne resta? E su quale strada e in quale direzione la Chiesa ritiene oggi di dover camminare?
Un monaco e due professori di studi biblici cercano risposte a questi interrogativi, riflettendo sulla necessità che la parola di Dio divenga sempre più il centro della vita e dell’esperienza di comunità cristiane aperte anche all’ecumenismo e ai non credenti.
Sommario
Parola di Dio, parola a Dio (E. Bianchi). Il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento (M. Grilli). Percorsi biblici nella Dei verbum (L. Mazzinghi). Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum.
Note sugli autori
Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, è consultore del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Collabora con La Stampa, La Repubblica, Avvenire e Jesus. Per EDB ha pubblicato Michele Pellegrino. Padre della Chiesa padre della città (con Luigi Ciotti ed Ernesto Olivero, 2012) e Via crucis. Meditazioni e preghiere (2013).
Massimo Grilli è docente di Nuovo Testamento alla Pontificia Università Gregoriana. Per EDB ha pubblicato di recente Scritture, Alleanza e Popolo di Dio (2014) e ha curato, con Joseph Maleparampil, Il diverso e lo straniero nella Bibbia ebraico-cristiana (2013).
Luca Mazzinghi è docente di Antico Testamento alla Facoltà teologica dell’Italia centrale e al Pontificio Istituto Biblico. Per EDB ha pubblicato di recente Al cuore della sapienza. Aspetti del vivere nell’Antico Testamento (2014) e L’indagine e l’ascolto. Metodo e sguardo dei saggi di Israele (2014).
Descrizione dell'opera
Nei seminari e nella letteratura che riguarda la vita spirituale dei presbiteri diocesani, i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza non sono oggetto di particolari approfondimenti e vengono evocati prevalentemente nel loro aspetto moralistico o riservati alla vita religiosa dei consacrati.
Il volume si propone di esaminare i tre impegni nella loro ricchezza dottrinale, spirituale, ascetica e pastorale, considerandoli come un unico consiglio visto da tre prospettive diverse. Il punto di riferimento è infatti unico – Cristo – la finalità è identica, cioè vivere l’amore a Dio e al prossimo secondo il carisma della vocazione presbiterale, e la prospettiva è diversa in base al contenuto specifico. L’obiettivo è mostrare come i consigli non siano qualcosa di secondario o accessorio all’identità sacerdotale, ma una parte integrante tanto da coinvolgere la dimensione spirituale e apostolica del presbitero.
La prospettiva del testo è pedagogica, perché i destinatari sono soprattutto i seminaristi che stanno compiendo il loro cammino formativo e i presbiteri già impegnati nell’attività pastorale.
Sommario
Premessa. Abbreviazioni e sigle. I consigli evangelici. Poveri per amare Dio e il prossimo. Casti per amare Dio e il prossimo. Obbedienti per amare Dio e il prossimo. Nei consigli il riflesso della vita trinitaria.
Note sull'autore
Giuseppe Fossati, docente di Teologia spirituale e di Teologia della vita religiosa, è sacerdote della Congregazione di San Giuseppe. È autore di numerose pubblicazioni, tradotte anche in spagnolo, portoghese e inglese, su san Leonardo Murialdo e sulla storia dei Giuseppini.
Prefazione di mons. Domenico Sigalini.
Come analizzare e giudicare la mafia dal punto di vista teologico-pastorale? Quale Gesù annunciare e testimoniare in contesti dominati dalla criminalità organizzata? Se l evangelizzazione non è soltanto ciò che si dice, ma anche ciò che si fa, quale ministero è necessario praticare per liberare i territori e le comunità da un potere soffocante e crudele?
Dopo il gesto profetico di papa Francesco, che con la scomunica ai mafiosi ha indicato una direzione per il cammino della Chiesa, un prete palermitano che ha guidato la parrocchia di Brancaccio prima di don Giuseppe Puglisi ucciso da Cosa Nostra nel 1993 riflette su una ferita aperta e si interroga su alcune questioni pastorali non sempre chiare nel rapporto tra comunità ecclesiale e mentalità mafiosa.
Sommario
Premessa. ; Capitolo primo. Il Vangelo dal punto di vista delle vittime. ; Capitolo secondo. La Chiesa e il «peccato strutturale della mafia». ; Capitolo terzo. Imparare dalla vicenda storica di Gesù di Nazaret. ; Capitolo quarto. Conversione e perdono dei mafiosi. ; Capitolo quinto. I nostri linguaggi di fronte alle mafie. ; Capitolo sesto. La conversione del ministero pastorale. ; ;
Note sull'autore
Rosario Giuè, prete palermitano, laurea in Scienze politiche all Università di Palermo e dottorato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana, è stato parroco a Brancaccio. Collabora con La Repubblica e con le riviste Mosaico di Pace e Segno. Tra le sue pubblicazioni recenti: Il costo della memoria. Don Peppe Diana il prete ucciso dalla camorra (Paoline, 2007); Ernesto Balducci. La parola di Dio nella storia (Paoline, 2012); Chiesa e liberazione. Linee essenziali della teologia della liberazione (Tau, 2013).
La legalità, banco di prova della credibilità della cultura di un popolo e della sua Chiesa, è il nuovo nome della carità, afferma don Giacomo Panizza, un prete bresciano che da oltre trent'anni vive in Calabria, dove ha dato vita a una comunità autogestita insieme a persone disabili. È nel mirino delle cosche dal 2002 per essere stato testimone di giustizia contro un clan mafioso e per aver preso in gestione un edificio confiscato. Da allora vive sotto scorta e anche di recente una delle "sue" case è stata vittima di un attentato (cf. Avvenire del 11/10/2014). Dalle regioni del Sud le mafie hanno accresciuto la loro influenza anche nel resto del Paese e in molti luoghi del mondo mandando in frantumi la coesione sociale, provocando l'impoverimento materiale e spirituale dei territori, lasciando una scia di sangue e di povertà. "È difficile per qualsiasi prete vivere in Calabria senza incontrarle, senza doverci fare i conti, senza denunciarle in qualche predica o inserirle miratamente nella catechesi". Le frasi vigorose pronunciate contro i mafiosi da Giovanni Paolo II e da papa Francesco e gli omicidi di don Pino Puglisi a Palermo e di don Peppe Diana a Casal di Principe ribadiscono un'urgenza non più rinviabile: vincere l'indifferenza e la paura educandoci ed educando all'onestà e alla trasparenza. Un compito che chiede alla società di organizzarsi con pratiche attive della legalità e alla Chiesa di sperimentare interventi corali e una pastorale adeguata.
Un prete può celebrare ogni giorno la messa, essere fedele al confessionale, operare la carità, preparare con diligenza le omelie e le catechesi, eppure lasciare nel cuore di chi lo incontra l'impressione di essere altrove, di non entrare con tutto se stesso in ciò che fa e in ciò che vive. Le azioni devono vibrare, devono avere cuore: un prete asettico e distante non incontrerà mai davvero la sua gente, non comunicherà il Vangelo e finirà il più delle volte col "nascondersi" dentro e dietro il ministero. "La nostra formazione spiegano gli autori - puntava parecchio sul divenire "buoni funzionari", onesti lavoratori che fanno bene il loro mestiere. Il rischio di una tale impostazione è quello di rimuovere completamente un mondo che in ogni caso non si riesce a mettere a tacere. Sono sotto gli occhi di tutti alcune parabole ministeriali di ottimi "funzionari" che si trasformano con il passare del tempo in preti incapaci di amare e di farsi voler bene; e quando succede questo anche il Vangelo non passa più. La stagione successiva alla nostra conosce forse il rischio opposto: quello di una enfasi eccessiva sulle risonanze emotive di un ministero che viene sempre e solo misurato dalla capacità di dare benessere e di scaldare il cuore. A volte i sentimenti sono quasi esibiti, troppo facilmente messi in scena, tanto da apparire ingombranti se non addirittura falsi".
Descrizione dell'opera
Paolo VI ha guidato la Chiesa «in un'ora di vivacità e di travaglio», accompagnandola nel percorso di conclusione del concilio Vaticano II, aprendola ai rapporti ecumenici, riconciliandola con il mondo contemporaneo, sostenendola nell'ora della prova dei regimi dell'est europeo. Egli ha inoltre inaugurato un nuovo corso per il ruolo internazionale della Santa Sede, con una forte esposizione sui temi della pace, della giustizia e dello sviluppo e con la partecipazione alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa. In parallelo, nella Chiesa ha istituito il Sinodo dei vescovi, una «chiara, ma non unica testimonianza» del «grande rispetto per gli altri e le loro opinioni e per l'apporto che la loro saggezza e la loro esperienza potevano offrire».
Sono questi i tratti salienti delle commosse rievocazioni di Paolo VI pronunciate, in due diverse circostanze, dal cardinale Agostino Casaroli, che fu stretto collaboratore di papa Montini.
Sommario
Introduzione. Paolo VI e il dialogo. Un ricordo di Papa Montini.
Note sull'autore
AGOSTINO CASAROLI (1914-1998) è stato segretario di Stato vaticano dal 1979 al 1990. Ordinato arcivescovo da Paolo VI nel 1967 e cardinale da Giovanni Paolo II nel 1979, è stato il protagonista della cosiddetta Ostpolitik della Chiesa, la cauta apertura verso i Paesi dell'Europa orientale. Nel 1975 partecipò alla fase conclusiva della Conferenza di Helsinki e nel 1984 siglò con l'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi l'accordo di revisione del Concordato tra Stato italiano e Santa Sede.
Il tema dei fedeli divorziati e risposati ha acquisito negli ultimi decenni un significativo rilievo pastorale e molte diocesi hanno elaborato percorsi di ascolto, di accoglienza e di coinvolgimento in cammini di fede. Il libro offre un quadro d'insieme delle buone pratiche e delle esperienze utili che si svolgono in Italia, portando a sintesi le caratteristiche dei diversi approcci e soffermandosi sul ruolo, la preparazione e l'atteggiamento concreto degli operatori e delle comunità. L'obiettivo è individuare le coordinate di un valido criterio pastorale, cercando un punto di equilibrio tra le indicazioni del magistero e l'accoglienza dei fedeli divorziati nelle comunità cristiane. Prefazione di mons. Enrico Solmi.
Quale parrocchia ha in mente papa Francesco e come desidera che si ristrutturi? In che modo si può rimettere in discussione la "quiete parrocchiale" per privilegiare le periferie sull'organizzazione? Un'autentica "conversione pastorale" richiede di uscire dalla ripetizione meccanica, di superare improvvisazione e routine, di rinunciare alle risposte stereotipate per permettere alla Chiesa di manifestarsi come una casa accogliente e un luogo permanente di comunione missionaria. In altri termini, si tratta di passare da una pastorale "conservativa", finalizzata solo a "salvare il salvabile", a una pastorale "profetica" e aperta al dialogo, al confronto, alla modernità, a chi professa altre fedi, ai "lontani" che non necessariamente vivono "lontano". Prefazione di Domenico Sigalini.
Il libro suggerisce un itinerario di comprensione delle parabole evangeliche che si lascia condurre, nello scandaglio del testo, dalla liturgia della Chiesa. Secondo la tradizione, l'intelligenza spirituale si accresce nella convergenza tra l'esperienza della fede e la domanda più personale dei cuori, in un continuo rinvio tra ecclesialità e interiorità. Dopo le parabole del Regno (il seminatore, il granello di senape, il tesoro e la perla) vengono esaminati i racconti del debitore spietato, dei lavoratori nella vigna, dei due figli, dei vignaioli assassini, del banchetto di nozze per il figlio. La riflessione prosegue e si conclude con le parabole delle dieci vergini, dei talenti, del giudizio finale, della pecorella perduta e ritrovata, del padre misericordioso e dell'invito a nozze.
La comunità monastica di Taizé, che riunisce in Francia un centinaio di frères (fratelli) di diverse confessioni cristiane provenienti da oltre venticinque Paesi, pubblica da alcuni anni brevi raccolte di testi sui temi fondamentali della fede. L'idea è stata suggerita dall'esperienza degli incontri di giovani che anno dopo anno avvengono presso la Comunità e che prendono in considerazione domande oggi vitali per i cristiani. Il volume raccoglie sei brevi testi firmati dal biblista americano frère John; le riflessioni, presentate in prospettiva ecumenica, riguardano la fede, la Chiesa, i punti centrali del cristianesimo, la Croce, il libro dell'Apocalisse e l'Eucaristia. Gli articoli sono rivolti a tutte le persone che desiderano approfondire la fede attraverso una riflessione al tempo stesso rigorosa e facilmente accessibile anche a chi non ha una formazione teologica.
Perché il popolo cristiano non è stato strenuo assertore e difensore della libertà e ha lasciato che essa migrasse al di fuori delle sue mura? Eppure, per ben due volte Giovanni Paolo II aveva affermato, proprio in terra di Francia, che il trinomio della rivoluzione illuministica rifletteva un'innegabile derivazione cristiana. Sul tema della libertà la Chiesa si gioca oggi il proprio avvenire. Per comprenderlo basta cogliere richieste sempre più insistenti e anche osservare che l'incredulità del nostro tempo, vista in profondità, non di rado ha in questa carenza una delle sue cause più comuni. Anche se il termine "sinodalità" non compare nelle pagine dei sedici documenti conciliari, il Vaticano II aveva avvertito il pericolo e lanciato l'allarme: l'aggiornamento della vita della Chiesa non può ignorare questo problema cruciale, una necessità che la teologia più attenta ha da tempo preso in seria considerazione. La richiesta di libertà, di uguaglianza sostanziale, di partecipazione e di corresponsabilità si scrivono a chiare lettere nel cuore dell'ecclesiologia conciliare e nessuno ormai potrà cancellare queste parole dal ruolino di marcia della comunità cristiana. La teologia del popolo di Dio, un popolo tutto intero sacerdotale, profetico e regale, porta alle stesse conclusioni, ormai non più dilazionabili nel tempo.
"Gli dissero allora: 'Che cosa dobbiamo fare per compiere l'opera di Dio?'. Gesù rispose loro: 'Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato'". Il dialogo tra il Maestro e i discepoli, tramandato dal Vangelo di Giovanni, espone meglio di tanti trattati teologici il contenuto della fede cristiana: essa non è altro che Cristo, la sua persona e il rapporto con lui. Ma come tutte le relazioni, anche questa ha bisogno di essere espressa in una forma determinata, che può divenire di volta in volta riflessione, preghiera, regola o discorso. Per vivere in pienezza questo rapporto, la Chiesa ha tramandato nei secoli un tesoro prezioso e spesso dimenticato: il Credo. Gli articoli che l'autore ha scritto per il mensile Testimoni entrano nel vivo del testo, ma lo fanno con il passo umile e incerto del fedele che interpreta il mistero attraverso la vita. Le affermazioni fondamentali non sono commentate con il piglio del teologo, ma narrate con le parole concrete di chi vive ciò che professa.
Gli Orientamenti pastorali dell'episcopato italiano per il decennio 2010-2020 "Educare alla vita buona del Vangelo" interpellano anche i sacerdoti come persone da educare e in continua formazione. Pur evidenziando generosa dedizione, la vita del prete appare oggi contrassegnata da un attivismo pastorale che lascia poco spazio alla dimensione spirituale e ascetica e da un individualismo clericale nemico della comunione presbiterale e di relazioni umanamente e affettivamente mature. Il volume si propone di condividere prospettive ed esperienze di formazione permanente del clero, rilanciando una riflessione in atto da lungo tempo nella comunità ecclesiale. La prima parte suggerisce riflessioni dal punto di vista teologico e pedagogico, mentre la seconda si apre con la lettura dei dati emersi da una consultazione sulla formazione del clero che ha coinvolto circa 120 diocesi italiane.
Una volta si imparavano a memoria al catechismo. Poi sono scomparse, dal libro e talvolta anche dalla vita. Erano due elenchi, entrambi in sette punti. Le opere di misericordia spirituale invitavano a insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consigliare i dubbiosi, confortare gli afflitti, perdonare le offese ricevute, sopportare le persone moleste e pregare Dio per i vivi e per i morti. Le opere di misericordia corporale imponevano invece di dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, di vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi e i carcerati, seppellire i morti.
Giovanni Nervo, primo presidente della Caritas Italiana, si interroga sul significato di questi insegnamenti e sull'attualità della loro pratica alla luce delle Beatitudini indicate dal vangelo.
Sommario
Introduzione. I. LE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALI. Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti. Ammonire i peccatori. Consolare gli afflitti. Perdonare le offese ricevute. Sopportare pazientemente le persone moleste. Pregare Dio per i vivi e per i morti. II. LE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALI. Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini. Visitare gli infermi. Visitare i carcerati. Seppellire i morti. III. LE BEATITUDINI. Il valore delle beatitudini.
Note sull'autore
GIOVANNI NERVO (1918-2013), (1918-2013), prete diocesano di Padova, è stato il primo presidente della Caritas Italiana dando un contributo fondamentale a innovare metodi e cultura del welfare state e la filosofia della cooperazione tra istituzioni pubbliche, privato sociale e volontariato. Fino al 1997 ha presieduto la Fondazione Emanuela Zancan, da lui istituita nel 1964 per svolgere attività di ricerca nel settore delle politiche sociali e dei servizi alla persona. Con EDB ha pubblicato, tra gli altri, Educare alla carità per una Chiesa credibile (1992), La carta di identità del cristiano (2002), Non lo riconobbero. Il Vangelo in un mondo che cambia (2003) e Ha un futuro il volontariato? (32008).
La situazione ecclesiastica dei divorziati che hanno contratto nuove nozze rientra nelle questioni più difficili e angustianti della cura pastorale quotidiana. La posizione e la prassi attuale della Chiesa, che si rifà al precetto dell'indissolubilità del matrimonio, appare a molti difficilmente conciliabile con l'atteggiamento di Gesù, che non è venuto a giudicare ma a salvare. Bernhard Häring, una delle grandi figure della teologia contemporanea, non si accontenta della situazione attuale e della diffusa rassegnazione che regna di fronte a questo problema. Con competenza e passione pastorale egli cerca soluzioni ed elabora proposte concrete trovando spunti per un nuovo approccio nella sensibilità delle Chiese orientali modellate da una spiritualità che si ispira alla oikonomia. La Chiesa cattolica - a giudizio di Häring - non è necessariamente vincolata alla sua prassi di rigore estremo perché di fronte ai problemi, anche i più complessi, il suo compito non è giudicare e condannare, ma sanare. Prefazione di Luigi Lorenzetti.
Nel 1863 lo storico Ernst Renan pubblica a Parigi una Vita di Gesù con l'intento di liberarne la figura da quelle che egli chiama «pastoie dogmatiche» costruite nei secoli dalla Chiesa. Il profeta di Galilea emerge da quel volume come il portatore di un messaggio morale e di uno stile di vita altissimo e affascinante, ma al tempo stesso irraggiungibile perché troppo lontano dalla vita quotidiana.
Il messaggio e l'opera di Gesù si riducono davvero solo a un insegnamento morale? A uno stile di vita affascinante, ma irraggiungibile? Il libro si propone di mettere a fuoco il cuore del suo messaggio, cioè l'annuncio del Regno, per considerare poi il centro della sua storia, il mistero pasquale nel duplice aspetto di croce e risurrezione, e concludere con alcune riflessioni circa la sua identità profonda.
Sommario
Introduzione. I. L'annuncio del Regno. II. La parola della croce. III. Il volto del vivente. IV. L'identità di Gesù.
Note sull'autore
PIERPAOLO CASPANI (1960) sacerdote della diocesi ambrosiana è docente di teologia sacramentaria al Seminario Arcivescovile e all'Istituto di Scienze Religiose di Milano. Collabora con le riviste La Scuola Cattolica, Rassegna di Teologia, Rivista di Pastorale Liturgica. Per EDB ha pubblicato Rinascere dall'acqua e dallo Spirito. Battesimo e cresima sacramenti dell'iniziazione cristiana (2009), Segni della Pasqua, segni per la vita. Catechesi sui sacramenti (2010), Corinto: il pane condiviso. Costruire la comunità (2011), con P. Sartor, Iniziazione cristiana. L'itinerario e i sacramenti (22011) e Viviamo la messa. Commento alla celebrazione eucaristica (2012).
Il volumetto propone la prolusione d'apertura al Convegno internazionale «Il concilio ecumenico Vaticano II alla luce degli archivi dei padri conciliari» (3-5.10.2012), promosso dal Pontificio comitato di scienze storiche in collaborazione col Centro studi e ricerche «Concilio Vaticano II» della Pontificia università lateranense.
Il contributo si sofferma su tre nodi ermeneutici emergenti dai principali fatti e documenti del periodo di cui il Congresso si occupa: il rapporto tra l'elemento teologico e quello storico, e di conseguenza la definizione del «soggetto» dell'ermeneutica conciliare; la questione dell'«indole pastorale del Vaticano II»; e l'intreccio tra «evento» e «corpus dottrinale».
L'intenzione dichiarata, «offrire qualche pista per un'adeguata ermeneutica conciliare necessaria per comprendere il processo di recezione», trova nell'idea di riforma nella continuità, proposta da Benedetto XVI, la categoria che sembra «più conveniente per leggere la natura dell'evento conciliare e per un'adeguata ermeneutica del suo corpus nell'ottica della pastoralità».
Sommario
Avvicinarsi oggi al concilio. I. Il soggetto dell'ermeneutica conciliare. II. L'indole pastorale del concilio. III. Evento e corpus dottrinale. IV. «La Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio».
Note sull'autore
ANGELO SCOLA, cardinale, è arcivescovo di Milano. Ha insegnato Antropologia teologica al Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia della Pontificia Università Lateranense, della quale è stato rettore magnifico. Nel 2002 è stato nominato patriarca di Venezia e nel 2005 è stato relatore generale della XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata a «L'eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa».
Descrizione dell'opera
Predicare e confessare, ascoltare e benedire, pregare e studiare, accogliere e amministrare. Sono solo alcuni dei verbi che accompagnano i gesti e le azioni che i preti compiono abitualmente dando forma al loro stile presbiterale. Uno stile che viene approfondito nel volume attraverso gli articoli che due parroci di Milano hanno scritto con passione e intelligenza pastorale per il periodico Settimana dei dehoniani di Bologna.
Frammenti di vita quotidiana si alternano a riflessioni sulla qualità evangelica del ministero e sulla formazione permanente, con il preciso avvertimento che «l'aura sacrale e la garanzia del ruolo sociale non servono più e non sono più raggiungibili». Fare i conti con i propri limiti e le proprie possibilità, con i propri difetti e i propri pregi, costituisce un esercizio necessario per un prete, come per ogni uomo, perché «nessuno dei compiti a cui il sacerdote è chiamato esige una impossibile perfezione». Le comunità pretendono molto, ma non l'assenza di errori, e soprattutto sanno riconoscere e apprezzare parole e comportamenti autentici.
Sommario
Introduzione. Accogliere. Accompagnare. Amministrare. Ascoltare. Battezzare. Benedire. Cambiare (parrocchia). Celebrare. Collaborare. Confessare. Congedare (celebrare le esequie). Predicare. Pregare. Presiedere (il Consiglio pastorale). Rallentare. Sburocratizzare. Scrivere. Servire. Studiare. Visitare gli infermi. Per concludere: l'esperienza della conversione.
Note sugli autori
DAVIDE CALDIROLA è nato nel 1963 ed è prete della diocesi di Milano dal 1987. Accompagna giornate di ritiro per clero e operatori pastorali e corsi di esercizi spirituali; collabora con alcuni istituti secolari e con i missionari del Pime. Ha pubblicato articoli e testi di itinerari biblici. Attualmente è parroco di due parrocchie unite in «Comunità pastorale» nella città di Milano.
ANTONIO TORRESIN, sacerdote della diocesi di Milano dal 1985, ha svolto il suo ministero sia in parrocchia sia facendo parte della équipe di Formazione Permanente del Clero. Collabora con la rivista Il Regno. Dopo dieci anni di stretta collaborazione con don Davide Caldirola nella medesima parrocchia di Milano, è ora parroco di San Vito al Giambellino.
INSIEME presso le EDB hanno pubblicato Cafarnao: il pane della fede. Diventare discepoli (2011).
Da tempo la Chiesa italiana ribadisce la necessità di un adeguato recupero dei documenti del Vaticano II, affinché diventino la bussola del cammino pastorale nel nuovo millennio: esorta dunque a riprendere in mano il Concilio per riscoprirne la grandezza di stimoli dottrinali e pastorali. Non si può fare a meno di constatare che dopo 50 anni il Concilio resta un evento ancora da conoscere appieno per molti. In occasione del 50° anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II, il volume viene riproposto in una nuova edizione: l'intento è presentare la storia e la teologia del Vaticano II in modo scientificamente documentato, ma anche non specialistico, accessibile a tutti, riducendo al minimo i termini tecnici ed evitando l'appesantimento delle citazioni. Il testo si rivolge quindi principalmente a studenti, sacerdoti impegnati nell'apostolato, laici animati dalla volontà di vivere responsabilmente nella Chiesa.